Movatterモバイル変換


[0]ホーム

URL:


Vai al contenuto
WikipediaL'enciclopedia libera
Ricerca

Alhazen

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Nessuna nota a piè di pagina
Questa voce o sezione sull'argomento medici è priva o carente dinote eriferimenti bibliografici puntuali.

Sebbene vi siano unabibliografia e/o deicollegamenti esterni, manca la contestualizzazione delle fonti connote a piè di pagina o altri riferimenti precisi che indichino puntualmente la provenienza delle informazioni. Puoimigliorare questa vocecitando le fonti più precisamente. Segui i suggerimenti delprogetto di riferimento.
Alhazen

Alhazen (Bassora,965 circa –Il Cairo,1040 circa) è stato unmedico,filosofo,matematico,fisico edastronomoarabo.[1][2][3] Fu uno dei più importanti e geniali scienziati del mondoislamico (ed in genere del principio del secondo millennio). È considerato l'iniziatore dell'ottica moderna.

Alhazen è il nome latinizzato con cui era conosciuto nell'Europa medievale. Il suo vero nome eraAbū ʿAlī al-Ḥasan ibn al-Ḥasan ibn al-Haytham (in araboأبو علي الحسن بن الحسن بن الهيثم?). Fu anche chiamatoal-Baṣrī (di Bassora),al-Miṣrī (l'egiziano),Avennathan eAvenetan,Ptolemaeus secundus ma, più che altro, fu noto appunto comeAlhazen, corruzione del suonasab "Ibnal-Ḥasan". Gli è stato dedicato unasteroide,59239 Alhazen.

Gli studi e le speculazioni

[modifica |modifica wikitesto]

Originario delle aree dellaMesopotamia (attualeIraq[4]), vi crebbe studiandoreligione e conoscendo le scienze attraverso gli insegnamenti dei religiosi locali, fra Bassora eBaghdad.

Figlio di un agiato dignitario, i suoi studi erano inizialmente diretti verso carriere che oggi si potrebbero definire di pubblica amministrazione; fu anche nominatovisir per la provincia di Bassora, le sue qualità cominciarono ad emergere, ad attribuirgli una certa notorietà ed a fargli conoscere le teorizzazioni della cultura classica dell'area mediterranea. Uno dei suoi primi "incontri" con la scienza classica lo portò a conoscereAristotele.

L'arrivo in Egitto

[modifica |modifica wikitesto]

Si trasferì ancora giovane inEgitto, dove avrebbe operato per il resto dei suoi giorni. Vi giunse, secondo una versione (unaleggenda per alcuni storici), per invito dell'Imāmal-Ḥākim della dinastia deiFatimidi il quale, avendo saputo dei suoi straordinari talenti, lo avrebbe invitato a progettare un sistema per la regolazione delle acque delNilo, che causavano le ben note inondazioni; secondo altre versioni, parrebbe che Ibn al-Haytham avesse per suo conto elaborato un progetto, probabilmente per unadiga. Giunto pressoal-Janadil, a sud diAswān, con una nutritissima squadra di tecnici ed operai finanziatagli dall'Imām-califfo, incontrò difficoltà che alcuni indicano tecniche, altri finanziarie, e dovette rinunziare al progetto.

Tornato alla capitale dovette subire la sprezzante umiliazione di al-Ḥākim che, rinnegandone le qualità "professionali", accusandolo cioè di non possedere le qualità di uno scienziato, gli assegnò un posto da impiegato - diremmo oggi - di concetto. Temendone però l'ira, perché al-Hākim era un eccentricotiranno che si era distinto, sì, per un costante ed importantemecenatismo, ma anche per una fredda crudeltà, Ibn al-Haytham si finse pazzo per una dozzina d'anni, sino alla morte violenta dell'Imām (1021).

Le esperienze e le ricerche

[modifica |modifica wikitesto]

Durante questo periodo ebbe modo di viaggiare (pare che abbia visitato laSpagna islamica e laSiria dove - in base a ipotesi che non ha però riscontri - avrebbe vissuto), mentre è certo che si stabilì comunque in Egitto, nella sua capitale (vicino allamoschea dial-Azhar) dove la presunta pazzia non gli impedì di essere ammesso agli studi ed all'insegnamento presso quella stessa moschea che, come oggi, funzionava dauniversità. Costituì inoltre una personalebiblioteca le cui dimensioni, per l'epoca e per la posizione di Alhazen, erano impressionanti: si disse che fosse seconda solo a quella dellaDār al-Ḥikma (Casa della Saggezza), eretta dagli Imāmfatimidi.

