DE MARINI
TARGHE (tre)
SanPier d’Arena – via – De Marini
sul WTC, angolo via Scarsellini
angolo via Scappini
angolo via P.Chiesa
QUARTIERE ANTICO:Coscia
N° IMMATRICOLAZIONE: 2768 CATEGORIA 2
CODICE INFORMATICO DELLA STRADA - n°
UNITÀ URBANISTICA:26- SAMPIERDARENA
da Google Earth 2007.
CAP: 16149
PARROCCHIA: NS sMdelle Grazie
STORIA:
PRIMOTRAGITTO: ANTICO 1. normalmente si descrive questa strada, partendo dallaLanterna e proseguendo verso il borgo. E così era in antico: il primo trattodella prima -e più importante- strada costruita nel centro del borgo, dalla suanascita fino a metà secolo del 1600. Per mille e più anni, essa costituìl’unico transito d’obbligo, nell’interno del borgo
Ultramillenario quindi il tracciato che dall’angolo del primo agglomerato dicase, detto Coscia (o anche “primo quartiere” o “quartieretto”
Èuna strada con un grande passato, di grande importanza, con una grande storia;grande signora … purtroppo poi spezzettata, dal dopoguerra decaduta, ignorata,isolata e dimenticata anche nelle strutture andate in disuso, di cui poco sene è parlato se non in negativo a causa dei poveri immigrati tra i quali sonosi mescolati i peggiori delinquenti della società di oggi.
SECONDOTRAGITTO: ANTICO 2 Tornando lontano, la sua seconda storia inizia quando fuaperta la strada dalla Lanterna, con le mura del 1630. Da allora, sino allafine del 1800 non aveva nome: era genericamente la strada principale, quellainterna (o superiore, o comunale) di collegamento con Genova per mercanti,viaggiatori, militari e per i proprietari delle ville di tutto il ponente.
È del 5 ottobre1758 la legge che prevedeva il lastricamento di questastrada, dalla Coscia a Mercato (e poi oltre, prolungata sino a san Martino edal ponte):il trattofu misurato in 935 cannelle (misura che serviva per i terreni; il Casaccia diceche una cannella “contiene 12 palmi in quadrato ossia 144 palmi genovesi” checalcolando corrisponderebbero a 297,7 cm: quindi un totale di 2,783 km = anchesino a san Martino, mi appare troppo ed impossibile!), contemplava una spesadi 4116,10 lire a cui dovranno concorrere 35 persone .
Nel giugno1805 fu percorsa daNapoleone,entrando in Genova; l’attendeva alla porta della Lanterna il ‘maire’ di Genova Michelangelo Cambiaso che gli offrì le chiavi della città (
Prima del1850 ancora non aveva un nomedefinito, e veniva genericamente chiamata “strada comunale interna”.
Dopo quella data subì il primo taglio, dalla ferrovia che la incrociò a x , ela spezzò in due parti. Ciononostante conservò ancora una certa unità, infattiquando col regio decreto del1857, si vennero a stabilire per la primavolta i nomi delle vie cittadine, al pezzo di strada dalla Lanterna sino allacrosa Larga(al palazzoGrimaldi della Fortezza), fu dato ilnome di “primo tratto della lunga ‘strada superiore’
Non esiste alcun documento che in forma ufficialedecreti la titolazione ai Demarini (nell’antica targa in marmo, il nome –seppur scritto tutto
maiuscolo - era chiaramente tutto attaccato); si è liberiquindi di supporre possibile che il cardinale (cheabitava nel nostro borgo e per le alte benemerenze che aveva acquisito nelnostro territorio), alla sua morte nel 1747,,
abbia lasciato così profonda emozione (e donazioni) da farsì che la gente o gli incaricati comunali la dedicassero a lui che per i suoialti uffizi doveva giornalmente percorrerla per andare all’Arcivescovado o aPalazzo. Perché quando agli inizi del 1900 arrivò dallo stato regio di Torinol’obbligo di dare i primi nomi stradali, questo fu uno dei primi –se non ilprimo assoluto- ad essere imposto ad una strada, più o meno assieme a viaVittorio Emanuele II; prima di eventuali tanti altri personaggi possibili.
In contemporanea, arrivòil ‘progresso’: alle ferrovie seguirono il porto, il taglio di san Benigno, lenuove strade laterali e parallele, la camionale, i nomi nuovi inglesizzati (giàd’antico ci facevano vantare di essere la ‘Manchester italiana’: poveri noi,che bubboli! Nessuno – e forse neanche noi, oggi - conosceva le immaginiobbrobriose della città inglese avvolta nello smog prodotto da centinaia diciminiere, fitte come le croci nei cimiteri; ed così altrettanto, ci riempivanodi fumi, rumori, sovrapopolamento. Non vita ma sopravvivenza, e lasciaronorompere e distruggere tutto quello che nelle altre parti del mondo è usato permenarsene vero vanto: l’antico, la bellezza e la natura. Ci sono stati anche ilati positivi, del lavoro, della socialità maturata nelle strutture che oggigodiamo – pensione, sanità, libertà. Ma con una conduzione più oculata, sipotevano avere tutte e due assieme).
Foto del 1910 circa - Adestra negozio di parrucchiere (l’insegna dice “sala toeletta”),
poi la chiesetta, poi lavilla De Franchi
Nel 1940 andava da via di Francia, e finiva chiusa.
Oggi, superato il sottopasso, via De Marini non proseguepiù diritta(dopo un lieve Z) verso mare ...
inizio del secondo trattodopo il sottopasso ed
oltrepassata v.Balleydier(in primo piano
nella foto)
...fino allo spiazzo chiamato Largo Lanterna (ora, questotratto è anonimo e,a ponente, dove c’erano delle case -che sono stateabbattute- ora è bosco incolto chiuso dai muri esterni dei palazzi stessi,troncati a due metri di altezza; sino al Largo, che ormai ha perso taledignità, conservando però ancora –nell’era incolta- l’inizio di via VittorioEmanuele II con la ringhiera.A levante, all’inizio c’è ancora (nel2007) il palazzo d’angolo, ovviamente vuoto ed in stato predemolitivo (se nonprecipiterà da solo), seguito sino al Largo da un muro fatto di antiche pietresovrapposte, sopra il quale troneggia la Nuova Darsena, seguita dalla stradache va a finire in un vasto piazzale di posteggio tir e camions).
La Targa apposta sulla strada prima dell’ultimarivoluzione era «S. Pier d’Arena – 2768 - via – De Marini»
TERZO TRAGITTO; MODERNO 3 – è divenuta coma una Y: iniziadavanti al WTC e prosegue verso il mare diritta come in antico, finendo in unpiazzale nel quale manovrano i camion che entrano nella Nuova Darsena da partea mare dove ha sede la Guardia di Finanza; prima dell’elicoidale si distacca ilnuovo tratto che anticamente non aveva, il quale scende -scorrendo a ponentedel muro dell’elicoidale- in via Pietro Chiesa.
QUARTO TRAGITTO quando sul finire del 2011 parte dellastrada ha cambiato nome, donato a Baldini (vedi)
CIVICI
2007 = da1 a61(compresi 17AC; mancano 23→ 33,43→49, 57, 59)
da2a62 (mancano 24→48, 58)
Un documento del 29 maggio1878,segnala che “al civ. 25 di via De Marini, il sig. Carlo DeFranchi dove abita,ha impiantato una attività privata industriale”: sicuramente non il primo adincominciare!
civ.1,1b,1c,4Bianchetti Sebastiano;---1aTramway elettrico;---2e5Rebora Andrea;--- 6 e7 Scarsi eC.;---8Carpaneto GB;---10,13,14,15,17,18 Canepa Francesco;--- 11,12,13a eredi
---30
---3132 e32abcconservatorio dellefiglie della Carità ;---33e 35a eredi Lombardo (f.lli , fu Raffaele, con « fabbrica disaponi e sego);---33abd Bulgarello;---33c Carbone e C.;---34SanguinetiLodovico& C. / fabbrica di conserve alimentari.- vedi 1912↓);---35,36,37,38Piccardo Giovanni ;--- 35b eredi Alvigini.
