L'espressioneAnno Domini (abbreviata inA.D.) significa 'nell'anno del Signore' e viene utilizzata per denotare la numerazione degli anni a partire da quello in cui avrebbero avuto luogo l'incarnazione e lanascita di Gesù; è la numerazione usata dalcalendario giuliano e dalcalendario gregoriano.
Si utilizza anche d.C. (dopo la nascita di Cristo, datata all'anno 1 a.C.) in opposizione ad a.C. (avanti Cristo): in ogni caso più è basso il numero più la data è vicina all'anno che la tradizione cristiana considera come quello della nascita di Cristo, più è alto il numero (sia esso seguito da a.C. o da d.C.) più è lontana la data da quella di riferimento (1 a.C.).
Anno Domini è abbreviazione sia della formulalatinaanno ab Incarnatione Domini nostri Iesu Christi (cioè "anno dall'Incarnazione del nostro Signore Gesù Cristo"), sia della formulaanno a Nativitate Domini nostri Iesu Christi (cioè "anno dalla Natività di nostro Signore Gesù Cristo").
La numerazione degli anni secondo l'Anno Domini è dominante in molti paesi del mondo, sia per gli usi commerciali sia per quelli scientifici. Da alcuni decenni, anzi, essa è lo standard di riferimento, riconosciuto da istituzioni internazionali come leNazioni Unite e l'Unione Postale Universale, le quali suggeriscono ai propri uffici di accompagnare anche tale datazione a qualsivoglia altra datazione scelta nell'estensione dei propri documenti[1].
Il computo degli anni nell'impero romano utilizzava vari sistemi, fra cui denotare ogni anno con il nome dei consoli in carica (datazione consolare, in uso esclusivo per tutta l'età repubblicana), fare riferimento allafondazione di Roma (datazioneab Urbe condita, abbreviato a. U. c.) o all'inizio del regno di un imperatore. Particolarmente usate furono la salita al trono imperiale diAugusto (27 a.C.), che segnò l'inizio dell'impero romano ("Era dei Cesari"), e quella diDiocleziano (284), datazione chiamata anche "Era dei Martiri", perché sotto Diocleziano vi fu la più sanguinosapersecuzione dei cristiani.
I primi cristiani usarono molti metodi per indicare uno specifico anno - ed era comune usarne più di uno nello stesso documento. Questa ridondanza permette agli storici di costruire cronologie comparative tra cronache di regioni diverse. Le datazioni più usate erano la datazione consolare, la datazione dell'anno di regno dell'imperatore, e la datazione dalla Creazione.
L'uso della datazione consolare ebbe termine quando l'imperatoreGiustiniano I interruppe la nomina dei consoli, a metà delVI secolo, imponendo l'uso della datazione basata sull'anno di regno dell'imperatore (l'ultimo romano a essere nominato console fuAnicius Faustus Albinus Basilius nel541). Anche laSanta Sede, che durante tutto ilMedioevo fu in contatto regolare con l'impero bizantino, seguiva la datazione imperiale.
Diversi cronisti bizantini, comeTeofane (758-817/818), mantennero l'uso giudaico-cristiano di iniziare la datazione dalladata della creazione come calcolata da studiosi cristiani nei primi cinque secoli dopo Cristo. Queste ere, a volte chiamateAnno Mundi (cioè "anno del mondo", abbreviato AM) da studiosi moderni, ebbero i loro propri disaccordi. Nessun singoloAnno Mundi era dominante. Una formulazione molto diffusa era quella stabilita daEusebio di Cesarea (265-340 circa), storico greco del tempo diCostantino I.San Girolamo, chetradusse in latino la Bibbia, aiutò a popolarizzare l'Anno Mundi di Eusebio in Occidente.
