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L'Amanita phalloides(Vaill. ex Fr. - Link 1833), nota anche comeAmanita falloide oTignosa verdognola, è un fungobasidiomicete della famiglia delleAmanitaceae[1]. È uno sporoforo (fungo) mortale molto diffuso: a causa della sua tossicità estremamente elevata e del suo elevato polimorfismo, che lo rende somigliante a molte altre specie, congeneri e non (da qui i nomi popolari diAngelo della morte e diOvolo bastardo[2][3]), lo rende uno dei funghi più pericolosi esistenti in natura, il cui avvelenamento non trattato ha quasi sempre esito letale in quanto provoca danni irreversibili al fegato. Nel caso in cui si sopravviva ai suoi effetti, nella migliore delle ipotesi, si è costretti a ricorrere all'emodialisi a vita o al trapianto di fegato. La sua estrema tossicità è dovuta ad una sostanza chiamata“α-amanitina” che impedisce la formazione dell'RNA-messaggero da parte della polimerasi-II in umani e, in concentrazione maggiore, blocca anche la funzione della polimerasi-III. Al contrario, né la polimerasi-I in umani, né la polimerasi-III della stessa amanita sono soggette o vulnerabili all'azione dell'α-amanitina.
È una delle quattro amanite mortali presenti in Italia (le altre sono laverna, lavirosa e laporrinensis, quest'ultima molto rara).
L'Amanita phalloides, oltre ad essere letale e ad avere un elevato polimorfismo, è anche una specie parecchiocomune in quasi tutti i boschi italiani e per questo è considerato uno dei funghi più pericolosi esistenti.
Di colore variabile da grigio-giallastro, a verdastro, o giallo-bruno o anche bianco nella varietàalba, di forma conico-campanulata od emisferica e poi espanso, pianeggiante, liscio, serico, senza verruche con fibrille innate.
Bianco, spesso ornato da "zebrature" simili al colore del cappello (non facilmente distinguibili nella varietàalba), prima pieno e poi cavo nell'esemplare molto vecchio, bulboso alla base.
Cresce in estate-autunno, un po' in tutta Italia, soprattutto sotto le querce ed i castagni nei boschi frondosi, non di rado anche sugli argini alberati, limitanti prati e terreni coltivati. Predilige le latifoglie ma non di rado si trova anche nei pressi di conifere.
Si tratta della specie micologica che causa la stragrande maggioranza degli avvelenamenti con esito mortale in Europa.
Contieneamanitine (di due tipi, α e β), molecole cicliche che bloccano selettivamente l'enzimaRNA polimerasi coinvolto nella sintesi proteica, efalloidine (PM 1000), altro tipo di ciclo-peptidi ugualmente dannosi per la membrana cellulare, poiché legano con l'actina, proteina strutturale che mantiene in posizione i canali ionici; in tal modo dalla cellula fuoriescono ioni sodio ed entrano ioni potassio: la cellula quindi si gonfia fino a lisare.Amanitine e falloidine sono tossine termostabili e quindi anche dopo cottura il fungo rimane velenoso mortale.
Provocadanni irreversibili alfegato e la morte. Possono risultare letali anche piccolissimi frammenti (circa 0,1 milligrammi di peso fresco per ognichilogrammo di peso di chi lo ingerisce[5]), quindi circa 7 mg per un uomo adulto di 70 kg; inoltre il fungo mantiene tutte le sue proprietà velenose anche dopo la cottura, l'essiccazione e il congelamento. I primi sintomi dellasindrome falloidea possono essere avvertiti da 12 a 48 ore dopo l'ingestione, a seconda della costituzione fisica del soggetto. In questo periodo le RNA-polimerasi a livello del fegato vengono inibite: cessa quindi la sintesi proteica e ilfegato va in necrosi con effetti analoghi all'epatite virale in forma grave. Se l'avvelenamento è diagnosticato in tempi brevi, è possibile scongiurare il decesso del paziente; tuttavia quest'ultimo, a seguito del danno epatico riportato, dovrà ricorrere aemodialisi a vita oppure altrapianto dell'organo.
