L'etimologia del termine generico (allium) è molto antica. Le piante di questo genere erano ampiamente conosciute sia daiRomani che daiGreci (questi ultimi comunque non le apprezzavano completamente a causa del loro forte e acre odore). Sembra comunque che il termine abbia una derivazioneceltica e significhi “bruciante” in riferimento al forte odore acre e pungente della pianta[3]. Uno dei primi ad usare questo nome per scopi botanici fu il naturalista franceseJoseph Pitton de Tournefort (1656 - 1708).
L'aspetto di queste piante in genere èerbaceo perenne con una altezza variabile, ma comunque non molto superiore al metro (a parte qualche eccezione:Allium commutatumGuss. e qualche altra specie). La forma biologica prevalente ègeofita bulbosa (G bulb), ossia sono piante che portano le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presentano organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei chiamatibulbi, organi di riserva che annualmente producono nuovi fusti, foglie e fiori. Il particolare aroma di queste piante è dato dalla presenza dicomposti solforati. Sono inoltre quasi del tuttoglabre.
Parte ipogea: la parte sotterranea del fusto èbulbacea (raramenterizomatosa o semplici radici di tipo tuberoso). I bulbi possono essere singoli o numerosi (aggregati), piccoli a forma ovale allungata oppure grandi e globosi. Alcuni possono essere sovrapposti ad un rizoma (Allium victorialis). I bulbi sono ricoperti da una tunica fibrosa, reticolata o liscia.
Parte epigea: la parte aerea dei fusti diparte direttamente dai bulbi; alcuni fusti sono cavi (fistolosi), generalmente a sezione tonda. Alla base lo scapo è avvolto da guaine.
Le foglie sono solamente del tiporadicale a disposizione spiralata. La forma è allungata, stretta o allargata ma sempre o appiattita o quasi cilindrica; in tutti i casi la lunghezza è preponderante rispetto alla larghezza. Spesso quelle più grandi si ripiegano all'indietro e all'infuori. In diverse specie le foglie sono cave (fistolose).
Leinfiorescenze di tipo ombrellifero sono terminali edefinite composte da diversi fiori. La forma è globosa più o meno emisferica. Spesso alla base dell'infiorescenza è presente unaspatascariosa (un tipo dibrattea cartacea tipica di questi fiori) bi-tri-valve la cui funzione è quella di proteggere l'infiorescenza. Il colore dei fiori varia da bianco a rosato a violetto o azzurro, in certi casi anche giallo. In alcune specie possono essere presenti deibulbilli fertili che in certi casi sostituiscono quasi completamente i fiori.
Perigonio: ilperigonio è formato da 6tepali più o meno uguali. Sono liberi o connati alla base. Questi tepali sonopetaloidi, ossia svolgono la funzionevessillifera (e di protezione degli organi sessuali) tipica deipetali.
Androceo: glistami sono 3+3 confilamenti allargati in vicinanza delleantere oppure no; a volte sono riuniti alla base. La parte terminale è semplice o tricuspidata. Questi stami a volte sono inclusi nel perigonio.
Ifrutti sono dellecapsule. Ladeiscenza avviene lungo le nervature principali del frutto (capsula loculicida). La forma è vagamente triangolare con trelogge in ognuna delle quali sono contenuti uno-duesemi. I semi sono neri a forma romboidale o sferoide.
La riproduzione avviene anche per divisione del piede (propagazione tipicamente orticola). Un altro tipo di riproduzione di queste piante è tramite delle gemme avventizie (bulbilli) poste sia nella zona dell'infiorescenza che tra ibulbi sotterranei.
Comehabitat alcune piante prediligono le zone fresche e ombreggiate lievemente umide (quasi paludose) su terreni relativamente ricchi di sostanze nutrizionali, ma altre preferiscono terreni asciutti (quasi aridi) e caldi specialmente nell'Italia del sud.
Il genereAllium comprende oltre 550specie[6] (delle quali una settantina sono presenti spontaneamente sul territorio italiano)[6][7]. Gli elementi (o caratteri) distintivi utili da un punto di vistatassonomico, e quindi per distinguere una specie dall'altra sono il colore dell'infiorescenza insieme alla sua forma, ifilamentistaminali (soprattutto i tre più interni), ma anche le foglie (piane o cilindriche) o la parte sotterranea (bulbo). Il genere è molto vasto per cui normalmente viene diviso insottogeneri esezioni. Le specie italiane, da un punto di vista ormai storico, sono suddivise in sei sezioni in base al lavoro svolto dal botanico toscano Adriano Fiori (1865 – 1950):
nectaroscordium: il perigonio è formato da dueverticilli diseguali (i pezzi interni sono sub-cordati, quelli esterni hanno una forma ovato-oblunga).
Al di fuori delle specie italiane alcunechecklist internazionali propongono fino a 15sottogeneri con oltre 60sezioni[8], oppure oltre 120 tra sezioni e sottosezioni[9].
Diversi studifilogenetici sono stati fatti sul genereAllium, come ad esempio da alcuni ricercatori cinesi[10] per definire soprattutto la struttura interna del genere. Da questi studi risulta cheAllium è senz'altro un gruppomonofiletico; mentre le varie divisioni in sottogeneri e sezioni che vengono proposte sono troppo legate ad uno specifico areale perché abbiano una validità generale. Un miglioramento nella conoscenza del genere si è avuta con una ricerca filogenetica del 2006 fatta sulDNAribosomale[11] nella quale si sono individuati 15 sottogeneri e 72 sezioni. I sottogeneri sono aumentati di 1/3 rispetto alle precedenti classificazioni; in particolare il sottogenereRhizirideum è stato riorganizzato quasi completamente. I sottogeneri individuati dalla ricerca sono elencati di seguito (tra parentesi sono indicate alcune specie italiane). Ilcladogramma a lato (tratto dallo studio citato e semplificato) evidenzia i rapporti filogenetici tra i vari sottogeneri.
Studi successivi[12] hanno cercato di migliorare ulteriormente la conoscenza del genere approfondendo alcune sue particolari sezioni. Ma molto lavoro rimane ancora da fare.
Questo è un genere di piante molto importante per l'alimentazione umana; infatti comprende l'aglio, lacipolla, ilporro, l'erba cipollina, loscalogno, l'aglio montano e altri prodotti orticoli largamente usati in cucina. La coltivazione di queste piante a scopi alimentari è documentata a oltre 3000 anni a.C. Mentre come piante ornamentali ci sono rimasti dei manuali di giardinaggio europeo di circa 2-3 secoli fa[3].
Nelle zone a prato alcune di queste specie sono considerate infestanti e quindi da estirpare perché se mangiate dal bestiame possono comunicare al latte e soprattutto al burro sgradevoli sapori.
Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue,Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007,ISBN978-88-299-1824-9.
F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi,An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p. 50,ISBN88-7621-458-5.