Eletto presidente della Repubblica il 6 maggio 1962, la sua fu la seconda presidenza più breve nellastoria della Repubblica Italiana dopo quella diEnrico De Nicola, in quanto mantenne il ruolo solamente per due anni, fino alle dimissioni per impedimenti di salute del 6 dicembre 1964.
accumulando uncurriculum politico di ben 135 mesi da ministro, un record tuttora imbattuto per tutti gli altri Presidenti della Repubblica eletti sia prima che dopo di lui.
Fu ministro dell'agricoltura quando venne varata, grazie ai fondi delPiano Marshall, una riforma agraria dettalegge Stralcio (legge n. 841 del 21 ottobre 1950), da alcuni studiosi ritenuta la più importante riforma dell'interosecondo dopoguerra[4], che sancì l'esproprio coatto delle terre ai grandi latifondisti e la loro distribuzione ai braccianti agricoli di modo da renderlide factopiccoli imprenditori non più sottomessi al grande latifondista e facendo nascere successivamente forme di collaborazione come lecooperative agricole che, programmando le produzioni e centralizzando la vendita dei prodotti, diedero all'agricoltura quel carattere imprenditoriale che era venuto meno con la divisione delle terre.
In tale periodo, per controllare il suo bacino elettorale, pose al vertice della DC sassarese[3] il cugino Antonio Campus. La linea locale fortemente anticomunista imposta da Segni è stata descritta in un'intervista daFrancesco Cossiga, all'epoca giovane militante sassarese:"Alla vigilia delle elezioni del 1948 ero armato fino ai denti. Mi armò Antonio Segni. Non ero solo, eravamo un gruppo di democristiani riforniti di bombe a mano dai carabinieri. La notte del 18 aprile la passai nella sede del comitato provinciale della DC di Sassari... Prefettura, poste, telefoni, acquedotto, gas non dovevano cadere, in caso di golpe rosso, nelle mani dei comunisti"[4].
Durante il primo governo di Segni vennero firmati il 25 marzo1957 itrattati di Roma istituendo laComunità Economica Europea (CEE) di cui l'Italia fu uno Stato cofondatore ed ilMercato Europeo Comune (MEC); venne definitivamente creata e insediata la Corte Costituzionale, fino ad allora mai entrata in funzione[5], venne varata la legge che garantì all'Eni l'esclusiva della ricerca e dello sfruttamento degli idrocarburi in tutto il territorio italiano (Sicilia esclusa)[5] e fu creato ilMinistero delle partecipazioni statali, organo delgoverno italiano addetto alla supervisione e gestione dellepartecipazioni statali nell'economia italiana, determinando per le aziende statali anche un'autonomia sindacale «pubblica» e sottraendole alla disciplina confindustriale per assoggettarle a un regime proprio[6]. Durante il suo secondo governo venne istituito con la legge n. 617/59 ilMinistero del turismo e dello spettacolo. Fupresidente del Consiglio dell'Unione europea dal 1º luglio al 31 dicembre 1959.
Allo scadere del settennato di presidenza diGiovanni Gronchi,Aldo Moro non vedeva di buon occhio le manovre del presidente dell'Eni,Enrico Mattei, miranti alla rielezione del presidente uscente Gronchi[7].
Propose quindi e ottenne dal suo partito la candidatura di Antonio Segni, ritenendo che l'elezione di quest'ultimo, che era un conservatore, fosse necessaria per rassicurare le correnti adestra della DC e guadagnare anch'esse alla sua politica di apertura alPartito Socialista[8]. Fu l'unica volta che un candidato ufficiale della DC alla presidenza della Repubblica uscì vittorioso dal responso delle urne[9]. Il partito, tuttavia, nei primi otto scrutini non votò mai compatto per il politico sassarese, in quanto Gronchi ottenne sempre tra i 20 e i 45 voti, mentre altri consensi furono dispersi traAttilio Piccioni (addirittura 51 voti al terzo scrutinio),Cesare Merzagora (tra i 12 e i 18) ed altri. Anche nello scrutinio decisivo vi furono 51 schede bianche di aleatoria attribuzione.
Antonio Segni fu comunque elettoPresidente della Repubblica Italiana il 6 maggio1962 al nonoscrutinio, con 443 voti su 842, comprensivi dei consensi delMSI e deimonarchici, che avevano cominciato a votarlo sin dal terzo scrutinio[10]. Prestò giuramento l'11 maggio1962 e il giorno dopo respinse le dimissioni di cortesia presentategli dal Presidente del ConsiglioAmintore Fanfani[11] che, pertanto, restò in carica sino alle elezioni politiche dell'aprile1963, con la partecipazione disocialdemocratici erepubblicani e l'appoggio esterno del PSI.