Origine e diffusione della datazione "Anno Domini"
I calcoli cronografici alla base del sistema dell'Anno Domini (la cosiddettaera cristiana) furono sviluppati a Roma nel525 da un monacoscita, chiamatoDionigi il Piccolo, come una conseguenza del suo lavoro sulcalcolo della Pasqua. Secondo i suoi calcoli, l'Annunciazione e l'Incarnazione di Gesù erano accadute il25 marzo dell'anno753 dalla fondazione di Roma. Tale anno venne quindi adottato come anno1 a.C. (calendario giuliano)[2].
Precedentemente, intorno all'anno400, un monacoalessandrino, Anniano, aveva sviluppato un calcolo diverso, ponendo l'Annunciazione al 25 marzo del9 d.C. Questa datazione era quella prevalente in Oriente durante i primi secoli dell'Impero bizantino, ed è usata ancor oggi inEtiopia, producendo 7 o 8 anni di discrepanza tra il calendario gregoriano e il calendario etiopico.
Il primo storico o cronista a usare l'Anno Domini come suo meccanismo di datazione primario fu Vittore di Tonnenna, cronista africano del VII secolo. Alcune generazioni più tardi, lo storico anglosassoneBeda il Venerabile che aveva familiarizzato col lavoro di Dionigi, usò anche l'Anno Domini nella datazione della suaHistoria ecclesiastica gentis Anglorum, finita di comporre nel731; Beda stabilì lo standard per gli storici di non contare nessun anno zero, anche se lui usò lo zero nel suo computo. Beda, a differenza di Dionigi, considerò tuttavia come inizio dell'Anno Domini la data della nascita di Gesù, e non il suoconcepimento.
Sul continente europeo, l'Anno Domini fu adottato dalrinascimento carolingio per opera diAlcuino. L'adesione all'uso diCarlo Magno e dei suoi successori, che lo diffusero ultimamente in tutto l'Impero carolingio, ha fatto sì che questa convenzione di computo giungesse sino al giorno d'oggi.
Fuori dell'Impero carolingio, la Spagna continuò a datare dall'Era dei Cesari, oEra ispanica, fino al Medioevo inoltrato, fissandone l'inizio al38 a.C. L'Era dei Martiri, che numerava gli anni dal284, anno della salita al trono diDiocleziano, restò in largo uso in Oriente ed è ancora usata ufficialmente dalcalendario copto e dalla Chiesa etiopica. Un altro sistema era datare dallacrocifissione di Gesù, cheIppolito eTertulliano ritenevano fosse avvenuta durante il consolato dei Gemelli (29 d.C.), ed è usato occasionalmente nei manoscritti medievali.
Tuttavia, per semplificare i calcoli delleeffemeridi, gliastronomi usano una numerazione chenon salta lo zero e indica gli anni precedenti con numeri negativi: quindi l'anno 0 corrisponde all'1 a.C., il -1 al2 a.C., e così via.
Stili di datazione del Medioevo e del Rinascimento
La scelta della data (mese e giorno), in cui fare cominciare l'anno si dicestile di datazione. Fino alXVII secolo lo stile di datazione era governato da usanze locali. Lo stile moderno o "della circoncisione", secondo cui l'anno comincia il primo gennaio, era già stata utilizzata daGiulio Cesare, ma si diffuse solo nel XVI secolo, sostituendo gradualmente gli usi locali. Venne adottato in Germania nel1544, in Francia nel1564, nello Stato della Chiesa nel1582 con lariforma gregoriana del calendario. In Scozia, poi, fu adottato nel1600 e in Inghilterra solo nel1752.
Durante ilMedioevo l'uso prevalente era quello di far cominciare l'anno il25 marzo, giorno dell'Incarnazione di Gesù secondo ilcalendario liturgico (festa dell'Annunciazione). La formula completa era "annus ab incarnatione Domini nostri Jesu Christi".
