Pasqua
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Pasqua è la festacristiana nella quale si celebra ilmemoriale dellarisurrezione di Gesù; essa riunisce in tutti i luoghi idiscepoli diCristo nellacomunione con il loroSignore, veroagnello di Dio; li associa alla suamorte ed alla sua risurrezione che li hannoliberati dalpeccato e dallamorte.
La Pasqua cristiana ha le sueradici nell'omonimafestaebraica: questa commemorava l'esodo che avevaliberato gli ebrei dallaschiavitùegiziana, e al tempo diGesù radunava aGerusalemme ilpopolo d'Israele per l'immolazione e lamanducazione dell'agnello pasquale.
Vi è continuità dalla Pasqua ebraica a quella cristiana, ma si è cambiato piano, passando dall'antica allanuova alleanza mediante la Pasqua diGesù.
Il termineitaliano "Pasqua" è ricalcato sul grecoπάσχα, páscha presente nelNuovo Testamento.
Nell'Antico Testamento
Il termine
Il termineebraico perPasqua èpesaḥ (inaramaicopisḥā)[1].
L'origine del termine è discussa. Taluni vi attribuiscono un'etimologia straniera,assira (pasahu, "placare") oegiziana (pa-sh, "il ricordo", oppurepe-sah, "il colpo"); ma nessuna di queste ipotesi si impone.[2]
La Bibbia collega il terminepesaḥ al veropasaḥ, che significa sia "zoppicare", sia "eseguire unadanzarituale attorno ad unsacrificio" (cfr.1Re18,21.26), sia, in senso figurato, "saltare", "passare", "risparmiare": in questo senso la Pasqua è ilpassaggio diYHWH chepassò oltre le case degli israeliti, mentre colpiva quelle degli Egiziani (Es12,13.23.27; cfr.Is31,5).
Dai testi biblici emerge anche il significato dipesaḥ come "agnellosacrificato" (per la Pasqua), o più semplicemente "agnello pasquale". Ciò si evince chiaramente da una corretta traduzione dell'espressionepesah hu lyhwh ("è la Pasqua diYHWH") che appare inEs12,11, dove il pronomehu (esso) è riferito al capo di bestiame minuto che doveva essere sacrificato per poi esseremangiato.[3]
Evoluzione
Nell'Antico Testamento si può scorgere uno sviluppo della festa, che è inizialmente unafestaprimaverile legata alla vita deipastori, e che diviene poi un rito commemorativo dellaliberazione dallaschiavitù d'Egitto.
In un'altra direzione, la festa, inizialmente a dimensionefamiliare, giunge più tardi ad essere celebrata in maniera centralizzata nelTempio di Gerusalemme.
I tempi più antichi: Pasqua primaverile, nomade e domestica
In origine la Pasqua è una festa difamiglia. La si celebra dinotte, allaluna piena dell'equinozio diprimavera, ilquattordici del mese diabib o dellespighe (chiamatonisan dopo l'esilio babilonese). Si offre aYHWH un giovaneanimale, nato nell'anno, per attirare lebenedizioni divine sulgregge. Lavittima è unagnello o uncapretto,maschio, senza difetto (Es12,3-6); non se ne deve spezzare alcunosso (Es12,46;Nm99,12). Il suosangue è posto, in segno di preservazione, all'ingresso di ognicasa (Es12,7.22.23). La suacarne è mangiata nel corso di unpasto veloce, preso dai convitati in tenuta daviaggio (Es12,8-11).
Questi trattinomadi e domestici suggeriscono per la Pasqua un'origine antichissima: essa potrebbe essere il sacrificio che gli Israeliti chiedono alFaraone di poter andare a celebrare nel deserto (Es3,18; 5,1-3); risalirebbe così a untempo anteriore aMosè e all'uscita dall'Egitto.
La storicizzazione dopo l'esodo
La festa primaverile legata alla vita dei nomadi acquista il suo significato definitivo in occasione dell'esodo.
La grande primavera di Israele è quella in cui Dio lo libera dalgiogo egiziano mediante una serie di interventiprovvidenziali, il più splendido dei quali si afferma nelladecimapiaga: lo sterminio deiprimogeniti egiziani (Es11,5; 12,12.29-30).[4]
Dal momento che la Pasqua coincide con laliberazione degli Israeliti, essa diventa ilmemoriale dell'esodo, che rimane da quel momento in poi l'avvenimento principale della storia delpopolo d'Israele. La celebrazione della Pasqua ricorda che Dio ha colpito l'Egitto e ha risparmiato i suoifedeli (Es12,26-27; 13,8-10): da questo momento in poi questo sarà il senso della Pasqua.
