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Lancisi, affresco, sec. XV ex. Anonimo,
Sisto IV visita la sala latina della Vaticana
insieme ai nipoti e al bibliotecario Bartolomeo Platina.
Alla metà del Quattrocento, dopo il rientro dei papi a Roma con Gregorio XI nel 1378, deve essere fissato l’inizio della storia moderna della Biblioteca Vaticana. Fu infatti Niccolò V (1447-1455) a decidere che i codici latini, greci ed ebraici, incrementati durante il suo pontificato dai 350 trovati ai circa 1.200 presenti al momento della sua morte (24 marzo 1455), fossero aperti alla consultazione e alla lettura degli eruditi. Il progetto di Niccolò V per la biblioteca fu ripreso, completato e realizzato da Sisto IV (1471-1484), con una bolla (Ad decorem militantis Ecclesiae, 15 giugno 1475), la nomina di un bibliotecario (Bartolomeo Platina) e il sostegno economico necessario. La sede della nuova istituzione si collocava al pianterreno di un edificio già ristrutturato da Niccolò V, con ingresso dal cortile detto dei Pappagalli e prospetto sul cortile del Belvedere; Sisto IV ne fece decorare le aule da alcuni dei migliori pittori del tempo. Le aule erano quattro, dette, rispettivamente,Bibliotheca Latina eBibliotheca Graeca (per le opere nelle due lingue),Bibliotheca Secreta (per manoscritti non a diretta disposizione dei lettori, ivi compresi alcuni codici di pregio),Bibliotheca Pontificia (per gli archivi e i registri papali). Il Bibliotecario era coadiuvato da tre sottoposti e da un legatore di libri. Si praticava la lettura in sede, con la disciplina di un severo regolamento; ma vigeva in questo periodo anche il prestito esterno, del quale rimangono i registri per gli anni 1475-1547 (Vat. lat. 3964 e 3966). La raccolta continuò ad aumentare, salendo da un totale di 2.527 codici nel 1475 a 3.498 codici nel 1481.
Pietro Facchetti, Sisto V approva il progetto
di Domenico Fontana della nuova Biblioteca Vaticana.
Tra il 1587 e il 1589, quando ormai la sede iniziale non riusciva più a contenere il materiale in continua crescita, Sisto V (1585-1590) decise di far costruire una nuova sede per la Biblioteca e incaricò l’architetto Domenico Fontana del progetto. L'edificio, che ospita tuttora la Biblioteca, sorse sulle scalee divisorie che collegavano il Cortile del Belvedere a quello detto ora della Biblioteca. Nel piano più alto fu decorata la grande aula a due navate (Salone Sistino), lunga 70 metri e larga 15
Nel secolo XVII si iniziò l'aggregazione di intere biblioteche, di origine principesca o privata – le quali sono rimaste in molti casi distinte dagli altri fondi aperti –, creando appositi fondi chiusi di manoscritti e stampati: la biblioteca Palatina di Heidelberg (1623), la biblioteca dei duchi di Urbino (1657) e la raccolta della regina Cristina di Svezia (1690).
Caratteristico del secolo XVIII furono la nascita e il relativo incremento nella Biblioteca Vaticana di sezioni dedicate a collezioni antiquarie e artistiche. In primo luogo ilMedagliere, inaugurato nel 1738 con l'acquisto della raccolta di medaglioni romani e greci del card. Alessandro Albani, allora la maggiore esistente dopo quella del re di Francia. Inoltre, nel 1746 fu acquistata la Biblioteca Capponi e nel 1748 quella Ottoboni. Il cospicuo Museo Sacro si costituì nel 1757, con la riunione di tre importanti raccolte, e si arricchì successivamente di diverse categorie di oggetti appartenenti all'antichità cristiana (avori, smalti, bronzi, vetri, terrecotte, tessuti, ecc.) provenienti in larga misura dalle catacombe romane; la separazione della parte profana da quella sacra, nel 1767, diede origine al Museo Profano. Entrambi i Musei sono affidati dal 1999 aiMusei Vaticani. Nel 1785 fu fondato ilGabinetto delle Stampe.
All'erudito secolo XVIII si deve anche il progetto di pubblicare un catalogo completo dei manoscritti conservati nella Biblioteca. Della serie grandiosa ideata da Giuseppe Simonio Assemani e dal nipote Stefano Evodio, che doveva comporsi di venti volumi in-folio, non videro tuttavia la luce che i primi tre e il quarto incompleto.
Nel 1798-1799 e di nuovo nel 1809 Roma fu invasa e presa dalle armate francesi e poi napoleoniche. Questo portò a notevoli perdite, tra le quali quella pressoché totale del Medagliere fino a quel punto costituito. Nel 1809, con l’annessione di Roma all’Impero Francese, la Vaticana fu però costituita Biblioteca Nazionale e si arricchì delle biblioteche degli Ordini religiosi. Buona parte del patrimonio manoscritto e artistico sottratto fu recuperato dopo il Congresso di Vienna. Tra il 1825 e il 1855, in fasi successive, le collezioni di stampati si arricchirono della grande raccolta costituita da Leopoldo Cicognara, ricca di libri d'arte e di antichità.
