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Albaro

Coordinate:44°23′47″N 8°57′57″E44°23′47″N,8°57′57″E
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Disambiguazione – Se stai cercando la frazione diRonco all'Adige inprovincia di Verona, vediAlbaro (Ronco all'Adige).
Albaro
La collina di Albaro vista dalsantuario della Madonna del Monte
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Liguria
Provincia  Genova
CittàGenova
CircoscrizioneMunicipio VIII Medio Levante
Codice postale16145, 16146, 16147
Superficie2,99km²
Abitanti28 189 ab.(2022)
Densità9 427,76 ab./km²
Nome abitantialbaresi o albarini
Mappa dei quartieri di Genova
Mappa dei quartieri di Genova

Mappa dei quartieri di Genova
Mappa di localizzazione: Genova
Albaro
Albaro
Albaro (Genova)
Modifica dati su Wikidata ·Manuale

Albaro (Arbâ ingenovese, pronuncia/arba:/[1]) è un quartiere residenziale di 28 189 abitanti[2] del comune diGenova, compreso nelMunicipio VIII Medio Levante.

Con la denominazione diSan Francesco d'Albaro è statocomune autonomo fino al 1873, quando insieme ai comuni diSan Martino d'Albaro,Staglieno,Foce,Marassi eSan Fruttuoso fu accorpato a quello diGenova.[3]

Centro rurale, ma già sede fin dal Cinquecento di prestigiose residenze patrizie, dopo l'annessione a Genova è divenuto uno dei più eleganti quartieri residenziali cittadini.

Descrizione del quartiere

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«Sorge, nella parte orientale di Genova, colle piacevolissimo che imitando l'Alba col nome, vien'à superarla in vaghezze»

(Anton Giulio Brignole Sale, "Le instabilità dell'ingegno", pubblicato per Giacomo Monti e Carlo Zenzero,1630)

«Da lungi, la collina d'Albaro apparisce il facile dorso di un monte che spiccandosi da monti più alti si stenda a metter piede nel mare. Ma da presso la scorgete composta di più colli, che nei loro intervalli danno spazio a piacevolissime vallicelle. La costiera della collina di Albaro che risguarda sopra il mare, è quasi tutta teatrali rovine e scogli biancheggianti della spuma che vi fanno frangendosi l'onde.»

(L'Italia descritta e dipinta con le sue isole, Tomo V, Stati del Re di Sardegna, Giuseppe Pomba & C editori, Torino, 1838)

Territorio

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Veduta aerea della zona di San Giuliano

Albaro comprende la parte più meridionale dell'omonima collina, che forma un mosso altopiano digradante verso il mare, ultima propaggine della dorsale che separa le valli dei torrentiBisagno eSturla. La collina termina a mare con alte scogliere, alternate a piccole spiagge, un tempo raggiungibili solo attraverso strettecrêuze tra gli orti e i giardini, mentre oggi l'intera linea di costa è percorsa dal lungomare dicorso Italia.

L'ex circoscrizione comprende la maggior parte del territorio dell'antico comune di San Francesco d'Albaro, ad eccezione delle frazioni diBorgo Pila con parte della piana del Bisagno (ora completamente urbanizzata e aggregata alquartiere della Foce) e Vernazzola, borgo marinaro, oggi accorpato nelquartiere di Sturla.

L'attuale territorio di Albaro confina a levante con Sturla, a nord conSan Fruttuoso eSan Martino, a ponente con la Foce, mentre a sud si affaccia sul mare. Più in dettaglio l'asse di via Podgora, via Nizza, via Francesco Pozzo e via Dassori delimitano il quartiere verso la Foce, corso Gastaldi verso San Fruttuoso, parte di via Montallegro e via Serretto verso San Martino, via San Pio X, via Sclopis e via al Capo di Santa Chiara verso Sturla. Il territorio dell'ex circoscrizione di San Francesco d'Albaro è suddiviso, unicamente a scopo statistico, nelle quattro "unità urbanistiche" Albaro, San Giuliano, Lido e Puggia.[2]

Il quartiere è caratterizzato da un tessuto urbano prevalentemente residenziale, di elevato livello qualitativo, in cui accanto allestoriche dimore patrizie sono sorti nell'ultimo secolo eleganti condomini e palazzine, molti dei quali circondati da ampi spazi verdi esclusivi.

Origini del nome

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Riguardo all'origine deltoponimo, lo storicoFederico Donaver nel volumeVie di Genova, pubblicato nel 1912, cita lo storico locale Gaetano Poggi secondo il quale il nome Albaro deriva "da raibà che significa insenatura; onde arbà in dialetto, italianizzato in Albaro. Trovandosi la località a levante dove spunta l'alba, in dialetto arba, non potrebbe derivare il nome da ciò?".

Quest'ultima ipotesi sembrerebbe trovare supporto nella posizione della collina di Albaro, a levante delcentro storico di Genova. Non esistono comunque fonti che attestino con certezza l'origine del toponimo.

Sempre il Donaver riferisce di una famiglia di nome Albaro, nota fin dall'XI secolo, originaria però dellariviera di Ponente, ma egli stesso si domanda se sia questa ad aver preso il nome dalla località o al contrario ve l'abbia dato.

Storia

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Immagine ottocentesca della villa Bagnarello, dove soggiornòCharles Dickens.

Le origini

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Fino al XIV secolo la collina di Albaro, raggiungibile solo daSan Martino lungo stradine di campagna tra orti e vigneti, era scarsamente popolata, con poche case rustiche isolate al centro dei poderi ed alcune chiese appartenenti a ordini monastici. Il litorale, con le sue alte scogliere, non permetteva la presenza di insediamenti: solo all'estremità orientale, dove le rocce scendevano al livello del mare permettendo l'approdo delle barche, venne a formarsi il borgo di pescatori diBoccadasse.[4]

Tra il XVI e il XVIII secolo le famiglie dell'oligarchia che governava laRepubblica di Genova fecero costruire grandi palazzi di villeggiatura nei dintorni della città e la collina di Albaro divenne uno dei loro luoghi di villeggiatura preferiti.[4] In quei secoli Albaro, visto dal colle diCarignano, nell'incisione diAntonio Giolfi eseguita nel Settecento, presentava gruppi di ville e case isolate tra le quali spuntavano i campanili delle numerose chiese, oggi in gran parte scomparse.

Così descrive la zona ilGiustiniani, vescovo e storico, nei suoiAnnali (1537):

«Ed a mano manca diS. Fruttuoso e di S. Martino giace la magnifica ed amena villa di Albaro, la qual è in lunghezza circa due miglia: e comprende centoquarantaquattro case, delle quali ve ne sono quarantasei di contadini, ed il restante di cittadini, che tutte hanno fruttifere ed amene ville; talché è cittadino che ha nella sua villapere di ventidue specie. Sono queste ville dotate di domestico, di salvatico, di acque, diare per uccellare: tutte murate in cerco. E la struttura delle magnifiche case è superbissima; fra le quali ville hanno eccellenza quella che edificò Andrea Cicero, quella di Vincenzo Sauli, quella di Alessandro di Nigrone, e quella di Cosmo Damiano Giustiniano: è certo che tutte particolarmente hanno in loro qualche cosa degna di laude: ed i cittadini le abitano con grandissima comodità.»

(Agostino Giustiniani,Annali della Repubblica di Genova, 1537)

L'Ottocento

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Con ladiscesa in Italia diNapoleone, nel 1797 ebbe fine la storia plurisecolare dellaRepubblica di Genova, che ribattezzataRepubblica Ligure passò di fatto sotto il controllo dellaFrancia repubblicana e nel 1805 annessa all'Impero francese. Nel 1814, a seguito delle decisioni delCongresso di Vienna la ex Repubblica Ligure napoleonica passò alRegno di Sardegna, e con essa anche il comune di San Francesco d'Albaro, così descritto dalCasalis nel 1849:

«San Francesco d'Albaro, comune nelmandamento dis. Martino prov. dioc. e div. di Genova. Dipende dal senato, intend. gen. prefett. ipot. insin. di Genova, posta di s. Martino d'Albaro. Giace a ponente di s. Martino suo capoluogo di mandamento, da cui è discosto un miglio. Gli sono aggregati i luoghi diBoccadasse, ePila. Nella parte australe confina col mare, ove sono alcune piccole piaggie chiamate di s. Nazaro, s. Giuliano, Boccadasse, Vernazzola.

Salubre è l'aria che vi si respira; ma vi dominano i venti sciroccali, che danneggiano i vigneti, gli oliveti, ed i terreni coltivati a campo: nell'invernale stagione vi soffiano i venti di greco e di tramontana, che danneggiano gli agrumi, e gli ortaggi. Si mantiene poco bestiame: riescono di mediocre qualità i vini di questo comune: l'olio d'olivo e gli ortaggi si smerciano in Genova.Popolazione 4355.»

