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Alterige Giorgi

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Alterige Giorgi (Codena,1885Carrara,1970) è stato unoscultoreitaliano attivo soprattutto tra le due guerre mondiali.

Formazione

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Scultore di buone capacità figurative, nato in una famiglia di cavatori. Nel 1904 si iscrisse allaReale Accademia di Belle Arti di Carrara, dove fu allievo diLeonardo Bistolfi e si diplomò nel 1908. Già all'indomani del suo diploma in scultura si segnala per l'ottimo risultato raggiunto nel Concorso per il pensionato artistico nazionale, grazie al suo bassorilievoVita Campestre; per quest'opera, la commissione giudicatrice gli concede "a premio una grande medaglia d'oro con distintissima lode"[1], nonostante la squalifica, dovuta al ritrovamento in una sua tasca di una cartolina inviatagli da un amico, in cui era raffigurata una contadinella: era infatti proibito portarsi materiale da cui poter trarre ispirazione[2].

Nel 1911 partecipa al concorso di scultura per il Pensionato di Roma, dove la sua operaI gladiatori alla Meta Sudante viene premiato; la scultura, in gesso, è considerata un segno del passaggio dal realismo sociale alla riscoperta dei valori della classicità ed è conservata presso l'Accademia di Carrara. In seguito all'esito del concorso, Giorgi ottiene la possibilità di effettuare un periodo di perfezionamento presso lo studio diGiuseppe Guastalla, a Roma[3].

Un'artista che può avvicinarsi a Giorgi èArturo Dazzi, con il quale aveva in comune l'apprendistato in Accademia e la medesima visione eroica esaltante la bellezza dell'anatomia umana[1][4].

Opere

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Il Sacrario di Fagarè, con l'obelisco di Alterige Giorgi (1919) attorniato dalle esedre dell'architetto Pietro Del Fabro. In questa immagine, antecedente all'occupazione nazista, le sculture di Giorgi sono ancora nella collocazione originaria
La fontana di piazza della Liberazione a Massa, con le sculture di Alterige Giorgi
Il busto di Giuseppe Mazzini sul lungomare di Bari

Il Sacrario di Fagarè della Battaglia

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Il 1919 può considerarsi l'anno dell'affermazione definitiva di Giorgi, grazie ad un'opera di rilevanza nazionale: si tratta di due sculture poste sull'obelisco innalzato aFagarè della Battaglia, che fu il primo monumento ossario dedicato aglieroi del Piave; per questo motivo la responsabilità affidata a Giorgi era molto alta, esaltata anche dalla significativa collocazione del sacrario nei pressi di un luogo altamente strategico durante laBattaglia del Solstizio: nei pressi della riva destra del Piave, laddove il letto del fiume si restringe e crea un'ansa. Ospita i corpi di 5.191 soldati italiani riconosciuti e di 5.350 rimasti ignoti[5][6]. Il progetto architettonico era stato affidato nel 1919 all'architetto Ciro Marchetti[7].

Al centro dell'obelisco Giorgi collocò l' Allegoria della Vittoria, ove si percepisce l'esempio diBistolfi[3]; i bassorilievi laterali sono un compendio delle date salienti della Grande Guerra. Uno di essi è opera di Giorgi, gli altri tre dello scultoreMarcello Mascherini[8]:

  • 24 maggio 1915 - L'entrata dell'Italia in guerra (A. Marchetti);
  • 24 ottobre 1917 - La barbarie nemica sul suolo della Patria (A. Valli);
  • 15 giugno 1918 - Di qui non si passa (A Valli);
  • 3 novembre 1918 - Trionfo delle armi italiane (Alterige Giorgi).

Per la realizzazione delle opere di Fagarè, Giorgi si affidò ai laboratori Berretta e Lazzerini di Carrara[9].

Nel 1933 il governo, nell'ambito dell'esaltazione della Vittoria, decise di ampliare questo luogo della memoria, affidando il progetto all'architettoPietro Del Fabro, che affiancò all'obelisco una grande esedra a nove navate per custodire i loculi dei caduti. Durante laSeconda Guerra Mondiale, gli occupanti nazisti distrussero l'obelisco, per il suo significato chiaramente anti-austriaco e quindi anti-germanico. Qualcuno però, molto probabilmente il custode del Sacrario, riuscì a salvare i bassorilievi di Giorgi, smontandoli e nascondendoli. Essi sono così ancor oggi ammirabili, collocati in ordine non cronologico sulla facciata del Sacrario.[6].