Nel Pagano1902, oltre quelli sopra, si leggono:---8 Tosetti P.’fabbrica casse in legno e litografo;---9albergo‘del Toro’ condotta da Rossi Giuseppe fu Em. (‘con stallaggio emercato in bestiami’; nel 1919 di Guano Ettore; nel 1912, vedi sotto al civ.13;dal 1921 ed ancora nel 25, di Rossi Umberto);--- civ.11 i costruttorimeccanici e fonderia in ghisa rispettivamente ’BalleydierFrères’ con telef.n.593;---13f.lliRossi’ negozio e mediatoribestiame(
---21 la Fabbrica Nazionale di AccumulatoriElettrici brev.Tudor (ancora attiva nel1912);--- e negozio vetrami diRothpletz e Frey(fino al 1908);---25Moro Tomaso e Figli(ancora nel 1912) hanno fabbrica di conserve alimentari e sono commissionari erappresentanti (in genere) nel ° rimane tel 8 per conserve alim; e 822 comerappresentanti;---30 Oneto Franc.costruttore meccanico;---33Lombardo f.llifu Raffaello fabbrica di candele di sego;---eCavalcaV. e C. hanno negozio di biacca, vernici e colori;
--- NON segnato il civico: --- angolo via Marina, lafarmacia Bassano GB Diovuole--
Nel Pagano/1908’vengono citati:
Nell’elenco stradale comunale del1910, si leggeche “via Demarini, dal largo Lanterna fino a via Iacopo Ruffini” aveva civv.sino a 30 e 59 (quest’ultimo cancellato con un tratto a penna, ma noncorretto).
Nel Pagano1912 (§ nel 1919; ¨1925) nellastrada compaiono: all’8Tosetti P. falitografie su latta (non + nel 1925);- --al9-11r
Non specificato il civico:E.Roggero e C. gestisce lostabilimento ‘Standards’ dei scaldabagni Roggero;--- la residenza del pittorescultoreBassano Luigidi nuovo è segnalato nel1919 (e forse anche dello scultore Roncallo Pietro).---
Una fattura datata 7 0ttobre1916 evidenzia cheal civ. 29 c’era una segheria meccanica e commercio di legnami di Bagnasco& Masnata.
Una imposta municipale del1919 ‘sui locali’arriva al macellaioCasale Giacomo diGiuseppe, al civ. 104r(classificato allacategoria B3, per £.57). Allo stesso –assieme a Danieri Linda- arriva una tassamunicipale, stavolta su ’esercizi e rivendite’ nell’anno 1926 per £.800, per lamacelleria sita però al civ. 147-149r (il soggetto – nel ’23 domiciliato in va G.Carduccial 24/12, aveva una macelleria anche in via generale Cantore (vedi) ed in via De Amicis.
Il Pagano1925aggiunge:alciv. 27Moro Tomaso e figli,tel.41282 sono rappresentanti e commissionari “in genere” e compaiono nonancora impegnati nell’olio;---al 43BagnascoAntonio ha docks (magazzini per deposito) marittimi;---al 44r
Nello stesso elenco comunale, pubblicato nel1927quando tutte le strade erano incluse nella Grande Genova, vi viene segnalato unomonimo ‘vico’ in Centro; e la nostra di 4a categoria.
Nel Pagano1940 si segnalano: civv.neri=civ. 8-Oli combustibili; 14A raffineria e olii diG.Costa;al 9 levatrice; al 43 un chimico. Civicirossi= tre osterie; duecommestibili; autotrasportatore, latteria, tabacchino, parrucchiere, calzature,trattoria.
Una carta intestata datata 11 gennaio1951, è – al26r - della “Ditta Andrea Gallo di Luigi”, tel. 41.223, con deposito ai civv.22,24,26,32r. Vende ‘prodotti chimici’: sono citati 2 sacchi di grafite e“deposito cera per pavimenti: Gloria – creme calzature; e deposito soda ecloro”
Nel1965, al civ. 12 c’era la succursaledella “scuola media statale “N.Barabino”la cui sede principale nel 1967 era in via Palazzo Fortezza 14 e via Cantore29b.Nel regolamento si faceva obbligo digrembiule nero con sopracolletto bianco; intervallo di 10’; mantenerecomportamento corretto... fuori e dentro ... ben ordinati ed in silenzio. Siinsegnavano lingua straniera, educ.artistica, matematica, grammatica,geografia, geometria, fisica, antologia musicale, religione, storia, materiescientifiche.
A ponente della strada ferrata, il tracciato è rimastointatto fino ad oggi. Al contrario, sostanziali modifiche ha subito iltratto a levante: incroci e sovrappassi; tagli ed accorciamenti; costruzioni edemolizioni; gloria ed abbandono. In particolare il secondo taglio fueffettuato dall’apertura di via di Francia (chenon trovò ostacoli architettonici o storici degni di mantenimento); ilterzo, anche lui è un soprapassaggio, dell’elicoidale; quarto la completademolizione del quartiere e cambiamento dell’itinerario.
(A Genova esistevano anche un vico ed una piazza omonimima con cognome tutto attaccato).
STRUTTURA: procedendodal mare, inizia da via Pietro Chiesa per oltre 100 metri costeggiando aponente l’elicoidale; indi curva a 90° sovrapponendosi finalmente per 200 metriancora, l’identico antico tracciato, fino a sbucare in via di Francia
In sostanza l’anticastrada è ora divisibile in quattro tratti, da levante: il primo da via P.Chiesaa Passo di via di Francia è nuovo, in quanto ancora nel 1961 era chiuso edimpraticabile. Il secondo è sovrapposto alla primitiva ‘via De Marini’, edarriva sino al WTC; il terzo è spianato da via di Francia; il quarto è divenutonel 1935 ‘via L.Dottesio’.
Era doppio senso veicolare; nel 2009 è senso unico
Viene descritta essere completamente in territorio diproprietà del CAP
CIVICI
lanumerazione in antico andava dalla Lanterna al centro; oggi invece è invertitae va dal WTC a via P.Chiesa. Seguiamo quella antica
¶¶1)da largo Lanterna al sottopasso dell’elicoidale:
===civv.2,4,6,8 ; erano i civici posti più a levante del quartiere della Coscia equindi del borgo; per chi arrivava da Genova, la strada iniziava subito dopoLargo Lanterna, indirizzata verso nord, fiancheggiata a ponente per centometri da questo lungo caseggiato popolare a 5 piani, senza terrazzi, la cuiunica caratteristica era un terrazzino d’angolo in largo Lanterna che fucostruito come prua di nave (similare esiste solo nell’angolo tra via P.Reti e S.Bertelli).Al civico 6, sino al1961 c’era una Associazione Italo-scandinava. Ultimi proprietari delcaseggiato, appaiono le soc. SVIM ed ARMID e la SCI costruttrice ma già nel1999 in liquidazione.
La storia dei primi abitanti del caseggiato, è la storiadella Coscia e di SPd’Arena.
Drammatica è invece la storia agonizzante degli ultimi vent’anni.
Già abbandonate le case a metà degli anni 80, il palazzorimasto abbandonato fu presto occupato dai gatti e marocchini, altrettantopresto sostituiti da rumeni ed albanesi, via via cresciuti in famiglie edivenuti più di 200: disperati extracomunitari (appunto da chiamarlapopolarmente ‘la casa degli albanesi’) pressoché tutti arrivati a Genovaclandestinamente e purtroppo dediti ad attività troppo spesso e genericamente illegali.
Pochi anni dopo si era tentata la muratura di tutte leentrate e finestre, ma le attese di demolizione favorirono il clandestinorientro, e con loro ovviamente una impennata della criminalità tra loro e dellamicrocriminalità con la popolazione.
Gli animalisti di ‘Zampatesa’ minacciarono di far sospenderei lavori, per salvare i 25 gatti inselvatichiti e randagi, ospiti anche lorodei ruderi: sui giornali “i gatti stoppano le ruspe in marcia sui ruderi dellaCoscia”.