Il collegamento con la festa degli azzimi
Col tempo alla Pasqua si salda un'altra festa, originariamente distinta, ma collegata per la sua data primaverile: quella degliAzzimi (Es12,15-20). La Pasqua si celebra il 14 delmese; la celebrazione degli azzimi si fissa ai giorni dal 15 al 21.
Il rito dei pani non fermentati accompagna l'offerta delleprimizie dellamesse (Lev23,5-14;Dt26,1); la eliminazione dellievito vecchio è unrito di purità e di rinnovamento annuale; si discute se abbia originenomade oagricola. Qualunque sia l'origine,latradizione israelitica ha collegato questo rito all'uscita dall'Egitto (Es25,15; 34,18). Esso viene quindi ad evocare lafretta della partenza, così rapida che gli Israeliti hanno dovuto portar via la loro pasta prima che avesse fermentato (Es12,34.39).
Nei calendari liturgici, Pasqua ed Azzimi sono ora distinti (Lev23,5-8; cfr.Esd6,19-22;2Cr35,17), ora confusi (Dt16,1-8;2Cr30,1-13).
La centralizzazione al tempio di Gerusalemme
Tra le evoluzioni subite dalla Pasqua attraverso isecoli, la modifica più importante è l'innovazione introdotta dalDeuteronomio: essa trasforma l'antica celebrazionefamiliare in una festa delTempio di Gerusalemme (Dt16,10. Forse questa legislazione ha conosciuto sotto ilreEzechia un inizio di realizzazione (2Cr30; cfr.Is30,29); in ogni caso, essa diviene realtà sottoGiosia (2Re23,21-23;2Cr35). La Pasqua si allinea in tal modo alla centralizzazione generale delculto; il suorito si adatta ad essa:
- ilsangue viene versato sull'altare (2Cr35,11);
- sacerdoti eleviti sono gli attori principali della cerimonia.
Dopo l'esilio la Pasqua diventa la festa per eccellenza, la cui omissione comporterebbe per iGiudei una verascomunica (Nm9,13); tutti icirconcisi, ed essi soli, devono prendervi parte (Es12,43-49); in caso di necessità, può essere ritardata di unmese (Nm9,9-13; cfr.2Cr30,2-4).
Queste precisazioni della legislazionesacerdotale fissano una giurisprudenza ormai immutabile. Fuori diGerusalemme la Pasqua è indubbiamente celebrata qua o là nella cornice familiare; così è certamente nella colonia giudaica diElefantina, inEgitto, secondo quanto attestato da un documento dell'anno419 a.C.. Ma l'immolazione dell'agnello è progressivamente eliminata da queste celebrazioni particolari, che ormai vengono eclissate dalla solennità di Gerusalemme.
La Pasqua è così diventata oggetto di uno dei grandipellegrinaggi effettuati annualmente dagli israeliti.
La celebrazione della Pasqua nel corso della della storia d'Israele
Nelle Pasque annuali di Israele si attualizza la liberazione dell'esodo. Questo significato profondo della festa è avvertito con maggior intensità nelle tappe importanti della storia di Israele:
- alSinai (Nm9);
- all'ingresso nella terra diCanaan (Gs5);
- in occasione della riforma diEzechia, verso il716 a.C. (2Cr30);
- quando avviene la riforma diGiosia, verso il622 (2Re23,21-23);
- in occasione della restaurazione postesilica nel515 (Esd6,19-22).
Significato
Commemorazione della prima liberazione e stimolo alla rilettura del presente
La festa di Pasqua ha anzitutto un carattere dicommemorazione della primaliberazione, quella dalla schiavitù dell'Egitto. Questo è il suo significato fondamentale.
