Unabbellimento, nellanotazione musicale, è unanota o un gruppo di note, detteaccessorie,di fioritura,ornamentali oausiliarie, inseriti nellalinea melodica con funzione non strutturale, ma decorativa e/o espressiva. Il termine è passato poi a designare il complesso delle note aggiunte per variare unafrase musicale in forma dimelisma, avendo tutti gli abbellimenti come origine comune l'imitazione dellavoce. Dagli "accenti" (M. Mersenne, 1637) «inflessioni o modificazioni della voce o della parola con cui si esprimono le passioni e gli affetti naturalmente o con artifizio». Le origini risultano essere molto antiche e spesso non correlate da precisa documentazione. Nel 1700 raggiunsero nella musica, specie clavicembalistica, il massimo splendore.
È per lo più indicato mediante note più piccole rispetto a quelle facenti parte di un brano o ponendo dei simboli sopra la nota reale alla quale si appoggiano. L'interpretazione degli abbellimenti presenta difficoltà di comprensione dei simboli, il cui significato può variare in relazione alle varie epoche e ai diversiautori, nonché di ordine estetico, in quanto lasciano all'esecutore un certo margine di discrezionalità.[1]
Fin dal loro uso in tempo barocco in Italia furono anche chiamatifioriture eaggraziature, in Franciaagréments, in Germaniaornamenti.[2]
Le principali tipologie ornamentali sono: l'acciaccatura, l'appoggiatura, ilgruppetto, ilmordente, iltrillo, l'arpeggio, ilglissando, iltremolo, lacadenza e lafioritura.[3]
La maggior parte degli abbellimenti menzionati sopra risale alperiodo barocco (XVII eXVIII secolo), epoca nella quale sono stati più copiosamente impiegati.[4]
Dal punto di vista storico la pratica diornare le note lunghe della melodia con trilli e mordenti più o meno lunghi, in particolare nelle conclusioni delle frasi musicali, ha una funzione specifica negli strumenti a corde pizzicate o percosse (come il clavicembalo o il clavicordo), dove il rapido smorzamento dellenote non permetterebbe di mantenere a lungo l'effetto di "tensione emotiva" dato da dissonanze prolungate che risolvono sull'accordo di cadenza (il cosiddettoritardo armonico). Tuttavia la pratica degli abbellimenti risponde anche ad esigenze stilistiche più generali, tanto che le medesime formule di abbellimento delle cadenze si ritrovano anche nella letteratura organistica e per gli strumenti melodici come ilviolino, ilflauto e l'oboe, e finanche nella musica vocale.
Ancor più dei segni di espressione, di dinamica e di fraseggio, gli abbellimenti, a causa della loro varietà e dell'associazione a uno o all'altro strumento musicale, sfuggono a qualsiasi tentativo di classificazione esaustiva. Ogni segno può avere diverse interpretazioni, che variano secondo l'epoca, il compositore o la forma della composizione.[1] Lo studio di ciascuno strumento musicale include generalmente la conoscenza dei principali segni di abbellimento che sono ad esso associati.
Come conseguenza di tutto questo, qualsivoglia significato dei segni di abbellimento non ha maivalore assoluto, ma corrisponde grosso modo alle convenzioni oggi prevalentemente usate nelle edizioni musicali, convenzioni che si sono stabilizzate nella seconda metà delXVIII secolo e nelle epoche successive. L'esecuzione di ciascun abbellimento, comunque, è affidata alla competenza e alla sensibilità dell'interprete e non può essere solo il risultato di una traduzione meccanica. Le indicazioni e le proposte di risoluzione degli abbellimenti, più che alla prassi esecutiva contemporanea o storica, si riferiscono in genere alle norme impartite nei corsi dei conservatori, che rappresentano una forma sintetica e semplificata della prassi del periodo classico-romantico.
Gli abbellimenti (in senso lato) esistono fin dall'epocaellenico-romana.[5][6][7] Il loro utilizzo si trova anche nelle musiche provenienti dall'Asia[6] e nelcanto gregoriano,[7] così come nelle musiche sacre dell'XI eXII secolo.