(Goffredo Casalis, "Dizionario geografico, storico, statistico e commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna", Volume XVIII, 1849)

Gozzano e la "Marinetta"


Gozzano fra gli amici della "Marinetta"
Gozzano fra gli amici della "Marinetta"

La "Marinetta" videGuido Gozzano(nell'immagine sopra al centro) tra i suoi più assidui frequentatori. ScriveEdoardo Firpo:

«Ghe vegnivan artisti e poeti / a çercaghe salute e fortunn-a; / e vegnivan ben ben da lontan. / Mi t'ò visto unn-a sèja de lunn-a; / ëo insemme con Guido Gozzan.[5]»

Il futuro poeta era stato una prima volta da bambino aCornigliano e si era innamorato della città; da adulto iniziò a recarsi a Genova soprattutto nei mesi invernali per godere del beneficio dell'aria marina e trovare sollievo alla malattia che lo affliggeva (latubercolosi) e che lo avrebbe portato alla morte a soli 32 anni.

Alla "Marinetta", conosciuta comel'Osteria dei poeti, Gozzano fece molte amicizie e in quell'ambiente trovò ispirazione per diverse sue poesie pubblicate sulla rivistaLa Riviera Ligure diMario Novaro e sulla "Rassegna Latina" diretta da Martini. A Genova Gozzano ritornerà per l'ultima volta nel 1916, l'anno della sua morte, mentre i suoi amici erano ancora alfronte.

Nella prima metà dell'Ottocento venne realizzata la prima strada di attraversamento del quartiere, che veniva a porre fine al secolare isolamento veicolare della zona. La "strada Principale", perpendicolare alle antiche crêuze che scendevano verso il mare, seguiva il tracciato delle attuali vie Albaro, Bocchella e Pisa collegandoGenova conSturla, e costituiva un tratto della cosiddettavia Aurelia.[4]

Nel 1873, con un Regio Decreto, il comune di Genova si espandeva oltre il confine delBisagno, inglobando, oltre San Francesco d'Albaro, i comuni dellaFoce,San Martino,San Fruttuoso,Marassi eStaglieno,[3] dando avvio a una fase di sviluppo edilizio che negli ultimi decenni del secolo portò alla realizzazione nella piana del Bisagno di un nuovo quartiere con pianta a scacchiera, con strade ampie, rettilinee e pianeggianti, inedite nella Genova storica.

La Marinetta

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Per tutto l'Ottocento tra gli orti e i giardini di Albaro e sulla riva del mare vi erano tante piccoleosterie. Tra le più rinomate c'erano la "Passaggia" e quella detta "del Parroco", ma la più celebre era la "Marinetta"[6], che il poetaEdoardo Firpo così cantava[7]:

«Marinetta, patella de schêuggio, / bagnâ solo da-e sc-ciumme do mä, / rievocate anc'un pö mi te vêuggio / comme t'ë ne-a memoia restä!... / ... / Oh se alloa ti pàivi lontann-a / cö to canto do mä e de çigâe, / e o reciocco de qualche campann-a / dai ulivi lazzù a San Giulian!...[8]»

Il ristorante San Giuliano, conosciuto come la Marinetta, detto anche l'osteria dei poeti, al quale sono legati diversi nomi della cultura genovese e italiana, sorgeva sulle scogliere accanto alforte San Giuliano, dov'è oggicorso Italia.[9]

La Marinetta sopravvisse solo di poco alla costruzione di corso Italia, che proprio in quel punto supera le scogliere e la piccola spiaggia su grandi arcate in cemento.

Il Novecento

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Il progetto di espansione verso levante interessò nel nuovo secolo la collina di Albaro: il piano regolatore del 1906, che si poneva l'obiettivo di realizzare la piena integrazione del quartiere con il centro cittadino, diede inizio ad una fase di sviluppo urbanistico con la realizzazione di abitazioni destinate ai ceti medi nella parte più a monte della collina ed a quelli più benestanti lungo la nuova strada litoranea (corso Italia) e nelle sue vicinanze.[10][11]

Il proposito era quello di creare un quartiere disteso tra il mare e la collina, con ampi viali adatti al crescente traffico automobilistico e con una ricca dotazione di verde, destinato alle famiglie dell'alta borghesia cittadina.[12]

Dopo la strada litoranea venne realizzata una nuova trama viaria funzionale all'espansione edilizia, che andò a sovrapporsi agli antichi percorsi: vennero così aperte la strada intermedia che tagliava le antiche crêuze e i poderi ed una serie di strade di collegamento da mare a monte, aprendo la via alla moderna lottizzazione: scomparsi orti e parchi, si è così sviluppato, com'era nelle premesse, un quartiere residenziale considerato il più elegante ed esclusivo della città.[4]

Dato il recente sviluppo urbanistico, pochi degli abitanti di Albaro, con la sola eccezione del borgo diBoccadasse, possono considerare il quartiere come luogo di origine della propria famiglia.

Monumenti e luoghi d'interesse

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La facciata dellachiesa di San Francesco d'Albaro

Architetture religiose

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«E sono in questa villa di Albaro, primo: il piccolo monastero di S. Vitto, abitato daifrati Osservanti predicatori; l'antica chiesa parrocchiale de' Ss. Nazaro e Celso, edificata nel luogo dove i santi predetti smontarono di mare in terra. Vi è eziandio una piccola chiesuola nominata S. Giusta, vicina alle case di Urbano Giustiniano e di Nicolò Spinola; e quasi a mezzo la villa ilmonastero di frati Conventuali di S. Francesco; e contiguo a quello in capo del Prato, lachiesa di S. Maria, che è priorato di Canonici regolari; ed accanto al mare ilmonastero di S. Giuliano dimonachi Osservanti di Montecassino; e più su verso la montagna la chiesa di S. Elena, che già fu monastero di monache; e più vicino alla marina una chiesa di S. Chiara[13][14], ma nell'attuale ripartizione amministrativa ricade nell'area diSturla; e fra S. Chiara e S. Elena, un piccolo monastero di S. Luca abitazione dei frati Osservanti predicatori.

E certo che tanto numero di luoghi sacri basterebbe per comodità di una città: ma i cittadini Genovesi nelle loro ville sono troppo accomodati.»

(Agostino Giustiniani, "Annali della Repubblica di Genova", 1537)

L'abbazia di San Giuliano
  • Chiesa parrocchiale di Gesù in via Padre Semeria
    Chiesa parrocchiale di Gesù Adolescente. In via padre Giovanni Semeria (già via Montallegro), è stata costruita nel 1939 ed è parrocchiale dal 1977; è officiata daichierici regolari di San Paolo conosciuti come "Barnabiti", dei quali ospita la comunità genovese.
  • Chiesa parrocchiale di Sant'Antonio in Boccadasse. Anch'essa affidata ai frati minori conventuali, è tra i pochi edifici religiosi ancora esistenti (insieme con l'abbazia di San Giuliano), tra i tanti che prima dell'apertura dicorso Italia sorgevano sulle scogliere di Albaro. In origine una semplicecappella, edificata agli inizi del XVIII secolo dai pescatori e dagli abitanti diBoccadasse, nel 1787 fu ampliata e trasformata in una vera e propria chiesa, dipendente da San Francesco d'Albaro; divenne parrocchia il 25 marzo 1894 per decreto dell'arcivescovoTommaso Reggio. Unica chiesa a Genova intitolata al santo di Padova, fu più volte restaurata ed ampliata fra il 1880 e il 1978. Ha un'unicanavata, il pavimento in marmi policromi e conserva al suo interno diverse opere d'arte tra le quali statue diFrancesco Storace eAntonio Canepa. Alle pareti sono appesi comeex voto diversi modellini di navi.
  • Chiesa parrocchiale di Nostra Signora del Rosario, in via Rosselli, fu edificata tra il 1954 e il 1957; parrocchiale dal 1968, fu consacrata il 20 aprile 1974 dal cardinaleGiuseppe Siri. All'interno si trova unaVia Crucis in pietra di Finale dello scultoreGiovanni Battista Airaldi[18], autore anche delfonte battesimale in travertino e bronzo.[19]
  • Chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Teresa del Bambin Gesù. La chiesa, con la duplice intitolazione all'apostolo Pietro e a santa Teresa di Lisieux, fu edificata nella zona di via Guerrazzi tra il 1955 e il 1958. La nuova chiesa veniva a dare una sede definitiva alla parrocchia, con sede provvisoria in via Pisa, istituita fin dal 1941 dal cardinalePietro Boetto. La chiesa fu consacrata 5 giugno 1965 dal cardinale Siri.[20][21]
  • Chiesa parrocchiale di San Pio X. La chiesa intitolata al santopapa Pio X, che sorge nell'omonima via, nella zona di levante del quartiere, fu edificata su progetto di Marcello Belleri tra il 1957 e il 1959. I lavori di costruzione iniziarono con la posa e benedizione della prima pietra il 19 marzo 1957 e si conclusero due anni più tardi. La nuova chiesa fu eretta in parrocchia con decreto arcivescovile del 21 giugno 1959 e consacrata il 12 marzo 1966.[22]
Lachiesa di Santa Maria del Prato

