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Acquisto dell'Alaska

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L'assegno n.° 9759 del 1º agosto 1868 emesso dalla tesoreria statunitense ed utilizzato dalgoverno federale degli Stati Uniti d'America per l'acquisto dell'Alaska dall'Impero russo

L'acquisto dell'Alaska (in ingleseAlaska Purchase, in russoпродажа Аляски?,prodaža Aljaski, che significa «vendita dell'Alaska») fu un accordo internazionale stipulato tra gliStati Uniti d'America e l'Impero russo nel1867 per iniziativa delsegretario di StatoWilliam H. Seward, tramite il quale gli Stati Uniti d'America acquisirono il territorio dell'odiernoStato federato dell'Alaska. Complessivamente il territorio acquistato aveva un'estensione di circa1600000 km².

Immagine satellitare dell'Alaska

Colonizzazione russa prima della cessione

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Lo stesso argomento in dettaglio:America russa.

I primi europei a raggiungere l'Alaska provenivano dalla Russia. Nel 1648Semën Ivanovič Dežnëv navigò dall'estuario del fiumeKolyma verso ilMar Glaciale Artico fino a superare l'estremità orientale dell'Asia e giungere al fiumeAnadyr. Non è chiaro se durante il viaggio l'imbarcazione su cui navigava si sia spinta fino alle coste dell'Alaska, ma è certo che le scoperte di Dežnëv non furono comunicate al governo centrale russo, al punto che la sua impresa fu dimenticata per quasi cent'anni.

L'inizio della colonizzazione dell'Alaska da parte dei russi può essere datato nel 1725, quando lo zarPietro il Grande inviòVitus Bering ad esplorare le coste dell'Alaska, nell'ambito di quella che è ricordata come laseconda spedizione in Kamčatka. A partire dal 1743 cominciarono le prime spedizioni commerciali provenienti dalla Russia e dalla Siberia: in considerazione della durata del viaggio vennero creati i primi insediamenti in Alaska: dapprima avamposti temporanei, di commercianti di pellame, che divennero ben presto insediamenti stabili per il commercio e la caccia.

Con l'Ukase (decreto) del 1799 lo zarPaolo I dette l'avvio formale alla colonizzazione dell'Alaska rivendicando alla Russia tutti i territori americani a nord del 55º parallelo ed affidando allaCompagnia russo-americana il monopolio commerciale con questi territori. La colonia, nota formalmente con il nome diAmerica russa, ebbe come capitale Novo-Archangel'sk ("Nuova Arcangelo"), oggiSitka.

Si stima che, nel 1867, l'Alaska ospitasse circa 2.500russi ometicci, e circa 8.000aborigeni, per un totale di poco più di 10.000 abitanti, tutti sotto l'autorità diretta dellaCompagnia russa d'America, principalmente dedita al commercio di pellicce. Ad essi si aggiungevano forse 80.000eschimesi, non raggiunti dall'amministrazione coloniale. I russi erano insediati in 23 villaggi, sparsi per le isole o sulle coste meridionali. Le piccole stazioni ospitavano, di solito, 4 o 5 russi incaricati della raccolta delle pelli, lì recate dagli indiani, e del relativo immagazzinamento, in attesa delle navi mercantili che facevano servizio di raccolta.

I due maggiori centri erano:

  • Nuova Arcangelo, successivamente chiamata Sitka, fondata nel 1804 per il commercio delle assai pregiate pelli dicallorino dell'Alaska. Non si trattava, comunque, che di un villaggio, con 116 abitazioni, che ospitavano 968 abitanti.
  • San Paolo con circa 100 abitazioni, e 283 abitanti. Era il centro dell'industria delle pelli difoca.

Quadro internazionale

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A fronte di unacolonizzazione rada e poco difendibile dal punto di vista militare, l'Impero russo temeva di essere costretto, prima o poi, a dover cedere senza compensi l'ampio e spopolato territorio all'ingombrante vicinobritannico, padrone delCanada e all'epoca forte avversario della Russia (vediGrande gioco). A tale considerazione strategica si aggiunsero le pressanti difficoltà finanziarie della corte russa.

