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Maneki neko

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Unmaneki neko a Tokyo che richiama clienti per comprare i biglietti della lotteria

Ilmaneki neko (招き猫? lett. "gatto che chiama"), anche noto come "gatto della fortuna", è un portafortunagiapponese, che raffigura ungatto intento a chiamare a sé lo spettatore.

Ad alcuni può sembrare che ilManeki neko stiasalutando: i giapponesi però, a differenza di altri popoli – ad esempio degli americani –, usano chiamare verso sé con un cenno tenendo la mano alzata, con il palmo verso l'esterno, e piegando le dita verso il basso riportandole in alto ripetutamente; la posa del gatto emula esattamente questo gesto.[1]

Secondo la cultura giapponese queste sculture porterebberofortuna, dato che secondo molte leggende locali ogni volta che un gatto assume questa posa sul suo proprietario si riverserà una vasta dose di fortuna.[2]

Storia

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Rappresentazione di un mercante dimaneki neko in un dipinto con tecnicanishiki-e del 1852.

Origini

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Le origini delmaneki neko sono incerte. Si pensa sia apparso per la prima volta verso la fine delPeriodo Edo (1603-1867), e in quel periodo compare anche su una stampa ukiyo-e diUtagawa Hiroshige. Venne rinvenuta anche unapubblicità del 1902 che pubblicizzava deiManeki neko, a dimostrazione del fatto che all'inizio delXX secolo fossero popolari.[3]

Vari aneddoti raccontano che degli illustri personaggi (Imperatori giapponesi,Oda Nobunaga e ilsamuraiIi Naotaka) passarono vicino ad un gatto che agitava una zampa. Interpretando il movimento del gatto come un segno di richiamo, i nobiluomini si fermarono e andarono verso di lui; essendosi allontanati dalla strada che stavano seguendo, si accorsero di aver evitato una trappola che era stata tesa per loro proprio poco più avanti.

Da allora i gatti furono considerati spiriti saggi e portatori di fortuna; in moltiluoghi di culto ecase giapponesi si trova infatti la raffigurazione di un gatto con una zampa alzata nell'atto di salutare, da qui l'origine delManeki neko, spesso indicato anche comeKami Neko riferendosi alkami, o spirito, del gatto.

Una teoria lega l'origine delmaneki neko, o almeno la crescita della sua popolarità, al sorgere del nuovogoverno Meiji. Nel suo tentativo dioccidentalizzare la società giapponese, il governoMeiji proibì italismanisessuali popolari in quell'epoca, spesso chiaramente esposti neibordelli.

Con la scomparsa di questi oggetti popolari, rapidamente apparvero in sostituzione iManeki neko, che forse con il loro gesto imitavano il gesto di una donna che richiamava a sé.

Altri hanno notato la somiglianza tra il gesto delmaneki neko e quello di un gatto che si lava il muso. Unacredenza giapponese dice che un gatto che si lava il muso significa che presto arriverà unospite. Questa leggenda potrebbe a sua volta essere legata ad un ancora più anticoproverbiocinese, il quale afferma che se un gatto si lava la faccia, allora pioverà: è quindi possibile che ciò abbia fatto nascere la credenza secondo la quale un gatto che si lava la faccia porticlienti in unnegozio, quindifortuna.

Non è noto come imaneki neko divennero popolari negliStati Uniti d'America, ma iniziarono a divenirlo intorno al1963, quandoPatricia Dale-Green scrisse di loro inThe Cult of the Cat.

IlManeki neko è molto comune nellaChinatown della città diNew York dei giorni moderni: venditori esclusivi e negozi di strada ne espongono per la vendita un'innumerevole varietà, che vengono comprati soprattutto daituristi. Sono spesso acquistati perché buffi o come oggetto da conversazione.

Leggende e racconti

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IlManeki neko è protagonista di varieleggende. Tre delle più famose spiegano l'origine del gatto della fortuna.