Chiese non più esistenti

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Lachiesa dei Santi Nazario e Celso e la torre in una fotografia di fine Ottocento
  • Chiesa dei Santi Nazario e Celso, il cui primo impianto era risalente al X secolo. Ricostruita nel XVII secolo, venne demolita nel 1914 per l'apertura di corso Italia.
  • Chiesa di Santa Giusta. Sorgeva nei pressi dell'attuale via Lavinia ed apparteneva allaCompagnia di Gesù. Chiamata dai Gesuiti "Residenza d'Albaro", risultava officiata fino alla fine del Settecento[27], ma già nell'Ottocento non ne restava traccia.[23]
  • Chiesa di San Luca d'Albaro. In via superiore Panigalli (oggi via San Luca d'Albaro) esisteva una chiesa dedicata all'evangelista Luca, fondata nel 1302 grazie ad un lascito di Tedisio Camilla e con il contributo di Giovanni Spinola. Passata aidomenicani nel 1460, fu ingrandita nel 1513; allontanati i frati nel 1799, la chiesa, ceduta dal demanio a privati, fu demolita nel 1824.[23][28].
  • Chiesa di Sant'Elena. Demolita anch'essa nell'Ottocento, nei pressi di via Camilla, in origine annessa ad un piccolo monastero dimonache cistercensi; era stata fondata nel XIV secolo da Filippo Cattaneo.[23][28] Nel XVI secolo le monache si trasferirono nelconvento di Santa Maria in Passione e ad esse subentrarono ibenedettini, che vi rimasero fino al 1799.[23] La chiesa fu ancora officiata fino al 1822; il complesso intorno alla metà dell'Ottocento fu trasformato in abitazioni ed oggi non ne rimane traccia.[23]
  • Chiesa di San Vito. Sorgeva alle pendici occidentali del colle di Albaro ed era annessa ad un convento dei domenicani chiuso nel 1797 e trasformato in abitazione. La chiesa era stata costruita nel Quattrocento sul sito di una precedente cappella dai benedettini, che la cedettero ai domenicani nel 1475; la chiesa, in stilegotico, con un alto campanile, dopo la chiusura del convento rimase in abbandono fino al 1879, quando fu trasformata in abitazione.[23] Sul suo sito sorge oggi la villa Ollandini.

Architetture civili

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Palazzi e ville

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Le ville storiche
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Trattenimento in un giardino di Albaro, diAlessandro Magnasco.
Lo stesso argomento in dettaglio:Ville di Genova.
«Una delle più leggiadre colline estese in faccia al mare ….ove un mondo, per così dire, di superbissime fabbriche e di bellissime ville forma in questa parte un teatro di cui non ha pari l'Europa, e si può dir l'Universo.»

(Jacob Gråberg, "Lettera al r.do p. Bernardo Laviosa c.r.s. socio di molte accademie, sopra i piaceri della villeggiatura d'Albaro presso Genova", 1810)

All'inizio del XVI secolo, con il consolidarsi della ricchezza in città, i ricchi genovesi, appartenenti alle famiglie dell'oligarchia che governava larepubblica, iniziarono a far costruire grandi palazzi di villeggiatura nei dintorni della città, chiamando a progettarli i migliori architetti dell'epoca. La collina di Albaro, per la sua vicinanza alla città, divenne uno dei siti di villeggiatura preferiti dai genovesi più abbienti, che qui avevano casa e che d'estate erano usi appunto a "recarsi in villa" per trascorrere la stagione calda.[4] Inizialmente legate a fondi agricoli, nel tempo molte di esse sono state trasformate in dimore nobiliari di altissimo pregio, arricchite da preziose opere d'arte e da parchi e giardini curatissimi. La costruzione delle ville proseguì nei secoli successivi, raggiungendo il suo culmine nel Settecento.

Villa Saluzzo Bombrini, dettaIl Paradiso.

Le famiglie patrizie non lesinarono le risorse destinate alla costruzione delle loro case, un immenso patrimonio edilizio e storico che comprende ancora oggi gli oltre centotrenta palazzi delcentro storico e le oltre duecento ville suburbane, quasi la metà delle quali tra Albaro eNervi.[29] Lecrêuze che scendono al mare restano i percorsi più fitti di ville nobiliari, racchiuse fra alti muri interrotti da cancellate che lasciano appena intravedere le facciate dei palazzi.[16]Il pennello diAlessandro Magnasco ha lasciato un'istantanea della vita e dell'ambiente in cui la società ricca trascorreva la sua villeggiatura nella prima metà del XVIII secolo. Nel dipintoTrattenimento in un giardino di Albaro (1735), conservato apalazzo Tursi, si vedono piccoli gruppi di persone in un giardino (identificato come quello dellavilla Saluzzo Bombrini) intente a conversazioni, danze e giochi di carte, sullo sfondo della piana delBisagno, nella zona diSan Fruttuoso, ancora tutta coltivata a orti.

Nel corso dell'Ottocento alla società aristocratica immortalata dal pennello del Magnasco si sostituì la riccaborghesia imprenditoriale. Sorsero così eleganti villini, mentre i palazzi storici, troppo grandi per le nuove necessità, venivano divisi in appartamenti o ceduti a comunità religiose.[4]

Ancora oggi le ville storiche appartenute all'aristocrazia genovese, ristrutturate, in parte sono suddivise in appartamenti, altre ospitano scuole private, cliniche ecase di riposo. Se i palazzi si sono conservati, con le lottizzazioni e l'espansione urbanistica sono in gran parte andati persi i loro rigogliosi giardini; alcuni di quelli sopravvissuti sono oggi parchi pubblici.[16]

Lavilla Giustiniani-Cambiaso, sede della facoltà di ingegneria dell'università di Genova.
  • Villa Giustiniani-Cambiaso. Ubicata in posizione dominante, al culmine della valletta Cambiaso, il suo parco è accessibile da via Montallegro, nei pressi dellachiesa di San Francesco d'Albaro. Fu costruita nel 1548 su disegno diGaleazzo Alessi perLuca Giustiniani. La proprietà passò nel 1787 alla famiglia Cambiaso e nel 1921 al Comune di Genova; oggi appartiene allaFondazione Carige ed è sede della facoltà diingegneria dell'Università di Genova.[30] Il vasto parco che la circondava venne fortemente ridimensionato dall'espansione urbanistica degli anni trenta del Novecento. La struttura elaborata dall'architetto perugino per questa villa, con la sua forma cubica tripartita dalesene, divenne il modello per la costruzione di altre ville e palazzi nel territorio genovese.[15][30]
  • Villa Saluzzo Bombrini, dettail Paradiso, si trova in posizione dominante alla confluenza delle vie Albaro e Francesco Pozzo. Fu costruita per Giacomo Saluzzo daAndrea Ceresola, detto ilVannone, nell'ultimo decennio del XVI secolo[15]; nel 1837 divenne proprietà del marchese Henri de Podenas, nel 1886 fu venduta dagli eredi del nobile francese alla famigliaBombrini, nelle cui mani è rimasta fino al 2005 quando è stata acquisita da una società immobiliare. Nel 2007 fu infine venduta a privati per destinarla ad abitazioni e uffici.[31] Attualmente per la sua destinazione ad uso privato, non è visitabile. Circondata da un ampio parco, è un tipico esempio di architettura tardomanierista. All'interno è decorata daaffreschi seicenteschi diLazzaro Tavarone,Bernardo Castello eGiovanni Andrea Ansaldo.[15][32] In uno degli appartamenti in cui è suddivisa la villa ha vissuto da giovane ilcantautoreFabrizio De André[33]
Villa Saluzzo Mongiardino
  • Villa Saluzzo Mongiardino. Al civico 1 di via Albaro, di fronte all'ingresso della villa Saluzzo Bombrini, sorge la villa Saluzzo Mongiardino, costruita anch'essa per la famiglia Saluzzo all'inizio del XVIII secolo[34], divenuta nel 1871 proprietà dei Brian. Il nome Mongiardino deriva dagli affittuari che la occuparono dagli anni trenta agli anni settanta del XX secolo. Ancora oggi di proprietà privata e suddivisa in appartamenti, quindi non visitabile, è nota più che per le sue caratteristiche architettoniche e la ricca decorazionebarocca degli interni per il soggiorno diGeorge Byron, tra il 1822 e il 1823, prima di imbarcarsi per partecipare allaguerra per l'indipendenza della Grecia[15], dove sarebbe morto nell'aprile del 1824 per una grave malattia, come ricordato da un'epigrafe apposta sulla facciata della villa.[35]
  • Villa Brignole Sale. In via San Nazaro 20, fu realizzata all'inizio del Seicento con il rifacimento di un precedente edificio cinquecentesco acquistato nel 1584 dal marcheseGiulio Sale. La villa passò alla figlia Geronima e algeneroGio. Francesco Brignole, che vi apportò numerose modifiche. Questi, insieme al figlioAnton Giulio ospitò nella villa illustri uomini di cultura del suo tempo, tra i quali il poeta savoneseGabriello Chiabrera.[36][37][38] Nel 1882 fu venduta allesuore marcelline e trasformata in uneducandato femminile; è ancora oggi un istituto scolastico privato, con asilo nido, scuola materna e scuola primaria[37][38] Alcune parti dell'edificio vennero distrutte da un bombardamento nel 1942 e ricostruite nel dopoguerra rispettando per quanto possibile la struttura originaria.[36][37]
Villa Bombrini, sede delconservatorio Niccolò Paganini.
  • Villa Bagnarello. Raggiungibile dalla villa Brignole Sale scendendo verso il mare lungo via San Nazaro, risale nel suo nucleo centrale al XVI secolo ma ha subito nel corso del tempo numerosi rimaneggiamenti. Una porta carraia che si apre sulla via dà accesso ad un cortile delineato dalle antichescuderie e dal corpo centrale della villa, da dove uno scalone conduce ad un ampio ballatoio dov'è l'ingresso principale.[36] La villa è conosciuta soprattutto per il soggiorno genovese diCharles Dickens, che vi dimorò da luglio a settembre del 1844 con la sua famiglia (la moglieCatherine e i cinque figli)[39]. La sua breve permanenza a villa Bagnarello è ricordata da una targa su cui si può leggere:"In questa villa / nel prisco rosso delle sue mura / ebbe gradita dimora / Carlo Dickens / geniale e profondo rivelatore / del sentimento moderno".[36] Al primo impatto con Genova, come scrisse lui stesso, lo scrittore non ebbe un'impressione positiva della città e della sua dimora nel sobborgo genovese, da lui definita"the pink jail" ("la prigione rosa"):
«Genova è tutta un contrasto; è la città più sporca e più pittoresca, più volgare e magnifica, repulsiva e più deliziosa che esista.