Fra la fine delXIV secolo e l'inizio delXV compaiono nellapolifonia vocale (Ars subtilior) e nelle sue trascrizioni strumentali (ad es. nelCodice di Faenza) fioriture assai elaborate, sia melodicamente che ritmicamente. NelXVI secolo la capacità di improvvisare fioriture di melodie preesistenti era considerata parte integrante del bagaglio tecnico di ogni strumentista: queste fioriture, dettepassaggi, erano costruite a partire da un repertorio di schemi didiminuzione per ciascun intervallo melodico (per "diminuzione" si intende in questo contesto il "riempimento di un intervallo melodico con note di valore più piccolo"). Una delle prime opere che affronta in modo sistematico, attraverso esempi, la tecnica delle fioriture per gli strumenti a tastiera è ilFundamentum organisandi di Conrad Paumann (1452).
La sempre maggiore diffusione delle tecniche di fioritura in tuttaEuropa si manifesta nell'apparizione, fra la metà del XVI secolo e l'inizio del XVII secolo, di opere didattiche come laFontegara (1535) e laRegula rubertina (1542) di Silvestro Ganassi (rispettivamente dedicati alflauto e allaviola da gamba); ilTratado de glosas diDiego Ortiz (perviola da gamba,1553); ilTransilvano (1593), trattato sulla diteggiatura dell'organo diGirolamo Diruta; laSelva de' varii passaggi diFrancesco Rognoni Taeggio (per cantori e violinisti,1620).[8]
Tuttavia, ancora nelle prime sonate per strumento solo e basso continuo e nelle prime cantate solistiche, di area italiana (intorno al 1630), gli abbellimenti erano sporadicamente indicati nota per nota, e per il resto affidati all'improvvisazione dell'esecutore, senza alcuna indicazione. A quell'epoca i segni convenzionali di abbellimento erano pochissimi: nella musica per tastiera (ad esempio nelle raccolte inglesi per virginale) compaiono con grande frequenza due segni, consistenti in una o due barre oblique sul gambo della nota (simili alla moderna notazione deltremolo), di significato non univoco (il primo potrebbe rappresentare una sorta di acciaccatura di due note ascendenti, in battere; il secondo un mordente inferiore). Nella musica italiana si ritrova invece frequentemente una "T" indicante iltremolo, abbellimento allora consistente nella ripetizione più o meno rapida della stessa nota: il tremolo veloce riproduce l'abbellimento vocale dettoribattuta di gorgia (o semplicementegorgia), ma esiste anche un tremolo lento su note lunghe, tipicamente violinistico, che consiste invece in una modulazione di intensità ottenuta variando ritmicamente la pressione dell'arco nel corso dell'arcata. Negli strumenti a fiato il tremolo veloce era ottenuto con una sorta di trillo lungo.
Solo verso la fine del XVII secolo inizia la codifica minuziosa delle forme "classiche" di abbellimento e l'introduzione di notazioni abbreviate, soprattutto in area francese: si vedano ad esempioL'Art de Toucher le Clavecin (1716) diFrançois Couperin, iPrincipes de la flûte à bec ou flûte d'Allemagne, de la flûte traversière et du hautbois (1707) eL'art de préluder sur la flûte traversière (1719), entrambi diJacques Hotteterre. Lo stile barocco italiano, viceversa, continua più a lungo ad affidare all'estro dell'esecutore l'impiego degli abbellimenti.