La commemorazione effettuata dianno in anno feconda però la rilettura della storia attuale di Israele, soprattutto quando il popolo subisce altre schiavitù:
- sotto ilgiogoassiro, verso il710 a.C.,Isaia saluta laliberazione come unanotte pasquale (30,29), in cui Dio risparmierà (pasaḥ)Gerusalemme (Is31,5; cfr.Is10,26);
- centoanni dopo,Geremia celebra la liberazione degli esuli del721 a.C. come un nuovo esodo (Ger31,2-21) e persino, secondo l'ampiamento enfatico deiLXX, come l'anniversario esatto del primo: "Ecco che io riconduco, dice [[Dio, i figli di Israele, nella festa di Pasqua!" (Ger31,8 nel testo dei LXX[5]);
- sotto il giogobabilonese, Geremia afferma che il ritorno dei deportati del597 a.C. sostituirà l'esodo nei ricordi di Israele (Ger23,7-8);
- ilDeutero-Isaia annuncia la fine dell'esilio, durato dal587 al538 a.C.), come l'esodo decisivo che eclisserà quello antico (Is40,3-5; 41,17-20; 43,16-21; 49,9-11; 55,12-13; cfr.63,7-64,11): il raduno dei dispersi (Is49,6) sarà opera dell'agnello-servo (Is53,7) che diverrà inoltre laluce delle nazioni e che, con l'agnello pasquale, servirà da prefigurazione al futurosalvatore.
Carattere sacrificale della Pasqua
Oltre al carattere commemorativo, l'immolazione dell'agnello pasquale ha anche carattere sacrificale[6]; inEs12,26-27 si parla espressamente del "sacrificio della Pasqua per ilSignore". In tale passo si adopera la parolazébhāḥ che indica un vero sacrificio; stessa cosa in34,25, dove si parla della "vittima sacrificale dellafesta di Pasqua" (cfr. anche23,18). Anche inNm9,7.13 si parla di una offerta di sacrificio: si usa la parolaqorbān e il verboqārabh nella formahiphʿîl (hiqrîbh).Sap18,9 poi, alludendo all'agnello pasquale, dice che "ifiglisanti deigiusti offrivano sacrifici in segreto".
Nellatradizione più antica lo scannare lavittima toccava aipadri difamiglia (Es12,3-6); solo quando essi non erano puri erano sostituiti in ciò daileviti ({2Cr30,17)[7]. Ma l'atto propriamente sacrificale, cioè quello di spargere ilsangue della vittima intorno all'altare, era riservato aisacerdoti (2Cr29,22;Lev1,11; 3,2.8). Nella celebrazione della Pasqua sottoEzechia "i sacerdoti facevano aspersioni con il sangue che ricevevano dalle mani dei leviti" (2Cr30,16); lo stesso avvenne nella Pasqua celebrata sottoGiosia (2Cr35,11). C'è ragione di credere che questo fosse il rito ordinario; di fatto così lo descrive laMišnāh.
La Pasqua nella rilettura delTargum
Nelgiudaismo la Pasqua riveste un ricchissimo significato, reso esplicito dalTargum diEs12,42: l'evento celebrato nella Pasqua, la liberazione diIsraele dallaschiavitù d'Egitto, evoca tre situazioni: ilmondo tratto dalcaos,Isacco sottratto al supplizio, l'umanità sottratta allamiseria delMessiaatteso.
Queste prospettive trovano nella Bibbia molti punti d'appoggio:
- La Pasqua e lacreazione. Creazione eredenzione sono spesso collegate, specialmente nelgrandeHallel pasquale:Sal136,4-15; cfr.Os13,4 neiLXX;Ger32,17-21;Is51,9-10;Nee9;Sal33,6-7; 74,13-17; 77,17-21; 95,5-9; 100,3; 124,4-8; 135,6-9;Sap19. SeDio può separare leacque delMar Rosso (Es14,21) è perché in principio ha diviso l'oceano primordiale (Gen1,6).
- La Pasqua e ilsacrificio d'Isacco. Allo stesso modo, Dio può salvare i figli diGiacobbe perché ha inizialmente salvato i suoi antenati. Si considera cheAbramo fosse in attesa dell'esodo (Gen15,13-14), il cui pegno è per lui lasalvezza di Isacco (Gen22). Ora si ritiene che Isacco venga offerto aSion (2Cr3,1), come più tardi l'agnello pasquale (Dt16), e preservato dallaspada (Gen22,12), come più tardiIsraele (Es12,23; cfr.1Cr21,15); Isacco è salvato dalcapro, Israele dall'agnello; Isacco, mediante la suacirconcisione, versa un sangue già ricco di valoreespiatorío (Es4,24-26), come più tardi quello delle vittime pasquali (Ez45,18-24); ma soprattutto Isacco è pronto a versare tutto il suo sangue, meritando con ciò di prefigurare l'agnello pasquale per eccellenza:Gesù Cristo (Eb11, 17-19).
