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,1844, 1859

vita

Come scrive Abbagnano "nessun successo immediato arrise all'opera di Schopenhauer, che dovetteaspettare più di vent'anni per pubblicare la seconda edizione delMondo come volontà e rappresentazione, edizione che egli arricchì diun secondo volume di note e supplementi. (...) Soltanto dopo il 1848, in concomitanza con un'ondata di pessimismo che colpì l'Europa, cominciò la "fortuna" della sua filosofia". E in generale la fortuna della sua filosofia tende ricorrentemente a coincidere con periodi in cui l'umanità occidentale avverte il bisogno di una spiegazione della realtà che ne evidenzi la tragicità.

la critica all'idealismo

Schopenhauer critica in generale "i tre grandi ciarlatani" idealisti, e in particolare Hegel, "sicario della verità", la cui filosofia è mercenaria, al servizio dello Stato:

"Hegel, insediatodall'alto, dalle forze al potere, fu un ciarlatano di mente ottusa,insipido, nauseabondo, illetterato, che raggiunse il colmodell'audacia scodellando i più pazzi e mistificanti non sensi"
il suo pensiero è "una buffonata filosofica".

i riferimenti del suo pensiero

Furono Kant, da cui prese la distinzione tra fenomeno e noumeno, interpretandola però in modo difforme dallo stesso Kant, attribuendo al fenomeno una valenza di illosorietà a quello sconosciuta (dato che al contrario per il filosofo di Koenigsberg proprio del fenomeno e anzi solo del fenomeno si piò dare conoscenza rigorosamente scientifica e valida), Platone (da cui trasse la concezione delle idee, anche qui però intese in modo originale, "forme eterne sottratte alla caducità dolorosa del nostro mondo" (Abbagnano) come strato ontologico intermedio tra il centro della realtà, che è cieca Volontà e l'apparenza fenomenica più superficiale), e la filosofia indiana, da cui appunto trae la decisiva convinzione del carattere ingannevole del mondo sensibile, che altri filosofi occidentali avevano sì in precedenza definito imperfetto, e al limite prossimo al nulla (Parmenide, Platone, Plotino), ma mai giudicato deformante inganno.

1a) il mondo come rappresentazione

Noi non conosciamo le cosein sé stesse ("vediamo non il sole né la terra"), ma in quanto sonorapportate al soggetto, dipendenti dal soggetto, "interne" ad esso (conosciamo"l'occhio che vede il sole, la mano che sente il contatto con laterra"), e il soggetto filtra la realtà con le trecategorie(una sorta di a-priori, che il soggetto pone mediante l'intelletto,analogamente a Kant, con la differenza che per Sch. le categorie hanno unamatrice fisiologica, piuttosto che trascendentale)

Essaè perciòfenomeno, nel senso di apparenza, in parentelastretta col sogno, analogamente a Pindaro ("l'uomo è il sogno di un'ombra"),Sofocle, Shakespeare ("noi siamo di tale stoffa, come quella di cui son fatti i sogni, e la nostra breve vita è chiusa in un sonno"), Calderòn, o, con espressione di derivazione indiana, "velo di Maya".

ma c'è il modo per giungere alla realtà in sé stessa:

1b) e come volontà

esistenza della Volontà

Ne posso essere certo in quanto
a)ho accesso diretto alla mia volontà, che sperimento essere lamia più intima essenza, facente tutt'uno con il moto del miocorpo (che posso infatti conoscere o oggettivandolo, o dall'interno, come mosso dalla volontà).
Io sono volontà,Wille zum Leben, impulso prepotente;

b)per analogia estendo questo a tutto il reale:

sua essenza

La Volontà è inconscia...

Come ricorda Abbagnano: "essendo al di là del fenomeno, la Volontà presenta caratteri contrapposti a quelli del mondo della rappresentazione, in quanto si sottrae alle forme proprie di quest'ultimo: lo spazio, il tempo e la causalità. Innanzitutto la Volontà primordiale è inconscia, poichê la consapevolezza e l'intelletto costituiscono soltanto delle sue possibili manifestazioni secondarie. Di conseguenza, il termine Volontà, preso in senso metafisico-schopenhaueriano, non si identifica con quello di volontà cosciente, ma con il concetto più generale di energia o di impulso (e in questo senso si comprende perchè Schopenhauer attribuisca la volontà anche alla materia inorganica e ai vegetali)."

...unica...

In secondo luogo, la Volontà risulta unica, poichò esistendo al di fuori dello spazio e del tempo, che dividono gli enti, si sottrae costituzionalmente a ciò che egli chiama "principio di individuazione". Infatti la Volontà non è qui più di quanto non sia là, più oggi di quanto non sia stata ieri o sarà domani. Essa, dice Schopenhauer, "è in una quercia come in un milione di querce".