Il concetto di abbellimento, in epoca rinascimentale e barocca, include due categorie ben distinte. Le diminuzioni rinascimentali, incluse le formule di cadenza, si applicano aintervalli melodici, non a singole note. Già nel Rinascimento erano tuttavia in uso alcuni abbellimenti, dettigalanterie (simili almordente o alflattement di epoca barocca), che si applicano a singole note indipendentemente dal contesto melodico.[9] Nel corso del periodo barocco le formule di abbellimento codificate "migrano" progressivamente dalla prima categoria alla seconda. Ad esempio l'abbellimento oggi noto cometrillo (dettogroppo ogruppo - cioè "nodo" - nel Rinascimento e nel primo barocco italiano, e semplicementecadence nel barocco francese) nasce come formula di diminuzione di una cadenza melodica (quindi di un tono discendente oppure di un semitono ascendente), ma nella codifica del XVIII secolo tende ad allinearsi alle altre forme convenzionali di abbellimento di una nota (anche perché l'uso deltrillo si sovrappone a quello deltremolo); lo stesso vale per ilgruppetto e per l'appoggiatura (nello stile barocco francese del Settecento resistono ancora alcune eccezioni, come l'abbellimento dettotierce coulée, che si applica alle terze discendenti). Viceversa, le fioriture libere largamente presenti nella pratica barocca (in genere improvvisate dagli esecutori, ma talvolta fornite come "versioni alternative" dagli stessi autori, cfr. le Sarabande delle prime treSuites inglesi diJohann Sebastian Bach) conservano il concetto rinascimentale di "abbellimento di una successione melodica" e non di singole note. È anche interessante notare che il vibrato (fr.flattement) era considerato in epoca barocca un abbellimento, non una tecnica sistematica di emissione. Al contrario, negli strumenti cordofoni a tastiera e a pizzico (come ilclavicembalo o latiorba) era uso corrente arpeggiare pressoché tutti gli accordi per graduarne l'impatto sonoro a fini dinamici ed espressivi, non come abbellimento: nella letteratura clavicembalistica, l'indicazione esplicita diarpeggio su una sequenza di accordi significava invece che ciascun accordo doveva esserespezzato in una successione di note veloci, secondo uno schema a scelta dell'esecutore.Verso la metà delXVIII secolo la pratica degli abbellimenti è approfonditamente trattata, per gli strumenti a tastiera, nelVersuch über die wahre Art das Clavier zu spielen diCarl Philipp Emanuel Bach (1753); per il violino, nelleRegole per arrivare a saper ben suonare il violino diGiuseppe Tartini - ripreso daLeopold Mozart nelVersuch einer gründlichen Violinschule del (1756) - e inThe art of playing on the violin (1751), diFrancesco Geminiani; per il flauto, nelVersuch einer Anweisung die Flöte traversiere zu spielen (1752) diJohann Joachim Quantz.
A partire dalXIX secolo l'utilizzo degli abbellimenti diviene progressivamente più sporadico, ad esempio lenotine che erano parte dell'abbellimento ridiventano note ordinarie, inserite nella melodia e nella misura della battuta, senza tuttavia scomparire del tutto. L'uso dell'abbellimento come tecnica di variazione di una melodia, ancora largamente presente nel periodo classico, viene progressivamente abbandonato anche in relazione a una nuova visione dei rapporti fra compositore, esecutore e brano musicale. Sul piano tecnico, inoltre, ragioni estetiche e motivi acustici legati alle crescenti dimensioni delle sale da concerto e dei teatri d'opera determinano l'adattamento di tutti gli strumenti musicali (e della tecnica vocale) nella direzione di una maggiore ampiezza dinamica, a scapito dell'agilità e della chiarezza di articolazione necessarie all'esecuzione di molti abbellimenti.
A causa di questo declino la tecnica dell'abbellimento ebbe successo alterno tra i grandi compositori ottocenteschi: se da una parte autori comePaganini,Beethoven eLiszt continuarono ad usarli, altri comeSchumann eMendelssohn ne limitarono l'uso a casi sporadici.
Un caso a parte meritaFryderyk Chopin: ilcompositorepolacco ne fece un uso larghissimo, anche se strettamente "personale": con questo si intende che nelle sue scritture melodiche gli abbellimenti acquistarono un senso che fino a quel momento nessuno gli aveva mai conferito.Valzer,mazurche,polacche e opere quali inotturni furono esempi di uso copioso degli abbellimenti in una prospettiva pienamenteromantica.