- La Pasqua e l'attesa delMessia. Tutti gli interventi di Dio nel passato fanno sperare nel suo intervento decisivofuturo. La salvezza definitiva appare come una nuova creazione (Is65,17), un esodo irreversibile (65,22), unavittoria totale sulmale, ilparadiso ritrovato descritto inIs65,25. L'inviato di Dio con missione di instaurare questa trasformazione del mondo non è altri che ilmessia (Is11,1-9), sicché iGiudei ne attendono la venuta in ogni notte pasquale. Poiché certuni continuano a raffigurarsi questo messia sotto trattiguerrieri, c'è sempre il rischio di un risveglio delnazionalismo: spesso proprio nel periodo della Pasqua si affermano dei movimenti politici (cfr.Lc13,1-3) o si esasperano le passioni religiose (At12,14). In epocaromana l'amministrazione ha cura di mantenere l'ordine durante le festività pasquali, e ogni anno, in questo periodo, il procuratore sale aGerusalemme. Ma lafede diIsraele guarda anche oltre questa agitazione religiosa e lascia aDio la cura di fissare l'ora e il modo per l'intervento del messia che deve inviare.
Nel Nuovo Testamento
Il termine
NelNuovo Testamento il termineπάσχα, páscha significa per lo più la festa pasquale ebraica, e come tale appare inMt26,2;Mc14,1;Lc22,1; cfr.Lc2,41;Gv2,13.23; 6,4; 11,55; 12,1; 18,39; 19,14;At12,4;Eb11,28).
Altrove il termine indica talvolta la cena pasquale, come inMt26,18.19;Mc14,16;Lc22,8.9.13. Con il senso di cena pasquale, o meglio diagnello pasquale, si trova nell'espressione "mangiare la Pasqua", presente inMt27,17;Mc14,12-14;Lc22,11.15;Gv18,28. Il senso di "agnello paquale" è invece esclusivo nell'espressione "immolare la Pasqua" diMc14,12 (cfr.Lc22,7) e nel testo di1Cor5,7 sulCristo-agnello.
Gesù e la Pasqua
Gesù, durante la sua vita, celebra la Pasqua giudaica. In occasione di varie celebrazioni pasquali pronunziaparole e compie atti che poco a poco ne mutano il senso:
- nella Pasqua a cui partecipa all'età didodici anni indugia nelTempio di Gerusalemme perché sa di essere in casa di suoPadre (Lc2,41-51);
- l'evangelistaGiovanni menzionatre Pasque di Gesù durante la sua vita pubblica:
- in occasione di una Pasquapurifica ilsantuario provvisorio ed annunzia il santuario definitivo, il suocorporisorto (2,13-23; cfr.1,14.51; 4,21-24);
- in prossimità di un'altra Pasquamoltiplica unpane che spiegherà essere annuncio della suacarneofferta insacrificio (6,51);
- nella sua ultima Pasqua (11,55; 12,1) è egli stesso il nuovoagnello: prende il posto dellavittima pasquale, istituisce il nuovo pasto pasquale, ed effettua il suo proprioesodo, il suo "passaggio" da questomondo posto sotto il dominio delpeccato alregno del Padre (Gv13,1).
Glievangelisti hanno ben compreso le intenzioni di Gesù e, con sfumature diverse, le mettono inluce:
- Isinottici descrivono l'ultimo pasto di Gesù, consumato allavigilia della Pasqua, come un pasto pasquale: l'Ultima Cena è celebrata entro lemura diGerusalemme; è incorniciata da unaliturgia che comporta, tra l'altro, la recita dell'Hallel (Mc14,26 e parall.), ma che diventa il pasto di una nuova Pasqua: sullebenedizioni del rito ebraico, destinate alpane ed alvino, Gesù innesta l'istituzione dell'Eucaristia; dando damangiare il suocorpo e dabere il suosangue versato, egli descrive la suamorte come ilsacrificio della Pasqua di cui egli è il nuovo agnello (Mc14,22-24 e parall.).