Al Cairo, grazie ai vantaggi offerti dalla vivissima attivitàculturale dellacapitale, studiò a fondo lascienza nelle teorie sviluppate dagli studiosigreci, traducendo inarabo un gran numero di opere e consegnando quindi al mondoislamico, proprio nel momento in cui la fioritura delle scienze era presso di questo al suo più florido sviluppo, un contributo documentale ed informativo di grandissima importanza.

Restituì alcune opere perdute all'intera umanità:Le coniche diApollonio di Perga erano in otto libri, dei quali l'ultimo era andato perduto. Ibn al-Haytham fu capace di rielaborare deduttivamente (e proseguendo i ragionamenti dei libri precedenti) il libro mancante, dandone una stesura del tutto compatibile con la possibile originaria.

Ma le traduzioni (fra le quali rilevano gliElementi diEuclide e l'Almagesto diTolomeo) lo introdussero anche alla speculazione personale su molte delle materie analizzate, risultando in approfondimenti e riformulazioni che sarebbero rimaste per molti secoli di importanza capitale. La parte più rilevante dei suoi studi è raccolta in 25saggi dimatematica ed in 45 ricerche difisica (a lui è attribuita la prima, consistente stima dello spessore dell'atmosfera) emetafisica, oltre alla suaautobiografia del1027.

Fu soprattutto nell'ottica che le sue ricerche produssero risultati d'eccezione. Studiando l'ottica euclidea, enunciò teorie sullaprospettiva, della quale focalizzò il suo interesse sui tre punti fondamentali (il punto di vista, la parte visibile dell'oggetto e l'illuminazione), riformulando i modelli geometrici che ne descrivevano le relazioni.

L'ottica

[modifica |modifica wikitesto]

Demolizione delle vecchie teorie sull'ottica

[modifica |modifica wikitesto]

In epoche successive sarebbe stato considerato il maggior esponente della "scuola araba" dell'ottica anche perché i suoi studi furono di notevole influenza nella demolizione delle vecchieteorie sulla natura e sulla diffusione delleimmagini visive: nell'antichità si riteneva che laluce fosse una soggettiva (e per questo relativa) elaborazione dellapsiche umana.

In seguito si era cominciato a parlare di "scorze" (o "èidola") sostenendo che particelle di ogni oggetto osservato (sorta di "ombre" che ne riproducevano la forma ed icolori) si staccassero dall'oggetto per raggiungere l'occhio umano (sebbene questa teoria non potesse spiegare l'accesso all'occhio delle "ombre" di grandimontagne se non supponendo una misteriosa progressiva riduzionedimensionale in corso di tragitto).

A questa teoria seguì quella dei "raggi visuali", per la quale l'analisi dell'assunzione delleinformazioni visive da parte delcieco, che le ricava con un bastone, avrebbe dovuto spiegare che l'occhio sarebbe stato dotato di una sorta di "bastoni" coi quali percuotere il mondo visibile e ricavarne le informazioni ottiche. La teoria era esposta alle argomentazioni di chi eccepiva che questa non avrebbe spiegato la mancanza divisionenotturna (o in assenza di luce), non avrebbe spiegato quella che oggi si conosce comerifrazione e, soprattutto, non spiegava come potesse fare l'occhio umano a "toccare" coi suoi supposti bastoncini sensoriali oggetti lontanissimi come ilSole e le stelle.

La scuola araba delle scorzettine dell'ottica

[modifica |modifica wikitesto]

Della scuola araba dell'ottica, ibn al-Haytham è in genere considerato il primo e massimo,geniale, esponente. Fu grazie ai suoi studi che si poterono formulare nuove ipotesi, fresche anche per mancanza di inerzieculturali, e che lo studio di queste materie ebbe la possibilità di costituirsi in "scuola", destinata a formare un numero (per i tempi assai rilevante) di studiosi specialistici.