I suoi due anni alQuirinale furono contrassegnati da tensioni con il blocco formato daUgo La Malfa, ilPSI ed una parte dellaDC che spingeva per riforme sociali e strutturali, invise ad un conservatore come Segni. Fu anche contrario alla candidatura diGiovanni Battista Montini al soglio pontificio, tanto da far pervenire, tramiteLuigi Gedda, il suo dissenso ai cardinali prima che entrassero nelconclave conseguente alla morte dipapa Giovanni XXIII.[12]
Logorato dall'insuccesso alleelezioni politiche del 1963, il 16 maggio Fanfani rassegnò le dimissioni del suogoverno. L'incarico venne affidato al segretario democristianoAldo Moro, intenzionato a varare un nuovo governo tra DC,Partito Repubblicano ePSDI appoggiato esternamente dal PSI[13], ma gli organi direttivi del Partito Socialista fecero mancare la ratifica dell'accordo programmatico già concordato conPietro Nenni e il segretario DC fu costretto a rinunciare.[13]
Segni designò allora ilpresidente della CameraGiovanni Leone, specificando che, in caso di ulteriore fallimento, avrebbe sciolto il neoeletto Parlamento e indetto nuove elezioni[14]. Leone riuscì allora a costituire unmonocolore DC di respiro transitorio e, per tale motivo, detto dalla stampa «balneare» – con l'appoggio esterno di PRI, PSDI e PSI. Finalmente, nel dicembre1963, Aldo Moro poté varare il primo governo di centro-sinistra della Repubblica italiana, con la partecipazione del Partito Socialista Italiano.
Il 17 settembre 1963, Segni inviò unmessaggio alle Camere, a norma dell'art. 87 della Costituzione, con il quale si segnalavano alcuni problemi istituzionali collegati alle previsioni della Costituzione. In particolare, il presidente rilevava alcune difficoltà funzionali delle modalità di elezione dei componenti dellaCorte costituzionale - suggerendo le opportune soluzioni - e la necessità di prevedere espressamente la non rieleggibilità del presidente della Repubblica[15]. Mentre in seguito, con l'approvazione della legge costituzionale n. 2 del 22 novembre1967, il Parlamento provvide a modificare la Costituzione nel senso indicato da Segni nella prima parte del suo messaggio[16], le norme sull'eleggibilità del presidente della Repubblica rimasero invariate.
Come il suo predecessore, Segni era particolarmente vicino algeneraleGiovanni de Lorenzo,comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, ex partigiano di convinzionimonarchiche[17][18]. Su richiesta di Segni (in seguito al viaggio a Parigi, 19-22 febbraio 1964), il 25 marzo1964 De Lorenzo ricevette i comandanti delle divisioni diMilano,Roma eNapoli, proponendo loro un piano finalizzato a far fronte a una ipotetica situazione di estrema emergenza per il Paese. Per l'attuazione del piano si prevedeva l'intervento dell'Arma dei Carabinieri e "solo" di essa: da qui il nome di "Piano Solo". Il piano prevedeva inoltre il presidio dellaRAI-TV, l'occupazione delle sedi dei giornali e deipartiti di sinistra e l'intervento dell'Arma in caso di manifestazioni filo-comuniste[19] Nel Piano non era invece inclusa una lista di 731 uomini politici e sindacalisti di sinistra che i carabinieri avrebbero dovuto prelevare e trasferire in varie sedi, tra cui labase militare segreta dicapo Marrargiu. La lista di enucleandi era prevista invece dalla circolare Vicari e sicuramente in altri piani di contingenza.
Il 10 maggio De Lorenzo presentò il suo piano a Segni[20], che ne rimase particolarmente impressionato, tanto che nella successiva sfilata militare per l'anniversario della Repubblica lo si vide piangere commosso alla vista della modernissima brigata meccanizzata dei carabinieri, allestita dallo stesso De Lorenzo[17]. Tuttavia siaGiorgio Galli cheIndro Montanelli ritengono che non fosse nelle intenzioni del presidente Segni eseguire uncolpo di Stato, ma agitarlo come uno spauracchio a fini politici[17][21].[22]
Pochi giorni dopo, il 25 giugno1964, ilgoverno Moro I fu battuto sulla discussione del bilancio delMinistero della pubblica istruzione, nella parte che assegnava maggiori fondi per il funzionamento delle scuole private. Pur non avendo posto la questione di fiducia, Moro rassegnò le dimissioni.
Il 3 luglio, durante le consultazioni per il conferimento del nuovo incarico di governo a Moro, Segni esercitò pressioni sul leader socialistaNenni per indurre il suo partito a uscire dalla maggioranza governativa, perché osteggiato dalle forze economiche; gli comunicò che comunque avrebbe rimandato alle Camere, per riesame, il disegno di legge urbanisticaSullo -Lombardi, qualora fosse stato approvato[23].
Il 14 luglio Segni convocò e ricevette al Quirinale ilcapo di stato maggiore della difesa, generaleAldo Rossi e il 16 luglio il generale De Lorenzo[24]. Lo stesso giorno, De Lorenzo si recò a una riunione dei rappresentanti della DC, per recapitare un messaggio del presidente Segni[24]. Il contenuto del messaggio non è stato diffuso; alcuni storici, tuttavia, ritengono che si riferisse alla disponibilità del presidente, qualora le trattative per la formazione di un nuovo governo di centro-sinistra fossero fallite, di dare mandato al Presidente del SenatoCesare Merzagora di costituire un "governo del presidente"[25].
