Aieta (scritta anche nella formaAjeta;Ajìta neldialetto locale[4]) è uncomune italiano di 730 abitanti[1] dellaprovincia di Cosenza inCalabria.Il territorio comunale è parte integrante delParco nazionale del Pollino e culmina nel Monte Ciagola, a 1463 metri di altitudine; benché non lontano dalMar Tirreno, Aieta ha tradizioni culturali ed enogastronomiche più tipicamente montanare. Il centro storico, posto a 524 m .s.l.m., è dominato dal palazzo baronale (raro esempio di architettura rinascimentale in Calabria) ed ospita chiese e palazzi di rilevante interesse storico, tanto da far parte dell'associazione deiBorghi più belli d'Italia.
Nei documenti storici compare con il nomeAsty Aetou, ossia "città dell'aquila" derivando dalgreco αετός,aetòs ('aquila'), risalente ai dominibizantini. L'origine del nome probabilmente si riferisce alla posizione dominante del paese o alla presenza nella regione di numerose aquile; l'aquila è anche raffigurata nello stemma del paese.
La fertile conca compresa fra i monti Calimaro, Curatolo, Rosello, Gada, La Destra, Ciagola, Le Fabbriche, Schiena, percorsa dal fiumicello è stata abitata e coltivata fin dai tempi protostorici. Fu sede diville diproduzione agricola ai tempi degliEnotri (VI-V secolo a.C.) e deiLucani (V-IV secolo a.C.), che costruirono la prima fortificazione di avvistamento sul monte Calimaro, a difesa del territorio contro i Greci diThurii provenienti dalla valle del Mercure-Lao attraverso i Piani del Carro di Tortora.
Successivamente nella conca prosperarono unità produttive agricoleromane. I Bizantini, succeduti ai Romani, ne fecero il capoluogo di unatourma, riprendendo e rafforzando la fortificazione del monte Calimaro per difendersi dalle incursioni deiGoti e deiLongobardi provenienti da Laino attraverso i Piani del Carro, e diedero all'insediamento il suo nome attuale: Aieta (come un'aquila appollaiata sulla cima del monte).
Nel periodo bizantino il sito ospitò numeroselaure di monaci greco-bizantini provenienti dall'oriente per sfuggire alle invasioni dellaPalestina e dell'Egitto da parte deiSasanidi diCosroe prima e degliislamici poi. Ne sono testimonianza i toponimi di santi di varie località aietane.
Dallaconquista normanna in poi la postazione del Monte Calimaro si rese inutile e fu abbandonata non essendoci più nemici da cui guardarsi. Fu così ampliato e popolato il villaggio sorto sulla cresta che si affaccia a NO sulla valle di Tortora e a SE sulla conca interna. Da allora il piccolo centro ha vissuto le vicissitudini comuni agli altri centritirrenici accorpati ai possedimenti napoletani degliSvevi, degliAngioini, degliAragonesi, delle dominazioni straniere, del regno deiBorbone di Napoli daCarlo III in poi fino all'annessione alregno d'Italia, con la sola interruzione della dominazione francese durante la triste parentesi napoleonica nel primo decennio del XIX secolo.
In seguito alla creazione del comune diPraia a Mare nel 1928, il territorio di Aieta è stato ridotto, privato della fascia costiera.
Lo stemma e il gonfalone del comune di Aieta sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 22 gennaio 2016.[5]
«Stemma di azzurro, all'aquila dal volo abbassato, d'oro, allumata e linguata di rosso, armata di nero, sostenuta dal monte all'italiana di tre colli fondato in punta, di verde. Ornamenti esteriori da Comune.»
Il gonfalone municipale è costituito da un drappo di rosso.
Le stesse, dopo vari passaggi, anche dalla vicinaFrancia, giunsero in Italia e furono acquistate, nel1925, inMorano, da Giacomo Cosentino, nato aLagonegro nel1888 e deceduto ad Ajeta nel1967.
Alcune di esse, avevano un funzionamento manuale, mentre altre funzionavano mediante dellepulegge, che a loro volta venivano fatte girare con dei motori, primaa vapore e successivamente elettrici.
Il loro utilizzo, come già detto, era espressamente per la lavorazione della lana, che dallo stato di grezzo veniva portato, a lavorazione ultimata, in stoffa o filo. Da ciò se ne ricavavano maglie intime, maglioni, calze, pantaloni, ecc..
La lavorazione è stata a pieno ritmo sino al 1970 circa, quando a causa delle innovazioni tecnologiche, dette macchine non erano più adeguate a sopportare la concorrenza e le nuove esigenze del mercato.