Fin dalXVII secolo, fra i cantanti d'opera si diffuse la pratica di esibire il proprio virtuosismo e conquistarsi l'ammirazione del pubblico mediante l'aggiunta di abbellimenti (le cosiddette "fioriture"), soprattutto nella forma dell'aria col da capo, che imperò nel corso delXVIII secolo. Ilpamphlet satiricoIl teatro alla moda diBenedetto Marcello (1720) stigmatizza fra l'altro la pratica di introdurre tali fioriture ("passi", cioè diminuzioni, e "belle maniere", cioè abbellimenti) senza minimamente tener conto del carattere e dello stile dell'aria:
(Anonimo (Benedetto Marcello),Il teatro alla moda, Venezia 1720)
(Anonimo (Benedetto Marcello),Il teatro alla moda, Venezia 1720)
Fra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX furono gli stessi compositori a inserire nelle arie d'opera lunghe fioriture e passaggi virtuosistici, anche nel tentativo di ricondurre il canto d'agilità entro criteri di coerenza stilistica, sottraendo spazio all'improvvisazione dei cantanti. Fu una tendenza che si affermò progressivamente nelle opere diRossini,Bellini,Donizetti.
In seguito gli abbellimenti furono impiegati con crescente parsimonia e sempre più finalizzati a mettere a fuoco la psicologia dei personaggi. Così, ad esempio, inMefistofele diBoito, gli abbellimenti sono riservati alla pazzia di Margherita ("L'altra notte in fondo al mare").
Dall'inizio delXX secolo gli abbellimenti tradizionali pian piano scomparvero dalla scrittura musicale, tranne alcune eccezioni quali alcune Sonate per pianoforte diStravinskij, che, rifacendosi ad uno stileneoclassico, ne ricercavano l'utilizzo.
In questo periodo, inoltre, gli abbellimenti sono stati oggetto di studio storico da parte dellamusicologia.[10]
L'acciaccatura (oappoggiatura breve[2] in quanto definibile anche come un'appoggiatura dalla durata brevissima) è disegnata con una o più note di valore breve. Quando è una sola nota, essa è tagliata da una linea in diagonale, per distinguerla dall'appoggiatura. Nell'acciaccatura multipla invece le note sono due o più e vengono scritte con dellesemicrome,biscrome,semibiscrome ofuse senza taglietto, legate alla nota reale. Il termine acciaccatura deriva dal verboacciaccare[11] che significaschiacciare; la nota piccola infatti toglie una frazione molto breve della durata della nota da essa preceduta o succeduta, la durata dell'esecuzione è quindi molto breve.
È possibile trovare acciaccaturesemplici,doppie,triple ointermedie; segni di appoggiature o acciaccature sono spesso frequenti, inoltre, prima degli accordi.
Le acciaccature erano eseguite per lo più inbattere nel1600, mentre prevalentemente inlevare nel1800.[12]
L'appoggiatura è una notina di espressione che precede la nota reale e prende il suo valore da essa. Può essere di qualsiasi valore purché minore della nota reale. Se l'appoggiatura è superiore può trovarsi a distanza di un semitono o un tono. Se è inferiore, solo a distanza di un semitono. Il valore di durata dell'appoggiatura è esattamente corrispondente alla figura con la quale è segnata.
Nei tempi composti quando l'appoggiatura si trova davanti all'unità di movimento prende, generalmente, due terzi del valore della nota puntata. Fa eccezione il caso in cui in una misura composta la nota reale è costituita da una minima col punto. In questo caso, l'appoggiatura prende la metà del valore della nota reale.
L'appoggiatura è un tipo di abbellimento che consiste in una nota (di dimensioni ridotte) anteposta ad un'altra nota, o ad un accordo.L'appoggiatura può essere:
La nota piccola toglie alla nota successiva un valore all'incirca uguale al proprio. Nel caso, però, in cui un'appoggiatura si trovi davanti ad una nota puntata, che rappresenti unità di tempo o di misura, quest'ultima viene sottratta generalmente di due terzi del proprio valore.L'appoggiatura viene praticamente sempre eseguita in battere (legando con la nota successiva); in tal modo, alla sua evidente funzione ornamentale melodica, si aggiunge una funzione di arricchimento armonico, poiché essa costituisce in genere un elemento estraneo all'armonia della nota successiva. Ciò spiega anche il motivo per cui l'appoggiatura procede il più delle volte per grado congiunto; è questo, infatti, il movimento melodico tipico per la risoluzione di una dissonanza.In molti casi le edizioni moderne di partiture barocche, o anche classiche (come nel caso della diffusissima edizione dellesonate perpianoforte diMozart curata da Casella) presentano direttamente la risoluzione delle appoggiature originali, il che, se da un lato alleggerisce la lettura, dall'altro comporta un'evidente perdita di informazioni sulla struttura della linea melodica.
