
Antonio Ligabue (giàAntonio Laccabue;Zurigo,18 dicembre1899[1] –Gualtieri,27 maggio1965[1]) è stato unpittore escultoreitaliano, tra i più importanti delXX secolo.
Antonio Ligabue nacque aZurigo, inSvizzera, il 18 dicembre 1899 da Maria Elisabetta Costa, originaria diCencenighe Agordino (provincia di Belluno,Italia), e venne registrato all'anagrafe con il cognome della madre. Il 18 gennaio 1901 la madre si sposò con Bonfiglio Laccabue, che il 10 marzo successivo riconobbe il bambino dandogli il proprio cognome.[1] Antonio, però, divenuto adulto, preferì essere chiamato Ligabue (presumibilmente per l'odio che nutriva verso Bonfiglio, da lui considerato come l'uxoricida della madre Elisabetta, morta tragicamente nel 1913 insieme a tre fratelli in seguito a un'intossicazione alimentare[2][3]). Già da piccolo Ligabue non visse mai con la sua famiglia d'origine: sin dal settembre del 1900, venne affidato a Johannes Valentin Göbel ed Elise Hanselmann, una coppia senza figli di svizzeri tedeschi, che l'artista considerò sempre come i propri genitori; in particolare, con Elise l'artista ebbe un legame profondo, sebbene travagliato.[1]
A causa delle disagiate condizioni economiche e culturali della famiglia adottiva, fu costretto a continui spostamenti dovuti alla precarietà del lavoro. L'infanzia del giovane Antonio fu quindi caratterizzata da grandi disagi, ai quali si univano le malattie di cui era affetto (ilrachitismo e ilgozzo), condizioni che risultarono nella compromissione dello sviluppo fisico, mentale e psichico del futuro artista.[1] Il carattere difficile e le difficoltà negli studi lo portarono a cambiare scuola varie volte: prima aSan Gallo, poi aTablat e infine aMarbach. Da quest'ultimo istituto, tuttavia, venne espulso dopo soli due anni, nel maggio del 1915, per cattiva condotta.[1] Nell'istituto, in ogni caso, Ligabue impara a leggere con una certa velocità, e pur non essendo capace in matematica e in ortografia, trova costante sollievo nel disegno. Ritornato nuovamente dalla famiglia adottiva, si trasferirono successivamente aStaad, dove condusse una vita piuttosto errabonda, lavorando saltuariamente come bracciante agricolo.
Tra il gennaio e l'aprile del 1917, dopo una violenta crisi nervosa, fu ricoverato per la prima volta in un ospedale psichiatrico aPfäfers. Dimesso, tornò nuovamente dalla famiglia adottiva, trasferitasi aRomanshorn, soggiornandovi però per brevi periodi, alternando i suoi rientri a casa con peregrinazioni senza meta, durante le quali lavorava come contadino o accudiva animali nelle fattorie.[1] Nel 1919, dopo aver aggredito la madre adottiva durante una lite, su denuncia della stessa venne espulso dalla Svizzera. Venne inviato in Italia e il 9 agosto giunse aGualtieri, luogo d'origine del padre Bonfiglio Laccabue.[1] Tuttavia, non sapendo una parola diitaliano, fuggì nel tentativo di rientrare in Svizzera, ma venne trovato e ricondotto a Gualtieri, dove visse grazie all'aiuto dell'Ospizio di mendicità Carri. Successivamente continuò, come faceva in Svizzera, a praticare una vita nomade, lavorando saltuariamente come manovale o bracciante presso le rive delPo. Proprio in quel periodo incominciò a dipingere. L'espressione artistica dava sollievo alle sue ansie, mitigava le sue ossessioni e riempiva la sua solitudine.[1]