- Giovanni preferisce sottolineare quest'ultimo fatto inserendo nel suoVangelo parecchie allusioni a Gesù-agnello (Gv1,29.36), e facendo coincidere, nel pomeriggio del 14 del mese dinisan, laimmolazione dell'agnello (Gv18,28; 19,14.31.42}) e lamorte incroce della vera vittima pasquale (Gv19,36).
La Pasqua domenicale
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Crocifisso allavigilia di unsabato (Mc15,42 e par.;Gv19,31),Gesùrisorge l'indomani di questo stesso sabato: il primogiorno dellasettimana (Mc16,2 e par.). In questo stesso primo giorno gliapostoli ritrovano il loroSignore risorto: egliappare loro nel corso di un pasto che ripete l'Ultima Cena (Lc24,30.42-43;Mc16,14;Gv20,19-26; 21,1-14;At1,4).
A radice di ciò le assemblee cristiane si riuniscono quindi il primo giorno della settimana per lafrazione del pane (At20,7;1Cor16,2). Questo giorno ricevette ben presto unnome nuovo: ilgiorno del Signore,dies Domini, la "domenica" (Ap1,10). Essoricorda aicristiani la risurrezione di Cristo, li unisce a lui nellacelebrazione dell'Eucaristia, li indirizza verso l'attesa della suaparusia (1Cor11,26).
La Pasqua annuale
![]() | Per approfondire, vedi la vocePasqua (liturgia) |
Oltre alla Pasqua domenicale, c'è pure per i cristiani una celebrazione annuale che dà alla Pasqua giudaica un nuovo contenuto:
- iGiudei celebravano la loroliberazione dalgiogo straniero ed attendevano unmessia liberatore nazionale;
- i cristiani festeggiano la loro liberazione dalpeccato e dallamorte, si uniscono aCristo crocifisso e risorto per condividere con lui lavita eterna, e rivolgono la lorosperanza verso la suaparusiagloriosa.
In questa notte pasquale che brilla ai loro occhi come ilgiorno, al fine di preparare il loro incontro nella santa cena Con l'agnello di Dio che porta e toglie i peccati del mondo, essi si riuniscono per unavigilia in cui il racconto dell'esodo è letto loro ad una nuova profondità (1Pt1,13-21):battezzati, essi costituiscono ilpopolo di Dio inesilio (1,17),camminano con lereni succinte (1,13), liberi dalmale, verso laterra promessa delregno dei cieli.
Poiché Cristo, lorovittima pasquale, è statoimmolato, bisogna che essi celebrino la festa non con il vecchiofermento della cattiva condotta, ma conazzimi dipurezza e diverità (1Cor5,6-8). Con Cristo essi hanno vissuto personalmente il mistero di Pasquamorendo al peccato erisorgendo per una vita nuova (Rm6,3-11;Col2,12). Perciò la festa dellarisurrezione di Cristo diventa ben presto la data privilegiata del battesimo, risurrezione dei cristiani in cui rivive ilmistero pasquale.
La controversia delII secolo sulladata della celebrazione della Pasqua lascia intatto questo senso profondo che sottolinea il superamento definitivo della festa giudaica.
La Pasqua escatologica
Per i cristiani ilmistero pasquale terminerà con lamorte, larisurrezione, l'incontro con ilSignore. La Pasqua terrena prepara per essi questo ultimo "passaggio", questa Pasqua dell'al di là.
Di fatto il terminePasqua non designa soltanto ilmistero della morte e della risurrezione di Cristo, o ilrito eucaristicosettimanale oannuale, ma designa pure ilbanchetto celeste verso il quale noi tutti camminiamo.
L'Apocalisse innalza gli occhi deidiscepoli verso l'agnello ancora segnato dal suo supplizio, ma vivo edin piedi; rivestito digloria, egli attira a sé i suoimartiri (Ap5,6-12; 12,11). Secondo le sue stesse parole,Gesù ha veramentecompiuto la Pasqua mediante l'oblazione eucaristica della sua morte, mediante la sua risurrezione, mediante ilsacramento perpetuo del suosacrificio, infine mediante la suaparusia (Lc22,16), che deve riunire i suoi per lagioia del banchetto definitivo, nelregno delPadre suo (Mt26,29).
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |