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Adelfia

Coordinate:41°00′N 16°52′E41°00′N,16°52′E (Adelfia)
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Disambiguazione – Se stai cercando il sarcofago dell’omonima nobildonna romana, vediSarcofago di Adelfia.
Disambiguazione – "Montrone" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vediMontrone (disambigua).
Adelfia
comune
Adelfia – Stemma
Adelfia – Bandiera
Adelfia – Veduta
Adelfia – Veduta
Montrone nel 2024, durante la festa patronale di San Trifone
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Puglia
Città metropolitana Bari
Amministrazione
SindacoGiuseppe Cosola (lista civica) dal 20-6-2016 (2º mandato dall'11-10-2021)
Data di istituzione8 novembre 1927
Territorio
Coordinate41°00′N 16°52′E41°00′N,16°52′E (Adelfia)
Altitudine154 m s.l.m.
Superficie33,81km²
Abitanti16 445[1] (30-11-2024)
Densità486,39 ab./km²
Comuni confinantiAcquaviva delle Fonti,Bari,Bitritto,Casamassima,Sannicandro di Bari,Valenzano
Altre informazioni
Cod. postale70010
Prefisso080
Fuso orarioUTC+1
CodiceISTAT072002
Cod. catastaleA055
TargaBA
Cl. sismicazona 3(sismicità bassa)[2]
Cl. climaticazona D, 1 402GG[3]
Nome abitantiadelfiesi
Patrono
Giorno festivo
  • 10 Novembre (San Trifone)
  • Ultima domenica di Luglio (San Vittoriano)
  • Prima domenica di Settembre (Madonna della Pietà)
  • Lunedì dell'Angelo (Madonna della Stella)
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Adelfia
Adelfia
Adelfia – Mappa
Adelfia – Mappa
Posizione del comune di Adelfia nella città metropolitana di Bari
Sito istituzionale
Modifica dati su Wikidata ·Manuale

Adelfia è uncomune italiano di 16 445 abitanti[1] dellacittà metropolitana di Bari inPuglia. Fu istituito nel1927 dalla fusione dei comuni diCanneto di Bari eMontrone. Per suggellarne l'unione, al nuovo comune fu posto il nome Adelfia, ossia "fratellanza" (dal grecoadelphòs).

Geografia fisica

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Territorio

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Adelfia è situata a ridosso dei primi pendii delleMurge centrali, a circa13 km daBari. Confina a ovest conSannicandro, a nord conBitritto, Bari eValenzano, a est conCasamassima e a sud conAcquaviva delle fonti. Il territorio comunale ha una superficie di29 km², e raggiunge la sua altitudine massima di231 m s.l.m. nei territori confinanti con Acquaviva, mentre raggiunge quella minima di103 m s.l.m. nei territori confinanti con Bari. Il panorama dominante è composto davigne, e anche daulivi emandorli, eroverelle verso l’interno.[4]

Clima

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Il clima di Adelfia èmediterraneo, con estati calde e secche e inverni moderatamente freddi, grazie alla lontananza dal mare e all’altitudine di bassa collina. Leprecipitazioni sono abbondanti in inverno eprimavera, con accumuli mensili di circa 60 - 65 mm; in autunno sono lievemente minori, e in estate sono molto scarse, con circa 30 mm mensili. La neve si verifica circa una volta l’anno.[4]

Storia

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Il territorio dell’attuale Adelfia fu sicuramente abitato inepoca pre-romana, come dimostrano gli antichi sepolcri rinvenuti risalenti al VI-V secolo a.C. È anche sicuro che vi passarono gli invasoriGoti,Bizantini,Longobardi,Franchi,Saraceni eNormanni, pur non essendoci rimasto nulla da menzionare per confermarlo.[5]

Storia di Montrone

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Fondazione

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Secondo quanto scritto nel Settecento da donCataldo de Nicolai, uomo religioso appartenente alla famiglia marchesale di Canneto, Montrone sorse nel982. Il commerciantebizantino Roni Sensech, in fuga daBari sotto l'incalzare delle truppe longobarde diOttone II, si stabilì su un'altura poco vicina, che si presentava particolarmente adatta al pascolo e al commercio del bestiame. Nacque così il villaggio diMons Roni (o Monteroni).[5]

