(Alessandro Manzoni,I promessi sposi, cap. XIII)
Antonio Ferrer (Sant Feliu de Guíxols,1564 –Milano,marzo1634) è stato unavvocato ediplomaticospagnolo.
Fugran cancelliere di Milano dal1619 al1634 e appare nelromanzoI promessi sposi diAlessandro Manzoni.
Figlio di Narciso, mercante, e della moglie Rafaela, fu battezzato il5 marzo1564.[1]
Negli ultimi anni delCinquecento fu consigliere delviceré di Catalogna,Lorenzo Suarez Figueroa, secondo duca di Feria. Anche dopo la nomina del duca aviceré di Sicilia nel1603, Ferrer continuò ad esserne il consigliere.[2]
Il17 agosto1603 fu nominatosenatore togato di Milano.[3] Nonostante questa nomina, Ferrer continuò ad occuparsi del duca di Feria in Sicilia, che ne richiese i servigi anche nel1606 quando divenne ambasciatore presso i principi elettori dell'Impero. Dopo la morte del duca nel1607, rimase in Sicilia.[2]
Nel1619 aspirava alla carica di presidente della Gran Corte di Giustizia, ma non la ottenne.[2] Il3 agosto dello stesso anno fu nominatogran cancelliere di Milano, cioè consigliere giuridico-politico del governatore, e dal3 agosto divenne membro del Consiglio segreto dello Stato di Milano.[3] Tra il1618 e il1625 la carica di governatore venne ricoperta daGómez Suárez de Figueroa y Córdoba, terzo duca di Feria, figlio del duca già servito da Ferrer.
Dal1628 sostituì il governatore di MilanoGonzalo Fernández de Córdoba, impegnato nellaguerra di successione di Mantova e del Monferrato.[4] Il29 luglio1630, durante lapeste manzoniana, firmò unagrida con cui si impartirono le modalità di messa a morte dei dueuntoriGian Giacomo Mora eGuglielmo Piazza.[5]
Nel1632 assunse la cittadinanza milanese.[6]
Morì a Milano nel marzo1634.[2]
Nel1624 Ferrer sposò Lucia Cusani, vedova di Pompeo Litta, II marchese di Gambolò. La figlia Maria (nata da un precedente matrimonio) sposò il marchese Agostino Litta, III marchese di Gambolò[1], figlio primogenito di Pompeo Litta e Lucia Cusani.
Nel romanzo manzoniano Ferrer ha funzione di grancancellierespagnolo aMilano, dove prende le veci diDon Gonzalo, impegnato nellabattaglia di Monferrato; egli aveva fissato un "prezzo politico" per l'acquisto delpane, che non era stato rispettato perché troppo esiguo, ed era diventato, pertanto, causa prima dellacarestia e deitumulti che ne seguirono.
Personaggio secondario, non viene analizzato nella sua storia interna, ma si coglie il suo temperamento attraverso l'episodio del suo percorso incarrozza per andare in salvataggio delvicario di provvisione, che sta per essere vittima delpopolo inferocito.
Egli riesce a portare una certa calma e a far cadere l'attenzione del popolo su di sé con astuzia e diplomazia.Renzo lo incontra aMilano e ne rimane attratto positivamente, anche perché egli ne aveva già letto il nome in calce a una "grida", che aveva visto nello studio del dottorAzzecca-garbugli.
(Alessandro Manzoni,I Promessi Sposi, Cap. XIII, 197 - 204)
La sua doppiezza è evidente nel linguaggio, nell'uso di due lingue. Usa l'italiano quando vuol fare il diplomatico con la folla e accattivarsi la sua simpatia promettendo ingannevolmente "pane e giustizia", mentre si serve dellospagnolo, sua lingua madre, quando è sincero. Si tratta quindi di unistrione che agisce con il solo scopo di andare a liberare il vicario di provvisione assediato dalla folla nel suo palazzo: Ferrer "veniva a spender bene una popolarità male acquistata".
Come scrive Ferdinando Giannessi[7] "C'è... nel personaggio di Ferrer, il peso - poeticamente risolto - di una evidentissima bivalenza: figura autonoma, inventata con estrema acutezza e, insieme, pretesto per arricchire il contorno di nuovi e più complessi riferimenti umani e psicologici". Il critico Marcella Gorra[8] evidenzia che Ferrer, con il suo comportamento, dimostrava come la legge fosse alleata dell'abuso e come fosse non espressione deldiritto ma emanazione del potere. Nella coscienza di questo personaggio è assente la responsabilità in senso umano e religioso.
Altri progetti
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Diego Salazar | 1619-1634 | Antonio Ronquillo Cuevas |
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