Il 21 mar.1999 la soc DemolScavi di Rapallo (
Da queste case e quelle attorno, questa povera gente diextracomunitari si era riversata nel vicino piazzale san Benigno: al posto delparcheggio della cooperativa AldoNegri, si era creato uncampeggio-accampamento abusivo. Camioncini fatiscenti, roulottes, tinozze diplastica e panni stesi, bambini a giocare, i vicoli intorno intesi come latrinapubblica: era diventato il nuovo ‘luogo della vergogna’. Nel luglio 1999 lapolizia dovette intervenire anche lì, sgomberando pure questa zona, disperdendoi nuclei familiari, cercando di evitare il loro assembramento fautore dilordure e risse, nonché ricetto di sbandati, balordi ed irregolari.
1999 v. De Marini a destra; via De Marini èdiagonale in alto (con sopra la Nuova Darsena)
quello alto è il palazzo in Il getto d’acqua,schizzato da Largo Lanterna serve per abbattere
demolizione nella foto a fianco la polvere del palazzoin demolizione
.
Nel 2003 tutta SPd’Arena è divisa in ‘proprietà della mala’;la zona della Coscia-san Benigno, appare sempre in mano ai rumeni, aconfrontarsi con gli albanesi di piazza Barabino e gli ecuadoregni di Prè.
Li vicino c’è un albergo a quattro stelle, una strada digente normale ed una Coop di lusso.
Da dopo l’anno2002, largo Lanterna praticamentenon esiste più; quindi la strada è continuativa perché non ha più un puntopreciso di inizio; è contornato da ponente dalle macerie dei palazzi rasi alsuolo, e da levante dal muro di cinta de ‘la nuova Darsena’.
Dopo questo centinaio dimetri, la strada prima incrociava via Balleydier, poi passava sotto un altofornice del raccordo anulare necessario per salire dalla strada a mareall’autostrada (che appare alquanto decentrato rispetto l’asse viario); dopo iltunnel a destra inizia verso monte il ‘passo alla via di Francia’.
¶¶2) dall’elicoidale allaferrovia
dopo il tunneldell’elicoidale la strada diveniva per 300 metri circa, una stretta viuzzarettilinea (una fila diauto in sosta dal lato ponente, e lo strettissimo passaggio per la viabilità alevante) che arrivava sino a via diFrancia.
Nel Pagano/1933risultano aperti sulla strada questiesercizi: al civ.24 fabbrica di sego,candele e saponi dei fr.lli Lombardo fuRaffaele; al 27 Tomaso Moro e figli hanno fabbrica di conserve alimentari; MoizoAttilio esercita come droghiere non si dice dove ma appare anche comeconfettiere in via Manin; al 30 Sanguineti Lodovico ha fabbrica e negozio diconserve alimentari; al 32r Costa Giacomo fu A. ha una raffineria di oliod’oliva che sarà ancora attiva nel 1950; al 43 Bagnasco Antonio ha dei docksmarittimi; al 69r Bagnasco e C, sono negozianti in legname (importatori direttidall’America,Svizzera e Rumenia (sic), con segheria). Non è citata la trattoriadel Toro.
Nel Pagano/1950 a significato della perdita di importanza cometraffico, vengono segnalati una sola osteria (16r di Bonfiglio Italia. Una sola in quest’anno, manell’ antico erano i locali dove si rifugiavano gli uomini finito il lavoro;dove erano tipici i “quartini” bevuti direttamente dal pirone (pirrun) –il cuieffetto era direttamente proporzionale a quanti ne erano stati ordinati-, sigiocava a briscola, a tressette o a braccio di ferro, si discuteva di lavoro,politica o mutuo soccorso; per molti era un luogo di progresivo abbrutimento
IlPagano/61pone al6 l’assoc. Italo-scandinava; al12 lascuola di avviam N.Barabino; e ai civv. rossi1r Bartolini&C off.mecc:9-11rLosi P. oggetti usati;16r osteria Bonfiglio I;
===civv.8a,10,12,16demoliti nel 1985;--- i 5,7,9,11,13,15 nel 1987;----
il 58 nel 1994;---- 81,83 nel 1995;--- 75, 77, 79 nel 1999)
A lato levante c’era :
===civ. 49 r: l’
Nel 1908 era gestita da unRossiGiuseppe fu Em.
Rilevatapochi anni dopo –ed ancora negli anni ’85 la sua intestazione nelle ricevute-,daEttore Guano, classificato ‘il più forte di SanPierd’Arena’, ma la cui più nota qualità era solo tra i fornelli.
All’interno,dopo aver superato la cucina visibile da tutti e separata da un bancone dimarmo, si accedeva ad un ampio locale con unico tavolone centrale; da lì duealtre lunghe stanzette anch’esse corredate non da tavolini ma da lunghetavolate che obbligavano –salvo rare possibilità- a mangiare tutti assieme,ricchi e poveri, in comitiva o in coppia, serviti in forma molto semplice efamiliare; alle pareti, tra i mobili della nonna, centinaia di quadrettitestimoniavano gli avvenimenti più svariati con foto o gagliardetti, oritratti firmati di tutti i personaggi famosi divenuti clienti, attori,musicisti, politici, scrittori, sportivi (era in genere un covo di sampdoriani
Piattitipici erano il classico minestrone (quello che tiene diritto il cucchiaio immesso verticalmentecome un palo); lo stocca; la buridda diseppie calamari e piselli; il berodo coi pinoli; le trippe e la sbïra; ilbianco e nero (budellinidi agnello con fegatelli, rognoni e ciccioli); le frittate fatte con la semplicità di un rito (
===civ.26 r nel 1933 viene segnalato esserci stato un club ricreativo “Manovratori acavallo”.
Di fronte a ponente,
===civ. 32r neglianni 1930-80 sulla strada si apriva -ed era fiancheggiata- lo stabilimento
Nel 1925 l’impresa iniziò ad investire anche nel settore armatorialee quindi con stessa titolazione e stesso indirizzo –per gli uffici-. Attivitàmarittima che ebbe grande sviluppo e divenne autonoma rispetto l’oliaria nel1936.
La presidenza di questa seconda attività fu assunto nel 1940da Angelo Costa, nato a Genova il 18 aprile 1901; terzogenito –di sette- diFederico –uno dei figli di Giacomo-; laureatosi nel 1924 a Genova con lode, inScienze economiche e commerciali con una tesi sull’olivocultura. Tenutosi fuoridalla politica attiva, si dedicò interamente alla produzione di olio allargando l’azienda del nonno da piccola e a conduzione familiare al colossoindustriale con raffinerie e lavorazione delle sanse. L’allargamentodell’impresa lo obbligò sia nel 1927 all’iniziale acquisto di due navi –perdutenel conflitto mondiale-, per il trasporto dell’olio acquistato da altri paesimediterranei e poi esportato dopo la raffinazione-; e sia nel 1940 a nondisdegnare l’interesse verso l’alcol e la produzione del vino.
Ma fu nel periodo postbellico, dopo il 1947, che ebbel’intuizione felice di finanziare l’acquisto di navi Liberty (usate dagliAlleati nel conflitto e poi giacenti inutilizzate) utilizzabili anche per iltrasporto passeggeri; e, poco alla volta divenire figura portante della “LineaC” e della industria italiana (Confindustria, Confederazione italianaarmatori).
Famiglia, onestà e carità erano la triade di base del suoimpero; ma la formazione religiosa non lo distoglieva dai dettami prioritaridell’economia: produttività, non dispersione, equa distribuzione (e nonassistenzialismo cieco),
Quic’era solo il vasto impianto di raffineria, che per tanto tempo ha contribuitoad ammorbare l’aria con l’acre e nauseabondo odore tipico di olio, da lororaccolto in recipienti di latta lavorata, e stampata nello stessostabilimento. Negli anni iniziali aveva telefono n° 41.154. Nel Pagano/61 ècompreso ne: esportatori-importatori; fabbr. saponi; negoz. gross. di oliod’oliva; latta e litografie su latta.
