Sant'Agostino d'Ippona




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Santo | |
Padre eDottore della Chiesa | |
Piero della Francesca,Sant'Agostino d'Ippona (1454-1469), tempera su tavola; Lisbona, Museu Nacional de Arte Antiga | |
Titolo | |
Incarichi attuali | |
Età allamorte | 75 anni |
Nascita | Tagaste 13 novembre354 |
Morte | Ippona 28 agosto430 |
Sepoltura | Pavia,Basilica di San Pietro in Ciel d'Oro |
Conversione | |
Appartenenza | |
Vestizione | {{{V}}} |
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Professione religiosa | [[{{{aPR}}}]] |
Ordinatodiacono | |
Ordinazionepresbiterale | {{{O}}} |
Ordinazionepresbiterale | Ippona, 391 |
NominatoAbate | {{{nominatoAB}}} |
Nominatoamministratore apostolico | {{{nominatoAA}}} |
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Consacrazione vescovile | {{{C}}} |
Consacrazione vescovile | Ippona, 395 |
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Creazione aCardinale | {{{P}}} |
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Incarichi ricoperti | Vescovo di Ippona Regia |
°vescovo di Roma | |
Elezione al pontificato | {{{inizio}}} |
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Fine del pontificato | {{{fine}}} (per causa incerta o sconosciuta) |
Durata del pontificato | |
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Extra | Sant'Agostino d'Ippona Anni di pontificato |
Cardinali | creazioni |
Proclamazioni | |
Antipapi | {{{antipapi}}} |
Eventi | |
Venerato da | Chiesa cattolica e da tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi |
Venerabile il | [[{{{aV}}}]] |
Beatificazione | [[{{{aB}}}]] |
Canonizzazione | [[{{{aS}}}]] |
Ricorrenza | 28 agosto |
Altre ricorrenze | |
Santuario principale | Basilica di San Pietro in Ciel d'Oro,Pavia |
Attributi | Baculo pastorale, libro, cuore infiammato o trafitto da frecce, bambino con conchiglia |
Devozioni particolari | {{{devozioni}}} |
Patrono di | Teologi, stampatori |
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Incoronazione | |
Investitura | |
Predecessore | |
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Firma | [[File:{{{firma}}}|150x150px]] |
(EN)Scheda sugcatholic.org Scheda susantiebeati.it | |
Invito all'ascolto | |
Firma autografa | |
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Sant'Agostino d'Ippona, al secoloAgostino Aurelio inlatinoAurelius Augustinus detto ancheDoctor Gratiae (Tagaste,13 novembre354; † Ippona, 28 agosto 430), è stato un vescovo,filosofo,teologo, oratore, scrittore,padre edottore della Chiesalatino. Dopo un travagliato percorso interiore e intellettuale di ricerca della verità, diventato fermo difensore dell'ortodossiacattolica contro variereligioni ederesie dell'epoca, con la sua riflessione ha segnato un punto fondamentale per la successivaTradizionecristiana.
Biografia
Dalla nascita alla conversione (354-386)
Erafiglio, forseprimogenito, di un consigliere municipale e modesto proprietario di Tagaste nella Numidia. Se, come sembra, fu africano di razza oltre che dinascita, fu certamente romano di lingua, di cultura, dicuore. Studiò a Tagaste, a Madaura e, con l'aiuto del concittadino Romaniano, a Cartagine. Insegnò grammatica a Tagaste (374) e retorica a Cartagine (375-383), aRoma (384), aMilano (autunno 384-estate386): qui come professore ufficiale. Conobbe a fondo la lingua e la cultura latina, non ebbe familiare ilgreco, ignorò il punico.
Educato cristianamente dalla piissimamadre,Monica, restò sempre, nell'animo, un cristiano, anche quando, a 19anni, abbandonò lafedecattolica.
