Antonio Cervi (Casalbuttano,14 dicembre1862 –Bologna,21 gennaio1923) è stato ungiornalistaitaliano.
Critico teatrale e saggista, era il padre dell'attoreGino Cervi.
Nacque a Casalbuttano da Luigi e Maddalena Cottarelli, in una famiglia benestante proprietaria, fra le altre, dellaCascina Convento. Frequentò corsi di Giurisprudenza nelle università di Pavia (1882-1883, da uditore) e Torino (1883-1884), e dopo aver trascorso un anno nei bersaglieri a Firenze (1885), si trasferì a Bologna dove diventò, nel 1889, critico teatrale del quotidianoIl Resto del Carlino, rimanendolo per oltre trent'anni, fino alla morte.
Nel 1897 sposò Angela (Angiolina) Dall'Alpi, dalla quale ebbe due figli: il primo (1898) si chiamava Alessandro, il secondo (1901) fu chiamato come il nonno paterno, Luigi, ma da attore sarebbe diventato famoso col nome diGino. Abitavano nel cuore della città, al 3 di via Cartoleria (la stessa delTeatro Duse): una targa sulla facciata dell'edificio ricorda che qui nacque Gino, « artista celebre ».[1]
Antonio Cervi morì nel capoluogo emiliano quando aveva da poco compiuto 60 anni: è sepolto nella cappella di famiglia a Casalbuttano, il paese natale con cui aveva mantenuto per tutta la vita forti legami.[2]
Siglava gli articoli con lo pseudonimo “gace”, che compare anche sulla copertina delle sue pubblicazioni: qui lo aggiungeva al nome vero con cui le firmava, per farsi riconoscere dai lettori del giornale.
Prima di diventare critico teatrale delCarlino, aveva scritto su altre testate: con Antonio Della Porta aveva infatti fondatoBattaglia bizantina, periodico di polemiche letterarie «sul quale aveva potuto sperimentare anche le sue doti di narratore».[3] Lo diresse per sei anni, dal 1885 al 1891, e tentò di riportarlo in vita nel 1892, quando fondòL'arca di Noè, sottotitolato «Cronaca di Bologna settimanale illustrata»: nel primo numero dell'Arca infatti, Cervi faceva esplicito riferimento alla precedente esperienza, dicendosi convinto che la nuova testata avrebbe avuto «tutta la fortuna che ebbe, in Italia, laBizantina». Ma il settimanale uscì solo tre mesi, da ottobre a dicembre del 1892, per complessivi dieci numeri.Nel gennaio 1900 compare poi fra i numerosi collaboratori di un nuovo settimanale umoristico,Italia ride, voluto dal direttore e proprietario delCarlino, Amilcare Zamorani (il quale aveva lo stesso doppio ruolo anche nella rivista): ma l'esperimento durò solo sei mesi, sino alla fine di giugno.
Collaborò inoltre con il bolognesePiccolo Faust, e fu corrispondente da Bologna di testate quali le milanesiGazzetta musicale eL'arte drammatica,Il proscenio di Napoli,Il Tirso di Roma.
Per ragioni di lavoro, frequentò protagonisti della cultura italiana, non solo dello spettacolo ma anche poeti, scrittori, letterati, pittori: fra loroGiosuè Carducci eGiovanni Pascoli, i fratelli Cesare e CorradoZanichelli,Olindo Guerrini,Giuseppe Lipparini, Enrico Panzacchi,Alfredo Testoni eAugusto Majani.Secondo il giornalistaOrio Vergani, con il proprio carattere bonario Antonio Cervi fu tra gli artefici della “cena diplomatica” per riavvicinare Carducci eGabriele D'Annunzio, organizzata l'11 aprile 1901 nella redazione delCarlino, allora in piazza Calderini.[4]
Alla sua improvvisa morte, molti artisti e autori parteciparono al lutto mandando telegrammi di condoglianze al quotidiano: la Duse, D'Annunzio, Emma Gramatica, Maria Melato, Dario Niccodemi, Marco Praga, Renato Simoni, Alfredo Testoni e tanti altri.
Antonio Cervi è uno dei giornalisti che nel febbraio 1905 fondarono a Bologna l'Associazione stampa dell'Emilia (ASE), sindacato unitario di categoria, tuttora esistente: fu tra gli estensori materiali dello Statuto, e membro del primo Consiglio Direttivo.[5]
Nel 1908 partecipò al congresso, tenuto a Bologna, con cui l'ASE (oggi ASER) e le altre associazioni esistenti fondarono laFederazione Nazionale Stampa Italiana.
Nel 1909 fu tra i fondatori, a nome dell'ASE, dellaCassa pia di previdenza dei giornalisti, ente locale precursore dell'INPGI.[5]
Fu autore di saggi sul teatro, ma non solo. In particolare scrisse diverse biografie di grandi attori del suo tempo, come Giovanni Emanuel, Irma Gramatica, Ermete Novelli, Ermete Zacconi (v. sotto l'elenco).
A Bologna, nella biblioteca comunale dell'Archiginnasio, è presente il fondo "Antonio Cervi", costituito da lettere, documenti, appunti autografi, articoli e ritagli di giornali, locandine, manoscritti di testi teatrali, nonché 2.318 opuscoli a stampa (soprattutto copioni e biografie di attori), e una collezione di 1.642 foto, spesso autografate, di attori e attrici di fine Ottocento e di primo Novecento.[6]
Il fondo era stato donato dalla famiglia Cervi alla biblioteca dellaCasa del Fascio di Bologna, poi confluita al Comune dopo laLiberazione.
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