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Cieco nato

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Voce principale:Miracoli di Gesù.
Cieco nato

El Greco,Gesùguarisce il cieco nato (1567 ca.), olio su tavola; Dresda (Germania), Gemäldegalerie
Passo biblicoGv9,1-41
Giovanni
PrecedenteGesù cammina sul mare
successivaRisurrezione di Lazzaro
Insegnamento - Messaggioteologico
Giudizio di condanna per chi non crede nella suaparola. La luce dellafede a chi l'accoglie:

Lapericope del cieco nato è uno dei grandisegni presentati dalVangelo secondo Giovanni (9,1-41). Attraverso di essa l'evangelista presentaGesù comeluce delmondo.

Indice

Messaggio teologico

Il messaggio della pericope è interamente incentrato sullapersona diGesù, che continua a rimanere al centro della scena anche se dopo la narrazione iniziale del miracolo passano in primo piano le diverse reazioni degli attori, lepolemiche, gli interrogatori: tutto infatti si riferisce a lui.

Ilmistero della persona di Gesù determina una discriminazione tra gli uomini, poiché di fronte allamanifestazione della luce essi possono rimanereilluminati o abbagliati:

In linea con il tipicodualismogiovanneo, la coppia luce/tenebre è il corrispettivosimbolico della coppiavista/cecità.

Gesù si presenta come "la luce delmondo" (v. 5); ilPadre lo hainviato per irradiare la luce dellaverità; finché ègiorno, cioè finché dura la suavita terrena, ha lamissione dirivelare la verità.

Contesto

Contesto della tradizione evangelica

L'episodio richiama leguarigioni diciechi trasmesse dallatradizionesinottica[1], il cui scopo è quello di mostrare che con lavenuta diGesù sono stati inaugurati i tempimessianici (Mt11,5 e par.; cfr.Is29,18;35,5;42,7).

Oltre al significato di evidenziare l'avvenuta realizzazione dell'era messianica, l'evento narrato in questa pericope assume un grande valoresimbolico: il cieco è figura delcredente illuminato dallafede[2]: egli passa dal nonconoscereGesù all'affermazione che è unprofeta (Gv9,17), al professare che è venuto daDio (Gv9,23), alcredere in Lui (Gv9,38).

L'episodio narrato da Giovanni presenta analogie, ma anche sostanziali differenze, con il racconto diMc8,22-26.

Le somiglianze:

Le differenze:

  • nel racconto giovanneo è più significativo ilsimbolismo dell'illuminazione, perché il miracolato è cieco dalla nascita, situazione senza paralleli nellatradizionesinottica;
  • più che un atto dipotenza (dýnamis), teso a realizzare gli annunci deiprofeti (così in Marco), ildono della vista al cieco nato è presentato come unsegno (seméion) della presenza nelmondo di Colui che afferma di essere la "luce del mondo" (Gv9,5);
  • la simbolica della luce, poi, funziona anche in senso opposto: ifarisei, noti per esseri dotti e saggi, capaci di "vederci chiaro" nelleSacre Scritture, di fronte al miracolo negano il "segno" e diventano "ciechi", cioè incapaci d'avere fede.

Contesto del Vangelo di Giovanni

La pericope sviluppa il tema dellaluce, già presente nelPrologo.

L'episodio del a guarigione del cieco nato presenta diverse analogie con quello dellaguarigione del malato di Betzatà (Gv5).

Il serrato confronto con ilgiudaismo che appare nei capitoli precedenti (7-8) non è interrotto dal presente racconto, ma viene sviluppato nel presente episodio, che si configura come unaparabola in azione.

Struttura

La struttura del racconto ètripartita:

Più in dettaglio, il racconto può essere così articolato[4]:

Il racconto è inquadrato dadue parole di Gesù, riguardanti il significato della suamissione: la prima (vv.3-5) la definisce come opera dirivelazione, la seconda la collega algiudizio (v.39).

Dinamica del racconto

L'iniziativa della guarigione viene daGesù, che vede e constata lamiseria dell'uomo (vv.1-7). Il dono dellavista al cieco ha lo scopo di evidenziare la trasformazione della condizione umana operata da Gesù in modo del tuttogratuito.

La stizzita reazione dei giudei di fronte all'evidenza della guarigione avvenuta li porta a prendersela in modo puerile con lo stesso ex-cieco, che nulla può fare se non prendere atto della guarigione ricevuta (vv.24-25);Gesù, poi incontra una seconda volta il miracolato per impegnarlospiritualmente epsicologicamente, orientandolo verso una decisa scelta di fede[5] (vv.35-38).

