Wilmot’s Warehouse ha una storia curiosa alle spalle, che non inizia sui tavoli da gioco bensì nel mondo videoludico. Nel 2019 infatti Richard Hogg e Ricky Haggett (formalmente Hollow Ponds) lanciavano per macOS, Nintendo Switch e piattaforme Windows l’omonimo videogioco rompicapo in cui l’obiettivo era gestire un magazzino. Al netto di un riscontro nettamente positivo da parte degli amanti del panorama indipendente, pochi anni dopoCMYK ne annunciava un adattamento sotto forma di boardgame.
Attingendo dallo spirito originario della produzione,Wilmot’s Warehouse esordiva sul suolo statunitense l’anno scorso con il supporto degli sviluppatori originali (e David King (II)). Il risultato fu acclamato da pubblico e critica, con diverse illustri nomination nell’ambito dei Golden Geek e degli Origins Award. A distanza di qualche mese, il cooperativo a base di memoria ed immaginazione è arrivato in Italia per conquistare anche il pubblico nostrano con una proposta originale e fuori dagli schemi.
Il gioco è disponibile al prezzo di € 34,99 dal 24 Aprile nei negozi fisici e presso i rivenditori online (comeAmazon), distribuito nel nostro Paese daAsmodee Italia. Se invece siete incuriositi dalla versione videoludica diWilmot’s Warehouse, disponibile suSteam e Nintendo eShop, di seguito ne trovate lo stuzzicante trailer di lancio.
Fin dal proprio packaging,Wilmot’s Warehouse da sfoggio di stile mettendo in primo piano la propria peculiare direzione artistica. Un po’ pop art, un po’ astratto postmoderno, il prodotto colpisce da subito sfoggiando alcune delle iconiche illustrazioni che i giocatori troveranno nel corso delle proprie partite. Lo sforzo artistico di Richard Hogg riprende di peso quanto realizzato nell’incarnazione videoludica, acquistando tuttavia una nuova dimensione attraverso rielaborazioni e novità.
Al tempo stesso, un altro aspetto non passa inosservato: le dimensioni della confezione. Le sue proporzioni non si possono certo definire modeste, con una scatola 27 cm x 27 cm e 7 cm di profondità. Anche il peso risulta piuttosto sostenuto, anticipando un contenuto piuttosto generoso.


Al momento dell’unboxing, infatti,Wilmot’s Warehouse ci accoglie con un elegante Manuale del Dipendente (ovvero, il regolamento) che introduce carismaticamente il resto della componentistica. Il packaging rivela così un piccolo box di cartoncino contentente 150 carte Cliente e 30 carte Idea Obbligatoria, un sacchetto contenente 150 tessere Prodotto ed un tabellone Magazzino. Ogni elemento appare in linea con il design del gioco, colpendo in particolar modo per cura realizzativa e resa generale (anche se il box di cartoncino è davvero delicato, così come le carte).
Quello che tuttavia ci ha convinto meno pur nell’estrema cura di tutte le componenti, è nelle proporzioni generali. L’apertura della confezione rivela infatti molto spazio libero, che poteva essere razionalizzato variando di poco le proporzioni generali di tessere e tabellone. Trattandosi di dimensioni corpose, una piccola variazione non avrebbe influito granché (anzi, in alcuni casi le edizioni ridotte son molto più pratiche di quelle originali). Al tempo stesso, sarebbe stata una scelta in grado di contenere volume e peso della confezione.