Laruspa abbatté gli edifici, iniziando simbolicamente il 4 maggio 1984 con latorre metallica, vecchia ed arrugginita (che resistette più del pensato e fuabbattuta con gran fatica) quale prima parte dei totali 100mila mq. di terreno(ancora i Docks Liguri erano in attività sul fianco a mare), iniziando larivoluzione prevista per realizzare il complesso di san Benigno.
Dei Costa si ricorda anche un Armando, grosso commerciante-la cui attività iniziata agli inizi del 1900 è passata al figlio- in quantoaveva l’hobbi della poesia, dell’improvvisazione di rime solleticato dabanchetti, riunioni, avvenimenti, per i quali creava improvvisi acrosticiraccoltipoi in un libro titolato “O giardinetto”.
===civ.12 il palazzo della
Famiglia patriziagenovese che dal 28 gen.1393 (data di fondazione dell’ Albergo De Franchi con capostipite GiovanniSacco, i cui tre figli per giochi araldici e di potere, si fecero chiamaredefinitivamente De Franchi), troviamonegli annali ricchissima di beni e di illustri personaggi (
Mons.Francesco Bossio (vescovodi Novara, eletto delegato pontificio di Gregorio XIII per tutte le chiesedella diocesi, col fine di constatare l’applicazione delle disposizioni delConcilio di Trento), nel
Nella carta vinzoniana del1757, appartieneancora al “magnifico Giuseppe De Franchi” imparentato presumo con quelli chepossedevano in salita Belvedere la villa Crosa-De Franchi-oggi Istituto Antoniano.
Nelle campagnemilitari tra francesi ed austriaci, senz’altro fu occupata da ufficiali,accasermati nei locali, così ben vicini alla città.
La proprietà DeFranchi Giuseppe viene segnalata nel1813per il possesso nella villa (erroneamente localizzata in vico della Coscia,inesistente) di una cappella privata, sinonimo di ricchezza e distinzione.
L’edificio era a parallelepipedo, a tre piani, con tetto in ardesia apadiglione; in parallelo con le tre ville poste più a ponente, fu chiamato “lasemplicità”. Lafacciata si apriva a sud, ed offriva in via De Mariniil lato posteriore, caratterizzata da ben otto finestroni (sei centrali e due lateralizzati);il primo piano era sottolineato da un bugnato che era esteso a tutto il fiancodel palazzo. Ilgiardino arrivava ovviamente sino al mare e rimaseinalterato finché non fu deciso nel 1852 l’apertura di via Vittorio EmanueleII, da Largo Lanterna alla piazza Bovio(piazza N.Barabino), che lo tagliò trasversalmente.
Possedevaanche unatorre (non più riscontrabile però nelle carte ottocentesche),posta originariamente più a ovest della villa e che faceva parte del sistema divigilanza della marina.
Nel settecento la famiglia dei De Franchi (come poi anche i Doria e Spinola)era da catalogarsi tra ‘i meno fortunati’ o patrizi poveri (
Sempre nel
IlGazzettino dice vi fossero andati ad abitare i Balleydier
Dagli anni dopol’ultimo conflitto, ed ancora nel1950, fuadibita ascuola second. femminile di“avviamento professionale industriale”, intestata a N.Barabino.
L’oleificio Costa sisviluppò tutto attorno senza distruggerla, occupandone solo l’ampio terreno:così inglobata nel complesso divenne un magazzino di loro proprietà finchéabbandonata a se stessa fu deciso demolirla nel1985per far posto al complesso centro direzionale di san Benigno.
Subito dopo(dalle fotopubblicate, appare collocata nel tratto a ponente della via subito seguente lavilla DeFranchi, quasi di fronte alla trattoria del Toro)
secondo tempio parrocchiale
(della prima chiesa in ordine cronologico vedi sotto, apag. 84-85; della terza in via L.Dottesio)
Piùbello, alto, austero ma ‘allegro’. Fu costruitaristrutturata (silegge infatti una nota spese(di lire 394) datata9 maggio1817 relativa a perizia eseguita“per il ristoro da farsi alla Cappelletta diroccata sopra delli primi rastellidella Lanterna per portarsi in città”; ovvero andando verso il mare, a destraprima della villa) utilizzando iproventi derivati dall’esproprio effettuato dalle ferrovie per l’apertura dellagalleria di san Benigno, e dalle offerte dei fedeli (specie i famosi minolli),e su gratuiti disegno ed assistenza dell’arch.A. Scaniglia
Fuaperta ai fedeli il 20 mag.1849 dal sac.Francesco Lanzetta(giàprevosto di san Biagio, e che lasciò scritte delle memorie utilissime allaricostruzione storica dei fatti), insostituzione del primo tempio da pochi anni sfrattato dalla soc. ferroviaria
Nel1851 successe, per quattro anni coltitolo di rettore custode, don Terrile,già curato alla Cella e da alcuni anni assistente, gestoredel catechismo domenicale e di una scuola privata per i ragazzi
Nel1855 arrivò don Angelo Ricchini daVoltaggio,già parrocoa Certosa. Egli portò al culto dei suoi nuovi fedeli il beato GiovanniBattista de Rossi, un proprio conterraneo poi divenuto santo, la cui immagineera stata presa dalla sua casa paterna dei nipoti, a Voltaggio. D
Perventitre anni, questo zelante sacerdote compì con serietà la sua missione nellachiesuola, battendosi perché diventasse parrocchia.
Fuper opera sua che nel1864 nacquero leFiglie di Maria, la fabbriceria (quest’ultima fu successiva,mente trasformatanel 1881 inConfraternita si s.Vinvenzo de’ Paoli e nominata a beato GBRossi).
Peròsi ammalò e dopo due anni di penosa infermità morì il 25 sett.
Nello stesso annoPRESEPIO–bozzetto dell’Adorazione dei ReMagi. (nato a Parma il28 ott.1859, ancora bambino – un anno di età - si trasferì col padre –pure luipittore- a vivere a San Pier d’Arena, collocato come apprendista-discepolo delBarabino (assieme col Vernazza e GBTorriglia) che lo invogliò a frequentare l’Acc.Ligusticadi B.Arti (dove poi, nel 1893 verrà proclamato Accademico di merito, qualeprofessore nell’insegnamento della scuola del nudo – Aldo Agosto scrive che iltitolo di Accademico lo ebbe nel 1912).
Èconsiderato l’ultimo conservatore dell’arte ligure dell’ottocento – giudicataparente poverissima rispetto l’Italia - rifiutando l’avventura innovativa erivoluzionaria del novecento. Morì ottantunenne il 4 giugno 1940 lasciando unafiglia, pure lei pittrice. Da giovane fu attivo nell’affrescare tempi sacri (fuchiamato “pittore delle cento chiese”; in una di esse vide precipitare ilcognato-collaboratore DeLorenzi. Il pittore aveva decorato nel 1892 anche ilsoffitto del CarloFelice -dipingendo dei putti volanti, sopra l’affresco delBarabino rovinato dai ceri e fumi-, poi andato distrutto pure lui colbombardamento-. Gli fu titolata una strada a Voltri nel 1974
(Vedianche a Promontorio)
L’arcivescovo Magnasco, e sempre nello stesso anno 1884, il 16 giugno
La protesta comunale, evidentemente non fu ascoltata inCuria(non indifferenteera il peso di una giunta comunale prevalentemente di repubblicani mazziniani,ma anche garibaldini), anarchici, libertari, che vedevano nella scissione unpotenziamento dell’influenza della Chiesa nel tessuto urbano mirato a divenirelaico).