Accadde così che lo zarAlessandro II decise di cederlo agliStati Uniti, una potenza all'epoca decisamente meno ingombrante dell'Impero britannico ed estranea alle questioni europee.[1]

Dell'affare venne allora incaricato l'ambasciatore aWashington, il baroneEduard de Stoeckl, che, all'inizio del marzo 1867, aprì delle negoziazioni con il segretario di StatoWilliam H. Seward, con il quale aveva buone relazioni. Le trattative si conclusero dopo un'ultima riunione, protrattasi un'intera notte, ed il trattato venne firmato alle 4 del mattino del 30 marzo 1867.[2] Il prezzo d'acquisto venne fissato in 7.200.000 dollari americani (equivalenti a circa 141 milioni di dollari del 2022). L'opinione pubblica americana accolse piuttosto sfavorevolmente l'affare: eraun mondo selvaggio e gelato dichiarò, ad esempio, laNew York Tribune;[3] l'Alaska venne variamente definitala follia di Seward, laghiacciaia di Seward olo zoo degli orsi polari diAndrew Johnson (il presidente in carica).[4]

Punto di vista del governo statunitense

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Lo stesso argomento in dettaglio:Presidenza di Andrew Johnson.

Il trattato venne sostenuto, anzitutto, dalsegretario di Stato William Seward, sostenitore dell'espansione territoriale degliStati Uniti d'America e poi dal presidente delcomitato affari esteri delSenatoCharles Sumner.

Il loro argomento strategico aveva parecchio a che fare con la recentemente conclusaguerra di secessione: l'Impero russo si era allora dimostrato un utile alleato, specie se paragonato alRegno Unito, che, al contrario, si era quasi apertamente schierato con iConfederati. Pareva dunque saggio aiutareSan Pietroburgo in una faccenda tutto sommato marginale, evitando al contempo un rafforzamento della colonia britannica delCanada: l'influenteNew York Tribune scrisse chein una parola, è una manovra al fianco sulCanada. Seward, del resto, già prima della guerra civile aveva indicato per l'Artico il ruolo di futuro avamposto strategico degli Stati Uniti d'America[5].

Considerazione ancora più importante, l'acquisto consentiva assai bene di ribadire ladottrina Monroe, mirante ad affermare la supremazia degli Stati Uniti d'America nel continente nordamericano contro gli interessi delle potenze europee, che cercavano di estendere la loro influenza anche al di là delle colonie detenute nel continente. Esso, scrisse un editorialista delNew York Herald, era una maniera per lozarAlessandro II, di segnalare aLondra eParigi cheSan Pietroburgo non intendeva intraprendereattività su questo continenteamericano. Non bisogna infatti dimenticare che laFrancia diNapoleone III era appena stata sconfitta nel tentativo di approfittare dellaguerra di secessione per mettere sotto controllo ilMessico, ponendo sul trono lo sfortunatoMassimiliano d'Asburgo, fucilato dagli insorti messicani (ma con il compiaciuto consenso del presidente statunitenseAndrew Johnson), di lì a poche settimane, il 19 giugno 1867.

Ratifica dell'accordo

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L'acquisto venne ratificato dal Senato degli Stati Uniti il 9 aprile 1867, con 37 voti a favore e 2 contrari. Il pagamento, tuttavia, venne sbloccato solo un anno più tardi, a causa dell'opposizione dellaCamera dei rappresentanti: essa cedette solo nel luglio 1868, con 113 voti a favore e 48 contrari.[6]

La firma del trattato di cessione dell'Alaska il 30 marzo 1867. Da sinistra a destra: Robert S. Chew, William H. Seward, William Hunter, il signor Bodisco, Eduard de Stoeckl, Charles Sumner e Frederick W. Seward.
La prima pagina della ratifica del trattato da parte dello zarAlessandro II.

La cerimonia di passaggio dei poteri avvenne aNuova Arcangelo il 18 ottobre 1867[7]. Una truppa, composta sia da militari russi che americani, fece una piccola parata di fronte alla residenza del governatore. Labandiera russa venne ammainata con la banda che suonò l'inno russo e labandiera statunitense venne issata sulle note diThe Star-Spangled Banner, salutata da qualche salva d'artiglieria. Due colpi di pistola risuonarono attraverso il porto di Sitka il 18 ottobre 1867. 100 soldati russi e 250 americani stavano fianco a fianco davanti al palazzo del governatore. La bandiera russa fu abbattuta sull'asta della bandiera e si aggrovigliò. Un soldato russo dovette arrampicarsi per liberarla. La bandiera gli scivolò via, sospinta direttamente sulle baionette russe da una folata di vento. I presenti trattennero il respiro, si dice che la principessa Maria Maksutova, moglie dell'ultimo governatore russo, sia svenuta[8]. Le nuove truppe si installarono nelle caserme ed il generaleJefferson C. Davis stabilì la propria residenza nella casa del governatore. La maggior parte dei russi rimpatriò, con l'eccezione di qualche commerciante di pellicce e di qualche prelatoortodosso.

