Nato aVerona in vicolo Cavalletto, dallacasalinga Beatrice Resi e Giuseppe dall'Oca, verniciatore di carrozze e appassionato di pittura originario diZevio[1][2], a causa delle modeste condizioni economiche della famiglia dovute ad una attività diOsteria avviata dal padre andata in fallimento e del difficile carattere si trova a trascurare gli studi vivendo per le strade diVerona; a seguito della morte del padre, inizia a lavorare come manovale per garantire sostentamento alla famiglia.Incoraggiato dallo scultore concittadinoUgo Zannoni, che si interessa al ritrattoMio padre, dal1873 al1876 frequenta l'l'Accademia Cignaroli di Verona conFausto Zonaro,Romeo Cristani,Vincenzo de Stefani eAlessandro Milesi, allievi dei corsi di disegno e pittura diNapoleone Nani in un ambiente ancora legato ai soggetti tradizionali della ritrattistica e delVedutismo veneti[3].Nel1876 ottiene i primi apprezzamenti dalla critica perLe due orfane[1], esposto alla Mostra diVerona.Di seguito, si trasferisce aVenezia dove frequenta corsi liberi di nudo all'Accademia di Belle Arti e lo studio delveristaGiacomo Favretto, dal quale apprende anche l'utilizzo della fotografia come elemento preparatorio del dipinto e aggiunge ilsuffissoBianca al proprio cognome.
Nel1877 partecipa ufficialmente per la prima volta all'Esposizione dell'Accademia di Brera con il dipintoCarezze e ammonizioni[4] e ancora consecutivamente dal1879 al1882 (anno della tremendapiena dell'Adige che cambierà il panorama della città); nel1881 conCoti e Boni,Sotto zero,Lattivendolo eLavatoio, tre dei quali vengono acquistati da importanti collezionisti e nel1882 esponeFuoco al camino,Verso sera,Primavera,Fra il sì e il no eDopo Messa[5].
Nel1884 partecipa all'Esposizione Generale diTorino conNebbia sull’orizzonte,Serenità,Le ultime cartucce,Verso sera,Dopo messa,Ora pro ea,Pescatori di sabbia,Viatico,Bacio al volo eColto in flagrante, che viene acquistato dallaGalleria d'arte moderna di Roma[6].
A partire dal1885 entra in contatto con i fratelliVittore e Alberto Grubicy, noti mercanti internazionali d'arte con base aMilano, decisivi nell'incentivare le vendite delle opere di Dall'Oca Bianca e accrescere la sua notorietà; proprio la presenza nella città lombarda agevola la sua conoscenza conGiovanni Segantini,Emilio Longoni e altri noti esponenti della correntedivisionista[7].
Nel1886 viene insignito del Premio Principe Umberto per il dipintoAve Maria gratia piena, acquistato dal Museo di Brera[8].L'anno successivo partecipa alla primaBiennale di Venezia conPrima luce.
Per completare la sua formazione pittorica e consolidare i positivi riscontri ottenuti dalla critica, decide di trasferirsi aRoma dove conosce personaggi di rilievo culturale comeGiosuè Carducci,Gabriele D'Annunzio eFrancesco Paolo Michetti, con il quale si avvicina al mezzofotografico che utilizza come bozzetto per i soggetti da trasporre sulla tela; nella capitale viene introdotto alla reginaMargherita di Savoia, che gli commissiona vari dipinti, fra i qualiVendemmia eRitorno dai campi.In questo periodo partecipa alle esposizioniBiennali di Venezia, dove viene a contatto con le correntidivisioniste.
Nel 1899 partecipa per la prima volta allaIII Biennale di Venezia conRitratto ePrimavera[9].Nel 1900 è premiato all'Esposizione Universale di Parigi perGli amori delle anime.Nel 1901 presenta più di 50 opere alla mostra diBudapest, nel1903 e nel1905 è ancora alla Biennale di Venezia, dove riscuote pochi consensi.Nel 1906 partecipa all'Esposizione Internazionale del Sempione conIl figlio mutilato eLa politica[10],nel1908 è all'Esposizione di Belle Arti di Milano conAve Maria gratia plena[11] e aVerona conGli Amori delle anime eTesta di donna.
Nel1911 partecipa allaIX Biennale di Venezia conIntermezzo[12].L'anno successivo, in occasione dellaX Biennale di Venezia, gli viene riservata un'intera sala con oltre 80 opere[13] e viene contestato da una parte della critica per le soluzioni stilistiche e definito comedispersivo e insipido[14].
Da questo momento Dall'Oca si apparta, rifiutandosi di partecipare alle mostre[15], ma non fa mancare il proprio contributo allo sviluppo della cultura nella sua città, battendosi per la preservazione del suo patrimonio storico in sodalizio con gli altri intellettuali scaligeriRenato Simoni eBerto Barbarani, definiti dalla stampa localela triade della cultura veronese[16][17].
