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Antonio Cesti

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Pietro Antonio Cesti, indicato anche comeMarc'Antonio Cesti (Arezzo,5 agosto1623Firenze,14 ottobre1669), è stato uncompositoreitaliano, principalmente diopere liriche, nonchétenore,organista emaestro di cappella aInnsbruck.È generalmente riconosciuto come tra i maggiori e celebrati compositori della sua epoca.

Biografia

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Il suo nome di battesimo era Pietro; egli affiancò il nome Antonio successivamente, quando entrò nell'Ordine francescano. Invece il nomeMarc'Antonio, frequentemente usato per identificare Cesti, risulta essere errato.

Le notizie che ci giungono sulla formazione musicale di Cesti sono assai scarne e non sicure. Nonostante egli sia stato associato aVenezia, città dove con le sue opere ottenne grandi successi, probabilmente all'età di dieci anni cantava già all'interno del Duomo agli ordini del maestro di cappella don Bartolomeo Ruscelli; nel1635 cantò in Santa Maria della Pieve sotto la guida di don Cristoforo Santini e due anni dopo vestì l'abito deiconventuali.[1]

Successivamente studiò musica sotto l'insegnamento diAntonio Maria Abbatini, noto compositore d'opere e organista, dapprima aCittà di Castello dal 1637 al 1640 e successivamente aRoma dal 1640 al 1645, dove Abbatini fu nominatomaestro di cappella aSanta Maria Maggiore[2]; non è da escludere l'ipotesi che sia stato, in questo periodo, anche allievo diGiacomo Carissimi.[1]

Nel frattempo, dopo aver lasciato il coro di voci bianche dove cantò per diversi anni, entrò nel 1637 nell'Ordine francescano e il 10 settembre del 1643 divenne organista dellaCattedrale di Volterra. Dopo aver servito sempre nella medesima posizione laBasilica di Santa Croce aFirenze per quasi un anno, tornò a Volterra, dove il 27 febbraio 1645 fu confermatomagister musices del seminario francescano locale e fu nominato direttore della cappella della cattedrale, posizione che tenne per diversi anni.

Durante questo periodo entrò sotto la protezione della famigliaMedici. Nel 1647 compare per la prima volta nel palcoscenico come cantante in un'opera data per inaugurare il teatro aSiena del principe Mattia de Medici. L'anno successivo aiutò il fratello Antonio a diventare organista, nonché maestro di cappella (però senza successo), presso la cattedrale diPisa. In questo periodo, tra il 1645 e il 1648, diventò membro del circolo letterario fiorentino l'Accademia dei Percossi, grazie al quale, attraverso un altro membro, un tale Giulio Maffei, ebbe occasione di conoscereGiovanni Filippo Apolloni eGiacinto Andrea Cicognini, due librettisti che in futuro gli fornirono diversi testi da mettere in musica. Sempre nell'ambito dell'accademia strinse una profonda amicizia con lo scrittore e pittoreSalvator Rosa, il quale anch'egli gli diede del materiale per almeno tre cantate che Cesti compose in quegli anni a Volterra.Il 5 gennaio1649 è Egeo nella prima assoluta deIl Giasone di Cavalli alTeatro San Cassiano di Venezia.

Normalmente si data il debutto operistico di Antonio Cesti nel 1649 alTeatro dei Santi Apostoli di Venezia con il drammaOrontea[3]. Tuttavia questa notizia risulta errata, in quanto quest'opera risulta essere stata messa in scena per la prima volta adInnsbruck il 19 febbraio1656[4]. Il suo primo lavoro teatrale certo fu dunqueAlessandro vincitor di se stesso, rappresentato nella città lagunare durante il carnevale del 1651, immediatamente seguito da un altro dramma,Il Cesare amante. Fu in questa città che Cestidiventò immortale e il più stimato compositore dell'epoca[5]. L'anno successivo entrò regolarmente al servizio dell'arciduca Ferdinando Carlo a Innsbruck, dove rimarrà per circa cinque anni. Durante questo periodo mise in scena le sue opere più celebri comeL'Argia, rappresentata per celebrare la visita della regina abdicataCristina di Svezia, e la già citataOrontea.

Nel1659 soggiornò a Roma dove entrò come "soprannumerario" nella cappella pontificia.

Nel1661 è il protagonista nella prima assoluta diErcole in Tebe diJacopo Melani conGiovanni Francesco Grossi nelTeatro della Pergola di Firenze in occasione del matrimonio del principeCosimo III conMargherita Luisa d'Orléans.