L'origine del fioretto denominato appoggiatura trae le sue origini da alcune forme ornamentali che vennero introdotte verso l'XI secolo dai cantori medievali nei canti gregoriani, spesso anche di difficile esecuzione. Da due di queste, detteepiphonus ecephalicus, derivò laplica, che a sua volta dette origine all'appoggiatura.
La prima apparizione del gruppetto risale alla seconda metà delXIII secolo, nelle opere delcompositorefranceseAdam d'Arras.
Il gruppetto è un abbellimento che alterna alla nota reale la sua nota superiore e inferiore. Se viene eseguita prima la nota superiore il gruppetto è dettodiritto o diretto, viceversa se viene eseguita prima la nota inferiore il gruppetto è dettorovesciato.Il gruppetto può partire dalla nota reale o dalle note contigue, consistendo nei due casi rispettivamente di cinque o quattro note.Il simbolo per il gruppetto rovesciato è la riflessione speculare di quello per il gruppetto diretto.
Il gruppetto può essere:
In base al ritmo, il gruppetto può avere le seguenti caratterizzazioni:
Il mordente è un abbellimento il cui effetto è la rapida alternanza di tre, quattro o cinque note, pergrado congiunto. L'esecuzione è in genere effettuata con la figura che rappresenta l'unità di suddivisione di terzo grado nel tempo del brano, ciò non esclude che si possa eseguire anche con quella di quarto grado, soprattutto nei tempi lenti. Deve essere eseguito sempre in battere.
Il mordente può essere:
Sopra o sotto i mordenti è possibile trovare delle alterazioni (bemolle, diesis o bequadro) che si riferiscono alla seconda nota ausiliaria del mordente (e anche alla quarta nel caso di mordente doppio).
Appena prima del mordente ci può essere un'ulteriore nota ausiliaria superiore o inferiore che serve in genere per far sì che l'andamento della melodia non si interrompa. A seconda della durata di questa nota iniziale e dello stile con cui viene suonata esistono due varianti:
Nellamusica moderna eromantica il mordente semplice può essere eseguito come se fosse unaterzina.
Il trillo è il rapido alternarsi della nota reale con l'ausiliaria superiore (mai inferiore, a differenza del mordente), pergrado congiunto.[14] La durata di ogni nota dell'abbellimento è conforme all'andamento del brano (più lenta se in unAdagio e più veloce in unAllegro).
Secondo le convenzioni moderne (in uso a partire dalla fine del XVIII secolo) il trillo può essere[15]:
Nel caso che la nota successiva a quella abbellita sia dello stesso nome e suono di quella precedente si evita di ripetere la nota reale prima della nota successiva.
Il trillo è l'abbellimento di uso più frequente nelle cadenze delle frasi musicali in tutta la musica strumentale e vocale dei secoli XVII e XVIII. Gli esecutori nonstoricamente informati si scontrano spesso con l'interrogativo se il trillo, nella musica barocca, debba iniziare dalla nota reale o dalla nota superiore. Si ritiene correntemente che nello stile barocco il trillo debba cominciare dalla nota superiore, ma la questione è più sottile. Nella prima metà del XVII secolo, il trillo compare come una modalità di esecuzione deltremolo, e pertanto inizia dalla nota reale. La formula di cadenza che si afferma nella letteratura barocca successiva, tuttavia, consiste in un trillo preceduto da un'appoggiatura, generalmente superiore (e concluso da una o piùnotine di risoluzione). Questa forma di abbellimento, pertanto, inizia prevalentemente dalla nota superiore (che è in realtà l'appoggiatura preparatoria del trillo, e può essere anche molto lunga), o più raramente dalla nota inferiore, ma non dalla nota reale:
(Johann Joachim Quantz,Essai d'une methode pour apprendre à jouer de la flute traversiere, Berlin 1752, p.86)
Il termine arpeggio deriva dalla parolaarpa, poiché è un abbellimento derivante dalla tecnica di questo strumento;[16] è utilizzato negli strumenti a tastiera.
