Antonio Genovesi (Castiglione del Genovesi,1º novembre1713 –Napoli,22 settembre1769) è stato unoscrittore,filosofo,economista e sacerdoteitaliano.
Studiò filosofia e teologia, nel 1736 venne ordinatodiacono e a ventiquattro anni fu nominato maestro diretorica. Nel 1738 divennesacerdote. Nelle sue opere, per cui utilizzò lalingua italiana invece dell'usualelatino, ricercò un compromesso traidealismo edempirismo, cercando ad ogni costo di salvare gli essenziali valori religiosi della filosofia cristiana. Tra i suoi lavori più importanti si ricordaMeditazioni filosofiche,Lezioni di commercio o sia d'economia civile eDella diceosina o sia della Filosofia del Giusto e dell'Onesto.
Figlio di Salvatore Genovese,calzolaio e piccolo imprenditore, e di Adriana Alfinito diSan Mango, nacque aCastiglione, Salerno (da distinguersi dalla omonima Castiglione diRavello, situata sempre nella stessa provincia) nel1713.
Il padre lo indirizzò in tenera età verso gli studi. A quattordici anni fu affidato agli insegnamenti di Niccolò Genovese, un congiunto, giovane medico tornato daNapoli, il quale lo istruì infilosofia peripatetica per due anni e in quellacartesiana per un anno. A diciotto anni, nel corso degli studiteologici, Genovesi si innamorò di una ragazza di Castiglione, Angela Dragone. Questo amore non trovò l'approvazione del severissimo genitore il quale condusse immediatamente il figlio aBuccino, dove abitavano alcuni parenti, presso il convento deiPadri Agostiniani dove seguì gli insegnamenti teologici e filosofici del prete Giovanni Abbamonte, appassionandosi allatino e algreco.
Ricevette l'ordinazione adiacono dopo aver superato l'esame diteologiadogmatica alla presenza dell'arcivescovo di Salerno Fabrizio di Capua il 22 dicembre1736, presso laCattedrale di Salerno. A ventiquattro anni fu nominato maestro diretorica presso il seminario di Salerno dove incontrò il vice rettore, Antonio Doti, dal quale ricevette insegnamenti dilingua francese e lezioni di perfezionamento nellatino e nell'italiano.
Nel1738, a venticinque anni, venne ordinatosacerdote e, dopo pochi mesi, si trasferì aNapoli, dove intraprese dapprima la carriera forense, che lasciò presto. Nel1739 fondò una scuola privata di metafisica e teologia. A Napoli fu in contatto conGiambattista Vico e nell'Università di Napoli, nel1741, ottenne la cattedra dimetafisica. Alcune sue posizioni teologiche contenute nella suo libroElementa Metaphysicae pubblicato nel 1743, furono dai suoi nemici considerate eretiche, e dovette servirsi dell'intervento dell'arcivescovo diTarantoCelestino Galiani, e dello stesso ponteficeBenedetto XIV per conservare l'abito talare. In seguito a queste denunce lasciò l'insegnamento della metafisica nell'università di Napoli, per passare, nel 1745, all'etica, cattedra che era stata tenuta in passato da Vico.
L'evoluzione dalla metafisica-teologia all'etica proseguì con il passaggio all'economia, avvenuto nei primi anni cinquanta, quando si compì la trasformazione 'da metafisico a mercante', come egli stesso ebbe a scrivere nella sua autobiografia. Divenne titolare della cattedra di 'commercio e meccanica', istituita con fondi privati dal toscanoBartolomeo Intieri, la prima cattedra di economia di cui si abbia traccia in Europa, se non consideriamo cattedre di economia quelle istituite negli anni venti del XVIII secolo in Prussia nell'ambito della tradizione camerale. Il suo lavoro come economista è stato quello più fecondo, tanto che Genovesi divenne un autore fondamentale per la tradizione italiana e non solo (le sueLezioni furono tradotte in spagnolo, e parzialmente in francese).
Morì aNapoli il 22 settembre1769. La salma fu sepolta nella chiesa delmonastero di Sant'Eframo Nuovo (o Sant'Eusebio) a cura del suo amicoRaimondo di Sangro,Principe di San Severo. Tuttavia non ebbe un sepolcro individuabile, ma fu semplicemente deposto nella cripta. In seguito a ristrutturazioni della chiesa nei primi anni trenta delXX secolo, le ossa della cripta (e dunque anche quelle del Genovesi) furono trasferite nellachiesa di Sant'Eframo Vecchio.