Ciò, tuttavia, si prestava a un'ambiguità di un anno nella corrispondenza delle date con quelle dello stile moderno. AFirenze era in vigore lostile fiorentino, secondo il quale i giorni dal 1º gennaio al 25 marzo erano assegnati all'anno antecedente secondo lo stile moderno. Anche aPisa l'anno aveva inizio il 25 marzo, ma il computo degli anni coincideva con quello dello stile moderno solo dal 1º gennaio al 25 marzo, mentre dopo tale data l'anno era quello successivo a quello ancora in vigore nello stile moderno. L'anno pisano, cioè, aveva avuto inizio dal 25 marzo dell'anno precedente e pertanto lostile pisano comportava una differenza di un anno esatto rispetto allo stile fiorentino.
In diverse regioni d'Italia, in particolare adArezzo e aRoma, prevalse però lo stile di datazione che faceva cominciare l'anno dal25 dicembre ("annus a Nativitate Domini nostri Jesu Christi").
Fu in uso anche unostile veneto che faceva cominciare l'anno il1º marzo, con gli anni computati in modo simile allo stile fiorentino.
Papa Gregorio XIII introdusse il calendario gregoriano e favorì l'adozione universale dell'annus a Nativitate
Per evitare il riferimento alCristianesimo pur mantenendo la datazione cristiana fu introdotta l'espressionevulgaris era in italiano "era volgare", abbreviata in "e.V."[4]; nei paesi anglosassoni "common era", abbreviata in "C.E.".Le seguenti espressioni sono quindi equivalenti:
2007 A.D., 2007 d.C., 2007 C.E., 2007 e.V.
Inlingua inglese, in modo simile all'uso latino, si inserisce l'abbreviazione prima del numero dell'anno per AD, per esempio: AD 2006.
Anno Salutis, spesso tradotto dal latino come "nell'anno di grazia" o "nell'anno della salvezza", è un'espressione equivalente ad Anno Domini, perché per il cristianesimo la nascita di Gesù segnò l'inizio della salvezza.
Si tratta di un'espressione usata fino alXVIII secolo. Si usa spesso in una forma più elaborata comeAnno Nostrae Salutis ("nell'anno della nostra salvezza"),Anno Salutis Humanae ("nell'anno della salvezza degli uomini),Anno Reparatae Salutis ("nell'anno della salvezza compiuta").
IVangeli non indicano in modo preciso ladata di nascita di Gesù (né l'anno, né il giorno). È possibile tuttavia ricavare da essi alcune indicazioni. In base a queste, verso l'anno527, il monacoDionigi il Piccolo calcolò che la nascita di Cristo fosse avvenuta 753 anni dopo l'anno della fondazione di Roma, e introdusse l'uso di contare gli anni da quella data.
^Dionigi non trae esplicitamente questa conclusione e studiosi moderni hanno tratto dalle sue premesse anche altre conseguenze (anno2 a.C. o anno1 d.C.). La scelta1 a.C. è quella consueta, seguendo la quale la prima epifania ha avuto luogo il 6 gennaio dell'anno1 d.C.; manca infatti l'anno zero. Cfr. Blackburn, Bonnie; Leofranc Holford-Strevens (2003),The Oxford companion to the Year: An exploration of calendar customs and time-reckoning, Oxford: Oxford University Press.ISBN 0-19-214231-3. (reprinted & corrected, originally published 1999)
^ Giovanni Geraci e Arnaldo Marcone,Storia romana, Firenze, Le Monnier, 2004, p. 1,ISBN88-00-86082-6.
^«... invece che di era di Cristo si poteva parlare della più neutraera volgare al posto di a.C./d.C., si poteva anche mettere anche un semplice -/+, accettabile ai fini della datazione anche dai non cristiani», da:Le età della storia: i concetti di antico medievale, moderno e contemporaneo di Scipione Guarracino
(EN) Georges Declercq,Anno Domini: The origins of the Christian era, Turnhout, Brepols, 2000,ISBN2-503-51050-7.
Georges Declercq,Dionysius Exiguus and the Introduction of the Christian Era, inSacris Erudiri 41 (2002): 165 – 246. An annotated version of part ofAnno Domini.
(EN) E. G. Richards,Mapping Time, Oxford, Oxford University Press, 2000,ISBN0-19-286205-7.