… E questo è tutto quanto mi riesce di ricordare, fino al momento in cui fui deposto in un piazzale d'aspetto triste, ingombro di erbacce, che faceva parte di una sorta di prigione rosa; e mi fu detto che io abitavo lì.»

(Charles Dickens, Pictures from Italy, 1846)

A questo seguirono altri commenti non proprio lusinghieri, ma la permanenza in quel luogo, con la magnifica vista del mare blu e la piacevolebrezza marina, lo fece ricredere fino a rimpiangerlo al momento della partenza.[40] Nella villa di Albaro scrisse il romanzo breveLe campane (The Chimes), pubblicato a dicembre del 1844; nei suoi scritti ha lasciato anche una descrizione dell'ambiente circostante, ancora non toccato dall'urbanizzazione.

«… dai muri della casa fin giù ad una cappella in rovina[41] costruita sugli scogli erti e pittoreschi in riva al mare, si stendono verdi vigneti, dove si può girare tutto il giorno, quasi all'ombra lungo stretti sentieri coperti da rusticipergolati.»
La villa Rebuffo Gattorno
  • Villa Allgeyer-Fuckel. In via dei Maristi, venne costruita verso la fine del XVII secolo ed era in origine una villa di campagna. Nel 1728 risultava di proprietà del dogeGerolamo Veneroso. Nel 1901 venne acquistata dalla famiglia Fuckel, che la fece ristrutturare dall'architetto Riccardo Haupt, che vi aggiunse anche un nuovo scalone marmoreo e una torre belvedere. Requisita durante laprima guerra mondiale, essendo i Fuckel cittadini germanici, venne loro restituita nel primo dopoguerra. Nel 1939 Anna Allgeyer, vedova del Fuckel, la vendette aipadri maristi.[42]
  • Villa Sauli Bombrini Doria, conosciuta come Villa Bombrini, via Albaro 36, attuale sede delconservatorio Niccolò Paganini.
  • Villa Brignole Sale "Interiano", Via Parini 17, seicentesca, dalla grande volumetria di stampo alessiano[15], sede dal 1922 del "Conservatorio Interiano" (pensionato per studentesse universitarie)[43].
  • Villa Carrega Cataldi, Via Albaro 11 e 13, del XVII secolo, sede dal 1967 al 1993 dellaSocietà Ligure di Storia Patria.
  • Villa Cordano, via Parini 21, di origine seicentesca ma più volte rimaneggiata nel corso dei secoli; negli anni trenta del Novecento divenne un collegio del "Pio Istituto Artigianelli"[44], fondato da don Francesco Montebruno[45]. Oggi ospita il "Centro giovanile Montebruno" ed un asilo nido, rivolto in particolare a famiglie in condizioni disagiate, gestito dall'Associazione Circolo Oasis S. M. di Castello[46].
  • Villa Raggio, via Pisa 56, cinquecentesca di origine ma ristrutturata da Riccardo Haupt tra il 1898 e il 1900, sede provvisoria del conservatorio Paganini negli anni dellaseconda guerra mondiale, è stata trasformata, non senza polemiche, in abitazioni private, dopo essere stata per molti anni un istituto ospedaliero privato.[15][47][48]
  • Villa Rebuffo Gattorno, Via Parini 5, seicentesca, con un ampio giardino antistante, ospita una residenza universitaria.
  • Villa Soprani, via Camilla 14, costruita all'inizio del XVII secolo, conserva un ciclo di affreschi diGiovanni Carlone del 1616 circa conScene dalle Metamorfosi di Ovidio.[15]
  • Villa Stuarta Ravano. Cinque-seicentesca, ampliata nel Novecento.
  • Villa Grimaldi Spinola, via Corridoni 5, costruita verosimilmente nel XVI secolo, opere diAndrea Semino eLazzaro Calvi.
  • Ville storiche di Albaro nelle foto diPaolo Monti, 1963
  • Villa Bagnarello Petracchi, scala
    Villa Bagnarello Petracchi, scala
  • Villa Barabino Benvenuto
    Villa Barabino Benvenuto
  • Villa De Franchi Rosasco Elisa
    Villa De Franchi Rosasco Elisa
  • Villa De Scalzi
    Villa De Scalzi
  • Villa Franzone
    Villa Franzone
  • Villa Doria Spinola
    Villa Doria Spinola
  • Villa Gnecco Basevi L'Oliera
    Villa Gnecco Basevi L'Oliera
  • Villa Raggio
    Villa Raggio
  • Villa Rebuffo Gattorno
    Villa Rebuffo Gattorno
  • Villa Soprani
    Villa Soprani
  • Villa Stuarta Ravano
    Villa Stuarta Ravano
Ville e palazzi del Novecento
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Il castello Casareto, in via al Capo di Santa Chiara.
Villa Canali Gaslini
Villa Ollandini

Dopo la fine dellaRepubblica di Genova, una nuova classe imprenditoriale borghese prese il posto delle storiche famiglie patrizie. Tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, soprattutto in concomitanza con l'apertura dicorso Italia, le famiglie di questi ricchi imprenditori fecero costruire le loro palazzine lungo il nuovo lungomare o nelle sue adiacenze.Lo stile architettonico di questi edifici si differenzia a seconda delle epoche di costruzione, dalneogotico e ilLiberty dei primi del Novecento, allostile razionalista degli anni trenta.

Benché più sobrie, almeno nelle dimensioni, rispetto alle ville storiche del passato, si tratta comunque di edifici di altissimo pregio, come la villa Canali Gaslini, il castello Türke di via al Capo di Santa Chiara e la palazzina Profumo, opere diGino Coppedè, edifici neogotici, come la villa San Nazaro (ex Park Hotel) e il castello Casareto, che domina il borgo diBoccadasse, ma anche i condomini razionalisti diLuigi Carlo Daneri e l'originale villa Ollandini, nata dalla ricostruzione ad opera diRobaldo Morozzo della Rocca di un edificio ottocentesco distrutto dalla guerra.[49]