L'episodio viola apertamente lasacralità dell'istituto delsabato così come era interpretato daifarisei (9,14[6]), il che provoca l'aperta ostilità delle autoritàgiudaiche. A loro parere, chi agisce contrariamente alle norme stabilite dallaLegge di Mosè non può venire daDio (v.24).

L'ex-cieco diventa un verotestimone diGesù di fronte aifarisei, esibendocoraggio, senso dell'umorismo, logica stringente; quindi, dopo che Gesù gli sirivelato come ilFiglio dell'Uomo, proclama senza riserve la sua fede in Lui[7]. Dal principio alla fine del racconto il cieco nato conserva un atteggiamento positivo:

Leggendo la pericope del cieco nato, il lettore è invitato a prendere posizione nei confronti diCristo identificandosi con i personaggi del racconto: esprimere la propria fede nelFiglio di Dio con il cieco guarito, o rifiutare di credere come ifarisei, bloccati nel loro sapere acquisito.

Storicità

La storicità del miracolo è contestata da numerosi critici per la riletturacristologica che ne fa l'evangelista. Tuttavia, al di là dell'elaborazione dottrinale, altamente drammatica eapologetica, è perfettamente attendibile il ricordo di un fatto storico, accaduto aGerusalemme e conservato solo dallatradizione giovannea[8].

La controversia sul sabato collega temporalmente l'episodio della guarigione del cieco nato all'epoca in cui Gesù svolse la sua missione, ma il racconto contiene un elemento narrativo anacronistico riconducibile all'epoca in cui l'evangelista compose il suoVangelo: si tratta della sentenza d'esclusione dallasinagoga del cieco guarito qualora si ostinasse a dichiarare che Gesù è ilCristo[9] (v.22). In realtà, la messa al bando dallacomunità giudaica fu decretata dai farisei verso l'anno90, nel cosiddettoSinodo di Jamnia[10].

L'uso nella liturgia

Nellaliturgia diRito Romano lapericope viene letta nella quartadomenica diQuaresima dell'Anno A, in continuità con la lettura dellapericope della Samaritana, la domenica precedente, e con laRisurrezione di Lazzaro, la domenica seguente. Negli anniB eC essa viene proposta come testo facoltativo per giorno seguente, illunedì della quarta settimana di Quaresima.

IlRito Ambrosiano inserisce la pericope nella quarta domenica di Quaresima in tutti gli anni liturgici (A,B eC), in continuità con la lettura della Domenica precedente (detta di Abramo) tratta dal vangelo di Giovanni (8,31-59), e con la Risurrezione di Lazzaro, la domenica successiva.

Note
  1. Mt20,29-34 =Mc10,46-52 =Lc18,35-43;Mt9,27-31;12,22;Mc8,22-26.
  2. Cfr. l'uso dellaChiesa primitiva, secondo il quale ineofiti, cioè quelli che, provenendo dalpaganesimo o dall'ebraismo, avevano creduto nelSignoreGesù, venivano chiamati "illuminati" (cfr.At26,16-18;1Ts5,5;Ef5,8-14;Eb6,4;1Pt2,9) perché avevano ricevuto laluce dellafede nelFiglio di Dio.
  3. La stessa struttura si evidenzia inGv5.
  4. Angelico Poppi (1990) 483.
  5. I racconti dei capitoli5 e9 presentano, oltre alle somiglianze, anche notevoli differenze. Nel racconto delparalitico la simbolica dellavita, suggerita dallaguarigione di uninfermo, viene evidenziata solamente attraverso un discorso; nel racconto del cieco nato la simbolica dellaluce è già presente neldialogo iniziale traGesù ed i suoidiscepoli, per poi incarnarsi nel cieco nato che torna a vedere, e ricompare nell'opposizione "vedere/non vedere" dei versetti finali (vv.39-41).
  6. Cfr.5,9.
  7. Anche in questo il racconto della guarigione del paralitico mostra una differenza evidente: l'infermo diBetzatà conserva un basso profilomorale e rimane untestimone tiepido e titubante del dono ricevuto e del benefattore che lo ha guarito.
  8. Angelico Poppi (1990) 484.
  9. È questa una tipica formula del linguaggio ecclesiale, cfr.Rm10,9.
  10. Oggi viene messa in dubbio la significatività di tale riunione e la sua rappresentatività nell'ambito dell'ebraismo.
Bibliografia
Voci correlate
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