Un elemento che attrasse la sua attenzione fu la persistenza delle immaginiretiniche, insieme alla sensazionedolorosa procurata dall'osservazione di fonti di intensaluminosità, come il Sole. Se infatti, fu il suo ragionamento, davvero fosse stato l'occhio a "cercare" con raggi o bastoncini l'oggetto, non vi sarebbe potuta essere persistenza delle immagini durante la pur rapida chiusura dellepalpebre (mentre questo rapido movimento è comunemente impercettibile proprio per la persistenza dell'immagine - oggi sappiamo - sul fondo dellaretina). Inoltre, se l'occhio,organo di senso, davvero gestisse autonomamente le informazioni visive, non "toccherebbe" lo "scottante" Sole e nessun'altra fonte fastidiosa, non procurandosi dolore néabbacinamento.

Demolita così la teoria dei raggi visuali, Alhazen si rifece a quella delle scorze, supponendo stavolta che l'acquisizione delle informazioni luminose fosse sì dovuta ad un agente esterno, ma che questo non rilasciasse "ombre", viaggianti in forma di "scorze" appositamente in direzione dell'occhio dell'osservatore, bensì delle "scorzettine", emesse dall'oggetto in tutte le direzioni. Per questo, dovette affrontare una ipotesi di scomposizione rudimentalmente particellare di ciascuno degli oggetti osservati, ed attribuire a ciascuna infinitesima componente di ciascun oggetto la capacità di emissione di scorzettine in ogni direzione.

Le "scorzettine"

[modifica |modifica wikitesto]

La genialità della scomposizione particellare consisteva nella prima monizione (elaborata in forma, si noti, squisitamentelogica) di un embrione dellateoria corpuscolare: da ciascun oggetto, anzi da ciascuna delle piccolissime parti componenti l'oggetto si sarebbero staccate "informazioni luminose" (scorzettine) che avrebbero raggiunto l'occhio, attraversato ilcristallino, penetrata lapupilla, attraversato ilglobo oculare fermandosi sul fondo. Per ogni oggetto, poi, per ogni particella di questo, di tutte le scorzettine emesse in tutte le direzioni, una sola avrebbe potuto colpire lacornea normalmente (cioè, secondo unatraiettoria rettilinea perpendicolare al piano della cornea), attraversarlo e giungere a destinazione. L'unicità della scorzettina evitava la duplicazione di immagini e la confusione sulla retina di ciascuna particella, consentendo una visione ordinata.

A questa teoria lo scienziato aggiungeva per corollario l'ipotesi che vi fossero due tipi di scorzettine, alcune "normali" (secondanti appieno la sua teoria) ed altre "irregolari". Mentre le normali avrebbero raggiunto regolarmente la retina procedendo in linea retta e convelocità finita, le altre sarebbero state fermate dallarifrazione e respinte, negando la visione di talune parti di oggetti. Della rifrazione andava del resto abbozzando rudimenti teorici, avendo effettuato esperimenti su oggetti trasparenti (vetrosi) di forma sferica o cilindrica, e dellariflessione e dell'assorbimento stava per dedicarsi a studi più profondi.

Sulla retina, le scorzettine regolari (una per ciascuna delle componenti particellari dell'oggetto) si sarebbero fermate a fornire l'informazione visiva che, insieme alle altre scorzettine regolari giunte a destinazione, avrebbe consentito di ricostruire una informazione generale sull'oggetto che le aveva emesse. L'immagine sarebbe dunque stata il risultato della ricezione-percezione della somma delle scorzettine emesse da ciascuna particella dell'oggetto, ordinate dall'occhio in una visione finalmente comprensibile.

Avendo studiato a fondo l'anatomia dell'occhio, ed avendo per questo maturato una profonda consuetudine con le teorie diGaleno (dal quale aveva appreso dellacornea e delletuniche), Ibn al-Haytham si rese conto (ben prima che la nozione divenisse di generale accettazione) che le scorzettine, attraversando il globo (nell'allora solo supposta traiettoria rettilinea), si sarebbero disposte sulla retina in ordine inverso, come in effetti accade: l'immagine risultante sulla retina è effettivamente capovolta, e Ibn al-Haytham lo aveva intuito con semplici schemi digeometria.