  • Villa Canali Gaslini. Una delle ultime opere a Genova dell'architetto fiorentinoGino Coppedè, fu costruita tra il 1924 e il 1925 per la famiglia Canali. Divenuta sede delconsolato delGiappone, nel periodo bellico fu occupata prima dalletruppe tedesche e poi da quellealleate. Acquistata nel 1942 daGerolamo Gaslini (industriale oleario e fondatore dell'istituto pediatrico intitolato alla figlia Giannina) dopo le vicende belliche rientrò nella proprietà della famiglia che vi abitò a partire dal 1948. Il senatore Gaslini morì nel 1964. Con la scomparsa dell'ultima figlia Germana, nel 1988, la villa divenne sede della Fondazione Gaslini. La villa sorge su un poggio in posizione dominante su corso Italia, in corrispondenza della spiaggia di San Giuliano, circondata da uno scenografico giardino. Come molte opere del Coppedè lo stile dell'edificio è liberamente ispirato algotico fiorentino.[50]
  • Villa Ollandini. Tra i numerosi edifici instile razionalista realizzati nel quartiere negli anni a cavallo dellaseconda guerra mondiale il palazzo conosciuto come Villa Ollandini (via S. Vito 2), costruito tra il 1958 e il 1963 su disegno diRobaldo Morozzo della Rocca, si distingue per la sua storia e l'originalità della struttura. La ricostruzione della precedente villa Ollandini, distrutta dal bombardamento aereo inglese nella notte fra il 22 e il 23 ottobre 1942[51] venne concepita da Morozzo della Rocca come una sorta di memoriale di questo evento, creando nella muratura perimetrale, in pietra di Finale, uno spazio rivestito da pareti vetrate curvilinee, inclinate verso l'alto per seguire l'andamento delle solette dei piani, sfalsate orizzontalmente a ricordare idealmente lo squarcio creato dalle bombe nell'edificio distrutto.[52][53][54] La precedente villa distrutta dalla guerra rivestiva un notevole interesse storico: sorgeva infatti nel luogo, alle pendici di ponente del colle di Albaro, dove fino alla fine del XVIII secolo si trovava la chiesa di San Vito, annessa ad un convento didomenicani chiuso per le leggi di soppressione del 1797 ed in seguito trasformato in abitazione. Il complesso fu acquistato intorno alla metà dell'Ottocento daRaffaele Rubattino, ricco armatore, noto anche per il contributo dato allaspedizione dei Mille, che lo fece trasformare nello stileneogotico in auge in quel periodo. Rubattino vi morì nel 1881 e la villa passò per via ereditaria prima a Rodolfo Hofer e poi ai marchesi Ollandini. Conosciuta all'epoca come "Castello Ollandini-Hofer", fu abitata anche dall'imprenditoreFerdinando Maria Perrone.[54]
Altri edifici
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La Torre dell'Amore
Il complesso del "Lido d'Albaro"
  • La Torre dell'Amore è una suggestiva costruzione che risale al XV secolo, ma per la sua posizione nascosta, al centro di un nucleo di villette e raggiungibile solo attraverso una stradina chiusa, è sconosciuta anche a molti abitanti del quartiere. Latorre, in blocchi di pietra scura, è alta 13 m; situata nell'omonima via, nella zona del Lido d'Albaro, è oggi adibita ad abitazione privata ed è stata recentemente restaurata. Incerte sono le notizie storiche: la sua elegante struttura fa ritenere che facesse parte di una villa patrizia, poi nel XVIII secolo sarebbe stata acquisita dal governo dellaRepubblica per farne una postazione di guardia sanitaria ed in seguito una batteria costiera. Circa l'origine del nome, l'ipotesi ritenuta più probabile è che derivi dalla famiglia Finamore, presente a Genova fino alla prima metà del XVII secolo e che ne fu proprietaria per un certo periodo. È ritenuta invece inattendibile dagli storici la tradizione popolare secondo la quale vi si sarebbero celebrati in passato matrimoni in forma civile.[28]
  • A fianco a Villa Ollandini, in via Trento 8, fu costruito tra il 1948 ed il 1951 il palazzo inizialmente denominato Casa Fasce[55][56], commissionato da Francesco Emilio Fasce e progettato daLuigi Carlo Daneri[57]. Sotto al condominio vi era il famoso cinema Elios, con 900 posti, palco e camerini[58][59]. Il cinema venne chiuso e vennero realizzati dei garage.
  • Lido d'Albaro. Il complesso balneare-ricreativo chiamato in origine Lido d'Albaro (più tardiNuovo Lido) sorge incorso Italia, tra San Giuliano eBoccadasse; costruito nel 1908 da Giuseppe Garibaldi Coltelletti, in concomitanza con l'inizio dei lavori di costruzione del lungomare, venne riqualificato nel secondo dopoguerra, assumendo negli anni cinquanta rinomanza nazionale comepasserella per le selezioni del concorso diMiss Italia. Miss Lido furono in quegli anni due futurestar delcinema:Sophia Loren eRosanna Schiaffino, mentre negli anni ottanta la vittoria del titolo fu l'esordio nel mondo dello spettacolo, a soli 15 anni, per la futura cantanteSabrina Salerno[60]. È stato anche sede di rappresentazioni dell'attore genoveseGilberto Govi. Il complesso, secondo quanto riportato sul sito della società che gestisce l'impianto, sarebbe tuttora il più grande stabilimento balneare europeo, in grado di accogliere diecimila persone, con mille cabine e trepiscine di cui unaolimpionica.[61]
  • Teatro di San Francesco d'Albaro, demolito sul finire dell'Ottocento dopo la sua chiusura, nei pressi della chiesa di San Francesco. Le sue origini sono datate ad un periodo anteriore al XVIII secolo. Ricostruito nel 1810, fu definitivamente chiuso nel 1890.

Architetture militari

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Lo stesso argomento in dettaglio:Forti di Genova e Difesa costiera di Genova.
  • Fotografia d'epoca della spiaggia di San Nazaro con la soprastantebatteria del Vagno
    Forte San Giuliano. Chiudeva a mare la linea difensiva a levante della città, fu costruito tra il 1826 e il 1836 nei pressi del luogo dove già esisteva dal 1745 unabatteria costiera, denominata "batteria Sopranis". Nel 1889 all'interno del forte venne installata una nuova postazione di artiglieria ("batteria San Giuliano"). Per l'apertura di corso Italia venne mutilato parte del prospetto sud, demolendo una galleria sotterranea, e subì ulteriori modifiche nel 1937 quando sul lato a mare vennero collocate alcunepostazioni contraeree. Durante laseconda guerra mondiale il forte fu utilizzato dallaWehrmacht e dallaRepubblica Sociale Italiana come carcere per gliantifascisti ed al suo interno vennero fucilati diversipartigiani, tra i qualiGiacomo Buranello. Nel dopoguerra fu assegnata aiCarabinieri, ma rimase in stato di abbandono fino al 1995, quando divenne sede del comando provinciale dell'Arma. Composto da due caserme, una sul lato sud e una sul lato nord, con un ampio piazzale nel mezzo, nel tempo ha subito varie modifiche e si presenta oggi come un complesso di edifici e spazi scoperti collocati su un vasto terrapieno, che nasconde alla vista le varie strutture. Il prospetto della caserma nord, dove si trova l'ingresso, visibile da via Gobetti, è la parte meglio conservata, con ilponte levatoio ancora presente insieme ai relativi meccanismi di azionamento.[62]
  • Batteria del Vagno. Sulla scogliera di Punta Vagno si trovano i resti della Batteria del Vagno, una postazione di artiglieria con origini settecentesche a difesa dell'ingresso delporto di Genova, poi utilizzata durante laseconda guerra mondiale come postazione contraerea. All'epoca dell'apertura dicorso Italia, benché la batteria non fosse già più considerata di importanza strategica, ilMinistero della Guerra si oppose alla sua demolizione, perciò il percorso della nuova strada fu spostato più a monte operando uno sbancamento che ha isolato Punta Vagno dal resto del colle. Nel 1931 al culmine della scogliera di Punta Vagno fu installato un piccolofaro (il secondo faro genovese dopo latorre della Lanterna), ancora attivo. I superstiti locali del complesso sono oggi in dotazione all'Istituto idrografico della Marina come residenza per il personale, perciò non sono visitabili.[62]

Altro

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Corso Italia

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Lo stesso argomento in dettaglio:Corso Italia (Genova).
Corso Italia all'altezza delforte San Giuliano; al centro l'abbazia di San Giuliano e poco oltre l'edificio delNuovo Lido.

Corso Italia si sviluppa per circa due chilometri e mezzo lungo l'intero litorale del quartiere di Albaro collegando laFoce con il borgo marinaro diBoccadasse. Realizzata tra il 1909 e il 1915, divenne subito uno dei principali punti di ritrovo del "passeggio" domenicale dei genovesi. La nuova strada, realizzata nell'ambito del piano di espansione della città verso levante, sia per dare a Genova una moderna passeggiata lungomare, sia per agevolare l'accesso alle spiagge presenti nella zona, fu aperta con lo sbancamento delle scogliere che terminavano a mare la collina di Albaro, modificando profondamente l'ambiente costiero.[15][16]

La strada ha duecarreggiate con duecorsie per direzione, separate da un'aiuola spartitraffico ed un ampiomarciapiede sul lato a mare. Diversi sono stati gli interventi direstyling tra gli anni trenta e gli anni novanta. Lungo il percorso si incontrano alcuni storici edifici quali lachiesa dei Santi Pietro e Bernardo alla Foce, ilforte San Giuliano, l'abbazia di San Giuliano, lo stabilimento balneare delNuovo Lido e lachiesa di Sant'Antonio in Boccadasse. Sul lato a monte si affacciano eleganti condomini e palazzine in stileart déco, tra cui lavilla Canali Gaslini, opera dell'architetto fiorentinoGino Coppedè, costruita intorno alla metà degli anni venti, e palazzirazionalisti progettati daLuigi Carlo Daneri. Nell'ambito di una modifica alla viabilità green cittadina, da luglio 2020, sono state realizzate una corsia ciclabile e pedonale per ciascuna carreggiata, lasciando una sola corsia per le automobili nei due sensi di marcia, seguite da alcune polemiche per il traffico[63].

Via Albaro

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Provenendo dal centro diGenova, giunti in piazza Tommaseo si risale la collina di Albaro per la via Francesco Pozzo (l'antica via Olimpo). La strada, alla sommità del colle, prende il nome di via Albaro, ed era la strada principale del vecchio comune di San Francesco d'Albaro.[64] Aperta nella prima metà dell'Ottocento fu la prima strada carrozzabile del quartiere.

Lungo la via sorgono alcune delle celebri ville di Albaro, in parte ben conservate, altre stravolte da recenti ristrutturazioni e lottizzazioni. Tra le meglio conservate lavilla Saluzzo Bombrini, detta "il Paradiso", la villa Saluzzo Mongiardino, dove soggiornòGeorge Byron, la villa Carrega Cataldi[15][16] e villa Bombrini, sede delconservatorio Niccolò Paganini. Da via Albaro avevano origine lecrêuze che scendevano al mare[65]; con le successive vie Bocchella, Pisa e Caprera era parte della strada diretta a levante, che costituiva all'epoca della sua costruzione un'alternativa alla via medioevale che passava per ilquartiere di San Martino.