Dal punto di vista dell'epoca, l'accordo fu vantaggioso per tutti. Gli americani poterono servire lo slogan "L'America agli americani" - secondo ladottrina Monroe del 1823. I russi poterono rivolgersi all'Asia centrale, dove c'era ancora un vasto territorio per lo sviluppo dell'Impero zarista.

Solo decenni dopo si venne a sapere quanto l'Alaska fosse ricca di risorse minerarie[9].

Presunta offerta dell'Alaska alla Casa di Liechtenstein

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Nel novembre del 2018 un documentario della radio svizzeraSRF sostenne che lo zar russo avesse in prima battuta proposto la vendita dell'Alaska aGiovanni II,principe del Liechtenstein nel 1867, e che solo dopo il rifiuto di quest'ultimo avesse proposto l'affare agli Stati Uniti. Il giornale tedescoWelt am Sonntag aveva già riportato simili affermazioni nel 2015[10]. L'informazione fu vividamente discussa nel Paese alpino e i media all'inizio la riportarono come una diceria. Qualche giorno dopo però, ilprincipe Giovanni Adamo II scrisse una lettera ai media liechtensteiniani in cui assicurò che la presunta offerta di vendita non era unrumor e che era stata ripetutamente discussa all'interno della famiglia principesca. Inoltre, dichiarò ottimisticamente che ricerche d'archivio potrebbero portare al rinvenimento dei documenti storici finora mancanti necessari a provare la veridicità storica dell'offerta[11][12].

Note

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  1. ^Purchase of Alaska, 1867, sustate.gov(archiviato dall'url originale il 10 aprile 2008).
  2. ^Frederick W. Seward,Seward at Washington as Senator and Secretary of State. Volume: 3, 1891, p. 348
  3. ^Ellis Paxson Oberholtzer,A History of the United States since the Civil War. Volume: 1, 1917, p. 123
  4. ^Have you been to the "polar bear garden"?. The loc.gov Wise Guide
  5. ^Daniele Perra,La sfida geostrategica dell'Artico(archiviato dall'url originale il 18 ottobre 2019)., Osservatorio Globalizzazione, 10 settembre 2019
  6. ^Treaty with Russia for the Purchase of Alaska: Primary Documents of American History (Virtual Programs & Services, Library of Congress), suloc.gov.URL consultato il 15 settembre 2008.
  7. ^La data del 18 ottobre1867 è quella delcalendario gregoriano. Essendo coinvolta la Russia, occorre ricordare anche la data delcalendario giuliano: perSan Pietroburgo il trasferimento avvenne il 7 ottobre.
  8. ^(DE)Als die USA Alaska von Russland kauften - Schatzkammer zum Schnäppchenpreis (Quando gli Stati Uniti hanno comprato l'Alaska dalla Russia Tesoro a un prezzo d'occasione), suspiegel.de.
  9. ^(DE)30. März 1867 - Russland verkauft Alaska an die USA, suWDR.de, 30 marzo 2017.URL consultato il 7 febbraio 2023.
  10. ^"Weltreise: Liechtenstein", journal article in "Welt am Sonntag", 18.01.2015 (tedesco).
  11. ^(DE)"Es ist sicher kein Gerücht", journal article in "Liechtensteiner Vaterland", 27.11.2018, suvaterland.li.
  12. ^(DE)"Fürst Hans-Adam II. versichert: «Alaska-Angebot ist kein Gerücht»", journal article in "Liechtensteiner Volksblatt", 29.11.2018, sulkv.li.

Bibliografia

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  • Ronald J Jensen.The Alaska Purchase and Russian-American Relations (1975)
  • Ellis Paxson Oberholtzer;A History of the United States since the Civil War. Volume: 1. 1917.
  • Alaska. Speech of William H. Seward at Sitka, August 12, 1869 (1869;Digitized page images & text.), primary source
  • Marie de Testa & Antoine Gautier,Le diplomate russe Edouard de Stoeckl (ca 1805-1892) et la cession de l'Alaska aux États-Unis, in Drogmans et diplomates européens auprès de la Porte ottomane, éditions ISIS, Istanbul, 2003, pp. 463–469.
  • Antoine Gautier et Louis du Chalard,Le diplomate russe Edouard de Stoeckl (1804-1892) et la cession de l'Alaska aux États-Unis, cinquième ambassadeur russe à Washington dans la revueOrients, Bulletin de l'association des anciens élèves et amis des langues orientales: octobre 2013, p. 81-91; février 2014, p. 65-75 et juin 2014, p. 131-141.
  • Fiammetta Borgia, “Il regime giuridico dell’Artico”, Editoriale Scientifica, Napoli 2012.

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