La ricerca del sensorio

[modifica |modifica wikitesto]

Non disponendo di migliori elementi, e non potendo accettare che l'immagine si capovolgesse (giacché l'uomo la vede "correttamente" - oggi si sa però che non è così), ma comunque ben saldo nella consapevolezza del valore della sua teoria, si risolse a cercare il "sensorio", cioè ilnervo che trasmette le informazioni alcervello, in un punto della traiettoria delle scorzettine che fosse raggiunto precedentemente al punto di "capovolgimento" (il centro del globo oculare).

E davanti al centro del globo vi erano l'ininfluente liquido, il foro della pupilla ed il solo elemento trasparente ma solido, il cristallino. Fu in questo perciò che Alhazen dedusse doversi trovare il sensorio e quindi doversi raccogliere l'immagine corretta.

La specialità della luce solare

[modifica |modifica wikitesto]

La considerazione delle caratteristiche dell'illuminazione, ormai senza più dubbio attribuita all'effetto della luce solare, unita alla considerazione delle sensazioni dolorose arrecate dall'osservazione diretta del massimo astro, condusse Alhazen ad ipotizzare che dal Sole promanasse qualcosa (forse non propriamente scorzettine nel senso che aveva già individuato) capace di provocare l'emissione di scorzettine "ordinarie" da parte degli oggetti colpiti dalla luce solare.

Intuì dunque una sorta diforza, dienergia emessa dal Sole (ma non pervenne ad una sua precisa definizione), tanto forte da suscitare la produzione di informazioni visive provenienti dagli oggetti e troppo forte per l'occhio, che di tali scorzettine doveva riceverne, non produrne.

Questa sorta diradiazione gli consentì di ipotizzare che ilcolore fosse effetto d'una radiazione secondaria, emessa dagli oggetti colorati che fossero stati sollecitati da un agente primario, come la luce del Sole; si spinse ad ipotizzare, per primo, che la luce solare illuminasse laLuna e che questa la riflettesse sullaTerra.

Sintetizzando, ibn al-Haytham introdusse l'ipotesi che (come poi sarebbe stato sviluppato dalla teoria corpuscolare) lavisione dipendesse da un agente esterno (illumen, concetto innovativo rispetto allalux) e che le informazioni fornite dailumen fossero in realtà unflusso di particelle materiali emesse dagli oggetti.

La camera oscura e le illusioni ottiche

[modifica |modifica wikitesto]

Lo studio sul capovolgimento dell'immagine all'interno del globo oculare, dovuto al passaggio per lo stretto foro della pupilla, diede lo spunto ad Alhazen per sviluppare il primo studio in assoluto sullacamera oscura. Lo scienziato descrisse con grande anticipazione ed esattezza il meccanismo di capovolgimento dell'immagine che attraversando un foro si fermava sul fondo della camera.

Anche delle illusioni ottiche ibn al-Haytham si occupò a fondo, citandole innumerevoli volte nelle sue opere ed usandole per analizzare l'eventuale influenza della psiche umana nella formazione dell'errore. La considerazione prevalente del tempo voleva che l'occhio fosse tendenzialmente fallace, in quanto il risultato della visione veniva espresso attraverso il filtro non oggettivo dell'individualità di ciascun osservatore, in mancanza di riscontri tecnicamente "freddi". Ma la propensione di ibn al-Haytham fu a favore del carattere estremamente soggettivo della visione.

La diffusione delle teorie di Ibn al-Haytham

[modifica |modifica wikitesto]

Ci volle molto tempo perché l'Europa potesse conoscere gli studi di Ibn al-Haytham. Ostavano ad una loro rapida diffusione la distanza culturale e linguistica del mondo occidentale da quello arabo, e non erano di giovamento le distanze politiche e religiose: infatti mentre l'islam incoraggiava la scienza e la sua diffusione, la chiesa la ostacolava. Un compendio dei suoi studi fu tradotto nel1270 dal monaco polaccoVitellione, che sotto il titolo complessivo di "De Aspectibus" raccolse insieme altre opere come l'"Epistola sulla luce" e il "Libro dell'ottica", che fu conosciuto in Occidente col titolo diProspettiva di Alhazen.

