
Amor fati è unalocuzione latina che si traduce con "l'amore delfato": una concezione del destino trattata dallostoicismo[1] che riprendeva l'antica visione dellacircolarità della storia.[2]
È una massima usata daNietzsche per definire il corretto atteggiamento dell'oltreuomo che accetta gioiosamente e quindi ama il destino al quale non può sottrarsi, poiché è egli stesso l'unico in grado di realizzarlo compiutamente:
(F. Nietzsche,La gaia scienza §276, 1ª ed. orig. 1882, trad. it. a cura diGiorgio Colli eMazzino Montinari, Adelphi, Milano, 1977, p. 282.)
(F. Nietzsche,Ecce homo, 1ª ed. orig. 1888, trad. it. a cura diRoberto Calasso, trad. Giorgio Colli, Adelphi 1991, pp. 206 e sgg.)
(F. Nietzsche,Frammenti Postumi 1888-1889, Adelphi, Milano, 1974, p. 282.)
L'oltreuomo superando ogni schema morale o speculativo è infatti in grado di accettare l'arbitrarietà degli inaspettati accadimenti umani poiché egli non cerca la consolazione dei mali passati o di quelli che lo affliggono, né tenta di scansare il futuro affidandosi alla prevedibilità causale: egli, infatti, è al di là del tempo, nella dimensione dell'eterno ritorno.[3]
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