...eterna...

Essendo oltre la forma del tempo, la Volontà è anche eterna e indistruttibile, ossia un Principio senza inizio nè fine. Per questo, Schopenhauer scrive che "alla Volontà è assicurata la vita" e paragona il perdurare dell'universo nel tempo ad un "meriggio eterno senza tramonto refrigerante", oppure all'"arcobaleno sulla cascata", non toccato dal fluire delle acque (op.cit., paragrafo 54).

...assurda e cieca.

Essendo al di là della categoria di causa, e quindi di ciò che Schopenhauer denomina "principio di ragione", la Volontà si configura anche come una Forza libera e cieca, ossia come un'Energia incausata, senza un perchè e senza uno scopo. Infatti noi possiamo cercare la "ragione" di questa o quella manifestazione fenomenica della Volontà, ma non della Volontà in se stessa, esattamente come possiamo chiedere ad un uomo perchè voglia questo o quello, ma non perchè voglia in generale. Tant'è che a quest'ultima domanda l'individuo non potrebbe rispondere che "voglio perchè voglio", ossia, traducendo la frase in termini filosofici, " perchè c'è in me una volontà irresistibile che mi spinge a volere". Infatti, la Volontà primordiale non ha una mèta oltre se stessa: la vita vuole la vita, la volontà vuole la volontà, ed ogni motivazione o scopo cade entro l'orizzonte del vivere e del volere (op.cit., paragrafo 29).

consegnenze etiche

Vi è in Schopenhauer un rifiuto di ogni ottimismo:

  1. cosmico (quello delle religioni, con la loro idea di Provvidenza)
  2. "Ogni volere scaturisce da bisogno, ossia damancanza, ossia da sofferenza. A questa dà fine l'appagamento; tuttaviaper un desiderio che venga appagato, ne rimangono almeno dieciinsoddisfatti; inoltre la brama dura a lungo, le esigenze vannoall'infinito; l'appagamento è breve e misurato con mano avara. Anzi, lastessa soddisfazione finale è solo apparente: il desiderio appagato dàtosto luogo a un desiderio nuovo: quello è un errore riconosciuto,questo un errore non ancora conosciuto. Nessun oggetto del volere, unavolta conseguito, può dare appagamento durevole... bensì rassomigliasoltanto all'elemosina, la quale gettata al mendico prolunga oggi la suavita per continuare domani il suo tormento" (op.cit., paragrafo 38).
    La realtà è una '"arena di esseri tormentati e angosciati, i quali esistono solo a pattodi divorarsi l'un laltro, dove perciò ogni animale carnivoro è il sepolcrovivente di mille altri e la propria autoconservazione è una catena di mortistrazianti"
    "Se si conducesse il più ostinato ottimista attraverso gli ospedali, ilazzaretti, le camere di martirio chirurgiche, attraverso le prigioni, lestanze di tortura, i recinti degli schiavi, i campi di battaglia e itribunali, aprendogli poi tutti i sinistri covi della miseria, dove ci siappiatta per nascondersi agli sguardi della fredda curiosità, e da ultimofacendogli ficcar l'occhio nella torre della fame di Ugolino, certamentefinirebbe anch'egli con l'intendere di qual sorte sia questomeilleur desmondes possibles. Donde ha preso Dante la materia del suo Inferno, senon da questo mondo reale? E nondimeno n'è venuto un inferno bell'e buono.Quando invece gli toccò di descrivere il cielo e le sue gioie, si trovòdavanti a una difficoltà insuperabile: appunto perchê il nostro mondo nonoffre materiale per un'impresa siffatta" (op.cit., paragrafo 59)
    "A diciassette anni, ancora privo di ogni cultura, fui colpito dallamiseria della vita così profondamente come Buddha nella sua gioventù,quando vide per la prima volta la malattia, la vecchiaia, il dolore e lamorte. La verità che del mondo mi parlava chiaro e tondo, ebbe presto ilsopravvento sui dogmi ebraici che mi erano stati inculcati; e la miaconclusione fu che questo mondo non poteva essere l'opera di un enteassolutamente buono... "
    "Verrà un tempo in cui la dottrina di un Dio come creatore saràconsiderata in metafisica, come ora, in astronomia, si considera ladottrina degli epicicli"
    “Dei mali della vita ci si consola con al morte, e della morte con i mali della vita. Una gradevole situazione”
    “Noi ci consoliamo delle sofferenze della vita pensando alla morte, e della morte pensando alle sofferenze della vita”
    “...alla fine tutti quanti siamo e restiamo soli”
    “Alla natura sta a cuore solo la nostra esistenza, non il nostro benessere”
    “Ogni sera siamo più poveri di un giorno”
    “Dal punto di vista della giovinezza la vita è infinita; dal punto di vista della vecchiaia è un brevissimo passato”
    “Si può dire quello che si vuole! Il momento più felice di chi è felice è quando si addormenta, come il momento più infelice di chi è infelice è quando si risveglia”
    “A parte poche eccezioni, al mondo tutti, uomini e animali, lavorano con tutte le forze, con ogni sforzo, dal mattino alla sera solo per continuare ad esistere: e non vale assolutamente la pena di continuare ad esistere; inoltre dopo un certo tempo tutti finiscono. È un affare che non copre le spese”
    “Se è stato un Dio a creare questo mondo, non vorrei essere lui: la sofferenza nel mondo mi spezzerebbe il cuore”
    “Chi ama la Verità odia gli dèi, al singolare come al plurale”
  3. storico (il progresso, come in Hegel, Comte, Marx e altri):
  4. in realtà lastoria ci inganna facendoci credere che le cose cambinosostanzialmente, mentre ha ragione l'Ecclesiaste:non vi ènulla di nuovo sotto il sole in ogni tempo fu, è e saràsempre la stessa cosa (Il mondo come volontà e rappresentazione, II, 38)
    "Mentre la storia ci insegna che in ogni tempo avviene qualcosa di diverso, la filosofia sisforza di innalzarci alla concezione che in ogni tempo fu, è, e sarà semprela stessa cosa" (Supplementi, capitolo 38)
  5. sociale (secondo cui l'uomo è naturalmente buono verso gli altri):
  6. "Ogni giubilo eccessivo nasce sempre dall’illusione di aver trovato nella vita qualcosa che è impossibile trovarvi, e cioè la pacificazione definitiva del tormento"
    "chi considera bene.. scorge il mondo come un inferno, che supera quello di Dante inquesto, cheognuno è diavolo per l'altro."
    "l'uomo èl'unico animale che faccia soffrire gli altri al solo scopo di farsoffrire"
    “Ciò che rende gli uomini socievoli è la loro incapacità di sopportare la solitudine e se stessi. [...] Tutti i pezzenti sono socievoli, da far pietà”
    "Vi è dunque, nel cuore diogni uomo, una belva, che attende solo il momento propizio per scatenarsied infuriare contro gli altri" (Parerga, 2, 114)
    "Come l'uomo si comporti con l'uomo, è mostrato, ad esempio, dallaschiavitù dei negri. Ma non v'è bisogno di andare così lontani: entrare nelle filande o in altre fabbriche all'età di cinque anni, e d'allora inpoi sedervi prima per dieci, poi per dodici, infine per quattordici oreal giorno, ed eseguire lo stesso lavoro meccanico, significa pagar caroil piacere di respirare. Eppure questo è il destino di milioni, e moltialtri milioni ne hanno uno analogo"
    "la vita è un continuo oscillare tra dolore e noia"