Nel1892, una violentaalluvione aveva inondato la chiesa: il torrente del fossato san Bartolomeo,scorrendo in prossimità della chiesa, straripò scavando il sottosuolo, tantoche il pavimento dell’edificio si abbassò di 20cm.; la balaustra dell’altaremaggiore si spezzò in tre punti e l’altare si inclinò in avanti. Nell’elencosopra scritto, delle proprietà, dice che a fine 1800 subito dopo la villa DeFranchi–allora divenuta Balleydier-, c’era la ‘canonica della chiesa delle Grazie’.Rimase Parroco Prevosto per 19 anni e mezzo, sino alla morte avvenuta alle ore11,55 del 14 aprile1904. L’inventariodegli arredi con resoconto al 31 dic. 1903 finanziario evidenziarono un debitodella parrocchia verso il sacerdote di ben £.14.545,56).
Successivi furonoNicolòMolfino (1910,
Il sacerdote acquistò per 27mila £. (in 3 anni), nel giu.
E così dopo di lui, rimase per pochi mesi affidata ad uneconomo, finché donGio Bono Schiappacassesubentrò il 25 lug.
Per poter costruire in altra sede ed in modo decoroso,divenne necessario vendere la chiesuola. Secondo disposizioni legali (risalential Legge 19.5.1831), occorreva chiedere autorizzazione al Procuratore del Represso la Corte d’Appello allegando documentazioni, specie quello del reinvestimentodel denaro.La pratica venne inoltrata nel febb.1922.
Due anzianisampierdarenesi, il sig.Fravega e Viglienzone ricordano che negli anni 1920-30frequentavano la chiesetta, sede del terzo riparto degli scouts, e, per loroquella ‘era la parrocchia delle Grazie’
Così, aumentando la popolazione, approvato l’erezione di unterzoedificio ecclesiale (l’attuale) da parte dell’arcivescovo, -malgrado iplurimi inutili “tapulli” -la chiesuola divenuta piccola
Sipromosse così la vendita al miglior offerente, dapprima i DocKs Liguri
Quello che non fece Costa, lo fecero i progettisti delcomplesso di san Benigno, per la cui erezione ne decretarono la distruzione.Maledetti! Forse sono anche laureati e si fregiano di un titolo di architetto:all’università si, ma nella professione...Non li accuso di peculato... no. Madi insensibilità, si; ma evidentemente a loro foresti, gliene fregava niente.
Nell’opuscolo prima e nel libro poi, pubblicati dallaattuale Chiesa, c’è ripetuta confusione iconografica e storica tra questachiesuola e quella dei Cibo, vicine ma distinte; più volte vienenostalgicamente pubblicata la foto di questa chiesuola, detta anche‘Cappelletta bruna’ (quindi l’immagine è di questa seconda chiesa) ma ilsottotitolo e racconto inneggiante la cappella dei Cibo che fu la prima e dellaquale non esistono vestigia iconografiche ma –vedi l’elenco dei proprietari difine 1800: dopo la villa e la canonica (civici pari, a mare), e poi la giàtrasformata cantoniera delle ferrovie (civico dispari, a monte della strada,descritta qui sotto di seguito).
Sullastrada, di fronte alla chiesa su descritta, si apriva il cancello che con unviale -lungo oltre cento metri, orientato verso nord-est- portava ad una delletante, villa Lomellini, dal Vinzoniattribuita al mag.coStefano q.Carlo
Consideratala posizione, l’edificio risulta a levante della villa Pallavicini, sottostantele nuove mura, sulla direttiva -e quindi sovrapposto all’attuale via diFrancia- poche decine di metri più ad est della attuale stazione ferroviariadi san Benigno.
Nonè stata catalogata nel libro “Le ville del genovesato”.
Poco distanteverso il monte, si trovava unacappelletta della famiglia dei Cibo
UnGuglielmo
Nelsuo giro di ispezione fu visitata (?controllare) da mons. Bossio,
Nel1585
Alla sua morte, avendo il figlioAlderano sposato
Affidata da sempre al clero secolare, sappiamo che l’8marzo1608 daEmilioCibo fu stilato testamento(ritrovato nell’inventario fatto nel 1622: lasciava ladovuta somma affinché si celebrasse messa tutti i giorni, si mantenesse unalampada perennemente accesa, si costruisse una balaustra all’altare maggiore, esi chiudesse la porta che dava accesso alla proprietà di Tommaso Pallavicini).
Nel1622(dall’inventario risulta esserci stato un solo altare con balaustra ed appesanel coro, una ancona della Madonna con san G.Battista e Giuseppe) ne avevacura il sac.Andrea Tealdi dei Chierici regolari di san Paolo. Maquesti, considerando fosse localizzata in zona ‘insalubre’, chiese aiproprietari(Albericoduca di Massa e Carlo Cibo duca di Aiello, tramite il notaio Giacomo Cuneo)
Cosi, fu che i nobili Cybo nel marzo 1622 la concessero ai
a) il Tealdi viene nominato come ancora gestore dellachiesuola nel1638 in un “Stato dellaChiesa Archiepiscopale di Genova” fatto redigere dal card. Durazzo quandoprese possesso della diocesi proveniente da Ferrara. Non sarà un errore se-invece di essersene andato nel 1622- si fosse stilato un accordo tra il preteed i Barnabiti visto che anche loro dopo pochi anni abbandonarono l’impegno)
b) è datata1644 unalettera di esplicita domanda di disimpegno (indirizzata al principe di Massa, dal preposto in Genova della Casa di san Paolo -don Paolo Andrea Ferrari): «Ill.moet Ecc.mo Signore, si compiacque S.E. più anni sono di gratiarci d’una suachiesa o cappella in San Pietro d’Arena. Havendo noi visto che li nostri institutinon potevano sodisfare compiutamente a quello ch’altri havranno fasilità amaggior gloria di Dio, habbiamo pensato se così piacerà a V.E. rinuntiarla a’PP di S.Francesco di Paola stimando che da V.E. non sii se non di gusto come lasupplichiamo assicurandola che per questo non si disobbligheremo diraccomandare al Signore la sua casa».
Comunque, ad essi, subentrarono
Con bolla datata 15 ottobre 1652 papa Innocenzo X ordinòla chiusura dei piccoli conventi e monasteri nei quali risiedessero pochimonaci (“ne qualirisiedono solo due o tre religiosi e ne quali per ciò non s’osserva clausurainvece d’accrescere la devozione, la fanno talora totalmente cessare, peressere in arbitrio delli stessi a viver a lor capriccio, introdurvi gente diogni sesso di giorno e di notte”. È probabile che i Minimi appartenessero a questi,inclusi nei ‘troppo pochi e nei poco impegnati’. Infatti il 24 sett.
Daun suo inventario, risulta che i frati avevano aggiunto una icona di s.Francescoda Paola per un nuovo altare, eretto per lo scopo; ma poi ritolto.
Così, il 4 nov.1653 il sig. Vincenzo Giannini,procuratore del principe, la assegnò al sac.DeFerrari Giacomo, del
L’Accinelli, in Liguria Sacra, vol.II pag. 443 scrive che ilDeFerrari lasciò la chiesuola ai Barnabiti, e da essi poi passò ai pp.Minimi:sbaglia i tempi)
Il 28 mag.1676Carlo Noceto, vicario della curia arcivescovile, dopo il decesso del rettore V.Belluzzi, confermò l’elezione didon Antonio Pallenzona da Tortona,quale rettore di s.M.del Quartieretto, fatta dal patrono principe
Una relazione del Cancelliere dell’Arcivescovato, datata
Un altro restauro ebbe negli anni1756-58 (sulla lapide fu aggiunto solo “RESTAVRATA - ANNO - MDCCLVIII”) .
Nelle carte vinzoniane del1757,appare addossata al muro di cinta di levante della proprietà dei Pallavicino,ma con un viale di accesso proprio, iniziante in via DeMarini poco più alevante dell’attuale vico Cibeo.
I Cibo, nel1764diedero la chiesuola in gestione adon GB Orecchioni, che però non avevacompiti parrocchiali: Fu accusato dai Cibo: “Certo apparirebbe che chi didovere, poco curava le anime, a fatica toglieva il ss.Viatico agli infermi,raramente celebrava messa”. Ovvero di scarsa frequenza. Evidentemente lachiesuola rendeva poco, perché fosse assistita a dovere. Le messe avvenivanopraticamente solo nel periodo di novena per il Nome di Maria (titolare) e per s.Francesco(introdotto dai Minimi).