Con Leone XIII (1878-1903) la biblioteca fu aperta a un pubblico più ampio di ricercatori e storici; nel 1892 fu aperta l’attuale sala di consultazione degli stampati, dove furono collocati numerosi volumi a diretta disposizione degli studiosi, e furono stabiliti nuovi orari di apertura. In questo periodo, contrassegnato dalla prefettura del gesuita Franz Ehrle (1895-1914), fu iniziata la schedatura dei libri stampati e la catalogazione a stampa dei manoscritti secondo dettagliate regole, rimaste in vigore fino ad oggi. Nel 1900 fu pubblicato il primo volume della Serie "Studi e testi". Questo periodo vide anche la fondazione delLaboratorio di restauro, nonché imponenti acquisti: nel 1902 fu acquistata la Biblioteca Barberini, che nel Seicento aveva rivaleggiato con la Vaticana per importanza, insieme all’archivio annesso e alla scaffalatura lignea barocca che ospitava i volumi. Questa collezione di oltre 11.000 manoscritti latini, greci e orientali e di oltre 36.000 stampati costituì un notevole aumento della raccolta della Vaticana. Nello stesso anno entrò a far parte della Vaticana la biblioteca, manoscritta e a stampa, della Congregazione di Propaganda Fide, un nucleo della quale, il Fondo Borgiano, ricco di manoscritti del Vicino e dell’Estremo Oriente, era stato raccolto dal card. Stefano Borgia (1731-1804).
Dopo la prima guerra mondiale, dopo alterne vicende, nel 1921 giunse la collezione del bibliofilo Giovanni Francesco De Rossi (più di 1.200 manoscritti e circa 6.000 stampati rari, tra i quali 2.500 incunaboli). Nel 1923 giunse la biblioteca Chigiana e, più tardi, l’archivio annesso (1944); nel 1926 la biblioteca Ferrajoli, ricca tra l’altro di circa 30.000 autografi. Nel 1927, quando l’introduzione dell’automobile aveva reso superflue le antiche scuderie site sul lato destro del Cortile del Belvedere rispetto all’ingresso della Biblioteca, il papa Pio XI (1922-1939) decise di trasformare queste ultime in deposito dei libri stampati. Negli stessi anni, a Palazzo Barberini un finanziamento del Carnegie Endowment for International Peace e la collaborazione della Library of Congress di Washington permisero la compilazione di un nuovo schedario completo dei libri stampati.
Durante la seconda guerra mondiale, la Biblioteca, che rimase chiusa per circa un anno accademico (13 luglio 1943-2 ottobre 1944), ospitò varie collezioni librarie, non solo ecclesiastiche, che correvano gravi pericoli di distruzione, tra le quali la biblioteca dell’Abbazia di Montecassino.
Nel 1940, durante il Pontificato di Pio XII (1939-1958), giunse alla Vaticana la raccolta dell’Archivio del Capitolo di S. Pietro. Nel 1945 giunse la raccolta di Federico Patetta, importante per la storia piemontese e dotata di una ricchissima collezione di lettere autografe. Nei primi anni Cinquanta venne realizzata la micro-filmatura della maggior parte dei manoscritti; il lavoro durò fino al 1957. I microfilm si trovano allaPius XII Memorial Library di Saint Louis, nello stato del Missouri (Stati Uniti). Nel corso degli anni Settanta nella neocostituitaSezione Archivi furono fatti confluire gli archivi delle famiglie Barberini e Chigi, dell'Archivio del Capitolo di S.Pietro e di chiese romane. Nel 1981 fu fondata l’associazioneAmerican Friends of the Vatican Library, per stimolare interesse e sostegno internazionali all’Istituzione; l’associazione sostiene la Biblioteca finanziando pubblicazioni scientifiche e progetti. Tra il 1982 il 1984, con il sostegno economico della conferenza episcopale tedesca, fu costruito il nuovo deposito dei manoscritti, sotto il cortile interno della Biblioteca. Nel 1985, con il Prefetto Leonard E. Boyle, la catalogazione elettronica degli stampati sostituì definitivamente quella cartacea, con riconversione negli anni successivi dei dati presenti nelle schede manoscritte e dattiloscritte nel catalogo elettronico. Nel settembre 2002 è stata aperta al pubblico una nuova sala di consultazione dei periodici, che ne accoglie circa un migliaio a scaffale aperto.
Al momento la Biblioteca Vaticana custodisce un ricchissimo patrimonio composto di circa 180.000 volumi manoscritti e d’archivio, 1.600.000 di libri stampati,circa 9.000 incunaboli, 300.000 tra monete e medaglie, oltre 150.000 stampe, migliaia di disegni e matrici, e oltre 200.000 fotografie.
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