L'anilina, nota anche comefenilammina oamminobenzene, è uncomposto aromatico avente formula bruta C6H7N. È un'ammina primaria la cui struttura è quella di unbenzene, in cui un atomo di idrogeno è stato sostituito da un gruppo NH2. A temperatura ambiente si presenta come un liquido incolore quando è molto pura. Data la facilità con cui siossida all'aria, l'anilina tende col tempo a scurirsi fino ad annerire.
L'anilina fu isolata per la prima volta nel1826 daOtto Unverdorben per distillazione dei prodotti di decomposizione dell'indaco. Fu inizialmente chiamatacristallina.
Nel1834F. Runge isolò dalcatrame una sostanza capace di produrre un'intensa colorazioneblu per trattamento con la calce e la battezzòcianolo.
Nel1841 C. J. Fritzsche diede il nome dianilina all'olio ottenuto per trattamento dell'indaco conpotassa caustica. Prese il nome dalla pianta diIndigofera anil, da cui l'indaco viene ricavato. A sua voltaanil deriva dalsanscritonīla, blu scuro, enīlā, la pianta dell'indaco. Più o meno nello stesso periodo il chimicorussoNikolaj Nikolaevič Zinin scoprì che per riduzione del nitrobenzene si ottiene un composto basico che chiamòbenzidam.
Fu infineAugust Wilhelm von Hofmann nel1855 a dimostrare l'identità di questi preparati, tutti riconducibili ad un'unica sostanza, chiamata quindianilina ofenilammina.
La prima produzione su scala industriale dell'anilina fu impiegata come intermedio della sintesi dellamauveina, un coloranteviola scoperto nel1856 daWilliam Henry Perkin. Viene utilizzato anche per il "nero inferno", un colorante per le pelli usato dai calzolai.
L'anilina è una sostanza velenosa con possibili effetticancerogeni (frase di rischio R40). È un liquido oleoso dall'odore caratteristico e dall'aspetto incolore, tuttavia nel tempo si ossida e produce impurezze resinose di colore rosso-bruno. Brucia facilmente con fiamma grande e fumosa. Dal punto di vista chimico è unabase debole. Le ammine aromatiche come l'anilina sono in genere meno basiche delle ammine alifatiche, questo perché ildoppietto elettronico dell'atomo di azoto è parzialmente condiviso con l'anello aromatico perrisonanza ed è pertanto meno disponibile per essere ceduto a specie chimicheacide.
L'anilina reagisce con gli acidi forti a dare sali dianilinio C6H5-NH3+ che generalmente per riscaldamento si decompongono liberandoammoniaca; reagisce inoltre con glialogenuri acilici, come ilcloruro di acetile CH3COCl, o con gliacidi carbossilici in ambiente disidratante a dare leammidi. Le ammidi dell'anilina sono spesso chiamateanilidi; CH3-CO-NH-C6H5, ad esempio, è l'acetanilide.[2]
Come ilfenolo anche l'anilina subisce facilmente reazioni disostituzione elettrofila sull'anello aromatico in posizionepara eorto. Per reazione con l'acido solforico a 180 °C dà l'acido solfanilicop-NH2-C6H4-SO3H le cui ammidi costituiscono la classe dei farmacisulfamidici, antibatterici comunemente usati all'inizio delXX secolo.
L'anilina ed i suoi derivati sostituiti sull'anello aromatico reagiscono facilmente con l'acido nitroso per dare i corrispondentisali di diazonio; attraverso essi il gruppo -NH2 dell'anilina può essere convertito in altrigruppi funzionali quali -OH, -CN o unalogeno oppure possono venire sintetizzati composti coloranti, detticoloranti diazoici.
L'anilina viene facilmente ossidata sia sul gruppo -NH2 sia sull'anello aromatico; in ambiente alcalino l'ossidazione dell'anilina produce l'azobenzene; con l'acido arsenico si ottiene il coloranteviola di anilina, con l'acido cromico viene convertita nel corrispondentechinone, mentre per ossidazione conclorati in presenza di sali metallici, specialmente divanadio, si ottiene il colorantenero di anilina.
Il valore commerciale dell'anilina è legato alla sua versatilità come intermedio nelle sintesi chimiche industriali di prodotti quali farmaci, ausiliari e coloranti.
A partire dal1858 l'anilina è stata la materia prima impiegata nella produzione di centinaia di sostanze coloranti tra cui lafucsina, lasafranina, l'indaco e molte altre.
Industrialmente l'anilina è prodotta per riduzione del nitrobenzene con ferro e acido cloridrico, purificandola successivamente perdistillazione in corrente di vapore.
L'anilina fu inizialmente considerata come propellente per razzi, ma fu abbandonata a causa dell'alta temperatura di fusione.
L'anilina è uno dei primicancerogeni riconosciuti per l'uomo.[3] Ludwig Rehn, nel 1895, associò l'incidenza del tumore alla vescica all'esposizione dei lavoratori dell'industria tedesca dei coloranti artificiali.[3] Provoca soprattuttotumori della vescica e anche tumori renali, cutanei, epatici e del sangue. La molecola non è cancerogena in quanto tale, ma lo diventa a seguito della sua metabolizzazione nelfegato attraverso processi di idrossilazione ad opera di enzimi dipendenti dalcitocromo P450 (catena ossidativa dei microsomi). I principali derivati dell'anilina sono il para-ammino-fenolo e la 2,4-diossi-anilina; a loro volta questi intermedi devono andare incontro a reazioni diossido-riduzione per potersi trasformare nei loro rispettivichinoni: para-iminochinone e 2-idrossi-para-iminochinone.
Sono queste ultime molecole, assai reattive (elettrofili), che reagiscono prontamente con specifici residui di proteine e con gli acidi nucleici instaurando un legame di tipo covalente. Nel caso delle proteine se si tratta di enzimi questi possono essere permanentemente inattivati e devono essere degradati. Nel caso degli acidi nucleici, soprattutto delDNA, si verificano interazioni covalenti con le basiguanina edadenina, reazioni che portano sia a legami crociati tra le eliche del DNA sia a rotture delle stesse. A seconda dei geni interessati e della sede al loro interno si potranno avere variabili alterazioni del fenotipo cellulare, per esempio alterazioni in geni oncosoppressori possono rendere la cellula più soggetta a trasformazioni neoplastiche. Un triste esempio della carcinogenicità dell'anilina è la fabbricaIPCA di Ciriè, comune della città metropolitana di Torino.