Il 2 maggio1798il segretario generale del Direttorio trasmette l’inventario degli ori epreziosi vari requisiti a tutte le 20 chiese-oratori della municipalità; traesse compare anche la chiesetta a cui erano stati sottratti beni per la sommapiù bassa di tutte: lire 15, di fronte alle 18.018 dell’oratorio di sanMartino e le 6.048 della Cella.
All’inizio del1800,divenne succursale della Cella; nel1837l’arciprete Antola scrisse che tutte le Domeniche un sacerdote andava apredicare. Tra essi, un rev.Ardito, che regolarmente officiava da 7anni, divenne segretario di mons.DeAlbertis, vescovo di Ventimiglia: da lui lachiesa ebbe in dono un quadro della Madonna (ritratta col Bambino seduto sulginocchio destro) alla cui base era scritto ‘S.Maria de primo quarterio Sancti PetriArenarii’, che attrasse la pietà dei fedeli e nominata N.Signora delle Grazie. Benché nata comeprivata, si può quindi considerare la prima perché è in essa che fu esposto ilprimo ritratto della Madonna, chiamato ‘delle Grazie’, che diede il nome alledue successive.
All’Ardito successe per 3 anni il sac.Stefano Ricciche alloggiava vicino in una casetta di due piani proprietà della chiesa; alui seguì il sac.Lanzetta che però due anni dopo, nel lug.
(il Lanzetta, nel 1893 scrisse le sue memorie, riportando ifatti su descritti. Nel descrivere il quadro, precisa «la Mafdonna seduta su diun trono invisibile, tiene sul ginocchio destro il Bambino Gesù, seduto sullamano di Lei, sembra che da tempo fosse presente, in attesa che si ritirasse latenda che la ricopriva, per apparire in tutto il Suo splendore di Madre. Inatteggiamento tranquillo appare di ritorno dall’Egitto, fiera del Divin SuoFiglio, certa che nessuna potenza umana potrà più strapparlo da Lei. Un riccomanto copre la Veneranda persona, aperto sul davanti. Un paffuto, sorridente,roseo, biondo bambino, colla destra alzata in atto di benedire, stringente unapiccola croce colla mano sinistra, è l’autore della Grazia, il divino Infante.E ai piedi di lei sta scritto “Sancta Maria del 1° Quarterio S.Petri Arenari”»
Descritta anche dai Remondini, fu giudicata ‘miserabilecosa: assai piccola, con un solo altare di cotto, dipinta esternamente dirosso, con un’aria di soverchia meschinità’. L’Alizeri nel
Furono i Minolli a prestare il massimo dell’opera ditrasloco: in particolare l’immagine della Vergine (che predispose il nome dellanuova parrocchia, di NS delle Grazie) ed il quadro di san Francesco da Paola loro protettore.
L’apparato religioso venne tutto trasferito in una vicino,piccola chiesa di via DeMarini, costruita (ma meglio dire ristrutturata) con iproventi dell’esproprio; ed aperta al culto il 20 maggio 1849 nei pressi, unpo' più a ponente e chiamata anch’essa santa Maria -e per l’ effige miracolosa-, delle Grazie, succursale della pieve di san Martino-Cella. Nominataparrocchia da mons Salvatore Magnasco il 16 giu.1884. Ma anche questa,inadeguata, venne sconsacrata nel 1928 ed abbandonata quando fu inaugurata del1929 la terza chiesa dedicata alla Madonna: quella attuale, sempre vicino,però ancora più a ponente .
La numerazione furisistemata nel 1992, con assegnazione a nuove costruzioni, dei numeri dal 2 al22 (1992) , del 60-62 (‘94) , del 61(‘96).
Questo il tracciato, -da Largo Lanterna a via di Francia, ed esclusoovviamente la rampa per l’autostrada-, è stato totalmente demolito, e da dopoil sottopasso, sostituito colCentro San Benigno.Questo, posto in posizione strategica nel crocevia di direttive ferroviaria,stradali, autostradale, aerea e portuale, è stato realizzato da un consorzio diprivati, con varie società. In particolare vi si apre il grattacielo del WTC,davanti al cui ingresso praticamente oggi inizia la strada. Questo nome datodall’impresa al centro, per la gente indaffarata e sempre di corsa e per questodisattenta ed indifferente, rischia nel dare nome alla zona, e di scalzarequello più antico e da mai dimenticare della Coscia.
===civ.1: assegnato il 23 ott.21987 al
La struttura divenne ospitante - nei suoi 800mila mc., dal dicembre 1987 - lepiù prestigiose società, come la ERG Petroli (fondata nel 1938, attualmente amministrata dal cav.Riccardo Garrone, occupa quattro piani ed alcune decine di dipendenti
Ilnome deriva da ‘World Trade Center Genoa, spa’: centro di elettronica etelematica integrata, che occupa il 5° piano, fondato dalla Camera di Commercio e mirata afavorire la nascita di nuove imprese; sovrintendente a tutte le principalifunzioni del grattacielo: impianti energetici, climatizzatori, antincendio,ascensori, collegamento con tutte le banche dati cittadine , nazionali edinternazionali, nonché all’affitto ‘chiavi in mano’ alle imprese che cercanouffici già arredati e collegati con tutti i servizi. Questo centro nasce da unaassociazione formatasi a New Orleans nel 1968, con sede principale a Manhattandi New York e altre diffuse in tutto il mondo tra cui la nostra, -seconda inItalia dopo Milanofiori -locata ai primi piani del nostro grattacielo; ilnome inglese vuol essere anche simbolo di una città che -piaccia o no- cambia,e guardaal futuro.
Il Consorzio del porto, permutò parte del suo terreno incambio di una costruenda torre del CAP costruita in zona più ‘litoranea’.
Perla sua erezione, furono sfrattate 121 aziende che lavoravano nei lotti delprogetto, per le quali fu obbligo ricercare sistemazione alternativa.
Anchela villa De Franchi, seppur monumento storico-artistico e teoricamenteinalienabile, nella quasi totale indifferenza (un articoletto sul Gazzettino, a cose avvenute
Causa infiltrazioni d’acqua e pericolo di implosione determinate dallaeccessiva rigidità delle strutture metalliche rispetto quelle in cemento (
===civ.16
¶¶3)dalla ferrovia alla via Larga
L’antica via prima del 1850, andava con dolce curvatura avirgola attraverso l’attuale via di Francia ed arrivava sino all’incrocio conla via Larga ed il palazzo della Fortezza. In quella data la ferrovia la tagliòperpendicolarmente passandole sopra con un viadotto che in tempi successivi furaddoppiato, lasciando a monte la villa Pallavicino
Alciv. 26 (vedi numerazione quadro 142) vi nacque il 28 lug.1883 VittorioGiuseppe Valletta (figlio di Federico impiegato delle FFSS e di QuadrioTeresita); trasferitosi a Torino nel 1910 in età universitaria, dovendolavorare per mantenersi; solo nel 1919 si laureò in economia e commercio,dedicandosi dapprima all’insegnamento ed al risanamento di societàfallimentari, divenendo poi grande ed inimitabile imprenditrore-manager.Assunto alla Fiat nel 1921, fece rapida carriera: direttore generale,amministratore delegato, ed alla morte del senatore Giovanni Agnelli,presidente ed infine presidente onorario a vita. Fu l’artefice dellaricostruzione post bellica dell’azienda e dell’espansione in Russia (unostabilimento a Togliattigrad); si ritirò a vita privata ad 83 anni. Morì il10 ago.1967 a Marina di Pietrasanta. Il Comune lo insignì nel 1962 dell’ “ulivod’oro”, riconoscimento annuale concesso ai liguri che rendono onore alla loroterra ed alla loro gente.