2) la liberazione

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Schopenhauer rifiuta il suicidio come via alla liberazione per due motivi : 

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1) perchè "il suicidio, lungi dall'essere negazione della volontà, è invece un atto di forte affermazione della volontà stessa" in quanto ilsuicida "vuole la vita ed è solo malcontento delle condizioni che gli sono toccate" (ivi, paragrafo 69), per cui anzichê negare veramente la volontà egli nega piuttosto la vita; 
2) perchê il suicidio sopprime unicamente l'individuo, ossia unamanifestazione fenomenica della Volontà di vivere, lasciando intatta lacosa in sé, che pur morendo in un individuo rinasce in mille altri, simileal sole che, appena tramontato da un lato, risorge dall'altro." (Abbagnano)

 

 

Essa ha come momenti principali


a)l'arte:"mentre la conoscenza, e quindi la scienza, è continuamente irretitanelle forme dello spazio e del tempo, ed asservita ai bisogni della volontà,l'arte, secondo Schopenhauer, è conoscenza libera e disinteressata, che sirivolge alle idee, ossia alle forme pure o ai modellieterni delle cose." (Abbagnano)b) la compassione, che rompe la catena di egoismi che mette ogni individuo contro l'altro, causando inutile e assurda sofferenza.c) l'ascesi

Fino ad arivare allanoluntas

"il deliberato infrangimento della volontà,... per lacontinuata mortificazione della volontà"
"Quel che rimane dopo la soppressione completadella volontà - dice Schopenhauer alla fine della sua opera - è certamenteil nulla per tutti coloro che sono ancora pieni della volontà. Ma per glialtri, in cui la volontà si è distolta da se stessa e rinnegata, questo nostro universo tanto reale, con tutti i suoi soli e le sue vie lattee è, esso, il nulla" (ivi, paragrafo 71).

Note