La sua lunga e tormentata evoluzione interiore (373-386) cominciò con la lettura dell'Ortensio di Cicerone che lo entusiasmò per la sapienza, ma ne tinse i pensieri di tendenze razionaliste e naturaliste. Poco dopo, letta senza frutto laScrittura, incontrò, ascoltò e seguì imanichei. Le ragioni principali furono tre: il proclamato razionalismo che escludeva lafede, l'aperta professione d'un cristianesimo spirituale e puro che escludeva l'Antico Testamento, la soluzione radicale del problema delmale che i manichei offrivano.
Non fu un manicheo convinto, ma solo fiducioso che gli venisse mostrata la sapienza promessa (De beata vita 4); fu invece un convinto anticattolico. Del manicheismo accettò i presupposti metodologici emetafisici: il razionalismo, il materialismo, il dualismo.

Accortosi a poco a poco, attraverso lo studio delle arti liberali, particolarmente della filosofia, dell'inconsistenza della religione di Mani - la controprova gliela diede il vescovo manicheo Fausto - non pensò di tornare allaChiesa cattolica, non si affidò a una corrente di filosofi "perché ignoravano il nome diCristo" (Confessioni 5, 14, 25); ma cadde nellatentazione scettica: "Gli accademici tennero a lungo il timone della mia nave" (De beata vita 4). Ilcammino di ritorno cominciò a Milano, con la predicazione diAmbrogio che dissipava le difficoltà manichee e offriva la chiave per interpretare l'Antico Testamento, continuò con la riflessione personale sulla necessità della fede per giungere allasapienza, approdò alla convinzione che l'autorità su cui si appoggia la fede è la Scrittura, garantita e letta dalla Chiesa. Aveva opposto Cristo alla Chiesa, ora si accorgeva che la via per andare a Cristo era proprio la Chiesa.
Si è molto discusso e si discute sul momento della conversione di Agostino e sull'influsso che in essa ebbe la lettura dei platonici. Se si vuole restare fedeli ai testi agostiniani occorre fare una distinzione importante tra il motivo della fede e il contenuto della medesima: quello lo aveva conquistato prima della lettura dei platonici; questo lo chiarì, in parte, dopo. Nonostante molte questioni gli restassero ancora oscure, aderiva, come sempre aveva fatto, all'autorità di Cristo e, di nuovo ormai, all'autorità della Chiesa. "Rimaneva tuttavia saldamente radicata nel mio cuore la fede nella Chiesa cattolica... Certo una fede ancora rozza in molti punti e fluttuante oltre i limiti della giustadottrina, però il mio spirito non l'abbandonava, anzi se ne imbeveva ogni giorno di più" (Confessioni 7, 5, 7).
I platonici lo aiutarono a risolvere due grossi problemi filosofici, quello delmaterialismo e quello del male: il primo imparò a superarlo scoprendo nel suo mondo interiore, seguendo appunto ilconsiglio dei platonici (Confessioni 7, 10, 16), la luce intelligibile dellaverità; il secondo intuendo la nozione del male come difetto oprivazione di bene. Restava il problemateologico della mediazione e dellagrazia. Per risolverlo si volse as. Paolo, dalla cui lettura comprese cheCristo non è soloMaestro, ma ancheRedentore. Superato così l'ultimo errore, il naturalismo, il cammino di ritorno alla fede cattolica era terminato.
Ma a questo punto nasceva o, meglio, rinasceva un altro problema: la scelta del modo di vivere l'ideale cristiano della sapienza; se cioè convenisserinunciare per esso a ognisperanza terrena e quindi anche alla carriera e almatrimonio, oppure no. La prima rinuncia, anche se la carriera si annunciava brillante (era vicina la presidenza d'untribunale o d'una provincia), non gli costava molto; molto invece gli costava la seconda: a 17 anni, per mettere un freno all'erompente pubertà e restare in sintonia con la buona società (Soliloquiorum libri unus, 11, 1911), s'era unito con unadonna, da cui aveva avuto unfiglio,Adeodato (morto tra il389 e il391) e a cui era restato sempre fedele (Confessioni 4, 2, 2). Dopo lunghe esitazioni (Confessioni 6, 11, 18-16, 26) e drammatici contrasti, non senza uno straordinario aiuto dellagrazia (Confessioni 8, 6, 13-12, 30), la scelta fu fatta secondo il consiglio dell'Apostolo e le più profonde aspirazioni di Agostino: "Mi volgesti a te così a pieno, che non cercavo più né moglie né altra speranza di questo mondo" (Confessioni 8, 12, 30). Era l'anno386, inizio del mese diagosto.