Il primo nucleo di abitanti contava 31 persone, tra cui un sacerdote bizantino, che dipinse unaNatività in una grotta locale. Su volere di Marco, figlio di Roni in corrispondenza di quella grotta fu edificata la cappella della Madonna del Principio nel 1086, poi consacrata dall'arcivescovo di Bari, Ursone. A quel punto si contavano circa 250 abitanti, che nel1156 aumentarono ulteriormente per via della distruzione di Bari da parte diGuglielmo I il Malo,re di Sicilia.[5]

Riconoscimento come comune

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Il 18 novembre1167 il successore di Guglielmo I, reGuglielmo II il Buono, riconobbe Montrone come “università” (comune) e la diede in feudo ad un suo uomo fidato, Goffredo Tortomanni. Il primo documento storico in cui vengono menzionati Canneto e Montrone è infatti labolla dipapa Alessandro III del 28 giugno1172, in cui vengono indicati i paesi sotto l’autorità di Rainaldo, arcivescovo diBari: “…Monteronum, Lositum, Cannitum…”. Da questo momento in poi, si può stabilire più o meno esattamente la serie dei feudatari di Montrone: a Goffredo Tortomanni succedette il ravennese Pasquale (o Pascazio) de Palma, avendo sposato la figlia Geronima.[5]

Nel 1266 reCarlo I d’Angiò donò il feudo ad un suoluogotenente, Rodolfo De Colant, venuto con lui dallaFrancia per aiutarlo nella conquista del Regno di Sicilia. Nel1276 il feudo fu assegnato a Sparano da Bari, per premiarlo dell’aiuto prestato controManfredi eCorradino di Svevia, pretendenti al trono siciliano. Morto Sparano, il 28 Aprile1294 reCarlo II d’Angiò investì il figlio di Sparano - che era già padrone diAltamura - anche di Montrone,Valenzano eMagliano. La famiglia di Sparano tenne il feudo fino al1339, quando esso venne ceduto al nobile napoletano Gualtieri Galeoti. Nel1380 I successori di quest’ultimo lo vendettero al conte siciliano Gualtiero di Aspruch. Successivamente, reCarlo III revocò il feudo per darlo al suo aiutante di campo, Riezio Clignetti. Nel1390, Riezio vendette il possesso al nobile barese Nicolò Dottula, che dotò il borgo di un castello con torre, nucleo dell'attuale palazzo marchesale. Nel1417 il feudo fu venduto a Nicolò Fusco diRavello, già padrone diValenzano. Nel1423 Montrone divenne possesso del nocerino Niccolò Offieri. Nel 1444 il Codice Diplomatico Barese documenta la vendita del feudo ad un Guarino di Lecce.[5]

Gli Acquaviva

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Nel1481 il feudo fu venduto aGiulio Antonio Acquaviva,Duca di Atri eConte di Conversano, che pose Montrone sotto il controllo di suo figlioAndrea Matteo Acquaviva. Secondo don Cataldo, gli Acquaviva furono sgraditi alla popolazione di Montrone, perché volevano "mettere in evidenza nuove consuetudini". Un guardiano del duca venne ucciso, presumibilmente dal popolo, fra Montrone eRutigliano; a quel punto nel 1519, gli Acquaviva decisero di vendere il feudo al napoletano Giambattista Galeoti, che ne assunse il controllo il 15 giugno dello stesso anno. Invece l'avvocatoPietro Natale, che scrive nel 1801, cita come feudatario nel 1504 un certo Tommaso Paleologo il Greco, a cui sarebbe stato assegnato il feudo daFerdinando II d'Aragona in seguito alla sua vittoria controLuigi XII di Francia per il controllo delRegno di Napoli. Poiché favorevoli a Luigi di Francia, gli Acquaviva perserò dunque il feudo, ma lo riacquistarono e ebbero conferma del loro possedimento da parte diCarlo V d'Asburgo, per poi rivenderlo a Giambattista Galeoti nel 1519 come già detto sopra.[5]

Giambattista Galeoti

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Pianta di Montrone nella metà del 1600