Piazza Leopardi

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Uno scorcio di piazza Leopardi con il prospetto laterale dellachiesa di Santa Maria del Prato

La piazza intitolata al celebrepoeta recanatese, all'incrocio tra via Albaro e il percorso che scendeva daSan Martino verso il mare, era l'antico "prato pubblico" del comune di San Francesco d'Albaro, antistante le chiese diChiesa di San Francesco d'Albaro eSanta Maria del Prato.[66] Un'iscrizione posta sull'abside della chiesa di San Francesco, accanto a quella che commemora caduti di Albaro nellaprima guerra mondiale riporta:"Prato comunale/ è vietato a chiunque/di danneggiare/gli alberi ivi esistenti/siccome è proibito/qualunque giuoco/che potesse recarvi danno/e di pascolarvi bestiame/sotto le pene correzionali/prescritte dalle vigenti/leggi".

La piazza, uno dei pochi luoghi di Albaro che conserva la memoria di un lontano passato, è chiusa a levante da una serie di modestecase a schiera, oggi ristrutturate, a ponente dall'abside della chiesa di San Francesco e dal muro perimetrale dell'annesso convento. Di forma allungata, si presenta più come un viale alberato che una vera e propria piazza; fino all'inizio del Novecento era il capolinea degliomnibus a cavalli provenienti dal centro della città.[15][65]

Tra il XVII e il XVIII secolo il prato era sede di partite di pallone che attiravano ai suoi bordi una grande folla. Nel 1797 vi venne innalzato uno dei primialberi della libertà sacrificando curatissime aiuole e roseti.[6][65]

Scalinata Giorgio Borghese

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La scalinata Borghese in piazza Tommaseo

Da piazza Tommaseo una scenografica scalinata con decorazioni instile liberty, intitolata a Giorgio Borghese[67][68], conduce ad un belvedere panoramico nella parte alta di via Francesco Pozzo, da dove lo sguardo può spaziare sulla stessa piazza Tommaseo, limite tra i quartieri di Albaro e dellaFoce, con lastatua equestre aManuel Belgrano, il rettifilo di corso Buenos Aires, l'antica via Minerva, e più in lontananza, in asse con questa,via XX Settembre, della quale corso Buenos Aires è la prosecuzione verso levante.[69]

La scalinata, costruita all'inizio del Novecento, si sviluppa su quattro livelli, e comprende alcuni locali coperti; dopo anni in stato di abbandono[70] nel 2018 sono iniziati dei lavori di riqualificazione che hanno portato al recupero architettonico della scalinata ed all'apertura di un locale, riaperta al pubblico il 14 gennaio 2020.[71][72][73][74][75]

Le strade dell'espansione urbanistica del Novecento

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Con lo sviluppo urbanistico, tra gli anni venti e trenta del Novecento, tra la via Albaro e il lungomare dicorso Italia, dove prima erano i giardini delle ville e i poderi vennero aperte nuove vie funzionali agli insediamenti residenziali che stavano sorgendo. Furono così aperti un nuovo asse di scorrimento da ponente a levante, intermedio tra via Albaro e corso Italia, ed una serie di viali da monte a mare, paralleli alle antiche crêuze. Il progetto iniziale prevedeva anche un ampio asse di scorrimento rettilineo a monte, parallelo a via Albaro e via Pisa, realizzato solo parzialmente nel secondo dopoguerra con la creazione di due ampi viali, via Federico Ricci e via Paolo Boselli, paralleli ad un tratto di via Pisa ed inframmezzati dalla piazza Leonardo da Vinci.

La via intermedia di scorrimento, accessibile da piazza Tommaseo attraverso via Nizza, è formata dalle vie Rosselli, Gobetti, Righetti e De Gaspari[76] e termina in via Cavallotti, dove confluisce anche corso Italia.

Una crêuza del quartiere

L'intitolazione delle nuove vie venne fortemente improntata al periodo storico tra le due guerre mondiali, con nomi legati all'epoca dellaprima guerra mondiale (Piave,Trento,Trieste), alle annessioni italiane inDalmazia e nell'Egeo (Quarnaro,Zara e, nella parte più a monte del quartiere, viaRodi e viaDodecanneso), a martiri dell'irredentismo (Nazario Sauro,Cesare Battisti,Guglielmo Oberdan[77]) e caduti dellaguerra d'Etiopia (Renzo Righetti,Dalmazio Birago,Tito Minniti eReginaldo Giuliani; tranne via Righetti, le altre nel secondo dopoguerra furono intitolate a martiriantifascisti, divenendo rispettivamente via Rosselli, via Gobetti e viadon Minzoni). Altre vie furono intitolate a politici delRisorgimento (Giacomo Medici del Vascello,Francesco Domenico Guerrazzi,Giovanni Bovio) e filosofi (Tommaso Campanella,Giordano Bruno,Giambattista Vico).

Le crêuze di Albaro

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L'origine delle romantiche "crêuze d'Arbà", cantate dai poeti, risale alla costruzione delle prime ville patrizie, quando le strade vicinali tra gli orti lasciarono il posto a strade selciate tra i muri che delimitavano i grandi poderi, al centro dei quali sorgevano le ville con i loro giardini.[4] Queste caratteristiche strade, fiancheggiate dalle ville, dalla sommità del colle scendevano verso il mare seguendo i crinali dei piccoli rilievi della collina. Fino ai primi del Novecento erano l'unica rete viaria che consentiva di raggiungere le grandi ville nobiliari e il mare.[69] Alcuni tratti di esse ancora oggi sembrano immersi in un'atmosfera d'altri tempi, nonostante l'asfalto abbia ricoperto in gran parte l'antico selciato per consentire il traffico veicolare.

Via San Nazaro
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Tra le varie crêuze via San Nazaro, che in origine scendeva fino alla scomparsachiesa dei Santi Nazario e Celso, ed oggi termina in via fratelli Rosselli, presenta numerosi esempi di ville, ancora ben conservate; tra queste le più notevoli la villa Raggi, quattrocentesca ma ricostruita nel XVII secolo, la villaBrignole Sale, seicentesca ma in gran parte rifatta dopo i gravi danni dell'ultimo conflitto e villa Bagnarello, dove soggiornòCharles Dickens. La via, citata per la prima volta in un documento del 1345, si snoda tra gli alti muri che delimitano i giardini, conservando, specie nel tratto mediano, l'originario carattere ambientale.[6][15]

Via Parini
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Un'altra delle crêuze di Albaro è via Giuseppe Parini che collegava piazza Giacomo Leopardi con la spiaggia di San Giuliano. La via oggi termina in via Piero Gobetti, in corrispondenza delforte San Giuliano. Conserva anch'essa il suo antico carattere, con numerose ville, in parte oggi ancora residenze private, in parte sedi di istituti religiosi. Tra le ville notevoli, un'altra appartenuta ai Brignole Sale, la cinquecentesca villa Elisa, con torre e la seicentesca villa Rebuffo Gattorno,[6][15] trasformata in residenza universitaria dell'ateneo genovese.

Via al Capo di Santa Chiara
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Il capo di Santa Chiara visto dallo scoglio diQuarto dei Mille

Via al Capo di Santa Chiara è la più orientale delle crêuze di Albaro e collega via Caprera con il borgo diBoccadasse, fiancheggiata da ville settecentesche. Al culmine del capo di Santa Chiara si trova un punto panoramico a picco sul mare dominato da due edifici del primo Novecento in stile medioevale, il castello Casareto e il castello Türcke, quest'ultimo opera delCoppedè.[15][78]

Dopo la rettifica dei confini amministrativi, negli anni sessanta del Novecento, la via costituisce il limite tra Albaro eSturla.

Altre crêuze
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Altre crêuze storiche sono via Riboli, al limite di ponente del quartiere, dove nel 1980 leBrigate Rosse assassinarono il colonnello deicarabinieriEmanuele Tuttobene con il suo autista l'appuntatoAntonino Casu[79], via San Vito, via Puggia, via Padre Giovanni Semeria (già via Montallegro), via Lavinia, nella zona di San Nazaro, via San Giuliano, via Capellini e via delle Castagne, nella zona di San Giuliano, e più a levante, l'asse formato da via Panigalli e via San Luca d'Albaro, che prende il nome da una storica chiesa oggi scomparsa.

Società

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Vista su via Francesco Pozzo, piazza Tommaseo e, sullo sfondo, i grattacieli diCorte Lambruschini.

Evoluzione demografica

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Le quattro "unità urbanistiche" che formano la ex circoscrizione di San Francesco d'Albaro avevano complessivamente al 31 dicembre 2013 una popolazione di 28.963 abitanti.[80]Nel Cinquecento, ilGiustiniani conta 144 case, delle quali solo 46 di contadini residenti, e le restanti appartenenti a ricchi cittadini. La crescita degli insediamenti patrizi, con la costruzione di grandi ville, nel tempo fece da volano per l'insediamento di nuovi residenti, anche se la presenza stessa delle ville con i loro fondi non consentì il formarsi di consistenti nuclei urbani. Ilcensimento del 1861 registra 5.556 abitanti, in costante aumento alle rilevazioni successive.

Con l'applicazione del piano regolatore del 1906[10] ha inizio una fase di espansione edilizia che porta ad un ulteriore incremento della popolazione che raggiunge progressivamente il suo massimo storico nel 1961, con 59.413 abitanti.