Dalla conversione all'episcopato (386-396)
Meno di dieci anni, maspiritualmente e teologicamente ricchissimi.
Presa la decisione di rinunciare all'insegnamento e al matrimonio, verso la fine diottobre si ritirò a Cassiciaco (probabilmente l'odierna Cassago nella Brianza) per prepararsi albattesimo, ai primi dimarzo tornò a Milano, s'iscrisse tra icatecumeni, seguì lacatechesi di Ambrogio e fu da lui battezzato, insieme all'amico Alipio e al figlio Adeodato, nella notte tra il24 e il25 aprile, vigilia diPasqua: "e fuggì da noi l'inquietudine della vita passata" (Confessioni 9, 6, 14).
Dopo il battesimo, la piccola comitiva decise di tornare in Africa per attuare laggiù "il santo proposito" di vivere insieme nel servizio di Dio. Prima della fine diagosto lasciò Milano e giunse a Ostia dove la madre,Monica, si ammalò improvvisamente e morì.Morta la madre, Agostino decise di tornare a Roma e vi si trattenne fino a dopo lamorte dell'usurpatore Massimo (luglio oagosto388), interessandosi allavita monastica e continuando a scrivere libri; partì poi per l'Africa e si ritirò a Tagaste, dove con gli amici mise in opera il suo programma di vitaascetica (cfr. Possidio,Vita, 3, 1-2).
Nel391 scese a Ippona per "cercare un luogo dove fondare unmonastero e vivere con i miei fratelli", ma vi trovò la sorpresa dell'ordinazione sacerdotale, che accettò riluttante (Sermoni 355, 2;Epistulae 21; Possidio,Vita 4, 2).Ordinatopresbitero, ottenne dalvescovo di fondare, secondo il suo piano, un monastero, dove "prese a vivere secondo la maniera e la regola stabilita ai tempi dei Santi Apostoli" (Possidio,Vita 5, 1), intensificando l'ascetismo, approfondendo gli studi di teologia e cominciando l'apostolato della predicazione. La consacrazione episcopale intervenne nel395 o, secondo altri, nel396. Fu per qualche tempocoadiutore d'Ippona, poi - almeno dall'agosto397 - vescovo. Lasciò allora il monastero dei laici, dov'era vissuto a capo di quella comunità e per essere più libero nell'usare ospitalità verso tutti, si ritirò nella "casa del vescovo" facendone un monastero di chierici (Sermo 355, 2)
Dall'episcopato alla morte (396-430)
L'attività episcopale di Agostino fu davvero prodigiosa, tanto quella ordinaria per la sua diocesi quanto quella straordinaria per la Chiesa d'Africa e per la Chiesa universale.
Tra le attività ordinarie devono annoverarsi: il ministero della parola (predicò ininterrottamente due volte alla settimana - sabato e domenica - spesso per più giorni consecutivi o anche due volte al giorno); l'audientia episcopi per ascoltare e giudicare le cause, che gli occupavano non raramente tutta la giornata; la cura dei poveri e degli orfani; la formazione delclero, con il quale fu paterno, ma anche rigoroso; l'organizzazione deimonasteri maschili e femminili; la visita agli infermi; l'intervento a favore dei fedeli presso le autorità civili(apud saeculi potestates), che non amava fare, ma, quando lo riteneva opportuno, faceva; l'amministrazione dei beni ecclesiastici, della quale avrebbe fatto volentieri a meno, ma non trovò nessun laico che se ne volesse occupare.