Il gatto del tempio
Un riccofeudatario, durante untemporale si stava riparando sotto un albero vicino altempio Gotoku-ji (nella parte ovest diTokyo), quando vide il gatto delmonaco che lo chiamava alzando la sua zampa ; il nobiluomo andò verso di lui e un attimo dopo l'albero dal quale si era appena spostato venne colpito da unfulmine. Il ricco signore, che era così scampato al fulmine, strinse amicizia col poveromonaco, portando prosperità al tempio. Quando il gatto morì, probabilmente in suo onore, fu costruito il primoManeki neko.[2]
La cortigiana
Unaprostituta di nome Usugumo, che viveva aYoshiwara, nella parte est di Tokyo, aveva un gatto, al quale voleva molto bene. Una notte il gatto iniziò a tirare forte il suokimono. Qualunque cosa lei facesse, il gatto continuava. Il proprietario delbordello vide la scena, e pensando che il gatto fosse stregato, gli tagliò la testa. La testa del gatto volò fino al soffitto, dove uccise unserpente, che avrebbe potuto agire da un momento all'altro. Usugumo fu atterrita dalla morte del suo amico animale. Per rallegrarla uno dei suoi clienti le costruì una statuetta che raffigurava il suo gatto e la donò alla sua padrona. Questa statuetta in seguito divenne popolare come ilManeki neko.
L'anziana signora
Una donna anziana che viveva aImado (nella parte est di Tokyo) fu costretta a vendere il suo gatto a causa dell'estrema povertà. Poco dopo il gatto le apparve in unsogno e le disse di fare con l'argilla un'immagine che lo ritraeva; la donna lo fece e subito vendette la statuetta che aveva creato. Continuò a realizzarne altre, e la gente continuava a comprarle: divennero così ricercate che la donna diventò ricca e benestante.[4]

Caratteristiche

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La scultura

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La scultura raffigura un gatto che chiama con un cenno di unazampa alzata e di solito viene esposta in negozi, ristoranti, sale dipachinko e altre attività commerciali; è anche usata come amuletoshintoista. Se la zampa alzata è la destra dovrebbe propiziare la salute e la famiglia, se invece a sollevarsi è la sinistra, il gesto dovrebbe propiziare gli affari e attirare i clienti.

EsistonoManeki neko di diversi colori, stili e gradi di ornamento. Oltre che come statuetta, iManeki neko si possono trovare sotto forma diportachiavi,salvadanai,deodoranti, e altri oggetti.

Un gattobobtail giapponese, da cui prende ispirazione ilmaneki neko.

Larazza digatto rappresentata dalla statuetta è generalmente unbobtail giapponese.

Il gesto

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Per gli americani e gli europei può sembrare che ilManeki neko stia salutando piuttosto che richiamando (chiamando verso di sé). Ciò è dovuto alla differenza nei gesti usati dagli occidentali e dai giapponesi: i giapponesi infatti usano chiamare con un cenno tenendo la mano alzata, con il palmo verso l'esterno, e piegando le dita verso il basso e poi riportandole in alto ripetutamente, da questo deriva la posa del gatto. AlcuniManeki neko creati appositamente per i mercati occidentali hanno la zampa rivolta all'indietro, quindi una posa che riproduce un cenno di richiamo più familiare agli occidentali.[1]

Si possono trovareManeki neko sia con la zampa destra alzata sia con la sinistra. Il significato della zampa destra o sinistra cambia col tempo e col luogo. La credenza più comune è che la zampa sinistra attiri i clienti, mentre la destra porti salute e fortuna, anche se alcune persone sostengono il contrario. Altri ancora dicono che la zampa sinistra alzata sia la cosa migliore per i locali nei quali si beve, mentre la destra per le altre attività commerciali. (Chi sopporta bene l'alcool in Giappone è chiamato "hidari-kiki", ossia "mancino").[5]

È opinione comune che più in alto sia la zampa, maggiore sia la fortuna che porta. Quindi la zampa deiManeki neko ha avuto la tendenza a essere, negli anni, sempre più alta. Pertanto l'altezza della zampa è utilizzata da alcuni come metodo approssimativo per stimare l'età di una statuetta. Un'altra credenza comune è che più alta è la zampa e da più lontano verrà la fortuna.

AlcuniManeki neko hanno una zampa che si muove, azionata da una batteria o dall'energia solare, che ripete all'infinito il gesto del chiamare con un cenno.

Colore

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Imaneki neko si trovano di ogni colore. Benché all'inizio i colori fossero soltanto decorativi, adesso i differenti colori sono associati a differenti proprietà.