Monumento ai Caduti di Trezzo sull'Adda

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Nel 1922 viene nominato Professore onorario dell'Accademia di Belle Arti di Carrara e vince il concorso per il Monumento ai Caduti diTrezzo sull'Adda[1]

Fontana dei quattro putti a Massa

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Nel 1927 realizza aMassa i quattro putti della fontana di piazza Puccini, progettata da Cesario Fellini. Alla fine dellaSeconda Guerra Mondiale, fu rimossa la parte apicale della fontana, sostituita nel 1958 da una sfera di marmo cavo, sorretta sempre dai già presenti delfini[10]. Negli anni Trenta sempre a Massa, dove è insegnante presso la Scuola d'Arte statale, scolpisce tre medaglioni in marmo bianco per la "Casa del Mutilato" in piazza Aranci e la lunettaIl battesimo di Cristo su un portale dellaCattedrale.

A Carrara e Codena

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Nel 1927 lavora anche aCarrara, dove scolpisce il monumento ai caduti della frazione carrarese diCodena (di cui era nativo)[2] e dal 1920 alla fine degli anni cinquanta, molte altre sculture per il cimitero monumentale di Marcognano, sempre a Carrara. Nel 1960 realizza anche le formelle in terracotta, dellaVia Crucis per ilDuomo di Sant'Andrea[4][11]

San Sebastiano alla Casa del Mutilato di Ancona

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Nel 1939 scolpisce unSan Sebastiano per il salone delle assemblee dellaCasa del Mutilato di Ancona, opera purtroppo occultata negli anni '70 da pannelli di cartongesso, nel corso dell'adattamento dell'edificio, adibito a sede del consiglio regionale[3]. Nello stesso anno entra in contatto conArturo Martini, anche se l'arte dei due scultori percorre strade diverse[1][4].

Altre opere

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Tra le opere scolpite dopo la Seconda guerra mondiale se ne cita una posta sul lungomare diBari: ilbusto a Giuseppe Mazzini, che la città di Carrara donò al capoluogo pugliese nel 1952, a ottant'anni dalla morte del grande pensatore[12].

Note

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  1. ^abcd*Alterige Giorgi;
  2. ^abQuotidianoIl Tirreno, articoloCodena, l’appello: merita un restauro il monumento ai Caduti di Giorgi
  3. ^abcDonatella Biagi Maino, Matteo Cassani Simonetti e Alessandra Maltoni, (a cura di),Architettura tra le due guerre. La Casa del Mutilato di Ancona, edizioni Edifir.ISBN 978-88-7970-977-4
  4. ^abcGazzetta di Massa e Carrara, articoloVia Crucis del prof. Alterige Giorgi -. con immagini delle formelle
  5. ^Sono custodite anche le spoglie di un soldato austro-ungarico e di uno statunitense
  6. ^abSitoItinerari della Grande Guerra, pagina,Sacrario militare di Fagarè della Battaglia
  7. ^Sito del Ministero della Difesa, paginaSacrario Militare di Fagarè
  8. ^Tessere di storia: Il Pioniere nel Museo dell'Arma del Genio. Studi e restauro, Gangemi Editore (p. 33, con immagini).ISBN 9788849242454. Si veda ancheSacrario militare di Fagarè della Battaglia, in cui però tutte le sculture sono attribuite a Mascherini.
  9. ^Tessere di storia: Il Pioniere nel Museo dell'Arma del Genio, Gangemi Editore,p. 33 (con immagini).ISBN 9788849242454
  10. ^Le sculture rimosse sono state trasferite in altri luoghi di Massa: due leoni nella piazza dedicata a Giovanni Pascoli, un leone e una vasca nel parco di Borgo del Ponte, un leone e una vasca nel parco di Ortola. VediLa storia della fontana "dei quattro culi" in piazza Liberazione.
  11. ^Via Crucis del prof. Alterige Giorgi
  12. ^Le statue di Bari, queste sconosciute: viaggio alla loro scoperta

Bibliografia

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  • P. Barotti,Percorso nella scultura di Alterige Giorgi, tesi di diploma dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, a.s. 1996-1997.
  • M. Bertozzi,Alterige Giorgi, in Bertozzi, M-Casazza, O-Moretti, M,L'Accento Interiore, Massa, 1966 (p. 87).
  • E. Frediani,Alterige Giorgi, inL'APE, febbraio 2009 (p. 3).
  • A. V. Laghi,Alterige Giorgi (scheda di), in Laghi Anna Vittoria (a cura di),Il Primato della scultura. Il Novecento a Carrara e dintorni, catalogo della X Biennale internazionale Città di Carrara, (a cura di Antonio Paolucci, Carlo Bordoni, Anna Vittoria Laghi), Maschietto, Firenze, 2000 (pp. 80–81).
  • S. Russo (a cura di),La Gipsoteca dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, S.E.A, Massa, 1996 (pp. 129–130).
  • Donatella Biagi Maino, Matteo Cassani Simonetti e Alessandra Maltoni, (a cura di),Architettura tra le due guerre. La Casa del Mutilato di Ancona, edizioni Edifir, 2019 (pp. 60–66).ISBN 978-88-7970-977-4

Collegamenti esterni

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