Nel1937 il Comune diVerona gli dedica un'intera sezione della nuova Galleria d'Arte Moderna.Nel1939 viene inaugurato ilVillaggio Dall'Oca, costruito a beneficio dei meno abbienti della città grazie ad una donazione del pittore tramite il ricavato della vendita del dipintoAve Maria e in seguito ampliato con il suo lascito testamentario[15].
Nel1941 realizza il suo testamento dove indica il lascito di denaro, circa 200 dipinti e 290 fotografie alla città diVerona e ai suoi cittadini meno abbienti che vanno ad arricchire la collezione dellaGalleria d'Arte Moderna di Verona, oltre a quasi 600 lastre fotografiche conservate presso ilMuseo di Castelvecchio[18].
«Nomino ed istituisco mio erede universale il Comune di Verona. Ciò faccio per attestare alla mia città l’infinito amore che ho sempre nutrito per essa e quale riconoscente omaggio alla dolce ispirazione che la sua incomparabile bellezza e la bontà del suo popolo hanno dato alla mia Arte»
«Desidero che il mio funerale sia fatto nella forma più modesta e di essere sepolto nel centro del mio Villaggio ... Invoco perciò, con viva passione dal Comune di Verona di assecondare questo mio idealissimo sogno»
(Angelo dall'Oca Bianca)
«Ogni pittore, anche venuto da lontano, può darci qualche aspetto ridente di Verona: ma Dall'Oca ci ha dato e ci dà, di Verona, il volto e l'anima, la parola e l'indicibile, il secolare fuoco che ha distillato la gemma, l'armonia e la melodia del suo destino...»
Talento naturale sin dalla tenera età, nella sua prima fase pittorica Dall'Oca Bianca predilige una pittura rappresentativa delvero, influenzata dal maestroNapoleone Nani, traendo spunto da scene di vita quotidiana tratte dalle vie della suaVerona e dai paesaggi delineati dall'Adige e dalLago di Garda, evidenti anche nell'ampio corredo di lastre e fotografie oggi conservate presso ilMuseo di Castelvecchio che fungono daappunti per la stesura dei dipinti.A partire dal1876, gli stretti contatti con il noto esponenteveristaGiacomo Favretto, artista al culmine della carriera, gli consente di arricchire la sua tecnica pittorica con colori brillanti e uno stile ampio e vaporoso.
Fino agli inizi delNovecento Dall'Oca Bianca è idolatrato nella sua città e apprezzato da pubblico e critica, notorietà che culmina nel1886 con il conferimento del Premio Principe Umberto, nel1901 con la personale diBudapest) e con il pluripremiatoGli amori delle anime che rappresenta un avvicinamento di Dall'Oca Bianca ai temidivisionisti esimbolisti,evidenti anche in opere comeL'educazione politica eMedusa.Risultano prevalenti, tra gli altri, i temi inerenti alla passione e la bellezza del mondo femminile.
A partire dai primi anni del XX secolo è oggetto di continui attacchi da parte della critica specializzata e dagli artisti contemporanei (comeUmberto Boccioni) con riferimento alle sue partecipazioni alleBiennali di Venezia e alla sua pittura rimasta legataal soggettoverista, considerato non più attuale e ripetitivo, per il cromatismo molto accentuato e pesante e per la presunta eccessiva dipendenza dalla fotografia.
Da questo momento si rifugia nella sua città, dedicandosi alla conservazione del patrimonio artistico e paesaggistico locale e alla progettazione delVillaggio Dall'Oca, destinato a beneficio dei concittadini meno abbienti.
È riconosciuto come l'ideatore della forma attuale delpandoro, depositata nel 1884 daMelegatti[21].
Nel romanzo del 1947 "Il regalo del mandrogno" di Pierluigi e Ettore Erizzo, viene citato il pittore Angelo Dall'Oca Bianca in quanto autore del ritratto del Canonico Montecucco, uno dei protagonisti della storia.
Carlo Manzini,Angelo Dall'Oca Bianca nell’Arte e nella Vita, Milano, Mondadori, 1939.
Giulio Cesare Zenari (Fragiocondo)Angelo Dall'Oca Bianca: Maestro d'arte e di vita, Verona, Vita veronese, 1952.
Licisco Magagnato,La formazione di Angelo Dall'Oca Bianca, Verona, Officina Grafica Contardi, 1968.
Diego Arich e Anna Chiari Tommasi,Angelo Dall'Oca Bianca, Banco Popolare di Verona, 2002.
Pierpaolo Brugnoli (a cura di),La pittura a Verona dal primo Ottocento a metà Novecento, 1° volume, Verona, Banca popolare di Verona, 1986, ISBN non esistente,SBNRAV0017593.