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al-Malik al-Kamil

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al-Malik al-Kamil Naser ad-Din Abu al-Maʽali Muhammad
L'imperatoreFederico II di Svevia (sinistra) incontra al-Malik al-Kāmil (a destra)
Sultano d'Egitto
In carica1218 –
6 marzo1238
Predecessoreal-'Adil I
Successoreal-'Adil II
Emiro di Damasco
In carica1238
PredecessoreAl-Salih 'Imad al-Din Isma'il
Successoreal-'Adil II
Nascita1177/1180
MorteDamasco, 6 marzo1238
DinastiaAyyubidi
Padreal-'Adil I
ConiugiWird al-Mana
Sitti Sawda
Figlial-Salih Ayyub
Al-Adil II
Ashura Khatun
Fatma Khatun

Muhammad ibn Muhammad b. al-ʿĀdil b. Ayyūb (1177/1180Damasco,6 marzo1238) è stato unsultanoayyubidecurdo.

Al-Malik al-Kāmil (in araboﺍﻟﻤﻠﻚ ﺍﻟﻜﺎﻣﻞ?, ossia "il re perfetto") era illaqab di Abū al-Maʿālī Muḥammad b. Muḥammad b. al-ʿĀdil b. Ayyūb Nāṣir al-Dīn (in araboأبو المعالى محمد بن محمد بن أيوب ناصر الدين الملك الكامل?).

Fu unsultanoayyubide di discendenzacurda che governò l'Egitto e laSiria e che, come suo zioSaladino e suo padreSafedino, fu impegnato a contrastare iCrociati che, per due volte nel corso del suosultanato, tentarono di riconquistareGerusalemme.

Biografia

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Figlio del sultanoal-ʿĀdil (Safedino), fratello diSaladino, al-Malik al-Kāmil fu insediato alCairo dal padre nel1207 come suo viceré inEgitto.[1]
Fu il primo, in quello stesso anno, a insediarsi nella Cittadella (Qalʿat al-jabal, "Cittadella del monte [Muqattam]").

Quinta crociata

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Nel1218 al-Malik al-Kāmil guidò la difesa dei musulmani nell'assedio crociato di Damietta condotto nel corso dellaQuinta crociata[2] e un anno dopo divenne sultano alla morte del padre. Nello stesso anno della sua salita al trono, una cospirazione ordita da ʿImād al-Dīn ibn al-Mashtūb, comandante del reggimentocurdo della Hakkariyya, tentò di sostituirlo con il fratello più giovane e più controllabile, al-Fāʾiz Ibrāhīim. Fu costretto a riparare inYemen fin quando suo fratelloal-Muʿaẓẓam,governatore diDamasco, non riuscì a vanificare il complotto.

Al-Malik al-Kāmil avanzò varie proposte di accomodamento pacifico ai crociati, ma tutte furono sdegnosamente respinte a causa dell'improvvida opposizione delLegato pontificioPelagio. Al-Malik al-Kāmil offrì di restituire Gerusalemme ai crociati e che le sue mura (che suo fratello aveva fatto demolire ai primi dell'anno) fossero ricostruite, nonché di restituire laVera Croce (che tuttavia si dubita egli avesse nella propria disponibilità).

L'intervento di San Francesco

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Montefalco, Complesso museale di San Francesco,Benozzo Gozzoli,Francesco d'Assisi e il sultano al-Kamil, scena 10 del ciclo di affreschi sulla vita del Santo

In quell'occasione, nel1219, avvenne il famoso incontro conFrancesco d'Assisi, che, imbarcatosi adAncona, si recò aDamietta dov'era in corso la Crociata. Ivi giunto con 11 compagni, sorretto da una precisa concezione missionaria di metter fine alla guerra, chiese al legato pontificio il permesso di avventurarsi con i suoi confratelli nel territorio musulmano, il che questi gli concesse a malincuore e solo dietro forti pressioni.
Lo scopo del Santo di Assisi era anche quello di predicare i valori della fede cristiana al Sultano ed ai suoi uomini, e convertirli al cristianesimo, facendo così cessare le ostilità. Ricevuto con grande cortesia da al-Malik al-Kāmil, ebbe con lui un lungo colloquio, al termine del quale Francesco dovette tornare nel campo crociato, dopo aver ricevuto dal sultano un cortese diniego, accompagnato da vari doni, essendo stato comunque riconosciuto come un "sant'uomo" per i suoi intenti di metter fine al versamento di sangue in atto[3][4].