Le teorie dello scienziato arabo posero certamente in discussione le tradizioni consolidate nella teoria delle scorze, ma - forse anche per le molte implicazioni di natura culturale generale - non le scardinarono: si giunse invece ad ipotizzare una sorta di teoria di mediazione fra le vecchie e le nuove ipotesi, detta "teoria delle specie". In questa le scorze divenivano "specie", che lasciavano l'oggetto per effetto di un agente esterno, raggiungendo l'occhio grazie ad alcuni raggi visuali che l'occhio avrebbe emesso per catturarle.

Anche gli studi sulla rifrazione e sulla camera oscura, come quelli sul capovolgimento delle immagini nel globo oculare, non furono recepiti immediatamente, ma si procedette pigramente alla ricostruzione, talvolta scettica, dei percorsi seguiti da Ibn al-Haytham oppure si seguitarono gli studi già avviati ignorando il contributo dello scienziato diBassora; lo stessoLeonardo ipotizzò (al contrario, rispetto all'arabo) che anche all'interno dell'occhio si avesse un capovolgimento dell'immagine analogo a quello dellacamera oscura leonardiana.

Sarebbe stato l'abateFrancesco Maurolico daMessina, molto tempo dopo, a rivalutare le intuizioni di Alhazen, pur restando fra i suoi contemporanei assai isolato e poco considerato; Maurolico perfezionò l'idea della moltitudine di punti emittenti segnali, definendoli raggi geometrici. Fu poi conKeplero, ispirato dall'arabo e dal Maurolico, che le innovazioni di Alhazen servirono di base per lo sviluppo della teoria moderna.

La tesi Hockney-Falco

[modifica |modifica wikitesto]

A una conferenza scientifica nel febbraio 2007,Charles M. Falco ipotizzò che il lavoro sull'ottica di Ibn al-Haytham potesse avere influenzato gli artisti rinascimentali,[5] idea portata avanti anche dall'antropologo dell'immagine Hans Belting[6]

Note

[modifica |modifica wikitesto]
  1. ^(EN)OPTICS – Encyclopaedia Iranica, suiranicaonline.org.
  2. ^(EN)Ibn al-Haytham | Arab astronomer and mathematician, suEncyclopedia Britannica.
  3. ^(EN)Ibn al-Haytham | Infoplease, suColumbia Encyclopedia.URL consultato il 4 aprile 2018(archiviato dall'url originale il 1º marzo 2018).
  4. ^All'epoca chiamataʿIrāq ʿarabī, ossia "Iraq arabo", contrapposta alle regioni persiane occidentali confinanti, indicate con l'espressioneʿIrāq ʿajamī, "Iraq persiano".
  5. ^Charles M. Falco,Ibn al-Haytham and the origins of modern image analysis
  6. ^A cosa servono le immagini di Michele Smargiassi, la Repubblica.

Bibliografia

[modifica |modifica wikitesto]
  • María Luisa Calvo Padilla,El pionero de la luz: Alhacén y su Libro de la Óptica, Madrid, Ediciones Complutense, 2019.
  • George Sarton,Introduction to the History of Science, Huntington, N.Y., R. E. Krieger Pub. Co., 1975.
  • H.J.J. Winster, "The optical researches of Ibn al-Haytham", inCentaurus, III (1954), pp. 190–210.
  • Muṣṭafā Nazīf Bek,Ibn al-Haytham wa buḥūthuhu wa kushūfuhu al-naẓariyya, 2 voll., Il Cairo, 1942-3,
  • Carlo Alfonso Nallino,IBN al-HAITHAM, inEnciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1933.

Altri progetti

[modifica |modifica wikitesto]

Altri progetti

Collegamenti esterni

[modifica |modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF(EN90038995 ·ISNI(EN0000 0001 1774 221X ·SBNCFIV093927 ·BAV495/48101 ·CERLcnp00397334 ·LCCN(ENn81027793 ·GND(DE118648160 ·BNE(ESXX824608(data) ·BNF(FRcb12028218d(data) ·J9U(EN, HE987007586208405171
Estratto da "https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Alhazen&oldid=141441682"
Categorie:
Categorie nascoste:

[8]ページ先頭

©2009-2025 Movatter.jp