Ma fu solo nel 1928 che, grazie all'incontro conRenato Marino Mazzacurati, che ne comprese l'arte genuina e gli insegnò l'uso dei colori a olio, Ligabue giunse alla scelta di dedicarsi completamente allapittura e allascultura. Nel 1937 fu ricoverato nell'ospedale psichiatrico San Lazzaro diReggio Emilia, a causa dei suoi stati maniaco-depressivi, che sfociavano talvolta in attacchi violentiautolesionistici o contro altri; in quest'ospedale tornerà altre due volte, dal 23 marzo 1940 al 16 maggio 1941 e dal 13 febbraio 1945 al 6 dicembre 1948. Dopo la sua seconda permanenza in ospedale, venne fatto dimettere dallo scultore Andrea Mozzali, che lo ospitò a casa sua aGuastalla. Durante laseconda guerra mondiale, fece da interprete alle truppe tedesche. Nel 1945, per aver percosso con una bottiglia un militare tedesco, dovette rientrare un'altra e ultima volta all'ospedale di Reggio Emilia. Uscito dall'ospedale, soggiornò alternativamente presso il ricovero di mendicità Carri di Gualtieri o in casa di amici.[1]
Sul finire deglianni quaranta, andò crescendo l'interesse della critica nei confronti delle sue opere.[1] Nel 1957, Severo Boschi, firma deIl Resto del Carlino, e il fotocronistaAldo Ferrari gli fecero visita a Gualtieri: ne scaturì un servizio sul quotidiano con immagini tuttora celebri. Neglianni cinquanta ebbe inizio il periodo più prolifico per l'artista e, dopo la sua presenza in mostre collettive, presero avvio anche le prime mostre personali.[1] Nel 1955, tenne la sua prima mostra personale aGonzaga, in occasione dellaFiera Millenaria. Nel 1961 si procedette all'allestimento dell'esposizione alla Galleria La Barcaccia diRoma, che ne segna la consacrazione nazionale. Il 18 novembre 1962 l'artista fu colpito da un'emiparesi e, dopo essere stato curato in diversi ospedali, trovò nuovamente ospitalità presso il ricovero Carri di Gualtieri, dove morì il 27 maggio 1965.[1]
(Epitaffio sulla tomba di Antonio Ligabue aGualtieri)
Antonio Ligabue è sepolto nel Cimitero di Gualtieri e sulla sua lapide è posta la maschera funebre in bronzo realizzata da Andrea Mozzali.
Nei suoi quadri trovarono espressione le sensazioni e i sentimenti che l'artista non riusciva a esprimere con le parole. Non aveva bisogno di modelli e dipingeva attingendo le immagini dalla propria notevole memoria visiva: tutto ciò che cadeva sotto i suoi occhi veniva registrato, rielaborato e riutilizzato all'occorrenza per disegnare scenari dal forte potere evocativo. I ricordi dell'infanzia, i paesaggi, gli episodi quotidiani, i film, le cartoline, i libri divenivano parte del suo patrimonio iconografico. A queste fonti di ispirazione, si accosta una conoscenza più "colta", acquisita da stampe o pubblicazioni d'arte, delle opere diVincent van Gogh, diGustav Klimt, deifauves e degliespressionisti tedeschi, con cui alcuni suoi quadri presentano indubbie analogie estetiche e stilistiche.[1]
Tra i vari soggetti, Ligabue predilige ritrarre animali, sia domestici sia esotici, in situazioni di quiete o di tensione (agguati, aggressioni, lotte); ma sono frequenti nei suoi quadri anche le scene di vita quotidiana (i campi e l'aratura), i paesaggi svizzeri, la caccia.[1]
I dipinti realizzati da Ligabue tra la fine deglianni venti e glianni trenta hanno un impianto piuttosto semplice. I colori sono molto diluiti e spenti, i contorni risultano sfumati e i soggetti dominanti sono sempre gli animali, ma rappresentati statici e di profilo.[1]
A partire daglianni quaranta l'artista si cimentò nella produzione di autoritratti, nei quali si raffigurava principalmente in posizione pressoché frontale, con il volto girato a sinistra e lo sguardo rivolto a destra, quasi sempre a mezzo busto, dedicando cura alla descrizione dell'abbigliamento e all'espressività, soprattutto degli occhi.[1]
