L'arancio (Citrus × sinensis(L.)Osbeck, 1765) è unalbero dafrutto appartenente allafamiglia delleRutacee, il cui frutto è l'arancia (detta nell'uso corrente anche "arancio", come l'albero)[2], talora chiamataarancia dolce per distinguerla dall'arancia amara. È un anticoibrido, risultato di un incrocio di oltre 4000 anni fa tra ilpomelo e ilmandarino; le proporzioni dei geni delle specie ancestrali sono all'incirca 58% mandarino e 42% pomelo[3].
Originario dellaCina e delsud-est asiatico, questo frutto invernale sarebbe stato importato inEuropa solo nelXV secolo da marinaiportoghesi. Tuttavia alcuni testi antico-romani ne parlano già nelI secolo; veniva coltivata inSicilia dove era chiamatomelarancia, il che potrebbe significare che il frutto avesse raggiunto l'Europa via terra. Potrebbero essere corrette entrambe le teorie. Probabilmente l'arancio giunse davvero in Europa per lavia della seta, ma la coltivazione prese piede solo nella calda Sicilia, dove la sua diffusione si arenò. Solo dopo secoli venne riscoperto dai marinai portoghesi.
Da notare che aRoma, nel chiostro delconvento di Santa Sabina all'Aventino è presente una pianta di arancio dolce che secondo la tradizionedomenicana è stata portata e piantata daSan Domenico nel1220 circa. La leggenda non specifica se il santo avesse portato la pianta dal Portogallo o dalla Sicilia, dove essa era giunta al seguito della conquistaarabo-berbera.
Nella letteratura delXIX secolo a volte l'arancia viene chiamataportogallo. In greco l'arancio si chiama "πορτοκάλι" (pronuncia: portocáli), in rumeno "portocală", in albanese "portokall" e ancora oggi inarabo la parola usata per parlare delle arance èبرتقال,burtuqāl, che ha soppiantato del tutto la parolapersianaنارنج,nāranğ – letteralmente "(frutto) favorito degli elefanti" – da cui deriva "arancia" (e "naranja", in spagnolo) e "narancs" in ungherese. Però inarabo ilburtuqāl indica l'arancia dolce, mentrenāranğ (d'originepersiana) indica l'arancia amara.
Inlingua napoletana è fortissima la diffusione della vocepurtuàll' per arancia. Inlingua siciliana viene chiamatapattuàllu. : indialetto abruzzese l'arancia viene chiamata in generepurtuall, con alcune varianti a seconda della zona: ad esempio nellaValle Peligna essa viene chiamatapartaall, mentre nei dialetti adriatico-meridionali e soprattutto nelle città diLanciano e dintorni è chiamatapurtijalle. NelSalento viene indicata col termineportacallu e sulGarganoportajall.Indialetto romanesco, come attestato da Pascarella, il nome dell'arancia è, né più né meno,portogallo:
«Nonsignora, maestà. Lei si consija Co' qualunque sia ar caso de spiegallo, E lei vedrà ch'er monno arissomija,
Come lei me l'insegna, a un portogallo.»
(La scoperta dell'America. Alla memoria de mi' madre diCesare Pascarella, III:5-8)
InBasilicata e in Calabria, in parti dellaCampania, dellaPuglia e dell'Abruzzo le arance sono chiamatepurtualli opartajalli.Inlingua siciliana sono dettepartuàlli earànciu;portugalli in certe zone della Calabria. AdAltamura e a Gravina di Puglia, inprovincia di Bari e Taranto sono, invece, chiamate "marànge".
In rumeno viene chiamato portocală/portocálə/ dando così anche il nome al color arancione.
In gran parte dell'Umbria è diffuso invece il terminemerangola omerangla in riferimento alle arance di ogni tipo.
NellaTuscia viterbese viene ancora utilizzata la parola portogallo, che indica non solo l'arancia ma anche il mandarino, il pompelmo, il mandarancio e altri frutti affini, con varianti qualiportugallo, nella zona meridionale dei monti Cimini,portigallo, più a nord. NelLazio meridionale è chiamatopurtcagli.
Inlingua piemontese sono dettiportugaj; nel dialetto bergamascoportogàl; nel lodigianopurtügàl; indialetto ferrareseportogàl, indialetto parmigianopartugàl e in quello di Riminipartugàli.Inlingua veneta l'arancia viene chiamatanaransa; inlingua lombarda, precisamente nella variante occidentale, è dettanarânz (portogall significa "mandarino", ma è stato usato anche come nome collettivo dei due frutti); inlingua friulana ènarant. Questi casi farebbero intravedere una derivazione diretta dal persiano, forse grazie ai contatti culturali e commerciali veneziani con il Medio Oriente, oppure di un lascito spagnolo.
Nella lingua ligure (o almeno nelle località di confine - Ventimiglia - )çitrùn è il nome dell'arancia amara; quella dolce viene chiamataportugalu.