Terapia dell'avvelenamento da Amanita phalloides:Silibinina per via orale; 20-50 milligrammi per chilogrammo in 500 ml di soluzione di destrosio al 5% da iniettare in vena ogni sei ore per un giorno. Può inoltre venir datapenicillina in alto dosaggio. Entrambi i farmaci inibiscono l'incorporazione dell'amanitina nell'epatocita.
L'elevato polimorfismo dell'a. falloide aumenta enormemente il rischio di confusione con altre specie congeneri o con specie di generi differenti di amanita.
Amanita phalloides var. larroquei F. Massart & Beauvais, Bull. Soc. linn. Bordeaux 5(1-3): 12 (1975)
Amanita phalloides var. larroquei F. Massart & Beauvais ex F. Massart, Bull. Soc. linn. Bordeaux 31(4): 223 (2004)
Amanita phalloides var. moravecii Pilát, Česká Mykol. 20(1): 25 (1966)
Amanita phalloides (Vaill. ex Fr.) Link, Handbuck zur Erkennung der Nutzbarsten und am Häufigsten Vorkommenden Gewächse 3: 272 (1833) var. phalloides
Amanita phalloides var. pulla Killerm., Pilze aus Bayern, Kritische Studien besonders zu M. Britzelmayr; Standortsangaben u.(kurze) Bestimmungstabellen: I. Teil: Thelephoraceen, Hydnaceen, Polyporaceen, Clavariaceen und Tremellaceen 18: 4 (1930)
Amanita phalloides var. striatula Peck, Ann. Rep. Reg. N.Y. St. Mus. 54: 961 (1902)
Amanita phalloides var. umbrina (Ferry) Maire, (1937)
Lunga la lista delle specie con cui può essere confusa l'A. phalloides:
Ovuli diA. phalloides e diA. caesarea
Ovuli diA. phalloides e diA. caesarea
Amanita citrina (non commestibile) che presenta verruche sul cappello (totalmente assenti nellaphalloides), odore di rapa e bulbo molto pronunciato con volva diversa.
Amanita verna (velenoso mortale), molto simile allavar. alba, che si distingue per avere un gambo più tozzo e un cappello che a maturità è meno spianato, per il periodo di crescita più primaverile e per la regione di crescita (laverna è rara nelle Alpi e comune in Appennino, mentre laphalloides è parimenti comune).
Amanita virosa (velenoso mortale), anch'essa simile allavar. alba, che si distingue per l'odore ed il sapore cattivo (non assaggiare!), il cappello maggiormente conico e di dimensioni inferiori con margine lobato e il gambo più fioccoso.
Amanita caesarea (eccellente commestibile), cui somiglia molto allo stadio di ovolo: tuttavia la forma è diversa, in quanto nellaphalloides l'ovolo è attenuato in alto mentre nellacaesarea è attenuato in basso, e al taglio lacaesarea presenta le classiche sfumature gialle anche sul gambo, mentre laphalloides ha sfumature verdognole solo alla sezione del cappello (vedi le due fotografie qui sopra). Va ricordato che è fatto divieto di raccogliere i funghi allo stadio di ovolo per salvaguardia della biodiversità boschiva ma anche per evitare fatali confusioni di questo tipo, in quanto i funghi allo stadio di ovolo non presentano tutti i caratteri morfologici ben sviluppati così da rendere agevole una certa determinazione.
Allo stesso modo, unaphalloides allo stadio di ovolo può essere confusa dai più inesperti con alcune specie del genereLycoperdon (le cosiddette "vesce"), ad esempioL. pyriforme oL. perlatum.
Alcune specie del genereAgaricus se trattasi diAmanita phalloides var. alba.
Russula virescens (ottimo commestibile), quando la "phalloides" viene maldestramente raccolta senza lavolva e quindi il cercatore poco esperto non si accorge che non è unaRussula.
Occasionalmente esemplari giovani di alcune forme decolorate diA. phalloides sono stati confusi con carpofori diAmanita vaginata (ottimo commestibile da cotto).