  • Tricolore: Il colore di base è bianco, con macchie nere e arancioni disposte a caso. Questa colorazione è considerata particolarmente fortunata ed è quella più popolare per iManeki neko. La credenza potrebbe essere correlata alla rarità di questa colorazione nei gattibobtail giapponesi, ai quali è ispirata la rappresentazione del Maneki Neko. In Giappone questo colore è chiamatoMi-ke, che significa tre-pellicce (o tri-pelo).
  • Bianco: I gatti bianchi indicano purezza e sono il secondo tipo per diffusione.
  • Nero: Si dice che iManeki neko neri portino buona salute e tengano lontano gli influssi negativi. Sono molto apprezzati dalle donne perché dovrebbero essere particolarmente efficaci nel tenere lontano i molestatori.
  • Rosso: Anche il rosso è un colore protettivo, e si ritiene che tenga lontani gli spiriti maligni e la malattia.
  • Oro: associato con la ricchezza, il benessere economico.
  • Rosa: Benché non sia un colore della tradizione, attualmente è un colore popolare ed è associato all'amore.[6]
  • Verde: Si dice che porti riconoscimentiaccademici e protegga dagli incidenti stradali.
  • Maneki neko tricolore
    Maneki neko tricolore
  • Maneki neko bianco
    Maneki neko bianco
  • Maneki neko nero
    Maneki neko nero
  • Maneki neko dorato
    Maneki neko dorato

Collare, bavaglino e campanello

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Imaneki neko solitamente hanno qualche accessorio attorno al collo, che può essere per esempio un fazzoletto o una sciarpa, ma i più comuni sono il collare, il campanello e un bavaglino decorativo. Questi oggetti sono molto probabilmente un richiamo agli accessori ornamentali per gatti in voga tra le famiglie benestanti durante ilperiodoEdo. Venivano usati collari rossi fatti con unfiore (lohichirimen) e piccoli campanelli erano appesi come decorazione o per poter tener traccia del gatto nei suoi spostamenti.

Il bavaglino al collo potrebbe anche essere correlato a quelli che spesso ornano le statue della divinitàBodhisattva Jizo. Statue diJizo si possono trovare a protezione dell'ingresso di santuari e cimiteri.Jizo è il protettore dei bambini ammalati e morenti. Se un bambino guarisce da una malattia grave è usanza mettere un bavaglio attorno aJizo come dono di ringraziamento.

La moneta

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Imaneki neko a volte sono raffigurati mentre trattengono una moneta con la zampa; di solito una moneta d'oro chiamatakoban, usata in Giappone nel Periodo Edo. Unkoban valeva unryō, un'altra antica moneta Giapponese, tuttavia ilkoban della maggior parte deiManeki neko vale dieci milioni diryō. Unryō può essere paragonato indicativamente a milledollari.

La moneta è legata al ruolo del gatto nell'attrarre la buona fortuna e le ricchezze. Non sorprende quindi che spesso iManeki neko siano usati comesalvadanai, un'usanza che risale al1890. A volte monete di piccolo taglio vengono lasciate come offerte a unmaneki neko. Questa usanza è in qualche modo simile a quella di lanciare una moneta in unafontana per buon augurio o in unpozzo dei desideri.

Materiali

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Imaneki neko di solito sono realizzati inporcellana o inceramica; quelli più economici possono tuttavia essere composti da altri materiali, che possono andare dallaplastica, allegno allacartapesta o all'argilla, mentre imaneki neko più costosi possono essere digiada o d'oro. IManeki neko che si muovono in genere sono realizzati in plastica.

Note

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  1. ^abIntroduzione ai Manekineko, sugojapan.about.com.URL consultato il 24 maggio 2007(archiviato dall'url originale il 19 maggio 2012).
  2. ^abIl gatto del Tempio - Maneki Neko, suactioncat.com.URL consultato il 24 maggio 2007(archiviato dall'url originale il 13 maggio 2007).
  3. ^Maneki Neko - Beckoning Cat of Japan, One of Japan's Most Popular Lucky Charms
  4. ^Copia archiviata, suamy.hi-ho.ne.jp.URL consultato il 24 maggio 2007(archiviato dall'url originale il 5 giugno 2007).
  5. ^Copia archiviata, suharapan.co.jp.URL consultato il 3 agosto 2009(archiviato dall'url originale l'8 giugno 2007).
  6. ^Lucky Cats - Maneki Neko, suactioncat.com.URL consultato il 24 maggio 2007(archiviato dall'url originale il 13 maggio 2007).

Bibliografia

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  • Dale-Green, Patricia,The Cult of the Cat (Houghton Mifflin, Boston, 1963).
  • Daniels, Inge Maria, 2003. Scooping, raking, beckoning luck: luck, agency and the interdependence of people and things in Japan.Royal Anthropological Institute9 (4), 619-638.

Voci correlate

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Altri progetti

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