La produzione pittorica degli anni quaranta è caratterizzata inoltre da un arricchirsi della tavolozza di gamme cromatiche sempre più accese: il colore assume connotazioni espressionistiche e la pennellata diviene più corposa. La staticità iniziale lascia così posto alla rappresentazione del movimento. L'attenzione si concentra sempre più nella definizione dell'immagine in primo piano, mentre lo sfondo è reso con macchie di colore.[1]
Neglianni cinquanta, il periodo più prolifico, l'uso dei colori ancora accesi, violenti, espressionistici, divenne allora più libero e la linea scura di contorno delle figure in primo piano acquisì maggiore evidenza, quasi a volerle staccare dallo sfondo. Inoltre, divennero più frequenti gli autoritratti a figura intera.[1]
È inoltre da ricordare che Ligabue non datava le proprie opere e per questo, e gli altri elementi, è difficoltosa la catalogazione della sua opera.[1]
Parallelamente alla produzione pittorica si colloca quella scultorea. I soggetti delle opere scultoree dell'artista erano ancora una volta gli animali, dapprima rappresentati statici, poi sempre maggiormente resi nel movimento e nella descrizione dei particolari.[1]
A causa della tecnica adottata, tuttavia, molte delle sculture di Ligabue sono andate perdute: l'artista, infatti, modellava i suoi soggetti con la creta del Po, resa più malleabile attraverso una lunga masticazione; mentre il ricorso alla cottura, che le avrebbe rese meno deperibili, fu un'acquisizione solo degli ultimi anni.[1]
Nel 1965, all'indomani della sua morte, gli venne dedicata una retrospettiva nell'ambito dellaIX Quadriennale di Roma.
Con il patrocinio dellaregione Lombardia, dellaprovincia e delcomune di Milano, fu allestita una grande mostra antologica alPalazzo dell'Arengario, dal 28 novembre del 1980 all'11 gennaio del 1981. Nellasala delle Cariatidi furono esposte oltre 150 opere tradipinti,sculture,disegni epuntesecche, poi raccolte in un dettagliato catalogo con testi di vari critici e intellettuali, comeCesare Zavattini,Alberto Bevilacqua,Mario De Micheli eRaffaele De Grada.[4] La suddetta mostra antologica, nello stesso anno e in quello successivo, verrà poi replicata aBordighera,Lugano,Parigi,Strasburgo e altre località.
Nel 2002Sergio Negri, tra i maggiori esperti delle opere di Ligabue, pubblicò ilCatalogo generale dei dipinti (casa editrice Electa Mondadori). AlPalazzo Reale di Milano, tra il 20 giugno e il 4 novembre del 2008, si tenne la più grande mostra monografica sul pittore con oltre 250 opere esposte, organizzata dal Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue diParma.
Nel 2009 il Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue ha organizzato una mostra nell'Auditorium Parco della Musica diRoma la mostra con 80 dipinti di Ligabue intitolata "Antonio Ligabue: espressionista contemporaneo" e inaugurata dall'expresidente della RepubblicaOscar Luigi Scalfaro.[5]
Nel 2010 si tenne a Firenze presso la Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti la mostra "RUGGITO. Antonio Ligabue: la lotta per la vita" (30 ottobre 2010 - 16 gennaio 2011), che mette a confronto una serie di capolavori documentando la visione esistenziale dell'artista. il Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue di Parma inaugura una serie di esposizioni, come sempre documentate, discusse e studiate in specifici cataloghi, sul tema affascinante della "follia" dell'artista, a incominciare nel 2011 dall'antologica intitolataAntonio Ligabue. La follia del genio, che lo stesso Centro Studi infatti realizza, dall'11 marzo al 26 giugno del 2011, presso laFondazione Magnani-Rocca, aMamiano diTraversetolo (inprovincia di Parma).