Don Cataldo elogia Giambattista Galeoti, poiché fu il primo a fissare dimora a Montrone e realizzò una serie di opere pubbliche per i cittadini (che all'epoca erano circa 500) a sue spese. Riferisce inoltre che i suoi successori, altrettanto graditi alla popolazioni, mantennero il feudo fino al 1629, anno in cui fu venduto ad Aurelio Furietti, principe diValenzano. Invece Pietro Natale sostiene che Galeoti aumentò le tasse dei cittadini e che con lui iniziò un'era infelice, finita nel 1617 con la vendita del feudo ad Antonia Gentile, vedova di Aurelio Furietti e madre di Francesco Furietti, principe di Valenzano. Ad ogni modo, il feudo passò ai principi di Valenzano, che lo tennero fino al 1696, anno in cui esso fu venduto ad Alessandro Bianchi, proveniente dalla famiglia bologneseDe' Bianchi.[5]

Bianchi e Bianchi Dottula

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Lo stesso argomento in dettaglio:De Bianchi Dottula.

Alessandro de Bianchi fu barone di Montrone dal 1696 al 1699, anno della sua morte. Lo succedette il fratello Giovanni de Bianchi. Nel 1706, dal registro dei battesimi, risultaaffittuario di Montrone il nobile napoletano Giacomo Capece-Zurlo, probabilmente con Giovanni titolare del feudo. Giovanni fu barone fino al 1753, quando morì all'eta di settant'anni. Ereditò la baronia suo figlio Donato de Bianchi, che per accattivarsi il favore del popolo aveva costruito unfrantoio nel 1742. Donato morì nel 1773 sessantottenne, e fu seguito da suo figlio Luigi. Luigi aveva sposato Francesca Dottula, appartenente alla nobile famiglia barese dei Dottula che tuttavia andava estinguendosi. Proprio per questo motivo nel 1790, su volere di Giordano Dottula, padre di Francesca, il barone Luigi de Bianchi unì al suo cognome quello dei Dottula, dando vita alla famigliaBianchi Dottula, e gli venne dato in riconoscenza il titolo di marchese di Montrone.[5][6]

Eccidio per mano francese

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Nel 1799, Montrone fu protagonista di una triste vicenda. Le truppe francesi diNapoleone avevano messo in fugaFerdinando IV di Borbone, re di Napoli, e stavano procedendo alla sottomissione del sud Italia. I cittadini di Montrone erano tuttavia rimasti fedeli al re e mantennero un atteggiamento ostile verso le truppe francesi; per questo, il generaleBroussier, facente parte dell'Armata di Napoli, inviò sul luogo un'ambasciata di cinquecento soldati per consigliare ai montronesi di non opporsi al passaggio delle truppe francesi, che dovevano recarsi aRutigliano. L'ambasciata arrivò a montrone il 5 aprile, e il comandante di questa mandò avanti un trombettiere per annunciare l'intenzione delle truppe di passare amichevolmente. Tuttavia, un tale Giuseppe Macchia fucilò e uccise il trombettiere, scatenando l'ira dei francesi. Infatti le truppe, per vendicarsi, uccisero 83 montronesi, fra cui il parroco Giovanni Battista Cacciapaglia, e saccheggiarono il palazzo marchesale dei Bianchi-Dottula (dove si era arroccato il luogotenente borbonicoGiambattista De Cesari, che fu costretto a fuggire). La confusione generale scatenò inoltre una rissa tra cannetani e montronesi fra le campagne, e alcuni cittadini ne approfittarono per aggiungersi al saccheggio del palazzo marchesale; anzi, sembrerebbe che al saccheggio parteciparono più gli stessi montronesi che i francesi. Con il ritorno deiBorbone fu innalzata una croce a memoria dell'eccidio.[5][7][8]

Successivamente alla conquista francese, a Montrone cominciò a diffondersi il desiderio di liberarsi di alcune tasse imposte dalla famiglia feudataria. La questione si evolse a favore dei cittadini per via degli sviluppi storici in Italia, poiché nel 1806Giuseppe Bonaparte, re di Napoli, abolì la feudalità. Da questo momento in poi avrà inizio lo sviluppo edilizio del paese fuori dalle mura del vecchio borgo. Tra il 1815 e il 1820 il territorio di Bari soffrì il brigantaggio delle truppe, logorate dalla guerra. In questa occasione il marchese Luigide Bianchi Dottula fu tra quelli ad aiutare maggiormente il comune di Bari, donando 1200ducati.[5]

