Aḥmad ibn Faḍlān (in araboأحمد بن فضلان?, nome completoAḥmad ibn al-ʿAbbās ibn Rāshid ibn Ḥammād;Baghdad,877 –960) è stato unoscrittore eviaggiatorearabo, di origine persiana, autore di unmanoscritto datato922, in cui racconta il suo viaggio del 921-922 in missione diplomatica per conto delcaliffoabbaside diBaghdad,al-Muqtadir, presso ilre bulgaro del VolgaAlmış; missione da cui tornò in patria dopo aver percorso territori asiatici escandinavi che precedentemente erano quasi ignoti alla cultura arabo-islamica.
Il fine dell'ambasciata era quello di ottenere dal re deiProto-bulgari un omaggio formale alCaliffo, in cambio del quale egli avrebbe ricevuto somme necessarie alla costruzione di una fortezza contro iCazari. Partita da Baghdad il 12 giugno 921, la missione passò perBukhara, laCorasmia (a sud delmare d'Aral), ilGorgan (in cui essa trascorse l'inverno), prima d'arrivare, dopo grandi difficoltà, presso i Proto-bulgari insediati attorno ai tre laghi del Volga, a nord diSamara, il 12 maggio 922. La missione fallì, dal momento che i musulmani non riuscirono a radunare le somme destinate al re che, irritato dall'avvenuto, rifiutò di lasciare ilmadhhabhanafita per quellosciafeita di Baghdad.
Il manoscritto di Ibn Faḍlān - di cui non è pervenuta alcuna copia originale, ma solo una versione abbreviata presente nella Biblioteca diMashhad (Iran) e varie citazioni e alcune traduzioni su altri testi immediatamente successivi - è un documento che si rivela assai prezioso per lo studio delle popolazioni nordiche del periodo, dei loro usi e dei loro costumi, soprattutto grazie all'obiettività e precisione dell'autore, quasi fosse un modernoantropologo.
Ibn Faḍlān incontrò un gruppo diVariaghi nella capitale bulgara, che chiaramente lo affascinarono e al contempo, lo disgustarono. Fu colpito dalla loro statura gigantesca, scrivendo che erano "alti come palme" ed osservò che ogni uomo portava armi da cui non si separava mai. Li descrisse come ossessionati dal desiderio di profitto commerciale e intenti a pregareidoli di legno, che rappresentavano loro dèi, per avere successo nelle transazioni. La ricchezza veniva ostentata pubblicamente: le loro mogli venivano adornate con una collana per ogni 10.000dirham guadagnati e le donne facevano mostra di parecchi di questi simboli di successo commerciale portandoli contemporaneamente intorno al collo. La loro mancanza d'igiene lo sconvolse, così come il consumo di grandi quantità di alcol e lafornicazione in pubblico con le schiave che essi possedevano a frotte. Ibn Faḍlān offrì anche un resoconto orripilante, ma con il distacco clinico di un antropologo moderno, del funerale di un capo, bruciato nella sua nave insieme alla concubina preferita, sacrificata per accompagnarlo nell'aldilà.
Il primo studiosoorientalista a occuparsene fu il numismaticoChristian Martin Joachim Frähn, che nel 1823 tradusse quanto era citato nell'opera geografica diYaqut, ilMuʿjam al-buldān (L'insieme delle contrade), nel suo lavoro intitolatoIbn Foszlan's und anderer Araber Berichte über die Russen aelterer Zeit[1].
(EN)Journal of Arabic and Islamic Studies 3 (2000), contenente l'articolo "Ibn Fadlan and the Rūsiyyah" (Ibn Fadlan e i Rus), di James E. Montgomery, con una traduzione annotata della parte che riguarda iRūs.