Ancor maggiore l'attività straordinaria: i molti e lunghi viaggi per esser presente ai frequenticoncili africani o per venire incontro alle richieste dei colleghi; la dettatura delle lettere per rispondere a quanti, da ogni parte e di ogni ceto, si rivolgevano a lui; l'illustrazione e la difesa dellafede.
Quest'ultima esigenza lo indusse a intervenire senza posa contro imanichei, idonatisti, ipelagiani, gliariani, ipagani. Fu l'anima della conferenza del411 tra vescovi cattolici e vescovi donatisti e l'artefice principale della soluzione delloscisma donatista e della controversia pelagiana.
Morendo, il28 agosto430, al terzo mese dell'assedio d'Ippona da parte dei Vandali, lasciò tre importanti opere incompiute, tra cui la seconda risposta a Giuliano, architetto del pelagianesimo. L'ultimo scritto fu una lettera (Epistola 228), dettata forse dal letto di morte, sui doveri dei sacerdoti di fronte all'invasione barbarica. Sepolto presumibilmente nella Basilica pacis - la cattedrale -, le sue ossa, in data incerta, furono trasportate in Sardegna e da qui, verso il725, a Pavia nellaBasilica di San Pietro in Ciel d'Oro, dove riposano.
Il pensiero
Agostino ha una personalità complessa e profonda: è filosofo, teologo,mistico, poeta, oratore, polemista, scrittore,pastore. Tutte qualità che si completano a vicenda e fanno di lui un uomo "al quale quasi nessuno o certo pochissimi di quanti son fioriti dall'inizio del genere umano fino a oggi si possono comparare" (Pio XI). Scrive l'Altaner: "Il grande vescovo univa in sé l'energia creatrice di Tertulliano e la larghezza di spirito di Origene con il senso ecclesiastico di Cipriano, l'acutezza dialettica di Aristotele coll'idealismo alato e la speculazione di Platone; il senso pratico dei latini con la duttilità spirituale dei greci. Fu il massimo filosofo dell'epocapatristica e senza dubbio il più importante e influente teologo della Chiesa in generale. La sua opera incontrò fin dai suoi tempi entusiastici ammiratori" (Patrologia, Torino1976, 433).
In realtà egli ha creato, nell'ambito del cristianesimo, la prima grande sintesi di filosofia che resta un momento essenziale nel pensiero dell'Occidente. Partendo dall'evidenza dell'autocognizione, spazia sui temi dell'essere, dellaverità, dell'amore e getta molta luce d'intelligibilità sui problemi della ricerca diDio e della natura dell'uomo, dell'eternità e del tempo, dellalibertà e delmale, dellaProvvidenza e della storia, dellabeatitudine, dellagiustizia, dellapace.
Con umiltà e ardimento ha illustrato i misteri cristiani, determinando il più grande progressodommatico che la storia della teologia ricordi; e non solo intorno alla dottrina della grazia, ma anche intorno allaTrinità, allaRedenzione, alla Chiesa, aiSacramenti, all'escatologia: si può ben dire che non ci sia argomentoteologico che non abbia illuminato. Ha spiegato ampiamente ladottrina morale incentrata nell'amore e ladottrina sociale e politica; ha difeso le vie dell'ascetica cristiana e indicato le vette più alte dellamistica.
Come oratore ha saputo mettere insieme la profondità e la precisione dommatica del dottore, l'altezza lirica del poeta, la vibrante commozione del mistico, la semplicità evangelica del pastore che vuol farsi tutto a tutti. Conosce i diversi stili dell'oratoria, che egli stesso descriverà verso la fine della vita nelDe doctrina christiana e li usa, passando con molta naturalezza da quello semplice a quello moderato e da questo, molto spesso, a quello sublime.
È un polemista formidabile. Profondamente convinto della verità e dell'originalità della dottrina cattolica, la difende contro tutti - pagani, giudei, scismatici, eretici - con le armi della dialettica e con le risorse della fede e della ragione. Ma ebbe rispetto per gli avversari. Ne studiò le opere, ne riportò il testo che confutava, ne riconobbe i meriti, ne dissimulò e perdonò le offese. Imparò dalla sofferta esperienza dell'errore a essere buono con gli erranti.