Si diffondevano in quel tempo i primi accenni di rivolta allo spirito e al costume dellaControriforma: gli spunti di polemica antigesuitica eanticlericale, la ripresa della lotta in difesa dell'autonomia delloStatolaico contro ogni interferenza dellaChiesa, i primi elementi di una teoria dellemonarchie illuminate e delregime paternalistico, nonché, sul piano letterario, l'avvento di unapoetica e di una critica più aperte e coraggiose.
In pratica, fu l'inizio della vera rivoluzione culturale che si attuò nella seconda metà delSettecento sotto il segno dell'Illuminismo caratterizzata dalla necessità di trasformare integralmente i cardini della vecchia civiltà in tutte le sue manifestazioni. In questo ambito, il pensiero politico di Genovesi fu decisamente di tipo riformatore[1]: fu definito "un anglofilo sotto spoglie francesi", nello scritto di Paola Zanardi sull'influenza diDavid Hume nell'Illuminismo napoletano[2].
Nelle sue opere filosofiche, Genovesi persegue un compromesso traidealismo edempirismo, cercando ad ogni costo di salvare gli essenziali valori religiosi dellafilosofia cristiana.
Antonio Genovesi recepì l'influenza del nuovo panorama culturale italiano, con la voglia di cercare con studi ed esperimenti il concetto dellapubblica felicità, consistente nel far uscire l'uomo dallo stato di "oscurità" (Illuminismo, che inFrancia era già in atto:Les Lumières). Egli prese coscienza della decadenza culturale, materiale e spirituale dopo il periodo d'oro del Napoletano e, quindi, si rese conto della necessità di intervenire per riportare learti, ilcommercio e l'agricoltura a nuovi splendori[3].
Per tale motivo, abbandonò l'etica e lafilosofia e si dedicò allo studio dell'economia affermando tra le altre cose, che essa doveva servire ai governi per alimentare la ricchezza e la potenza delle nazioni[5], argomento cardine della filosofia smithiana. Ritiene che per favorire il benessere sociale sia necessario promuovere la cultura e la civiltà, per questo motivo è il primo cattedratico ad impartire le sue lezioni in italiano anziché in latino. Dal1754 fu docente dieconomia politica, occupando una cattedra istituita appositamente per lui di “commercio e meccanica” presso l'Ateneo napoletano daBartolomeo Intieri. Soggiornò più volte nel palazzo proprio di Bartolomeo Intieri aMassaquano per lunghi periodi dove si rifugiava per trovare "la musa ispiratrice" e lì infatti scrisse alcune sue opere.
Genovesi sostiene che anche le donne e i contadini abbiano diritti alla cultura poiché questa è uno strumento fondamentale per realizzare l'ordine e l'economia nelle famiglie, e di conseguenza nella società, è inoltre importante anche l'educazione degli uomini e in particolar modo lo sviluppo delle arti e delle scienze, contrapponendosi all'idea diRousseau per il quale il progresso costituisce la fonte di tutti i mali. Denuncia anche la presenza di un numero eccessivo di persone che vivono esclusivamente di rendita e affronta tematiche importanti come; problemi di debito pubblico, inflazione e circolazione monetaria.
Il suo pensiero economico è espresso nel volumeLezioni di commercio o sia di economia civile pubblicato nel1765 e considerate una delle prime opere scientifiche in materia economica. Il Genovesi cercò, così, di indicare la via per alcune riforme fondamentali: dell'istruzione, dell'agricoltura, della proprietà fondiaria, delprotezionismo governativo su commerci e industrie.
In occasione della carestia che colpì l'Italia nel 1764, sostenne convintamente la liberalizzazione del mercato granicolo interno, come mostrano le prefazioni e i commenti che scrisse alle opere diCosimo Trinci eClaude-Jacques Herbert.[6]
Tenne sempre le sue lezioni inlingua italiana grazie alla sua passione per il civile: viene ricordato per essere stato il primo docente a non esprimersi in latino durante i suoi corsi e per essere stato tra i primi a scrivere trattati di metafisica e di logica in italiano.[7] Così operò, anche e soprattutto, per diffondere lo studio dell'Economia e delle scienze nel popolo: in questo atteggiamento Genovesi è ancora una volta in piena continuità con gliumanisti, giudicando anche questo un mezzo di incivilimento.
Tra le sue opere, le principali sono:
Altre opere da ricordare sonoLa logica per i giovanetti,Istituzioni di Metafisica per Principianti eLettere familiari, che testimoniano l'intensa corrispondenza epistolare tra l'abate e il letterato dell'epocaFerrante de Gemmis, uno dei pochi testimoni dell'illuminismo pugliese.
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