Dopo la rettifica dei confini amministrativi (come accennato le modifiche più consistenti furono il passaggio dell'area nella piana delBisagno, compresa traBorgo Pila e piazza Tommaseo, al quartiere delleFoce e del borgo di Vernazzola aSturla -Quarto dei Mille), nel 1971 i residenti risultano 41.529. Inizia da allora un costante decremento, più accentuato negli anni settanta e ottanta, quando risulta superiore a quello medio del comune di Genova nel suo complesso, fino al censimento del 2001 che registra 30.304 abitanti, valore stabilizzato, sia pur con un lieve ulteriore calo, fino ad oggi.

Albaro è il quartiere di Genova con la più alta percentuale di laureati (29,8% della popolazione) ed il minore tasso di disoccupazione, mentre l'età media risultava, nel 2008, di 48,5 anni, di poco superiore a quella cittadina.[11] Su questi ultimi fattori incide la destinazione del quartiere a residenza di classi benestanti, e come tale è percepito sia dai residenti che dal resto dei genovesi.

Cultura

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George Byron a Genova
Byron giunse ad Albaro nel settembre del 1822, turbato per i lutti che lo avevano colpito, la morte della figlioletta Allegra e dell'amicoShelley, annegato qualche mese prima nel mare davanti aViareggio. Insieme alla sua amante Teresa Gamba prese in affitto villa Saluzzo, mentre la vedova di Shelley, la scrittriceMary Godwin, che li accompagnava, si stabilì nella vicina villa Negrotto con il figlioletto Percy Florence.[81] Il poeta, giungendo a Genova scriveva:
«C'è qui un sospiro per quelli che mi amano / Un sorriso per quelli che mi odiano, / E, sotto qualunque cielo io vada, / C'è qui un cuore pronto ad ogni destino.[65]»

Byron lasciò Genova nel luglio del 1823, quando si imbarcò per unirsi ai patrioti greci insorti contro ladominazione turca, abbandonando anche Teresa, con la quale nel frattempo il rapporto si era logorato, e che non rivide mai più.[82] Del suo soggiorno genovese rimangono alcune lettere scritte agli amici e al suo editore, senza però alcun accenno a Genova ed ai luoghi in cui visse in quei mesi, con la mente rivolta quasi esclusivamente all'organizzazione di quel suo ultimo viaggio.[83]

Giuseppe Cesare Abba, nel suo libretto "Noterelle", scrisse:

«A pié della collina d'Albaro alzai gli occhi per vedere ancora una volta la villa dove Byron stette gli ultimi giorni, prima di partire per laGrecia, e il suo grido d'Aroldo a Roma mi risuonò nelle viscere. Se vivesse, sarebbe là sul "Piemonte", a fianco aGaribaldi.»

Istruzione

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Il quartiere, oltre a diversescuole primarie esecondarie di primo grado, pubbliche (tra cui la scuola Diaz nota peri fatti del G8 di Genova) e private, ospita ilconservatorio, intitolato a Niccolò Paganini e due sedi dell'Università di Genova, la Scuola Politecnica e il complesso di Valletta Puggia.

  • Università degli studi di Genova. La Scuola Politecnica (ex facoltà di Ingegneria) dell'Università di Genova ha sede nellavilla Giustiniani Cambiaso, via Montallegro 1; il complesso di valletta Puggia (via Dodecaneso 31-33-35), costruito tra gli anni ottanta e novanta del Novecento, ospita i Dipartimenti di Chimica, Informatica, Matematica e Fisica.[84]
  • Conservatorio Niccolò Paganini. Fu fondato nel 1830 come scuola di canto gratuita per la formazione dicoristi per ilteatro Carlo Felice, da poco inaugurato. Dalla prima sede nel centro storico la scuola fu trasferita nell'exmonastero delle Grazie; chiusa nel 1849 per difficoltà finanziarie la scuola fu acquistata e riaperta dal comune di Genova. Nel 1866 un nuovo trasloco, nelconvento dei padri filippini di via Lomellini. Intitolato al celebre violinista dal 1904, nel 1930 venne parificato ai conservatori statali. L'allora "Liceo Musicale Niccolò Paganini" nel 1936 fu trasferito una prima volta in Albaro, nella villa Raggio[85], poi nell'immediato dopoguerra trovò temporaneamente ospitalità nelpalazzo della Meridiana ed infine dal 1972 si trova nell'attuale sede di villa Sauli Bombrini Doria, in via Albaro 36. Dal 1974 è un conservatorio statale.[86][87]

Geografia antropica

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Sottoquartieri

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Boccadasse

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Lo stesso argomento in dettaglio:Boccadasse.
Veduta notturna del borgo di Boccadasse

Il borgo di Boccadasse, celebre frazione di Albaro, è compreso tra l'estremità orientale dicorso Italia e il Capo di Santa Chiara; con le sue case dalle tinte pastello, addossate le une alle altre e strette attorno ad una piccolabaia, anche se ormai circondato dal contesto cittadino, si è conservato pressoché immutato nel tempo, circostanza che ne ha fatto una delle più conosciute attrattive turistiche genovesi.[15][88] Il borgo, fondato secondo una leggenda da naufraghi francesi intorno all'anno mille, per la struttura delle abitazioni, l'uso dei materiali, le tecniche costruttive e le scelte dei colori rappresenta un tipico esempio dell'edilizia tradizionale dei borghi marinari liguri.[89]

L'aspetto paesaggistico del tratto di litorale compreso tra lachiesa di Sant'Antonio e il capo di Santa Chiara, caratterizzato da lunghi filari di scogli che si protendono nel mare dalla base dei promontori rocciosi, insieme con il grande valore storico dell'insediamento abitativo, fa di questo borgo uno dei luoghi più significativi della costa ligure.[89]

Boccadasse e la vicina Vernazzola (Sturla) erano gli unici nuclei urbani compatti nella zona di Albaro e gli unici insediamenti in riva al mare; il borgo è sempre stato parte integrante del territorio di San Francesco d'Albaro, da cui dipendeva amministrativamente, sia come comune che come parrocchia.

Infrastrutture e trasporti

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Strade urbane

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Viabilità antica

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Inizialmente laVia Aurelia, usata dalMedioevo sino all'epoca napoleonica, evitava la zona a mare passando per il colle diSan Martino da dove scendeva aSturla, tagliando completamente fuori la fascia costiera di Albaro, raggiungibile solo con strette crêuze che scendevano verso il mare. Con la rivoluzione viaria ottocentesca fu aperta la "strada Principale" o "strada Regia di Toscana", prosecuzione versoGenova della nuovavia Aurelia, che nel 1808 aveva raggiuntoNervi da levante. La nuova strada, perpendicolare alle antiche crêuze, corrispondente alle attuali vie Albaro, Bocchella e Pisa, poneva fine all'isolamento della zona.[4]

Un aspetto curioso della toponomastica delle antiche strade di Albaro sono i nomi ispirati all'anticamitologia greca eromana, in molti casi ancora esistenti come, per citarne alcuni, viaAurora, viaFlora, viaLavinia e piazzaNettuno (la piazzetta del borgo diBoccadasse); altri nel tempo hanno cambiato denominazione, come viaOlimpo (oggi via Francesco Pozzo) e viaMinerva (corso Buenos Aires).[90] Questi nomi furono attribuiti per volere dell'ultimo sindaco di San Francesco d'Albaro, appassionato cultore del mondo classico, poco prima dell'annessione del comune a Genova, nella seconda metà dell'Ottocento.[4]

Viabilità moderna

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Oggi diverse strade attraversano il quartiere sulla direttrice ponente-levante, anche se la principale arteria di attraversamento in questa direzione è costituita dacorso Europa, che scorre più a monte, nel quartiere diSan Martino. I principali percorsi urbani che interessano il quartiere, oltre all'antica "strada Principale", sono quelli dell'urbanizzazione del primo Novecento: corso Italia e l'asse intermedio formato dalle vie Rosselli, Righetti, Gobetti e De Gaspari.

Autostrade

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I caselli autostradali più vicini sono quelli di Genova Est e Genova Nervi, sull'autostrada A12, entrambi a circa 6 km da Albaro.

Ferrovie

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Albaro si trova a 2 km dallastazione di Genova Brignole. Per i collegamenti locali con gli altri quartieri cittadini e i vari centri dellariviera di Levante può essere utilizzata anche laStazione di Genova Sturla, sullalinea Genova - Pisa, anch'essa a 2 km dal centro di Albaro, nella quale fermano esclusivamentetreni regionali emetropolitani.

Mobilità urbana

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Albaro è collegato con il centro di Genova e gli altri quartieri del levante da diverse linee di autobus urbani dell'AMT (linee 15, 31, 36, 42, 43 e 45, serali 606, 607 e 641, notturna N2).