La caduta e riconquista di Damietta

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A causa della carestia e delle malattie insorte in Egitto in seguito alle mancate esondazioni delNilo, al-Malik al-Kāmil non poté difendere Damietta (ad assediare la quale s'erano attestati i crociati al momento del loro sbarco), che fu presa nel novembre del1219. Il sultano si rifugiò nella cittadella fortificata diManṣūra, edificata accanto al Nilo. Le azioni belliche languirono fino al1221, allorché al-Malik al-Kāmil offrì di nuovo una soluzione pacifica della questione, ancora una volta però respinta[5]. I crociati marciarono in direzione delCairo, ma al-Malik al-Kāmil si limitò a dare disposizioni affinché fossero aperte le chiuse delle dighe che regolavano l'afflusso delle acque del fiume sul territorio. L'impantanamento cui non poterono sottrarsi i pesanti armamenti e icarriaggi dei Crociati fu totale e decisivo, obbligandoli così a più miti consigli col sultano e ad accettare una tregua di otto anni. Il Sultano rientrò quindi in settembre a Damietta, ormai del tutto sgomberata[6].

Sesta crociata

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Negli anni seguenti vi fu un'importante contesa armata fra al-Malik al-Kāmil e suo fratello al-Muʿaẓẓam, e il sultano dovette accettare una pace con l'imperatore e re diSiciliaFederico II, che aveva promosso laSesta crociata.

Al-Muʿaẓẓam morì nel1227, eliminando la necessità di un regolamento pacifico per al-Malik al-Kāmil, ma proprio allora Federico II si presentò inTerra santa. Dopo la morte di al-Muʿaẓẓam, al-Malik al-Kāmil e un altro suo fratello,al-Ashraf, negoziarono un trattato che assegnava tutta laPalestina (inclusa laTransgiordania) ad al-Malik al-Kāmil e la Siria ad al-Ashraf. Nel febbraio del1229, al-Malik al-Kāmil negoziò lapace di Giaffa, un trattato decennale di pace con Federico II, in virtù del quale Gerusalemme e gli altri Luoghi Santi delRegno di Gerusalemme tornavano aiCrociati. Amusulmani edebrei fu vietato di risiedervi, eccezion fatta per i musulmani che vivevano nelle immediate vicinanze dellaCupola della Roccia e dellaMoschea al-Aqsa. Gerusalemme non era stata più ripresa dai Crociati fin da quandoSaladino l'aveva riconquistata nel1187, e dal momento che egli non ne aveva consentito la riedificazione delle mura, al-Malik al-Kāmil non si preoccupò che essa tornasse ad essere un centro di potere crociato. Nondimeno numerosi musulmani si opponevano ancora al trattato decennale sottoscritto, come pure non pochi cristiani, incluso ilPatriarca latino di Gerusalemme, che decretò l'interdetto sulla Città Santa, regolarmente ignorato da Federico II. La pace agì pertanto come previsto, ma immediatamente dopo al-Malik al-Kāmil dovette affrontare una contesa con iSelgiuchidi e iKhwārezmshāh, prima di morire nel1238.

La successione

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I suoi figli,al-āli Ayyūb eal-ʿĀdil II, gli succedettero rispettivamente inSiria ed inEgitto, ma il Sultanato ayyubide era ormai entrato nella sua fase di decadenza, tracimata presto in guerra civile. Al-Ṣāliḥ Ayyūb fece guerra al fratello e, dopo un iniziale rovescio e una segregazione di sei mesi adal-Karak in Siria, riuscì a sovvertire la designazione paterna grazie alle sue truppe arruolate tra iCorasmi e iMamelucchi, diventando nel1240 nuovosultano di Egitto e Siria.

Nel1239 il trattato decennale con Federico II giunse a scadenza, e Gerusalemme tornò sotto controllo ayyubide e in questa condizione rimase fin quando l'invasione deiMongoli, la sconfitta della dinastia delKhwārezmshāh e il dilagare di bandecorasmie fecero cadere rovinosamente Gerusalemme nelle mani di questi ultimi nel1244, creando ilcasus belli per laSettima crociata.

Note

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  1. ^Il fratelloal-Muʿaẓẓam ebbe in gestione laSiria e gli altri fratelli, al-Awḥad e al-Ashraf, ebbero rispettivamente laJazira e ilDiyār Bakr.
  2. ^(FR)René Grousset,Histoire des Croisades et du royaume franc de Jérusalem, III. 1188-1291 L'anarchie franque, Parigi, Perrin, 1936, pp. pp.218-253.,ISBN 2-262-02569-X.
  3. ^ A. Cacciotti e M. Melli (a cura di),I Francescani e la crociata, Milano, Edizioni Biblioteca Francescana, 2014,ISBN 978-88-7962-219-6.
  4. ^Francesco e il Sultano
  5. ^Grousset, pp. 254-256.
  6. ^Grousset, pp. 261-267.

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