Ottocento

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Figlio dei marchesi Luigi e Francesca fuGiordano de Bianchi Dottula, che succedette al padre come marchese, dopo la sua morte nel 1821. Giordano fu un letterato e politico italiano, noto per antonomasia come "Marchese di Montrone", e fu ancheIntendente di Bari. Tuttavia, pur essendo un apprezzato autore di prose e un ottimo intendente, è probabile che non fosse così gradito ai montronesi come feudatario. A testimonianza di ciò, nel 1848 - dopo solo due anni dalla sua morte - abbiamo testimonianza di un'azione legale. Luigi Gaetani, suocero di Giordano, fece causa - in qualità di tutore dei figli minorenni di Giordano, Luigi e Francesco, che avevano ereditato i possedimenti marchesali - a nove cittadini, fra cui il parroco Beniamino Landriscina, affinché ripagassero i danni dell'abbattimento "clandestino e criminoso" del frantoio che era stato costruito da Donato Maria de Bianchi nel 1742. Gli accusati, infatti, fra il 9 e l'11 aprile 1848 avevano distrutto il frantoio "per astio e per altre loro occulte ragioni", e perché sostenevano che esso non fosse di proprietà dei marchesi, ma dei cittadini, e che fosse stato usurpato ingiustamente. La conclusione della controversia non è nota, poiché Luigi Stangarone, che riporta questa vicenda, non era in possesso di documenti che ne trattassero.[8]

In ogni caso, dopo Giordano la famiglia marchesale perse importanza. Suo figlio Luigi ereditò il titolo di Marchese, ma non fu mai in grado di esercitare i suoi poteri. Morì nel 1776.[5][8]

Novecento

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Diversi montronesi parteciparono e persero la vita nellaprima guerra mondiale; i loro nomi sono ricordati nelMonumento ai Caduti in Corso Umberto I. Nel 1915 nel paese vennero inaugurati l'acquedotto e la luce elettrica.[5]

Storia di Canneto

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In antichità, il territorio di Canneto fu forse frazione e necropoli diCelia (odiernaCeglie), importante città dellaPeucezia. Lo attestano le diverse ceramiche ritrovate sul luogo che ad oggi siedono nei musei di Bari eTaranto[5]

Fondazione

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Roberto il Guiscardo, fondatore di Canneto

Secondo don Cataldo, Canneto nacque nell'XI secolo.Roberto il Guiscardo,Duca di Puglia, condusse una campagna militare tra il 1067 e il 1071 finalizzata alla conquista diBari, che al tempo era tenuta daiBizantini. Siccome l'assedio si rivelò difficile, presto il ducanormanno dovette trovare un modo per riparare il suo esercito dalla stagione invernale. Si ricordò allora di un luogo che aveva attraversato per arrivare a Bari, ricco di canne da zucchero; i soldati normanni si accamparono dunque nelle campagne dell'odierna Canneto, dove furono in grado di costruire 265 capanne per difendersi dal freddo. Due cavalieri si interessarono al territorio, nel frattempo divenuto noto col nome diCannitum, per via delle sue qualità; uno era diMilano e l'altro diMessina. Portata a termine la conquista di Bari, Roberto il Guiscardo diede il luogo in feudo al messinese dei due, Giosuè Galtieri, uno dei suoi cavalieri più fidati. Galtieri prese dimora nel luogo e sposò la tarantina Beatrice Curcelli. Morì nel 1095, "di dolore", poiché per via della sua vecchiaia non poté seguireBoemondo d'Altavilla, figlio del Guiscardo, nellaprima crociata. Lasciò due figli: il primo, Domenico, lo succedette come feudatario, mentre il secondo, Giovenale, condusse una vita ecclesiastica e fece costruire a Canneto una chiesa dedicata aSan Domenico.[5]

