Alessandro viene ricordato sia per la sua grandezza che per il fatto che la sua nomina patriarcale escluse l'eresiarcaArio da quella carica. Quest'ultimo aveva iniziato a predicare la suaeresia nel300, quandoPietro, da cui fuscomunicato, erapatriarca. Ario fu riammesso allacomunione daAchilla, il successore di Pietro, e da questo momento iniziò a tramare per essere nominatovescovo. Alla morte di Achilla, però, fu eletto Alessandro, pertanto Ario gettò la maschera e si ribellò apertamente. Alessandro, in principio, fu molto tollerante verso gli errori di Ario, al punto che ilclero quasi si ribellò. Infine, però, l'eresia ariana fu condannata da un concilio tenutosi ad Alessandria nel318;[1] successivamente fu confermata dalprimo concilio di Nicea (325), di cui Alessandro redasse gli atti.
Il concilio di Nicea stabilì, infatti, che ilFiglio è consustanziale alPadre e non creato, contraddicendo in tal modo le tesi di Ario che, pur ammettendo cheGesù fosse di sostanza simile aDio, riteneva che questi avesse iniziato ad esistere solo nel momento in cui era stato creato. Il concilio adottò, inoltre, la partizione civile dell'Impero come modello di partizione giurisdizionale della chiesa, riconoscendo per la prima volta Alessandria d'Egitto come sede di patriarcato (Insieme a Roma e Antiochia).
Durante il suo lungo episcopato si verificarono le sanguinosepersecuzioni degli imperatoriGalerio eMassimino Daia che misero per l'ennesima volta a dura prova il cristianesimo inEgitto. Fu proprio mentre il suo predecessore Pietro era in carcere, in attesa delmartirio, che Alessandro ed Achilla si recarono presso il pontefice ed intercessero per Ario, che Pietro aveva scomunicato dichiarando che era destinato alla perdizione. Il pontefice rifiutò di riammetterlo alla comunione, tuttavia, quando Achilla succedette a Pietro, Ario fu ordinatosacerdote e quando, a sua volta, Alessandro divenne vescovo l'eretico era ancora tollerato.
Alessandro veniva descritto dai contemporanei come "un uomo tenuto nella massima considerazione dal popolo e dal clero, magnificente, liberale, eloquente, amante di Dio e dell'uomo, dedito ai poveri, al bene e solerte verso tutti; così dedito alla mortificazione, che non ruppe mai il suo digiuno finché il sole brillava in cielo".
Viene venerato come santo dallaChiesa cattolica (26 febbraio), da quellaortodossa (26 febbraio, anche se per lungo tempo il 17 aprile) e da quellacopta (22 aprile).
«26 febbraio – Commemorazione di sant'Alessandro, vescovo: anziano glorioso e dal fervido zelo per la fede, divenuto dopo san Pietro capo della Chiesa di Alessandria, separò dalla comunione ecclesiale il suo sacerdote Ario, pervertito dalla sua insana eresia e confutato dalla verità divina, che egli poi condannò quando entrò a far parte dei trecentodiciotto padri del concilio di Nicea I.»
SecondoEpifanio di Salamina,[2] Alessandro scrisse settanta lettere, oggi perdute ad eccezione di due, entrambe relative alla questione di Ario: una indirizzata ad Alessandro vescovo di Bisanzio[3], scritta intorno al 324, ed un'altra indirizzata ai "nostri cari e reverendissimi confratelli al servizio della Chiesa cattolica in ogni luogo", del 319 circa.[4]
È sopravvissuto un discorso completo di Alessandro, in siriaco e in copto, dal titoloDe anima et corpore deque passione Domini, che tratta del rapporto tra anima e corpo e della necessità della passione di Gesù. Altri discorsi autentici sono giunti solo in forma frammentaria.[5]
^Dopo il Concilio di Calcedonia la comunità dei fedeli si divise in due gruppi: uno con coloro che accettavano le decisioni conciliari e l'altro con coloro che le rifiutavano. Nei decenni successivi al concilio il patriarca fu l'espressione di uno o dell'altro gruppo e questo li portò in alcuni casi a non riconoscere il patriarca dalla diversa visione dottrinale. La concretizzazione dello scisma si ebbe nel 536 quando i due gruppi fondarono i rispettivi patriarcati, non boicottandosi più.