Nellelingue germaniche, la parola che indica l'arancia di solito significa letteralmente "mela cinese" (inolandeseappelsien osinaasappel, intedescoApfelsine). Parole derivate daappelsien si trovano anche nellelingue slave (inrussoАпельсин,apel'sin) ebaltiche (es.lituanoapelsinas).
Altra variante è "melarancia", diffusa in altre lingue (es.polaccopomarańcza,cecopomeranč,slovaccopomaranč,slovenopomaranča,serbopomorandža/поморанџа).
L'arancio è unalbero che può arrivare fino a 12 metri, dallefoglie allungate e carnose e daifiori candidi. I germogli sono sempre verdi, mai rossastri. Ifrutti sono rotondi e sia la buccia sia la polpa sono del tipico colore arancione. La buccia è caratterizzata da una leggera ruvidezza che è diventata termine di paragone anche in campi totalmente diversi: parliamo per esempio dipelle a buccia d'arancia incosmesi, o disuperfici a buccia d'arancia inedilizia.
Il periodo di riposo dell'arancio è di soli tre mesi, per cui succede che l'albero fiorisca e fruttifichi contemporaneamente. I primi frutti si possono raccogliere innovembre (navelina), e gli ultimi amaggio -giugno (valencia late). Un albero adulto produce circa 500 frutti all'anno.
L'arancio è l'agrume più diffuso nel mondo e se ne coltivano centinaia di varietà. Alcuni frutti sono a polpa bionda (ovale, biondo comune, navelina, washington navel, ecc.), altri a polpa rossa per via dei pigmenti antocianici in essi contenuti (moro, tarocco, sanguinello), alcuni più grandi e più belli, altri di aspetto più modesto e dalla buccia più sottile, ma più succosi e dunque adatti per spremute. Solo in Italia più di venti varietà vengono coltivate come frutta da tavola e altrettante per spremuta. Comunque, le arance dolci non vengono consumate solo come frutta fresca ma, soprattutto nel caso di quelle a polpa bionda, vengono utilizzate per la produzione disucchi (durante la lavorazione delle quali la buccia, preventivamente separata dal resto del frutto, viene sfruttata per estrarne l'olio essenziale in essa contenuto) e, in misura minore, per la produzione di canditi e frutta essiccata.
La definizioneArancia rossa di Sicilia è usata per individuare le varietà di arance polpa rossa (moro, tarocco e sanguinello) che rispettano quanto previsto nel relativo disciplinare "Arancia rossa di Sicilia IGP" (Indicazione geografica protetta).[4]
Il gruppo dellearancenavel (arance ombelicate), contenenti un piccolo frutto gemello, comprende diverse cultivar, in particolare la Washington Navel, il Brasiliano di Ribera, la cv. W.N. 3033 Frost, la Navelina comune, la Navelina VCR (Vecchio Clone Risanato), la Navelina ISA 315 (in piccole superfici impiantate - in corso di reinnesto con W.N. per via della pezzatura dei frutti che risulta essere media). ARibera, inprovincia di Agrigento, viene coltivata una varietà molto apprezzata di questo gruppo, tanto che "Arancia di Ribera" è diventata unadenominazione di origine protetta (DOP).
L'arancia è utile sia per la buccia sia per l'interno. Inoltre i suoi fiori sono visitati dalleapi, che ne raccolgononettare, producendo un pregiatomiele.
La buccia dell'arancia è una preziosissima fonte diessenze.
L'olio essenziale dell'arancia dolce oessenza diPortogallo è un liquido che va dal giallo-arancione al rosso scuro (varietà Tarocco e Sanguinello) che ravvisa l'odore della scorza fresca del frutto, parzialmente solubile inalcool etilico a 96° (dà infatti delle soluzioni torbide). Costituito quasi esclusivamente dalimonene, viene usato nella produzione di liquori e per aromatizzare molti detersivi. Viene spesso utilizzato per sofisticare molti altri oli essenziali agrumari. La presenza deldelta-3-carene, un monoterpene, naturalmente presente nell'essenza di arancia dolce, spesso è rivelatrice di questa sofisticazione.
Ilterpene d'arancia è un liquido incolore ottenuto dalla distillazione dell'essenza di arancia, largamente usato come solvente naturale dall'industria delle vernici.
L'essenza deterpenata è ottenuta dalla rettificazione dell'olio tal quale. A seconda del grado di deterpenazione può presentarsi da rosso scurissimo a marrone ed è molto aromatica; esiste anche l'essenza "desesquideterpenata" che appare di colore giallo pallido e ha una nota olfattiva meno potente.
L'essenza dizagara oneroli è ottenuta da soli fiori dell'arancio amaro (la parolazagara deriva infatti dall'arabozahra (in araboزهرة?,zahra), che per l'appunto significa "fiore" e mai dai fiori dell'arancio dolce.