Stella Beatrice e Alfonso Balbiano

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Nel 1141, quando a Canneto si contavano circa 100 abitanti, la figlia di Domenico Galtieri, Stella Beatrice, sposò il nobilenapoletano Alfonso Balbiano, che si trasferì a Canneto. Egli, appartenente ad una famiglia ricca, fece costruire fin da subito delle strade e uno spiazzale. Nel 1146, come era solito nei borghi del luogo, Balbiano fece costruire un'alta torre in stile normanno che serviva ad allertare gli altri comuni in caso di scorrerie di ladri. Fece poi scavare un corridoio sotterraneo che dalla torre terminava versoAcquaviva, nel caso in cui ci fosse stato bisogno di scappare senza esser visti. La costruzione della torre fu utimata nel 1153, lo stesso anno in cui Canneto fu riconosciuto come comune daRuggero II,re di Sicilia. Il 21 Aprile 1169 Domenico Galtieri morì, e gli furono eredi Stella Beatrice e Alfonso Balbiano; quest'ultimo fu dichiarato legittimo sigore di Canneto daGuglielmo II il Buono nel 1176. Nel 1185 Stella Beatrice si ammalò gravemente, e Balbiano pregò laMadonna affinché guarisse. Il giorno dopo quello diPasqua, Stella Beatrice "da morta si vide nuovamente in vita". L'anno successivo Alfonso Balbiano fece costruire, in segno di riconoscimento, la cappella dellaMadonna della Stella, sullo stesso luogo in cui era stato sepolto Giosuè Galtieri.[5]

I Gerundi

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La famiglia Balbiano tenne il feudo di Canneto fino al 1431, quando un Nicolò Balbiano vendette il feudo al napoletano Nicolò Antonio de Ofieri. L'anno dopo un Bernardo de Ofieri lo vendette a Giacomo Passarelli, sempre di Napoli. Nel 1463, poiché senza figli, Passarelli chiamò a suo erede il nipote Giovanni Gerundi, che nel suo arrivo a Canneto portò da Napoli un quadro dellaVergine Maria. Nel 1473 si contarono a Canneto 496 abitanti. Gerundì ingrandì il palazzo baronale, ripulì la chiesa e fece fondere una nuova campana; nel 1478 il territorio di Canneto fu colpito dalla pestilenza, e Gerundi fece costruire al di fuori dalle mura del borgo la cappella diMaria Vergine di Costantinopoli, essendo devoto ad ella. Nel 1507 un Pietro Gerundi fu successore di Giovanni. Nel 1604 fu barone di Canneto un Alfonso Gerundi, nel 1635 un Francesco Gerundi e nel 1659 un altro Alfonso Gerundi, che sposò Camilla Capece-Zurlo.[5]

I Nicolai

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I Gerundi (o Girondi) mantennero il feudo fino all'8 maggio 1719, quando un Giangiuseppe Girondi lo vendette a Carlo De Nicolai, famiglia dei baroni diBasville, per 7506 ducati. Carlo De Nicolai divenne il primo Marchese di Canneto. Giunto nel borgo trovò la popolazione demoralizzata, poiché da trent'anni i Girondi vivevano aNapoli. Nel 1730 morì, e gli succedette il figlio Domenico De Nicolai, fratello del Don Cataldo che scrisse le pergamene da cui ci pervergono queste informazioni. Alla morte di Domenico nel 1758 gli succedette Francesco Paolo, e alla morte di questo nel 1775 gli succedette Giambattista, che prese il titolo di Marchese l'anno successivo nel 1776. Nel 1799 a Canneto non si consumò lo stesso eccidio che ci fu a Montrone, e ci furono solo tre morti, uccisi mentre fuggivano impauriti. Nel 1840 fu Marchese di Canneto Carlo de Nicolai.[5]

Novecento

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Nel 1936 il carabiniereVittoriano Cimmarrusti, di Canneto, partecipò e morì nellaguerra d'Etiopia, ottenendo per le sue gesta lamedaglia d'oro al valor militare.[5]

Nascita di Adelfia

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I comuni di Montrone e Canneto, poco distanti l’uno dall’altro, mantennero la propria autonomia amministrativa sino al 29 settembre1927, quando il decreto n. 1903 firmato daVittorio Emanuele III eBenito Mussolini ne sancì l'unione sotto il nome di “Adelfia” (dal greco "Adelphos" (Άδελφος), ossia "fratellanza). Nonostante la prossimità dei due centri vi erano spiccate differenze nelle popolazioni, ad esempio per quanto riguarda le tradizioni e il dialetto. Infatti, per alcuni decenni la nascita di un'identità cittadina unitaria è stata difficoltosa. Ancora oggi ci sono due feste patronali - una per Montrone e una per Canneto - due Chiese Matrici, due centri storici, due scuole elementari, due scuole medie, due centri postali, due cimiteri, eccetera. Unastele, situata presso l’attuale municipio di Adelfia, segna gli antichi confini di Canneto e Montrone.[4][7][9][10]