Dellaretorica fu maestro consumato. Se ne servì e insegnò ad altri a servirsene (cfr.De doctrina christiana 4), subordinandola sempre, però, al contenuto. "Si deve considerare il contenuto al di sopra delle parole come l'anima al di sopra del corpo" (De catechizandis rudibus 9, 13). Quando fosse necessario, pur di farsi capire, non ebbe timore di usare neologismi o di sgrammaticare. "Preferisco essere criticato dai grammatici che non essere capito dal popolo" (In psalmos 138, 19; 36,Sermones 3, 6;Sermones 37, 14). Se nelle prime opere lo stile è ancora classicheggiante - "gonfio della consuetudine delle lettere secolari" (Retractationes, prologus 3) - nelle altre va ispirandosi sempre più alla Bibbia e agli autori ecclesiastici, contribuendo validamente, in questo modo, a creare il latino cristiano. Non ebbe un solo stile, ma tanti, si può dire, quanti ne esigevano i contenuti delle sue opere: leConfessioni, laCittà di Dio, iDiscorsi, leLettere - queste ultime secondo la diversità dell'argomento - hanno uno stile chiaramente diverso nella struttura del periodo e nel vocabolario, adeguato alla fisionomia delle singole opere.

Particolarmente interessante è lo studio dell'animo di Agostino. Alle straordinarie qualità intellettive facevano riscontro quelle morali, che non erano inferiori. Un carattere nobile, generoso e forte; una ricerca insaziabile della sapienza; un bisogno profondo dell'amicizia; un amore vibrante a Cristo, alla Chiesa, ai fedeli; un'applicazione e una resistenza sorprendenti al lavoro; un ascetismo moderato e pur austero; una sincera umiltà che non teme di riconoscere i propri errori (cfr.Confessioni eRitrattazioni); una dedizione assidua allo studio della Scrittura, alla preghiera, alle ascensioni interiori, allacontemplazione.
È un pastore che si sente e si definisce "servo di Cristo e servo dei servi di Cristo" (Epistola 217) e ne tira le conseguenze estreme: piena disponibilità ai bisogni dei fedeli, desiderio di non essere salvo senza di loro ("non voglio essere salvo senza di voi",Sermones 17, 2), preghiera a Dio di essere sempre pronto a morire per loro "aut effectu aut affectu" (Sermones 296, 5), amore verso gli erranti anche se non lo vogliono, anche se l'offendono ("Dicano contro di noi quello che vogliono; noi li amiamo anche se non vogliono" -In psalmos 36, 3, 19). È pastore nel senso pieno della parola.
È un maestro che si sentediscepolo e desidera che tutti siano condiscepoli della verità, che è Cristo. Nelle controversie non ama che una sola vittoria, quella propria dellaCittà di Dio, la vittoria della verità (De civitate Dei 2, 29, 2). "In quanto a me non esiterò a cercare se mi trovo nel dubbio, non mi vergognerò d'imparare se mi trovo nell'errore. Perciò... prosegua con me chi insieme a me è certo; cerchi con me chi condivide i miei dubbi; torni a me chi riconosce il suo errore, mi richiami chi si accorge del mio" (De Trinitate 1, 2, 4-3, 5). Ritiene pertanto con grande favore essere corretto, anche se non si nasconde che chi vuol correggerlo deve anche egli guardarsi dall'errore (De dono perseverantiae 21, 55; 24, 68). Soprattutto non vuole essere identificato con la Chiesa di cui si professa figlio umile e devoto: "Sono forse io la [Chiesa] cattolica?... A me basta di essere in essa" (In psalmos 36, 3, 19).