Le arance, oltre al consueto consumo come frutto o sotto forma dispremuta d'arancia, vengono utilizzate anche in alcune ricette agrodolci come la famosaanatra all'arancia. Nelle tavole siciliane l'arancia si può trovare in insalata, con olio, sale e pepe, spesso con l'aggiunta di cipolle e olive. Sempre in Sicilia, la scorza è spesso usata per insaporire le creme da dolce, grattugiandola; si può anche candire, come talora insieme con la polpa tagliata a fettine. Un altro uso di ambedue le parti è nella marmellata di arance.
Nell'industria farmaceutica viene esclusivamente utilizzato l'olio essenziale ricavato dalle sacche oleifere della scorza per le sue qualità aromatizzanti.
Con i fiori d'arancio vengono costruite composizioni floreali per la decorazione di chiese in occasione di matrimoni, per significare la castità della sposa. I frutti invece possono essere utilizzati per esempio per ipot pourri.
LaConca d'Oro diPalermo costituì, per le grandi coltivazioni di arancio, una delle meraviglie dell'agricoltura araba di tutto ilbacino del Mediterraneo. Nei secoli successivi registriamo gli splendori della coltivazione nelle serre delGarda, che rifornivano le tavole dei grandi signori diVenezia eMilano, e sulla costa genovese, dove i frutti erano destinati alla produzione dicanditi, ricco sottoprodotto dellaraffinazione dello zucchero, di cui Genova è tra i primi importatori. In entrambi i casi gli aranci coltivati sono aranci amari[5].
Più di tre secoli fa, introdotti dasaraceni eschiavoni, si diffondono sulle coste pugliesi coltivazioni di agrumi le cui caratteristiche si differenziano ben presto dalle altre specie italiane, come nel caso delGargano. Grazie alla naturacarsica del suo terreno e alle condizioni climatiche il Promontorio offrì allora le condizioni per il massimo sviluppo dellimone femminello del Gargano e dell'arancia del Gargano che nei secoli successivi trainarono l'economia della zona grazie alla produzione dell'oasi agrumaia diRodi Garganico e diSan Menaio.
Alla metà dell'Ottocento arancio elimone incominciano una repentina diffusione anche sulle coste sicule e su quelle calabresi. Sono colture relativamente limitate, ma i loro prodotti alimentano un commercio fiorentissimo, che si dirige ai mercati diLondra, e soprattuttoNew York, che consuma aranci siciliani fino al trionfo della frutticoltura californiana[6]. L'agrumicoltura si sviluppa lentamente, in Sicilia e in Calabria, assicurando redditi alquanto elevati, fino ai primi anni del secondo dopoguerra, quando la sua espansione diviene tumultuosa, e si protrae nonostante i produttori non riescano a imporsi forme di organizzazione in grado di affrontare i grandi mercati di consumo, in specie quellotedesco, dove dal1980 le importazioni divengono sempre più difficili, incalzate da quelle spagnole, di qualità non superiore, ma ordinate secondo formule commerciali molto più funzionali ed efficaci. Le difficoltà si aggravano in proporzione all'ampliamento della coltura, immensamente dilatatasi, daLentini, dalle areeetnee delCatanese e dai rilievisiracusani diFrancofonte all'interno della Sicilia, nelle province diRagusa eAgrigento, in Calabria e insediatasi nelMetapontino, che deve la propria sopravvivenza, sempre più, alle sovvenzioni comunitarie, che non si sa quanto potranno protrarsi nel futuro.[7]
Nell'ambito delfolklore, va ricordato che durante lo storicoCarnevale di Ivrea si svolge una battaglia con le arance.
^(EN)Citrus × sinensis, suPlants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew.URL consultato il 25 marzo 2023.
^Arancia, inTreccani.it –Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.URL consultato il 31 gennaio 2014.
^ Guohong Albert Wu, Javier Terol, Victoria Ibanez, Antonio López-García, Estela Pérez-Román, Carles Borredá, Concha Domingo, Francisco R Tadeo, Jose Carbonell-Caballero, Roberto Alonso, Franck Curk, Dongliang Du, Patrick Ollitrault, Mikeal L. Roose Roose, Joaquin Dopazo, Frederick G. Gmitter Jr, Daniel Rokhsar e Manuel Talon,Genomics of the origin and evolution ofCitrus, inNature, vol. 554, n. 7692, 2018, pp. 311-316,Bibcode:2018Natur.554..311W,DOI:10.1038/nature25447,ISSN 0028-0836 (WC ·ACNP),PMID29414943.
^Antonio Saltini,Storia delle scienze agrarie, vol. II, 1987, pp. 625-631
^Antonio Saltini,Il viaggio in America: la frutticoltura nel confronto mercantile internazionale inGirolamo Molon (1870-1937). L'ampelografia e la pomologia. Atti del convegno, Vicenza 1988
^Antonio Saltini,Sicilia fra feudi e Giardini, Edagricole, Bologna 1982