Simboli

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Stemma di Adelfia

Lo stemma e il gonfalone del comune di Adelfia sono stati concessi con regio decreto del 31 gennaio 1929. Lo stemma è dato dall'unione di quello delle due entità precedenti, con una croce su tre colline sormontata da due lune e due stelle per Montrone, e delle canne su una collina per Canneto. Il gonfalone è un drappotroncato di giallo e di azzurro.[11] Segue lablasonatura specifica:

«Stemmapartito: nel primo d'azzurro, almonte di tre cime di verde, movente dalla punta, cimato da una croce latina di nero, accompagnata in capo da duecrescenti di argento, quellodi destra volto, ed accostata da duestelle dello stesso; nel secondo, pure d'azzurro, a tre leoni seduti, il centrale più in alto e più grande e due posti in basso affrontati, sopra un monte movente dalla punta e dal quale nasce un canneto, il tuttoal naturale. Ornamenti esteriori da Comune.»

Monumenti e luoghi d'interesse

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Casina Don Cataldo

Il patrimonio architettonico di Adelfia vanta l’esistenza di due centri storici, per via dello sviluppo autonomo dei rioni Montrone e Canneto.[4]

Architetture religiose

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Montrone

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  • Chiesa di Santa Maria del Principio, edificata nel1086 su volere di Marco Sensech.[4]
  • Chiesa Madre di Montrone, edificata attorno al1711 e intitolata aSan Nicola di Bari. Essa contiene la statua diSan Trifone,patrono di Montrone, scolpita dall’andriese Riccardo Brudaglio nel 1783. La Chiesa Madre fu consacrata nel 1726; fra il 1744 e il 1747 fu innalzato anche un campanile. Nel 1833 il pittoremolfettese Saverio Calò ne affrescò gli interni, e nel 1926 ilbarese Bernardo Caprioli eseguì la decorazione in oro nella parte superiore.[4] Un dipinto pregiato, attribuito aTiziano e raffiguranteFrancesco da Paola, è custodito nella chiesa.[12]

Canneto

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  • Cappella della Madonna della Stella, edificata nel 1186 su volere delfeudatario Alfonso Balbiano.[4]
  • Chiesa Madre di Canneto, costruita fra il 1761 e il 1763, e dedicata allaMadonna immacolata. All’interno di essa sono custodite le reliquie diSan Vittoriano, patrono di Canneto.[4]

Architetture civili

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Montrone

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  • Palazzo Marchesale di Montrone, costruito nel1396 dalfeudatario Niccolò Dottula. Fu ampliato nel1519 dal feudatario Giambattista Galeoti, e decorato con affreschi di scuola napoletana. Infine, fu rifinito nel1790 dalmarchese di Montrone Luigide Bianchi Dottula.[4][13]
  • Palazzo Angiuli (in via Valenzano, Montrone), costruito alla fineXIX secolo. Nella cappella interna, dedicata allaMadonna Immacolata, si celebra annualmente un concerto ed una messa proTerra Santa con il patrocinio dell'Ordine del Santo Sepolcro.[4]
  • Palazzo Angiuli (in corso Umberto, Montrone), costruito all’inizio delXX secolo e affrescato.[4]
  • Palazzo Stangarone (in corso Umberto, Montrone), costruito all’inizio del XX secolo e affrescato.[4]

Canneto

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  • Casina don Cataldo (o anche Castello dei Fascina), costruita nelXVII secolo dal marchesi de Nicolai lungo la strada perBitritto.[4]
  • Villa Gigia (o anche Villa Monteleone), costruita nelXIX secolo a Canneto.[4]

Architetture militari

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  • Torre normanna di Canneto, costruita dal feudatario Alfonso Balbiano fra il1147 e il1153. È alta 19 metri ed è composta da 4 piani. Termina con un coronamento diarchetti pensili su mensole. È stata dichiarata monumento nazionale nel1920, insieme all'adiacente palazzo marchesale di Canneto.[4]

Società

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Evoluzione demografica

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Abitanti censiti[14]

A lungo l'emigrazione - prima oltreoceano, e poi verso ilNord Italia e altri paesi europei - ha determinato ilsaldo demografico di Adelfia. Ancora oggi il fenomeno dell’emigrazione è visibile nei più giovani; tuttavia recentemente Adelfia, grazie alla vicinanza conBari, rispetto alla quale presenta un costo di vita più economico e una tranquillità maggiore, ha visto crescere la sua popolazione significativamente.