L'arpeggio, anche noto come arpeggiato o arpeggiamento,[17] è un abbellimento che si applica a unaccordo, detto quindiarpeggiato ospezzato, in cui le note vengono eseguite in successione più o meno rapida anziché simultaneamente. L'arpeggio viene suonato generalmente dalla nota più bassa a quella più alta; nel caso occorra suonarlo alla rovescia (viene allora dettorovesciato), ciò può essere indicato da una lineetta trasversale sull'accordo. Nel caso in cui la lineetta sia dal basso verso l'alto, l'andamento dell'arpeggio va dalla nota più grave alla più acuta; viceversa nel caso in cui la lineetta sia dall'alto verso il basso l'andamento dell'arpeggio va dalla nota più acuta alla più grave. Nel caso in cui non sia posto questo segno l'arpeggio può essere eseguito a libera interpretazione di chi lo suona, seguendo generalmente l'andamento della melodia.
Nelle partiture pianistiche se il segno dell'arpeggio si trova su tutti e due i pentagrammi (in chiave di basso e di violino) alla stessa posizione di una certa battuta ci possono essere due tipi di esecuzioni:
Tra le varianti di esecuzione di un accordo, ce ne sono anche alcune riguardanti la durata delle singole note facenti parte dell'accordo. Le note dell'accordo infatti, oltre ad essere eseguite in successione, possono essere anche pizzicate, legate (e quindi non mantenute), o mantenute una dopo l'altra per tutta la durata dell'accordo. In genere se quest'ultima risoluzione ha una certa importanza l'autore lo specifica realizzando le note dell'accordo con legature di valore che si trascinano fino all'ultima nota.
Il glissando o glissato (dalfranceseglisser, "slittare, scivolare"[18][19]) consiste nell'innalzamento o nell'abbassamento costante e progressivo dell'altezza di un suono, ottenuto a seconda dei vari strumenti in diversa maniera.
Il glissando viene segnato facendo seguire alla nota iniziale una linea nella direzione voluta e corredata spesso dall'abbreviazionegliss.; a volte è utilizzata una linea a serpentina. Nella notazione per voce, inizialmente fu utilizzata una legatura non dissimile dalle legature di frase, ma limitata a due note adiacenti di altezze diverse.
Il glissando propriamente detto è quello che può produrre la voce umana, uno strumento ad arco come ilviolino (facendo strisciare il dito su una corda)[20] o iltrombone acoulisse; in questo caso, infatti, non si percepisce il passaggio fra le note perché la transizione avviene senza soluzione di continuità.[21] Spesso, però, il termineglissando si applica anche ad alcuni effetti che vi si avvicinano, come quelli ottenibili con gliottoni o anche con l'arpa e con icordofoni a tasto. In realtà, l'arpa o il pianoforte non permettono di eseguire un "vero" glissando, dato che essi possono produrre solo note con intervalli (toni e semitoni) predefiniti.
Il nome tremolo è usato per abbellimenti diversi a seconda degli strumenti che ne fanno uso. Generalmente consiste nella ripetizione molto rapida di una nota per la durata della nota stessa (a differenza del trillo, in cui si alterna la nota reale con quella superiore).
Il segno grafico del tremolo è dato da strisce spesse e oblique. Se si tratta di un tremolo eseguito sulla stessa nota allora il segno sta sul gambo della nota stessa, se il tremolo è eseguito con due note allora il segno viene posto tra le due; la notazione antica riguardo al tremolo eseguito con due note prevedeva anche che si mettessero le due note sotto forma di bicordo e poi che si applicasse il segno del tremolo sopra di esso.
Negli strumenti ad arco consiste nella veloce ripetizione della stessa nota e si ottiene con movimenti molto rapidi dell'arco in giù e in su. Questa tecnica fu usata per la prima volta nelSeicento daClaudio Monteverdi[22][23] nelCombattimento di Tancredi e Clorinda (1624).Sempre con gli archi è possibile applicare la tecnica delditeggiato, che consiste nel tremolo applicato a due diverse note ripetute su una stessa corda.