Sport

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Lo stadio del tennis intitolato a Beppe Croce in un'immagine del 1963 diPaolo Monti

Impianti sportivi

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  • Stadio del Nuoto, realizzato nel corso degli anni trenta del Novecento su progetto dell'ingnere Paride Contri. Aperto nel 1935, è stato completamente ristrutturato a partire dal 2006 e riaperto nel 2008.
  • Stadio Beppe Croce (Valletta Cambiaso). All'interno dei giardini pubblici intitolati aCarlo Alberto dalla Chiesa, nei pressi di piazza Leopardi, si trova il principale stadio datennis della città, il complesso di Valletta Cambiaso, con cinquecampi, tra i quali lo stadio intitolato a Beppe Croce nonno diAndrea Giuseppe "Beppe" Croce[91] (capienza 1 920)[92]; da settembre 2003 vi si disputa annualmente il "Genoa Open Challenger", torneo tennistico internazionale con un montepremi di 100 000dollari.[93]

Società sportive

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Calcio

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La squadra dicalcio del quartiere è l'Athletic Club Albaro, che milita nel campionato diEccellenza Liguria. La società ha recuperato nel 2020 la denominazione nata nel 1983 tra due società della zona, l'U.S. Albaro e l'Athletic Club Pio X[94]. La società è impegnata soprattutto nella promozione dell'attività giovanile, con 400 atleti tesserati e l'organizzazione di tornei rivolti ai più piccoli. Sia la squadra maggiore che le molte squadre giovanili disputano le loro partite su varicampi siti nella vicinaQuarto.[95]

Nuoto

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Presso lepiscine di Albaro ha sede la società sportiva Nuotatori Genovesi, fondata nel 1973 ed attiva per oltre dieci anni nella piscina delNuovo Lido. Dal 1985 per un lungo periodo non ha svolto attività agonistica, iniziando nuovamente dal 2006, con la riapertura delle piscine.[96][97]

Pallanuoto

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Dal 2013 Albaro è rappresentata nellapallanuoto dalla squadraAlbaro Nervi che ha preso il posto dellaSportiva Nervi, fallita nell'ottobre di quell'anno. Dopo due stagioni inserie A1, dal 2016 la squadra maschile milita nellaserie B, quella femminile milita anch'essa inB. La società disputa le partite interne nello Stadio del Nuoto di Albaro fino al 2016. Dopo la retrocessione in Serie B, la squadra utilizza il Crocera Stadium aSampierdarena.

Ciclismo

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Nel1955 e nel1956 Albaro è stata sede di arrivo di tappa delGiro d'Italia, in entrambe le occasioni si trattava di frazioni acronometro per squadre.

Tennis

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Ha sede nel quartiere ilPark Tennis Club, nato nel 1929.

Note

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  1. ^Il toponimo dialettale è citato nel libro-dizionario del professor Gaetano Frisoni,Nomi propri di città, borghi e villaggi della Liguria del Dizionario Genovese-Italiano e Italiano-Genovese, Genova, Nuova Editrice Genovese, 1910-2002.
  2. ^abComune di Genova - Notiziario statistico 4-2022 (PDF), sustatistica.comune.genova.it.URL consultato il 17 febbraio 2025.
  3. ^abRegio decreto 26 ottobre 1873, n. 1638, in materia di "I Comuni di San Martino d'Albaro, della Foce, Marassi, San Francesco d'Albaro, San Fruttuoso e Staglieno sono soppressi ed uniti al Comune di Genova. (073U1638)"
  4. ^abcdefghiCorinna Praga, "Genova fuori le mura"
  5. ^Ci venivano artisti e poeti / a cercare salute e fortuna; / e venivano da molto lontano. / Io ti ho visto una sera di luna; / ero insieme a Guido Gozzano.
  6. ^abcdIl quartiere di Albaro su www.genovaperta.net, sugenovaperta.net.URL consultato il 25 novembre 2014(archiviato dall'url originale il 29 novembre 2014).
  7. ^Testo completo della poesia "Marinétta", diEdoardo Firpo
  8. ^Marinetta,patella di scoglio, / bagnata solo dalla schiuma del mare, / voglio rievocarti ancora un po' / come sei rimasta nella memoria!... / ... / Oh, se allora sembravi lontana/con il canto del mare e delle cicale, / e il rintocco di qualche campana / dagli ulivi laggiù a San Giuliano!...
  9. ^Immagini dellaMarinettaprima(archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015). edopo (JPG). la costruzione di corso Italia
  10. ^abProgetto di piano regolatore e di ampliamento della regione di Albaro, supolis.unige.it.URL consultato il 25 novembre 2014(archiviato dall'url originale il 2 luglio 2022).
  11. ^abComune di Genova - Ufficio Statistica, Atlante demografico della città, luglio 2008.
  12. ^R. Luccardini, Albaro e la Foce - Genova • Storia dell'espansione urbana del Novecento, Sagep, Genova, 2013,ISBN 978-88-6373-252-8
  13. ^Il complesso conventuale di S. Chiara, che dà il nome alla via al Capo di S. Chiara (da non confondere con l'omonimo monastero del quartiere di San Martino) è ancora esistente ed ospitamonache agostiniane
  14. ^Info.
  15. ^abcdefghijklmnopqrsTouring Club Italiano, Guida d'Italia - Liguria, 2009
  16. ^abcdeF. Caraceni Poleggi, Genova - Guida Sagep, 1984.
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  27. ^Alessandro Augusto Monti della Corte,La Compagnia di Gesù nel territorio della Provincia Torinese: memorie storiche compilate in occasione del primo centenario dalla restaurazione di essa Compagnia, Volume 1, stabilimento tip. M. Ghirardi, 1914
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  37. ^abcVilla Brignole-Sale su http://guide.travelitalia.com.
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  39. ^Da settembre la famiglia Dickens proseguì il suo soggiorno genovese nellavilla Pallavicini "delle Peschiere"
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  51. ^Ricordato a Genova come uno dei più tragici bombardamenti della seconda guerra mondiale, il bombardamento del 22-23 ottobre 1942 arrecò numerosi e gravi danni nelcentro storico, e fu indirettamente causa dellatragedia della galleria delle Grazie, in cui persero la vita 354 persone
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  77. ^Dal dopoguerra via Oberdan fu intitolata al partigianoRenato Martorelli, mentre al martire triestino è stata intitolata la via principale del quartiere diNervi
  78. ^Immagine del capo di S. Chiara visto dal mare (JPG).
  79. ^Il ricordo dell’omicidio del Colonnello Tuttobene e dell’appuntato Casu, sugenovaquotidiana.com.
  80. ^Notiziario statistico 2-2014 (PDF). delcomune di Genova
  81. ^Una targa in via Zara 24b, attuale indirizzo della villa Negrotto, ricorda il soggiorno della vedova Shelley, nota soprattutto come autrice del celebre romanzoFrankenstein (Le lacrime genovesi di Mary Shelley.URL consultato il 25 novembre 2014(archiviato dall'url originale il 29 novembre 2014), articolo sulSecolo XIX del 10 giugno 2014)
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  86. ^Sito del conservatorio Niccolò Paganini.
  87. ^Scheda della villa Sauli Bombrini Doria, allegata al P.U.C. del comune di Genova (PDF).
  88. ^Boccadasse su Genova - Zenazone.It..
  89. ^abComune di Genova, P.U.C. – Norme di conformità – Disciplina paesaggistica di livello puntuale (PDF).
  90. ^Altre vie con nomi ispirati alla mitologia classica sono oggi comprese nell'area di Vernazzola (Sturla), che un tempo faceva parte del comune di S. Francesco d'Albaro:Argonauti,Giasone,Icaro,Pelio,Tritone eUrania
  91. ^Beppe Croce (1914-1986) è statovelista e presidente dellaFederazione Italiana Vela e delloYacht Club Italiano
  92. ^Immagine dello Stadio Beppe Croce durante un incontro (PNG).
  93. ^Info sul sito del Tennis Club Valletta Cambiaso ASD(archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2014).
  94. ^Athletic Club Albaro: nuovo nome, nuovo logo e conferme importanti, suDilettantissimo, 2 agosto 2020.URL consultato il 15 ottobre 2020.
  95. ^Storia dell'Athletic Club sul sito della società, suathleticclubliberi.it.URL consultato il 19 dicembre 2014(archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2014).
  96. ^Sito della società sportiva Nuotatori Genovesi SSD.
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Bibliografia

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  • Fiorella Caraceni Poleggi,Genova - Guida Sagep,SAGEP - Automobile Club di Genova, 1984.
  • Corinna Praga,Creuse in Albaro, Genova, SAGEP, 1989.
  • Corinna Praga,Genova fuori le mura, Genova, Fratelli Frilli Editori, 2006,ISBN 88-7563-197-2.
  • Angelo Remondini,Parrocchie suburbane di Genova, notizie storico-ecclesiastiche, Genova, Tipografia delle letture cattoliche, 1882.
  • Goffredo Casalis,Dizionario geografico, storico, statistico e commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna, Torino, G. Maspero, 1841.

Altri progetti

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Altri progetti

Collegamenti esterni

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Comuni inglobati nel 1926Apparizione,Bavari,Bolzaneto,Borzoli,Cornigliano Ligure,Molassana,Nervi,Pegli (aveva incorporatoMultedo nel 1875),Pontedecimo,Pra',Quarto dei Mille,Quinto al Mare,Rivarolo Ligure,Sampierdarena,San Quirico in Val Polcevera,Sant'Ilario Ligure,Sestri Ponente (aveva incorporatoSan Giovanni Battista nel 1923),Struppa,Voltri
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