Alla fine, che dire. Povera antica strada; è statasnaturata dal progresso! perché anche se è stato conservato il nome per metàdell’antico tracciato, c’è un distacco enorme: troppa indifferenza e freddo,troppa fretta e chiasso: manca ad essa la poesia, l’odore di mare e dellafatica, i volti sereni di animi più puliti, l’ amore per la propria terra.
Vengono ricordate in epoca 1800esca anche l’esistenza diuna ‘stazione di posta’; le stalle del ‘Baciara’; la locanda ‘Tre Corone’; lostabilimento di oli minerali Reinach. Nel 1921 l’impresa trasporti BagnascoEmanuele; lo stabilimento lavorazione latta di Casanova Giacomo; le costruzioninavali Piaggio Alessandro; fabbrica conserve Sanguineti Lodovico; la gestionelegnami della soc.an. Gio Ansaldo; la soc.an. DeAndreis di lavorazione latta.Questa. Attività fu iniziata da Gottardo e seguita dal figlio Menotti –cherecatosi a lungo in Inghilterra- introdusse per primo la stampa litografica sumetallo: vinse così un concorso internazionale proposto dall’azienda Martellper il proprio cognac, il cui cartello fu proposto in tutto il mondo.
Nelsettembre2004 si annuncia l’approvazione alla costruzione sull’areademolita dell’ulytimo grattacielo mancante alla zona oggi chiamata “sanBenigno”. L’81enne arch. Piero Gambacciani ha progettato un edificio alto 103ma tetto, per 24 piani; due piani sotto terra; fuori, uno zoccolo formato da uncorpo unico da cui si innalzerà il grattacielo a forma triangolare; nella partesono collocati i servizi. Servirà al Comune per parcheggi; area custodiaveicoli rimossi, mezzi dei VV.FF.; uffici per servizi comunali vari;
DEDICATA
Comein uso nelle prime targhe stradali, non riportarono il nome del titolare (Bombriniper es.) ritenendo quindi dedicare la strada all’anticaFAMIGLIA (scrittain vari modi: inizialmente ‘di Marino, poi De Marini, Demarini, de’ Marini.Nella vecchia e primitiva targa in marmo, il cognome scritto a stampatello èperò chiaramente tutto unito in Demarini).
Essaappare presente in Genova negli anni attorno al mille, e già allora moltoricca -possedendo case, ville e beni sparsi nel territorio-. Cappellini scriveche l’origine è germanica, con prime notiziedel 1039. Bedocchi – riportando la genealogia descritta dalla Scorza - la ponecome ipotesi: che «secondo antichi genealogisti, discendevano da Ido Viscontiattraverso Guglielmo e il figlio Baldo che generò Marino detto Della Porta:questi fu più volte console nel Comune di Genova tra il 1130 e il 1148. Pareche i De Marini ricoprissero generalmente la carica di consoli dei Placiti,cioè addetti all’amministrazione della giustizia nella civitas e nel burgus».
Nei primi anni del XVsecolo, in particolare nel1414, apparescritto nel ‘cartulario possessionum’ del Banco di san Giorgio, che – schieraticon i guelfi - per sopravvivere nelle fierissime inimicizie private, alcunefamiglie si unirono lasciando il proprio cognome per assumere quello dei piùforti, e per formare così l’Albergo De’Marini furono: Castagna, Ganduccio,Pessagno, Triadano, Vegio (
Dal
A Genova, suddivisa in‘sestieri, l’abitazione principale dellafamiglia, essendo essi legati agli Usodimare’, aveva sede –dapprima in zona s.Lorenzo-poi, dopo le prime decadi del 1500, e dopo aver demolito casa e torre di uncerto Bertoldo di s.Salvatore, nel palazzo sito nell’omonima piazza vicino asan Pietro in Banchi, zona Molo
Il Dizionario biografico conferma che la casa era nellaparte bassa della contrada san Lorenzo, ai confini col mercato di Banchi.
LaScorza riassume ititoli, descrivendo chenel 1236, erano conti di Gavi; anno 1400, Paolo di Ambrogio era arcivescovo diGenova; 1414, erano Albergo; 1528, erano l’8° Albergo; ricorda del 1616,Domenico, arciv. Di Genova; 1641, Gio.Agostino di Gerolamo era doge; 1715,Carlo di Gioffredo cardinale. Aggiunge che l’armaera “d’argento a tre bande ondate nebulose di nero”
L’Alizeri e don Brizzolara presuppongono che la strada sia stata dedicata-quale “onesto tributo di gratitudine” – a Carlo; mentre il Gazzettino proponeGian Domenico:
===
Più volte, al paragrafo VIII, XI e XIII del testamentodel Cardinale, si fa riferimento ad un suo ‘palazzo’ senza precisare dove era:considerato che la collina di Montegalletto a SPd’A era posta a ponente del riodel Fossato, si può presumere che sia stato quello abitato dalle suore e poidistrutto (vedi via M.Vinzoni) oppure quello dei Francavilla prima chedivenisse Piccardo. Don Brizzolara precisa che essendo il Cardinale ancheAbate di Promontorio, dal suo palazzo «situato in cima a Monte Gallettoprospettava l’abbazia del Fossato e tutta la spiaggia di San Pier d’Arena.Anche nei nostri giorni(1916)
Un altro ‘Memoramdum’ manoscritto dell’abate di Promontorio don GiovanniBrizzolara fu GB., copiato da eguale conservato nell’archivio parrocchialedella Cella, e con riferimento bibliografico di p.GB.Semeria (
I. Premio di lire 50 ogni mese al giovane o alla giovane,che daranno prova di essere meglio istruiti nella Dottrina cristiana in SanPier d’Arena... ... ... totale £. 600
II. Cappellania per l’anima della q. Teodora Gentile.... .... 332
III. Altra cappellania perpetua ... .... ... ... 332
IV. Esercizi spirituali ogni anno nella Chiesa della Cella ... ... 150
V. Distribuzione denaro a poveri di s.P.d’A. il giornoanniversario della morte del Card. 600
VI. A detti poveri, Pagnotte N.50 ogni giorno ... ... ... .. 1800
VII. Aiuto di costo di Medico in S.P.d’Arena per la curadei poveri, annuale ... 600
Indirettamente conferma Tuvo quando segnala che nel 1765,nel Castello, fu nominato per la durata di tre anni medico per San Pierd’Arena, Antonio Capponi: “il medesimo si obbliga di servire tutti quelli delladetta Comunità, da quali sarà chiamato senza poterne pretendere pagamentoalcuno disponendo delle seicento lire lasciate dall’ecc.mo cardinale De Marinial medico attraverso il Magistrato della Misericordia”.