Nel1665 si recò presso la corte diLeopoldo I d'Asburgo, dove secondo il Riemann svolse l'incarico di maestro di cappella a corte e due anni dopo, nei teatri viennesi, furono rappresentate le sue opere più celebri, qualiIl pomo d'oro. Rientrato a Firenze, grazie alla protezione dei Medici, morì nel1669, a causa, secondo l'opinione di alcuni biografi, di un avvelenamento.[1]

Considerazioni sull'artista

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Cesti è principalmente conosciuto come compositore d'opere. I suoi lavori teatrali più celebri furonoLa Dori (Innsbruck, 1657),Il Pomo d'oro (Vienna, 1668) eOrontea (1656).Il Pomo d'oro venne messo in scena per celebrare il matrimonio dell'imperatore Leopoldo I; fu un dramma assai più elaborato delle opere veneziane contemporanee, il quale includeva una grandeorchestra, numerosi cori e diversi congegni meccanici, usati per rappresentare situazioni come gli dei che discendevano dal paradiso (deus ex machina), battaglie navali e tempeste.Orontea con le sue 17 riprese nei successivi trent'anni fu una delle opere più allestite nella metà del Seicento. Anche lo scrittore e politico ingleseSamuel Pepys possedeva una copia della partitura di questo lavoro.

La Dori ebbe la prima nel1671 nel rifacimento diAurelio Aureli alTeatro Tordinona di Roma e nel1675 nelPalazzo Reale di Napoli.

Lavori

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Opere

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Opere dubbie

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  • Marte placata (componimento scenico per musica, libretto diGiovanni Filippo Apolloni, 1655, Innsbruck)
  • Venice cacciatrice (libretto di Francesco Sbarra, 1659, Innsbruck)
  • Genserico (1669, Venezia)

Cantate

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  • Alme sol vive
  • Alpi nevose e dure (I versione)
  • Alpi nevose e dure (II versione)
  • Amante gigante
  • Amanti, io vi disfido
  • Aspettate (dubbia)
  • Bella Clori
  • Cara e dolce libertà (I versione)
  • Cara e dolce libertà (II versione)
  • Cara e dolce libertà (III versione)
  • Chi d'Amor non sa
  • Chi del ciel
  • Chino la fronte (Disperazione) (testo di G. Lotti)
  • Chi non prova
  • Chi si fida
  • Cor amante
  • Del famoso oriente (La madre ebrea)
  • Disperato morirò
  • E che ne pensi
  • E qual misero
  • Era l'alba vicina (La corte di Roma) (testo diSalvator Rosa o diGiovanni Filippo Apolloni)
  • Era la notte, e l'orme (La strega) (testo diSalvator Rosa)
  • Era la notte e muto (I versione)
  • Era la notte e muto (II versione)
  • Hor son pur solo (testo diSalvator Rosa)
  • Il servir
  • Insegnatemi
  • Io non so
  • Io son la primavera (serenata per 5 voci e 4 strumenti, 1662; dubbia)
  • Licrime mie
  • La dove ode
  • L'amoroso veleno (dialogo per 2 voci)
  • Languìa già l'alba
  • Lasciatemi in pace
  • Lasciatemi qui solo
  • Lasciate pur
  • Lungi dal core
  • Mia tiranna
  • Misero cor
  • Nel ricercar
  • Non disperi
  • Non si parli (I versione)
  • Non si parli (II versione)
  • O barbara sorte
  • O dell'anima mia
  • O questo (I versione)
  • O questo (II versione)
  • Partitevi respiri
  • Per l'ampio mar
  • Per sentier (Disperato avveduto
  • Piangete un dì (Lamento d'amante) (I versione; testo diGiovanni Filippo Apolloni)
  • Piangete un dì (Lamento d'amante) (II versione; testo diGiovanni Filippo Apolloni)
  • Potrebb'essere
  • Pose in fronte
  • Pria ch'adori (I versione; canzonetta amorosa morale, testo di Giovanni Lotti)
  • Pria ch'adori (II versione; canzonetta amorosa morale, testo di Giovanni Lotti)
  • Pria ch'adori (III versione; canzonetta amorosa morale, testo di Giovanni Lotti)
  • Quante volte
  • Quanto è dolce
  • Ricòrdati mio core (dubbia)
  • Rimbombava d'intorno (Lamento di Niobe) (I versione; testo diGiovanni Filippo Apolloni)
  • Rimbombava d'intorno (Lamento di Niobe) (II versione; testo diGiovanni Filippo Apolloni)
  • Rimbombava d'intorno (Lamento di Niobe) (III versione; testo diGiovanni Filippo Apolloni)
  • Sensi voi (I versione; testo diSalvator Rosa)
  • Sensi voi (II versione; testo diSalvator Rosa)

Note

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  1. ^abc"Dizionario di musica", di A.Della Corte e G.M.Gatti, Paravia, 1956, pag.127
  2. ^Come sostengono siaGiuseppe Baini che Coradini
  3. ^Come indicato dallo storico venezianoCristoforo Ivanovich nel tardoXVII secolo
  4. ^Come sostenuto dal musicologo svizzeroLorenzo Bianconi e dal musicologo ingleseFrank Walker
  5. ^Dichiarava così Rosa in una lettera a Maffei datata 30 novembre 1652
  6. ^https://www.youtube.com/watch_popup?v=OuEDqUgFy1U#t=21 Backstage opera "Le disgrazie d'Amore" di Antonio Cesti nel salone dellaVilla di Corliano

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