Il 17 luglio, invece, Moro si recò al Quirinale, con l'intenzione di accettare l'incarico per formare un nuovo governo di centro-sinistra[24]. Durante le trattative, Nenni aveva accettato il ridimensionamento dei suoi programmi riformatori. Nell'Avanti! del 22 luglio si giustificò in tal modo di fronte ai suoi elettori e compagni di partito:"Se il centro-sinistra avesse gettato la spugna sul ring, il governo dellaConfindustria e dellaConfagricoltura era pronto a essere varato. Aveva un suo capo, anche se non è certo che sarebbe arrivato per primo al traguardo senza essere sopravanzato da qualche notabile democristiano"; e nel numero del successivo 26 luglio dichiarò:"La sola alternativa che si sarebbe delineata sarebbe stata un governo di destra... nei cui confronti il ricordo del luglio 1960 sarebbe impallidito"[26].
Il 7 agosto1964, durante un concitato colloquio con l'esponente socialdemocraticoGiuseppe Saragat e il presidente del Consiglio dei ministriAldo Moro, Segni fu colpito datrombosi cerebrale. Nessuno dei presenti ha mai fatto dichiarazioni sul contenuto del colloquio[27]; solo nei diari diEttore Bernabei se ne è ricevuta una descrizione, da fonte comunque indiretta[28].
Ne seguì l'accertamento della condizione d'impedimento temporaneo, avvenuto con atto congiuntamente firmato dai presidenti delle due Camere e dal Presidente del Consiglio; il 10 agosto assunse le funzioni ordinarie disupplente ilpresidente del SenatoCesare Merzagora che le mantenne fino al 29 dicembre.[29] Pur trattandosi di grave malattia, non si arrivò mai alla dichiarazione di "impedimento permanente" prevista dall'articolo 86 dellaCostituzione che avrebbe comportato una nuova elezione, e la situazione fu risolta dalle dimissioni volontarie, avvenute il 6 dicembre1964.[30]
Durante una missione aParigi, Segni, allora presidente del Consiglio, si recò in visita al palazzo dell'UNESCO. Mentre si era fermato ad ammirare un grande affresco diPicasso, fu improvvisamente raggiunto dagiornalisti efotografi e, istintivamente, si coprì gli occhi per proteggersi dalla luce deiflash. Il giorno dopo, la prima pagina delquotidianopariginoLe Figaro pubblicò la foto di Segni con la mano in faccia ed il titolo:"Il Presidente del Consiglio italiano non nasconde il suo orrore davanti all'affresco di Picasso". Il titolo, che voleva essere denigratorio, fu però apprezzato dall'opinione pubblica italiana: giunsero infatti al politico democristiano numerose lettere nelle quali lo si elogiava per aver manifestato senza problemi e pubblicamente il suo disgusto per l'arte moderna, cosa che in realtà Segni non intendeva assolutamente fare.[31]
^Anche l'elezione al primo scrutinio del democristianoFrancesco Cossiga, nel 1985, infatti, fu frutto di un accordo tra i partiti e non di una candidatura predeterminata.
^La differenza di opinioni tra gli interlocutori dovrebbe aver avuto luogo in ordine alla nomina di un ambasciatore, secondo Alessandro Giacone,Le «Plan Solo»: anatomie d'un «coup d'État», Parlement[s], Revue d'histoire politique 2009/2 (nº 12), p. 84, nota 81, che ricorda comeSaragat abbia sempre smentito che durante il colloquio fossero stati evocati glieventi del precedente luglio.
^Il presidente del ConsiglioAldo Moro raccontò a Bernabei che cosa era accaduto: "Segni ha cominciato a parlare con difficoltà, come se avesse una caramella in bocca. Quando ci siamo alzati abbiamo visto che barcollava e ho pensato che fosse per il caldo. L'abbiamo sorretto perché non precipitasse, ma purtroppo per mezz'ora non abbiamo trovato nessun medico" (Piero Meucci, "Ettore BERNABEI il primato della politica", Marsilio, 2021).
^Comunicato della Presidenza del Consiglio dei ministri sull'esercizio temporaneo di funzioni del Capo dello Stato da parte del Presidente del Senato,G.U. n. 195 del 10-08-1964
Salvatore Mura (a cura di),Antonio Segni. Diario (1956-1964), Bologna, Il Mulino, 2012.
Salvatore Mura (a cura di),A. Segni, Scritti politici, a cura e con un saggio di S. Mura, prefazione di F. Soddu, CUEC, Cagliari 2013.
Salvatore Mura,Antonio Segni. La politica e le istituzioni, Bologna, Il Mulino, 2017.
Mimmo Franzinelli,Il Piano Solo, Milano, Mondadori, 2009.
Mimmo Franzinelli, Alessandro Giacone,Il Piano Riformismo alla Prova, Il primo governo Moro nei documenti e nelle parole dei protagonisti (ottobre 1963-agosto 1964), Annale Feltrinelli, Milano, 2012.