Etnie e minoranze straniere

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Gli stranieri residenti ad Adelfia, secondo le statistiche risalenti al 31 dicembre2019, erano 446 (pari al 2,64% della popolazione complessiva). Le comunità più numerose sono:[15]

Cultura

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Eventi

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Festa patronale di San Trifone

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Statua di San Trifone nella Chiesa Madre di Montrone
Statua di San Trifone nella Chiesa Madre di Montrone

La festa più importante di Adelfia è la venerazione diSan Trifone martire, patrono di Montrone, che secondo la tradizione protesse il paese durante l'epidemia dipeste del1691, e scacciò un'invasione dicavallette (come mostra l’iconografia del santo, rappresentato con una cavalletta sulla lancia).[4] Le reliquie di San Trifone vennero donate a Montrone dal vescovo diCattaro, per mezzo del vescovo diGallipoli.[5]

La festa si celebra ogni anno, con i giorni principali che vanno dal 9 all’11Novembre. Fa convergere nella città molti turisti, provenienti da tutta Italia, anche per la gara digiochi pirotecnici che si verifica durante la festa. Sin dal primo giorno la “Bassa Musica di Adelfia”, localmente nota semplicemente come “Il Tamburo” (u Tammore in dialetto) percorre giorno e notte il centro abitato, suonando dei pezzi popolari, fra cui la “Marcia dell’asino” (Marcie du ciuccie).[4][16]

La sera del9 novembre, il quadro del santo viene portato inprocessione fino alla piazza di Montrone, e si procede al lancio di una mongolfiera. Dopodiché la serata si anima con concerti, che proseguono fino a notte inoltrata. Il10 novembre, alle 4 di notte, un colpo secco sparato da un mortaio di 12 cm sancisce l’inizio della giornata più importante della festa. Molti fedeli raggiungono laChiesa Madre di Montrone per assistere alla prima messa delle 4:30. Dalle 10:00 i concerti bandistici e la “riffa”, cioè l’insieme di offerte dei fedeli che vogliono portare la statua del santo in spalla, precedono un'altra processione. Questa viene percorsa per le vie della città, ed è accompagnata fra gli altri da molti bambini, alcuni dei quali a cavallo, che per devozione familiare indossano gli abiti del santo. La processione è chiusa dalla consegna delle chiavi della città da parte del sindaco, che avviene nelle vicinanze dell’arco con orologio di Montrone. Nel pomeriggio ha luogo la suddetta gara pirotecnica, che dura circa tre ore.[4][16]

L’11 novembre, a conclusione dei festeggiamenti, la processione percorre nuovamente il paese, e la statua del santo è portata in spalla degli emigranti che sono tornato ad Adelfia per l’occasione. La domenica successiva alla festa, detta di “San Trifone nella nicchia” (San Trefon ‘iinde a ua’ ‘nnicchie) la statua del santo viene posta nella nicchia della Chiesa Madre, dove resterà fino alla prossima festa patronale.[4]

Dal punto di vista gastronomico, durante la festa di San Trifone ha luogo una “sagra dell’agnello”, durante la quale si possono mangiare - presso lerosticcerie allestite appositamente fra le strade - delle costatine diagnello e dellefrattaglie alla brace (dettenghimmiredde), accompagnate da costine disedano e fette diprovolone, oltre che delvino locale.[4]

Altre manifestazioni

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  • Festa della Madonna della Stella[4]
  • Festa patronale di San Vittoriano[4]
  • Festa della Madonna della Pietà[4]
  • San Vittorianicchio[4]
  • Giornata dell'Emigrante, che ricorda l’emigrazione che ha caratterizzato Adelfia[4]

Economia

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La principale attività economica adelfiese, grazie alle caratteristiche del terreno, è la coltivazione diuva (in particolare dell’uva Regina, presente in due varianti locali dette Mennavacca e Pizzutella, e dell’uva baresana, e in minor numero anche delle uve Primus e Moscato nero). Negli ultimi anni la produzione di vinoprimitivo ha valorizzato il territorio. In misura minore rispetto all’uva e al vino sono prodotti ancheolive eolio. Le attività non legate all’agricoltura sono poche, e limitate a poche imprese nelsettore manifatturiero.[4]

Infrastrutture e trasporti

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Lo stesso argomento in dettaglio:Strade provinciali della città metropolitana di Bari.