Nell'ambito degli itinerari culturali patrocinati da Expo Milano 2015, le opere di Antonio Ligabue assieme a quelle dell'artista Pietro Ghizzardi vengono inserite in tre eventi a cura di Vittorio Sgarbi in qualità diAmbasciatore Expo alle Belle Arti:
Nel 2015, aGualtieri, a 50 anni dalla sua morte, nasce laFondazione Museo Antonio Ligabue, che realizza un'antologica con 180 opere dell'artista tra dipinti, disegni, incisioni e sculture. La mostraLigabue, Gualtieri. Il ritorno è allestita nel Salone dei Giganti di Palazzo Bentivoglio ed è aperta dal 31 maggio all'8 novembre 2015[6]. A fronte dell'enorme successo ottenuto dalla mostra, al 31 ottobre 24 000 ingressi, l'apertura viene prorogata all'8 dicembre 2015.
Il tema della follia è stato ripreso e approfondito nel 2016 con la mostraMuseo della Follia. Antonio Ligabue- Pietro Ghizzardi, tenutasi a Catania presso Castello Ursino dal 22 aprile 2016 al 12 febbraio 2017.
Nel 2017, aNapoli, laFondazione allestisce la mostra «Antonio Ligabue»[7] nellaCappella Palatina delMaschio Angioino, con oltre ottanta lavori dell'artista.
Nel 2017 a Pavia, mostra nelle scuderie del castello.
Nel 2017 nasce a Parma laFondazione Archivio Antonio Ligabue,[8] accogliendo interamente l'eredità culturale, promozionale, organizzativa, operativa e scientifica espletata in toto dal Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue a partire dal 1983, anno di fondazione del centro di cui si considera, a tutti gli effetti e per qualsiasi scopo, sia erede sia continuatrice.
Nel 2018, dal 19 gennaio al 17 febbraio, al Museo del Presente diRende (inprovincia di Cosenza) si tiene, per la prima volta inCalabria, una mostra monografica sull'artista dal titolo "Antonio Ligabue. Vita, opere e oggetti di un geniale artista"[9], curata da Alessandro Mario Toscano e Marco Toscano, con più di 40 opere di Ligabue e oltre 30 oggetti personali appartenuti all'artista, organizzata dall'Associazione N. 9 in collaborazione con la Casa Museo Ligabue diGualtieri.
Nel 2018 si svolge a Mosca, dal 25 gennaio al 20 maggio 2018, la mostraAntonio Ligabue – Lo specchio dell'anima presso il Museo Statale Centrale della Storia Contemporanea della Russia. L'antologica, a cura diVittorio Sgarbi eMarzio Dall'Acqua, è prodotta e organizzata dallaFondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma. In catalogo testi dei curatori e interventi critici di Alexander Yakimovich e Irina Yazikova.
Nel 2021 alForte di Bard viene ospitata una mostra dedicata al pittore, dal titolo'Antonio Ligabue e il suo mondo', che ripercorre i temi principali cui si è dedicato l'artista: gli animali esotici e feroci e gli autoritratti. Accanto ai dipinti, la mostra dedica uno spazio anche alla scultura, con oltre venti opere bronzee[10].
Al museo Revoltella diTrieste dall'8 novembre 2023 fino al 30 giugno 2024 si è tenuta una mostra interamente dedicata all'artista con alcune sue opere.
Dal 3 ottobre 2024 al 16 marzo 2025, le sale diPalazzo Pallavicini hanno ospitato una grande mostra dedicata ad Antonio Ligabue, oltre 120 opere (di cui 81 dipinti, 14 sculture, 17 disegni e 15 incisioni).[11]
Dal 13 giugno al 2 novembre 2025, le sale delPalazzo delle Paure diLecco hanno ospitato la mostra "Antonio Ligabue e l'arte degli Outsider" con 14 opere originali dell'artista.[12]
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