Archivio di Stato | |
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L'Archivio di Stato, inItalia, è unarchivio le cui competenze consistono nella conservazione e sorveglianza del patrimonio archivistico e documentario di proprietà dellaRepubblica Italiana in un determinato territorio e nella sua accessibilità alla pubblica e gratuita consultazione. In Italia sono 101[1] e sono amministrati dallaDirezione generale Archivi. L'archiviazione nazionale a livello centrale è invece effettuata dall'Archivio Centrale dello Stato.
Con la formazione delRegno d'Italia, all'interno dello stato era presente una situazione variegata di istituti archivistici derivati dalle cessate amministrazioni e con archivi in parte dipendenti dalMinistero dell'interno e in parte dalMinistero della pubblica istruzione.[2]
Tale situazione fu ancora più complicata con le successive acquisizioni diMantova eVenezia nel 1866 e diRoma nel 1870. Con decreto del 15 marzo1870, fu istituita dai ministri dell'Interno e della Pubblica Istruzione unacommissione sul riordino degli Archivi di Stato, presieduta dal senatoreLuigi Cibrario; la relazione della commissione, consegnata il13 aprile, suggerì l'accorpamento degli archivi sotto la dipendenza delMinistero dell'Interno (con maggioranza di un solo voto) e l'istituzione di nove sovrintendenze; allegò anche un'indicazione dei costi dei servizi e uno schema di regolamento per gli archivi.[3] Nel1874 venne applicata tale unificazione,[4] venne poi creato il Consiglio degli Archivi come organo consultivo del Ministero dell'Interno, vennero istituite leSovrintendenze archivistiche e le “scuole di paleografia e dottrina archivistica” presso i principali archivi.[5] Sempre nel 1874 furono stabilite le province di competenza delle dieci Sovrintendenze (aggiungendo Roma).[6]
Nel1875 fu promulgato un regolamento che normava le carriere, la consultazione, la copia e l'autenticazione dei documenti e venne istituito anche l'Archivio Centrale del Regno,[7] per la conservazione della documentazione di interesse storico prodotta dell'amministrazione centrale dello stato (poi denominatoArchivio Centrale dello Stato[8])Tra il1874 e il1892 furono creati altri Archivi di Statoa Bologna,[9]a Massa[10] ea Reggio Emilia.[11] Nel 1911 fu promulgato un nuovo regolamento, che riprendeva le disposizioni del 1875, ma più dettagliatamente ed estesamente[12]; fu lievemente modificato nel 1916.[13]
Per diversi anni poi il numero degli Archivi di Stato rimase stabile; solo nel 1926 furono creati gli Archivi di Statoa Trento ea Trieste[14] (con due sezioni aBolzano e aFiume). L'Archivio di Stato di Bolzano fu poi istituito nel 1930.[15]
Un'inchiesta sulla situazione degli Archivi di Stato venne condotta nel 1927 daMario Ferrigni per ilCorriere della Sera, mettendo in luce i problemi delle diverse sedi e, nell'articolo conclusivo dell'inchiesta, dell'amministrazione archivistica in generale.[16] Seguì sullo stesso giornale un articolo diAlessandro Luzio.[17]
Nel1932 gli archivi provinciali, che dal1866 erano soggetti alle province, vennero inseriti tra gli archivi statali prendendo il nome diArchivi provinciali di Stato: Agrigento, L’Aquila, Avellino, Bari, Caltanissetta, Campobasso, Catania, Catanzaro, Chieti, Cosenza, Foggia, Lecce, Messina, Potenza, Reggio Calabria, Salerno Siracusa, Teramo e Trapani; l'Archivio di Caserta, a causa della soppressione della provincia, era diventato sezione dell'Archivio di Stato di Napoli. Gli archivi di Trani e Lucera divennero sezioni degli archivi di Bari e di Foggia.[18]
La riforma del1939 previde l'istituzione, in ogni provincia italiana, di un Archivio di Stato o una Sezione di Archivio di Stato, come stabilito nelle tabelle in allegato alla stessa legge, e del carico sulle province delle spese per la manutenzione e ammobiliamento degli stesso.[19] Dal1960 tutti i costi degli archivi sono passati allo Stato[20].
Con successiva riforma del1963, tutti gli istituti stabiliti nei capoluoghi di provincia assunsero il nome di Archivio di Stato; venne istituito, inoltre, ilConsiglio superiore degli archivi presso ilMinistero dell'interno, vennero modificate le norme per il personale, il restauro e per la riproduzione dei documenti.[21] A partire dal1974 gli Archivi di Stato iniziarono a dipendere dal neo-costituitoMinistero dei beni culturali e ambientali invece che dalMinistero dell'interno.[22]
Gli Archivi di Stato sono coordinati dalMinistero della cultura, giàMinistero per i beni e le attività culturali, in particolare dallaDirezione generale Archivi. Dal punto di vista tecnico-scientifico dipendono dalla Direzione generale Archivi del ministero.[23]
In quasi tutti icapoluoghi di provincia è presente un Archivio di Stato; essi sonoarchivi di concentrazione.
Gli Archivi di Stato italiani sono in tutto 100 e le loro finalità sono:
Presso gli Archivi di Stato sono conservati gli incartamenti prodotti dalle amministrazioni degli Stati pre-unitari.
A differenza degli Archivi di Stato le Soprintendenze Archivistiche, presenti in ogni regione con sede nel capoluogo, si occupano della vigilanza sulla corretta conservazione e tutela degli archivi degli enti pubblici territoriali (regioni, provincie e comuni) e non territoriali (INPS, Camere di commercio, ASL, Banca d'Italia, ecc.) e quelli privati dichiarati bene culturale.
Il nome tecnico della sua mansione di controllo è "sorveglianza" (in un'accezione che vuole portare anche alla valorizzazione della documentazione). In diciassette archivi di Stato italiani hanno sede anche le Scuole di archivistica, paleografia e diplomatica; esse hanno come obbiettivo la formazione professionale del personale scientifico in servizio presso l'amministrazione archivistica e di tutti coloro che desiderano intraprendere la professione di Archivista.
Le Sezioni di Archivio di Stato sono trentacinque (la legge stabilisce un numero massimo di quaranta): sono istituzioni analoghe agli Archivi di Stato, ma poste in un comune non capoluogo, e subordinate all'Archivio di Stato del capoluogo. Si tratta di archivi formatisi storicamente con una rilevante qualità e quantità e che, secondo il principio della pertinenza territoriale, sarebbe sconsiderato trasferire altrove poiché strettamente legati al territorio dove hanno sede.
Gli archivi di Stato in Italia sono 100, tutti collocati in altrettanti dei 112capoluoghi delle 107province italiane.[24]
A questi si aggiungono 35 sezioni di archivi di Stato in possesso di un patrimonio documentario importante e non trasferito presso la sede dell'archivio di Stato da cui dipendono. Secondo il principio della "pertinenza territoriale", infatti, sarebbe sconsiderato trasferire altrove tali archivi, poiché sono strettamente legati al territorio in cui hanno sede.
Si riporta qui la dizione originaria del nome degli archivi ("Regio Archivio di Stato in ...").[25]
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