VIII. Per tre crociferi, due sacerdoti e un laico, cheabiteranno nel palazzo del cardinale in S.Pier d’Arena affinchè assistano agliinfermi ed ai moribondi ... ... ... ... 1500
IX. Messa perpetua ai RR.PP. della Cella, quando sussistache il testatore ne abbia debito ... ... ... ... ... .... 240
X. Altra cappellania in Novi, quando così si debba... ... ... 240
XI. Tre mute di esercizi in San Pier d’Arena in dettopalazzo per otto persone persone di ogni muta, a Paoli 7½ sottosopra per ognipersona compresi i servienti ed il Direttore (sic) 1280
XII. Per tre Missioni contre sacerdoti, che dovranno farle ovunque si sia ... ... 900
XIII . Premio da darsi aquel Prete che nell’esame da farsi ogni anno da PP.Gesuiti nel detto Palazzo inTeologia morale sarà trovato migliore tra i concorrenti in quell’anno ... 900
XIV . Per un computista ... ... ... 400
XV. Per un Direttore delle suddette opere pie, che dovrànell’indicato Palazzo del Cardinale 600
totale 10,174
Il Papa apportò queste modifiche: all’I = alternativaun mese ai maschi ed uno alle femmine secondo regolamento determinato dalMagistrato di Misericordia; al II e III = l’Arcivescovo è incaricato dinominare i cappellani; al IV, V, VI = decide il Magistrato e non altrimenti;VIII contrario alle Costituzioni pontificie per lo scarso numero dei Religiosi:dovrà l’Arcivescovo deputare 2 sacerdoti per 400 lire annue cadauno; al IX=ridotta a metà, e da eseguirsi conforme alla prima osservanza della suafondazione; X = annullata; all’ XI e XII = annullati. Il capitale consegnatoall’Arcivescovo per risanare le Chiese danneggiate dalla guerra del 1747; alXIII = annullato. Da darsi a quel sacerdote che insegni Teologia morale nelseminario di Genova; al XIV e XV = commutati. Giudice il Magistrato persopperire le spese che potessero occorrere per difendere i capitali, con chel’avanzo sia dovuto ai poveri. Totale £. 5934
Don Brizzolara scrive : I capitoli di questa dispensaerano scritti anche in Francia, Vienna, sanGiorgio e Londra. Ma dopo larivoluzione francese la proprietà divenne ‘poco florida non superando le 3700lire. Per questo nel 1811 fu fatta un’altra deduzione di tutte le sommedovute, giudicando quali le più importanti: la I = ridotta a £.150 che ritirail parroco della Cella; II e III = invariati; IV= in favore dei Missionari; V eVI = invariati ma si eseguono colla distribuzione delle cartoline; VII = noneseguito benché confermato da papa Benedetto XIV; VIII = ridotto a £.200 cheritira il Parroco della Cella; IX confermato ma solo £.120; da X a XVannullati. Totale £.3684
Fino al primo di Luglio 1891 i legati pii del cardinaleCarlo De Marini in San Pier d’arena erano percepiti dall’arciprete di sanMartino e santa Maria della Cella ed erano i seguenti:
1. Legato di 50 Messe annue con la limosina complessivadi lire 91 e cent.36 nette da riscuotersi presso il Magistrato di Misericordia indue semestri con fede in carta bollata da cent. 60.
2. Legato di £.105 e 50 annue nette, in due rate peifanciulli della dottrina cristiana, che sono insaccati ed estratti 4 per ognidomenica -£.0,40 a ciascuno dei presenti
3. Legato per le fanciulle della Dottrina cristiana, insacateche si estraggono ogni anno in novembre e ricevono dal Magistrato lire 18 circaciascuna: se ne ammettono 16.
Negli ani 1891 – 1892 – l’ arciprete di san Pier d’Arenariscosse ancora in ciascun anno £. 445,68 per 25 Messe - £.52,75 per laDottrina cristiana e per gli infermi £.77,12. Il Rev.mo Arciprete di San Pierd’Arena in data 4 genajo 1892 notava nel registro del suo archivio quantoappresso.
«Il legato della Dottrina cristiana per i maschi e la doteper le figlie della Dottrina cristiana, essendo che oramai non corrisponde piùal fine inteso dal testatore, è a desiderarsi sia dall’autorità competenterivolto ad altro buon fine. Urgerebbe aver da pagare più tosto alcunicatechisti, ora che dalla maggioranzabastardamente cattolica non sisanno più i Misteri principali. Lo stesso Rev.mo Arciprete nella stessa datanotava pure: il Legato De Marini pei poveri dal Magistrato di Misericordiaviene pagato (non conosco la cagione di ciò) alla Municipale ‘Congregazione dicarità. Si capisce: è una congregazione laicale. Se è vero che furono elettifinora, generalmente parlando, onesti amministratori, non cessa il pericolo chepossa diventare, e forse presto, cosa tutta massonica.Il legato è ridotto alire 2008 alla quale somma van sottratte le tasse !!!»
===Giovanni Agostino di Gerolamo (1572-1642).
Suo figlioFrancescodivenne gesuita e letterato (scrittore di commedie, recitate dai nobili).
---Altri componenti della famiglia:
===Marinodi Baldo q.Guglielmodegli Alinerii, detto Marino della Porta di origine viscontile (
Per altri (Giustiniani, Dellacella), capostipite fu
===Montano, grande navigatore del 1200 (mercante dimerci di valore), un po’ pirata contro i pisani ed i veneziani, un po’ politiconelle lotte cittadine. Parteggiando per i guelfi e, sconfitto, fu espulso;catturato dai veneziani riuscì a capovolgere la sua posizione facendosinominare podestà di Padova. Morì in Turchia, nelle colonie genovesi ove erastato inviato dal nostro Senato.
===Marino, (sono più d‘uno gli omonimi menzionati inquell’epoca dai documenti genovesi); viene ricordato in particolare un Marino oMarietto come valoroso combattente nel 1240 comandante una squadra di 10 galeenell’epica lotta contro Federico II di Svevia nell’assedio del castello dellaPietra (Ligure); annalista (nel 1256), ma soprattutto giureconsulto, testimoneambasciatore di innumerevoli trattative in Italia specie con Venezia (cheaccusava Genova di pirateria) e Vaticano; poi ‘clavigero’ assieme ad altrisette nobili come consigliere del podestà (allora, il bolognese Rambertino Buvalello); nel 1283 assistette al ritrovamento delle reliquie dei corpi di san Siro e sanFelice vescovi di Genova; capace di accumulare un cospicuo patrimonio cheinvestì nel commercio e nell’acquisto di beni immobili in città; morì nel 1293
Nel 1236 figurano essere titolati ‘ conti di Gavi’.
===Le prime notizie di unAmbrogio risalgono al 1370 quando esercitava attività commerciali nelMediterraneo (vino), nel mare del Nord (grano) ed in Oriente (zenzero); bancherius,civis et mercator Ianuæ divenne poi ambasciatore della Repubblica inPortogallo; ed infine governatore della Corsica in tempi difficili e sediziosi,ove morì nel 1403.
===Suo figlioPileo(nato da Violante Fieschi; Semeria scrive ‘natointorno all’anno 1370’).
Il30 nov.1400, appena trentenne,(altra fonte dice ventitreenne; altra dice 1 dicembre)
Se pur approfondendo gli studi classici, favorì -in queglianni di trapasso tra il ‘300 e ‘400- la penetrazione nell’ambiente culturalegenovese dei nuovi ideali umanistici; diede vita al Magistrato dellaMisericordia per opere di carità e pietà (nelle assemblee aveva diritto a due voti: l’incarico era di‘invigilare’ le pie dispense annuali affinché fossero ‘fedelmente e con buonordine distribuite à poveri dell’uno e dell’altro sesso per loro sovvenimento’
===GiovanniBattista,rinunciatario del cognome antico di Castagnola, nato a Chio nel 1540, nominatogrande elemosiniere del papa). La famiglia si estese anche fuori dellaRepubblica: vengono ricordati dei De Marini a Milano, Torino, Napoli, Venezia.
===Tomaso
===
===UnGB
===Nacque illegittimo a Venezia
===Nato a Genova(1540-1604)Giovanni Antonio
Nel 1600 acquisìimportanza il patrizioClaudio
===Contemporanei a Claudio,due patrizi omonimiDomenico
L’altro
===Di DeMarinis
===Un altroMarino,nato illegittimo a Venezia da ignota nobildonna locale durante una missionediplomatica del padre in quella città; poi riconosciuto legittimo ed ascrittoal patriziato genovese. Troppo spesso fuori città per fuggire i creditori, èfamoso perché nel 1634 inventò una nuova bombarda (
===De Marini
===
===De Marini
=== Un De Marini
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===Cappellini aggiunge unDomenicovissuto nel 1449, patriarca di Gerusalemme dopo essere stato legato dell’Umbriae governatore di Roma.GiovanniAgostino,1572-1642, doge 1641-2, fratello dell’arcivescovo Domenico, sventò le mire diconquista di CarloEmanueleI di Savoia.GiovanniAmbrogiofu nel XVII secolo sacerdote e letterato lasciando molte prose e poesie.
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=noncitati su Enciclopedia Motta; Enciclopedia Sonzogno; Grillo-origine storicalocalità; catalogo ville genovesi
=partedella bibliografia delle due prime chiese di NS delle Grazie sono in via Dottesio(da cui provengono lerelazioni, ma dove sono rimasti i riferimenti bibliografici