Wilmot’s Warehouse si struttura in due macrofasi distinte, precedute dalla rituale preparazione del tabellone di gioco.
Predisposto il Magazzino, si pescano casualmente 35 tessere Prodotto dal sacchetto e si compongono cinque pile di sette tessere a faccia in giù ognuna. Ciascuna dovrà essere posta in corrispondenza di ogni giorno della settimana. Successivamente si pone una carta Idea Obbligatoria sopra la pila di tessere di ogni giorno (tranne quella del lunedì). Disposte dunque le carte Cliente a faccia in giù accanto al tabellone, si inizia la partita.
Nella prima macrofase, si inizierà la settimana lavorativa dei giocatori. Giorno per giorno, tutti i componenti dovranno pescare a turno una tessera Prodotto, discuterne con il resto del gruppo e deciderne una collocazione a faccia coperta nel Magazzino. Ai giocatori verrà promosso l’intuito creativo, andando a creare collegamenti mentali tra le varie tessere attraverso la creazione di brevi storielle a seconda dell’interpretazione delle singole raffigurazioni. Dal martedì in poi, a questa dinamica si aggiungerà la carta Idea Obbligatoria, che imporrà qualche variabile per ciascun turno lavorativo.
Al termine del venerdì, inizierà la seconda macrofase. In quest’ultima, partirà un timer da 5 minuti (munitevi di cronometro): una folla di clienti arriverà richiedendo dei prodotti. La vostra squadrà dovrà cercare contemporaneamente tra le carte Cliente e collocarle sulle loro tessere Prodotto a faccia in giù corrispondenti. Al termine del tempo a disposizione, in base al numero di associazioni a buon fine saranno attribuite dei valori. Questi verranno poi inseriti all’interno di una valutazione delle prestazioni della squadra.



Wilmot’s Warehouse si è rivelata, nel corso della nostra prova, una delle esperienze più fresche e stuzzicanti dell’anno.
Tutto ruota attorno alla capacità, da parte dei giocatori, di trovare una sinergia comune all’interno di un ritmo incalzante fatto di immaginazione, associazione di idee e memoria. Grazie ad un regolamento molto chiaro e lineare,Wilmot’s Warehouse riesce a regalare partite sempre diverse. L’elemento di variabilità risiede proprio nella fantasia dei partecipanti, che possono dar vita a scenari avvincenti di narrazione condivisa. Un elemento, quest’ultimo, che quasi avvicina la proposta CMYK al mondo della ruolistica cartacea dei grandi giochi di ruolo. Insomma: se avete amato i concept di fondo di classici comeDixit,Wilmot’s Warehouse potrebbe essere l’evoluzione cooperativa che stavate aspettando.
Le meccaniche principali ruotano attorno al concept distorytelling, veicolati dal piazzamento tessere, fino alla fase finale dove esplode la frenesia delmemory. Lungo il percorso, a vivacizzare e porre vincoli alla cooperazioni ci pensano le carte Idea Obbligatoria, in grado di infondere quel tocco di sano e ludico imprevisto. Il ritmo complessivo è apparso in ogni momento solido ed incalzante, seppur l’esplosione con countodown finale potrebbe esser percepito un po’sui generis per alcuni (soprattutto in contrasto con la prima macrofase molto più pacata).
Proprio le peculiarità che rendonoWilmot’s Warehouse una piccola gemma nel panorama del 2025 costituiscono i potenziali limiti che potrebbero frenare parte del pubblico. Proprio l’estremo affidamento sull’iniziativa dei giocatori potrebbe infatti allontanare chi non è particolarmente incline ad attingere dalla propria fantasia. Al tempo stesso, come già anticipato, non ci hanno convinto granché le dimensioni della confezione. Probabilmente si poteva ridurre di qualche centimetro il tutto, rendendo la proposta molto più trasportabile (una feature che tanti amanti dei giochi da tavolo reputano sempre più fondamentale).



Cosa succede quando la creatività incontra la memoria, sullo sfondo di una immaginazione lasciata a briglie sciolte? Wilmot’s Warehouse risponde a questa domanda con originalità e stile, adattando un piccolo cult della scena videoludica indipendente in un gioco da tavolo collaborativo vibrante di carisma. Organizzare un magazzino attraverso buffe storielle è un’esperienza in grado di regalare tante ore di genuino divertimento tra risate ed ironia. Una proposta dalla grande personalità, impreziosita da materiali intriganti e da un design davvero ispirato: un must buy del 2025, a patto di lasciarsi trasportare sulle ali della fantasia.
Si ringrazia Asmodee Italia per il gioco
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