Questo, in sintesi, l'uomo che è stato il maestro più seguito in Occidente, di cui si può ben chiamare Padre comune. "Ciò che era stato Origene per la scienza teologica delII e delIV secolo, Agostino lo fu, in modo assai più duraturo ed efficace, per tutta la vita della Chiesa nei secoli successivi fino all'epoca contemporanea. La sua influenza si estese non solo nel dominio della filosofia, della dogmatica, della teologia morale e della mistica, ma ancora nella vita sociale e caritativa, nella politica ecclesiastica, nel diritto pubblico; egli fu, in una parola, il grande artefice della cultura occidentale del Medio Evo" (Altaner,Patrologia, Torino 1976, p. 433).
Egli volle essere, come studioso e polemista, interprete fedele dell'insegnamento cattolico: questo insegnamento resta la chiave migliore per interpretarne il pensiero. "E se talora da parte deiprotestanti si tentò e si tenta d'interpretare il suo pensiero come parzialmente non consono al sentire della Chiesa, si deve al contrario constatare con K. Holl che la "chiesa cattolica lo comprese sempre meglio dei suoi avversari. Ilmagistero ecclesiastico nelle sue decisioni non ha seguito alcun altro autore teologico quanto Agostino e ciò anche per la dottrina della grazia" (Altaner, o.c., pp. 433-434).
InfattiCelestino I ne difese la memoria e lo annoverò tra "i maestri ottimi" dichiarando che era stato sempre amato e onorato da tutti (Denzinger 237); Ormisda (Denzinger 366),Bonifacio II (Denzinger 399),Giovanni II si richiamano nelle questioni della grazia ad Agostino, "la cui dottrina secondo le decisioni dei miei predecessori - così l'ultimoPontefice ricordato - segue e conserva la chiesa romana" (Patrologia Latina 66, 21). I Pontefici a noi più vicini -Leone XIII,Pio XI,Paolo VI ne hanno esaltato la dottrina e la santità. IConcili poi - diOrange sulpeccato originale e lagrazia, diTrento sulla giustificazione, delVaticano I sulle relazioni tra la ragione e la fede e delVaticano II sulmistero della chiesa, sullarivelazione e sulmistero dell'uomo hanno attinto largamente - specialmente il primo - alla sua dottrina, dimostrando con ciò che essa non era di Agostino ma della chiesa, la quale pertanto la riconosceva per sua. È inutile ricordare che in questi casi non è più in questione il vescovo di Ippona, ma la chiesa stessa.
Per il resto egli rimane un pensatore e uno scrittore, al quale le ripetute attestazioni del magistero e la stima continua dei teologi posteriori - tra essi non ultimo s. Tommaso - hanno conferito una particolare autorità. Questa, se non autorizza nessuno a preferirne l'insegnamento a quello della chiesa (Denzinger 2330), non consente neppure, d'altra parte, di metterne in dubbio l'ortodossia o di negarne il servizio incomparabile reso alla chiesa stessa e alla civiltà cristiana.
Che il suo insegnamento sia stato interpretato lungo i secoli in maniere tanto diverse non è segno di oscurità: Agostino non è un autore oscuro, ma neppure un autore facile. Non è facile per molte ragioni: per la profondità del pensiero, per la molteplicità delle opere, per la vastità delle questioni affrontate e il modo differente di affrontarle, per la diversità del linguaggio e qualche volta l'incertezza propria dei grandi iniziatori, per l'evoluzione del pensiero stesso e la mancanza di sistemazione; e anche, in ultimo, per i limiti che esso, come ogni pensiero umano, possiede. Solo chi riesce pazientemente a superare queste difficoltà troverà il vero Agostino, quello degli scritti, "nei quali i fedeli sempre lo ritrovano vivo" (Possidio,Vita 31, 8), quello della storia, molto più ricco e più armonioso di quanto non appaia attraverso frettolose interpretazioni o agostinismi di moda.
Scritti
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Le sue opere sono distinte in: autobiografiche, filosofiche,apologetiche, dommatiche, morali-pastorali, monastiche,esegetiche, polemiche, oltre a centinaia di lettere e omelie.
Predecessore: | Vescovo di Ippona Regia | Successore: | ![]() |
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Valerio | 396 -430 | Eraclio | I |
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