La strada principale che collega Adelfia a Bari è lastrada statale 100, che corre a est del centro abitato. I rioni di Canneto e Montrone sono fisicamente separati dallalinea ferroviaria Bari-Putignano, in concessione alleFerrovie del Sud Est. Nel 2010 è stato completato l'interramento del tratto ferroviario urbano finalizzato all'eliminazione delpassaggio a livello tra i due rioni ed è stata aperta al pubblico la nuovastazione.[4]

Amministrazione

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Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.

PeriodoPrimo cittadinoPartitoCaricaNote
28 luglio 19887 giugno 1993Antonio MastrogiacomoPartito Socialista ItalianoSindaco[17]
14 giugno 19938 novembre 1995Francesco Pirolocentro,Democrazia CristianaSindaco[17]
10 novembre 199510 giugno 1996Giuseppe GuettaComm. straordinario[17]
10 giugno 199610 gennaio 1997Emanuela Clotilde Angiulicentro-sinistraSindaco[17]
10 gennaio 199728 aprile 1997Erminia CicoriaComm. pref.[17]
28 aprile 199714 maggio 2001Ermanno Maria Nino MacchiasinistraSindaco[17]
14 maggio 200130 maggio 2006Francesco Nicassiocentro-destraSindaco[17]
13 giugno 200612 maggio 2010Francesco Nicassiocentro-destraSindaco[17]
12 maggio 201010 giugno 2011Vittorio LapollaComm. straordinario[17]
19 maggio 201120 giugno 2016Vito Antonio Antonaccilista civica
”Antonacci, il sindaco che vogliamo”
Sindaco[17]
20 giugno 2016in caricaGiuseppe Cosolalista civicaSindaco[17]

Note

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  1. ^abBilancio demografico mensile anno 2024 (dati provvisori), sudemo.istat.it,ISTAT.
  2. ^Classificazione sismica (XLS), surischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), inLegge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A,Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151.URL consultato il 25 aprile 2012(archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^abcdefghijklmnopqrstuvwxyzaaStoria di Adelfia, suwww.adelfiacomitatosantrifone.it.URL consultato il 16 novembre 2024.
  5. ^abcdefghijklmnopqrs Luigi Stangarone,Adelfia, Cenni Storici.
  6. ^ Luigi Stangarone,Adelfia, stemmi e feudatari.
  7. ^abConsultazione Archivio Comuni e Stati Esteri, susister.agenziaentrate.gov.it.URL consultato l'8 aprile 2019.
  8. ^abc Luigi Stangarone,il 1848 a Montrone.
  9. ^Consultazione Archivio Comuni e Stati Esteri, susister.agenziaentrate.gov.it.URL consultato l'8 aprile 2019.
  10. ^Associazione Pro Loco - Adelfia (BA), suweb.archive.org, 7 luglio 2007.URL consultato il 16 novembre 2024(archiviato dall'url originale il 7 luglio 2007).
  11. ^Adelfia, decreto 1929-01-31 RD, concessione di stemma e gonfalone, suArchivio Centrale dello Stato.URL consultato il 31 maggio 2022.
  12. ^Adelfia com'era..., suwww.cartamaxima.it.URL consultato il 16 novembre 2024.
  13. ^PALAZZO MARCHESALE DEI BIANCHI - DOTTULA | I Luoghi del Cuore - FAI, sufondoambiente.it.URL consultato il 10 agosto 2021.
  14. ^Statistiche I.StatISTATURL consultato in data 28 dicembre 2012.
  15. ^Residenti stranieri: popolazione residente e bilancio demografico al 31 dicembre 2019, sudemo.istat.it, ISTAT.
  16. ^ab Redazione online,Adelfia, si ripete la magia di San Trifone: la processione, le bande e i botti diurni, suwww.lagazzettadelmezzogiorno.it, 10 novembre 2024.URL consultato il 16 novembre 2024.
  17. ^abcdefghijkhttp://amministratori.interno.it/

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