Nacque aWürzburg, inBaviera, da una famiglia di tradizione militare - il padre e il nonno erano stati entrambi ufficiali di cavalleria - , ma il non appartenere alla casta prussiana, che teneva saldamente le redini dell'esercito, lo costrinse a una iniziale condizione di isolamento all'interno delle gerarchie militari. Partecipò alprimo conflitto mondiale e conobbe il generaleWilhelm Keitel nelleFiandre, presso lo Stato maggiore. Insieme a Keitel venne promosso capitano.
Come quasi tutti i membri del corpo degli ufficiali, Jodl risentì della mortificazione delTrattato di Versailles, e per conseguenza non rimase insensibile al fascino delnazismo, che ritenne essere l'unica forza in grado di restituire allaGermania la sua antica grandezza.
Nell'agosto 1939, già maggiore generale e comandante di divisione, fu chiamato da Keitel a ricoprire la carica di capo dell'ufficio Comando e Operazioni dell'Oberkommando der Wehrmacht (OKW). Jodl divenne il consigliere strategico diHitler ed il suo ufficio sviluppo' i più importanti piani operativi. Ufficiale serio e capace, aveva però il grave difetto di credere nel "genio militare" diHitler.
Tuttavia, a differenza del suo vecchio amico Keitel, egli non risparmiò aHitler decise obiezioni riguardo a certe sue scelte. In una di queste occasioni, durante lacampagna di Russia - che di fatto segnò il definitivo declino delle fortune delTerzo Reich e l'inizio della disfatta -Hitler, che non consentiva a nessuno di contraddirlo, lo accusò pubblicamente di insubordinazione. Jodl, caduto in disgrazia, rimase ai margini per circa un anno prima di riappacificarsi con Hitler.
Il 7 maggio 1945 divenne capo di Stato maggiore del governoDönitz, secondo i voleri espressi dal Führer nel suo testamento politico. Alle 2:41 del 7 maggio 1945 toccherà a Jodl firmare, alla presenza di ufficiali francesi e sovietici, la dichiarazione diresa incondizionata della Germania alle potenze alleate[1]: "il sottoscritto colonnello generale Jodl, consegna tutte le forze armate al comando supremo delle forze armate alleate e contemporaneamente al comando supremo sovietico alle condizioni di capitolazione. Il comando supremo tedesco proclama immediatamente l'ordine di cessare le operazioni in corso a partire dalle ore 23 dell'8 maggio".
Imputato al processo di Norimberga, Jodl fu ritenuto responsabile, insieme con Keitel, della condotta tenuta dallaWehrmacht nei confronti delle popolazioni dei paesi occupati e dei prigionieri di guerra.
Le principali accuse contro di lui riguardavano la firma per conto dell'Oberkommando der Wehrmacht circa l'uccisione di alcune classi di prigionieri di guerra giustiziati sommariamente al momento della cattura. Di fronte alle sparatorie di massa del 1941 di prigionieri di guerra sovietici, Jodl affermò che gli unici prigionieri uccisi erano "non quelli che non potevano, ma quelli che non volevano camminare".[2]
Giudicato colpevole di tutti i capi d'accusa e condannato a morte, fu il penultimo a salire sul patibolo nella camera delle esecuzioni del carcere diNorimberga, nelle prime ore del mattino del 16 ottobre 1946. Al momento dell'esecuzione gridò, in tedesco: "Ti saluto, Germania mia".
Due giorni prima dell'esecuzione così scrisse alla moglie:
«S'è fatto tardi e presto qui si spegneranno le luci. Quando, la sera dopo la mia morte, i nostri amici verranno a trovarti, quello sarà il mio corteo funebre. La mia bara sarà su un affusto di cannone e tutti i soldati tedeschi marceranno assieme a me: davanti quelli caduti in battaglia e dietro, al loro seguito, quelli ancora in vita.[3]»
Alla moglie Jodl detterà anche un saggio suAdolf Hitler in cui afferma:
«Si è comportato come si sono comportati tutti gli eroi della storia. Si è fatto seppellire tra le macerie del suo regno e delle sue speranze. Perciò lo giudichi chi può farlo. Io non posso.[4]»
Il cadavere di Jodl venne cremato nel Cimitero Est diMonaco di Baviera e le sue ceneri, insieme a quelle degli altri 10 imputati, vennero sparse nelWenzbach, un affluente del fiumeIsar, nella medesimacittà. Il suo nome ancora oggi compare sull'epitaffio della tomba di famiglia nel piccolo cimitero dell'isola diFraueninsel.
Le macchie di sangue sul volto visibili nella foto del cadavere di Jodl erano l'effetto di escoriazioni causate dalla caduta nella botola che risultò essere troppo stretta. Questo accadde anche ad alcuni altri condannati[5].
Donald E. Wilkes Jr., professore di diritto presso la School of Law della University of Georgia, ha osservato che molti dei nazisti giustiziati sono caduti dalla forca con forza insufficiente per spezzare loro le vertebre del collo: così essi andarono incontro a un'agonia, che nel caso di Keitel durò circa 24 minuti.[6]
Il 28 febbraio 1953 furiabilitato post mortem da una corte tedesca, che lo riconobbe non colpevole dei crimini contro le leggi internazionali imputatigli al processo di Norimberga[7]. Tuttavia questa sentenza fu annullata il 3 settembre 1953 dal ministro della Liberazione Politica della Baviera, il quale aveva il potere legittimo di farlo.