Gli strumenti a tastiera imitano il tremolo degli archi; fu molto usato nelXIX secolo. Il tremolo è simile al trillo e può essere anche qui eseguito su una singola nota o su due note che si ripetono ad unintervallo disgiunto (minimo una terza). Le note rapidamente alternate possono essere singole, bicordi o interi accordi. Il tremolo crea una sonorità piena ed è usato nei brani pianistici per imitare i massicci ripieni orchestrali (specie nelle riduzioni pianistiche e nelle trascrizioni, ma non solo) o per sostenere a lungo un'armonia. Già presenti nelle sonate diBeethoven, passaggi a tremolo furono molto usati nella musica pianistica romantica; un esercizio di tremolo pianistico è il brano n. 60 di "Hanon - Il pianista virtuoso". Celebri studi sul tremoloFranz Liszt sono lo studio n.1 dei6 studi d'esecuzione trascendentale da Paganini e lo studio n.12Chasse-neige dei12 Studi d'esecuzione trascendentale, entrambi diFranz Liszt. Il tremolo su due note è spesso utilizzato anche nella musica moderna, per esempio nelblues.
Anche glistrumenti a fiato usano il tremolo che, quando è indicato su una sola nota, viene eseguito tramite la tecnica delfrullato: questa tecnica consiste nel soffiare pronunciando contemporaneamente le consonanti "tr", "dr" o "vr" per far vibrare la parte anteriore della lingua oppure la consonante "r" (pronunciata come la "r" moscia francese) per far vibrare la parte posteriore della lingua.
La figura del tremolo era caratteristica anche nella musica vocale delXVII-XVIII secolo.
Il termine cadenza, nella sua accezione di abbellimento, è usato per esprimere una successione veloce di note di uno o piùaccordi, dal carattere virtuosistico, che vengono eseguite solitamente prima della chiusura del brano.
La grafia delle note è a caratteri piccoli e l'esecuzione è liberamente interpretata dal suonatore. Può essere considerata simile alla fioritura in quanto rappresenta un riempimento tra una nota o un accordo e la nota o accordo successivo; può essere usata anche come abbellimento eseguito in contemporanea con un accordo alle ultime battute finali di un brano fino alla sua definitiva conclusione.Oltre che per mettere in risalto le doti tecniche di un cantante o di uno strumentista, la cadenza serviva anche per rallentare un brano, per creare una sorta di pausa all'interno di una composizione.
NelXVIII secolo era rappresentata da unpunto coronato: il cantante o il musicista poteva sbizzarrirsi per tutta la durata della cadenza conformemente alla sua capacità di improvvisazione.Jean-Jacques Rousseau nel suoDictionnaire de musique" (1767) spiega così la cadenza:[24]
L'uso smodato che ne facevano gli esecutori portò ben presto ad una trascrizione su carta della cadenza scritta dal compositore e non più liberamente interpretabile dall'esecutore. Il primo fuGioachino Rossini che obbligò i cantanti ad eseguire esattamente ciò che trovavano scritto, abolendo così l'improvvisazione di tale abbellimento.Lo stesso Rossini in una lettera del1851 rivolta a Ferdinando Guidicini scrisse:[24]
Era raro trovare abusi da parte degli strumentisti nelle cadenze, poiché quasi sempre queste erano riservate a strumenti solistici, i quali erano suonati dagli autori stessi.
La fioritura è una successione di note veloci, che non di rado contengono passaggi cromatici, inserita in qualsiasi punto del brano ed eseguita quasi improvvisando, senza rigide regole ritmiche.
L'origine della parola deriva probabilmente daflorificatio vocis, da cui derivano anche il contrappunto fiorito e lo stile fiorito.[senza fonte]
La fioritura può presentarsi come:
L'impiego della fioritura assunse il suo massimo tra ilXVII e ilXVIII secolo anche se precedentemente fu usata anche da altri compositori comeClaudio Monteverdi; durante questi due secoli la sua funzione era prevalentemente ornamentale e virtuosistica.Con il melodramma dell'Ottocento, in ambito vocale la fioritura assunse progressivamente una valenza drammaturgica, impiegata per marcare determinati stati psichici dei personaggi, quali l'euforia, la rabbia o la follia.[senza fonte]In ambito strumentale, l'uso della fioritura si incontra nelXIX secolo soprattutto nella letteratura pianistica.
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