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Zenobia

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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vediZenobia (disambigua).
Zenobia di Palmira
Bat-Zabbai
La regina Zenobia di Palmira in una moneta del272
Regina di Palmira
(In congiunzione con il figlioVaballato)
In carica267-272
PredecessoreSettimio Odenato[1]
SuccessoreAureliano (Impero romano)
Regina consorte di Palmira
In carica262-267
Regina palmirena d'Egitto
In carica270-272
Nome completoJulia Aurelia Zenobia
Altri titoliDiscendente di Cleopatra,
Regina guerriera
NascitaPalmira,240
MorteTivoli,275
PadreGiulio Aurelio Zanobi
Madreignota (di probabili origini egizie)
ConsorteSettimio Odenato[1]
FigliVaballato
Hairan II
Settimio Antioco

Zenobia Settimia[2] oIulia Aurelia Zenobia, il cui nome non latinizzato era inaramaico palmirenoBat-Zabbai (𐡡𐡶𐡦𐡡𐡩‎?), ingrecoZēnobía (Ζηνοβία?) e inaraboaz-Zabba (الزباء?), (Palmira,240Tivoli,275) fu dal267 al272 la prima ed unicaRegina di Palmira.

Fu la seconda consorte del «dux Romanorum» e «corrector totius Orientis»Settimio Odenato, signore della città di Palmira e generale romano. Zenobia istigò il nipoteMeonio (che in seguito fece giustiziare) ad assassinare Odenato[1] e il suo figliastroSettimio Erodiano (Hairan), assumendo essa stessa il governo di Palmira. Trasformò il suo Stato in una monarchia indipendente dall'Impero romano, ilRegno di Palmira, e si autoproclamòAugusta, attribuendosi il titolo divinoDiscendente di Cleopatra e nominando il proprio figlioVaballatoAugusto.

Biografia

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«[…] io sdegnavo di riguardare unAureolo, ed unGallieno come Imperatori Romani.»

(Dall'Historia Augusta, Zenobia, prigioniera, parla al suo vincitoreAureliano)

Zenobia attuò una politica ostile all'Impero romano e favorevole ai Persiani diSapore I, lanciando il suo esercito, guidato dal capace generaleZabdas, alla conquista dei territori soggetti ai Romani; accrebbe i propri domini con l'occupazione dell'Egitto, dellaBitinia, dellaSiria e di una parte diAsia Minore edArabia; tutte queste conquiste e il fatto che essa stessa, a cavallo, conducesse gli eserciti in battaglia, le valsero il titolo di «Regina guerriera».[3]

Fu sconfitta infine dall'imperatoreAureliano durante le suecampagne orientali, che si conclusero con la cattura della regina e la conquista della capitalePalmira, al termine di un lungoassedio.

Famiglia, discendenza e infanzia

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Iscrizione di Giulio Aurelio Zenobio aPalmira.
Il consorteSettimio Odenato
Il figlioVaballato, comeAugusto

Zenobia era nata e cresciuta aPalmira, inSiria.

Il suo nome romano era Iulia Aurelia Zenobia, anche se gli scrittori latini e greci la citano semplicemente come Zenobia, (in greco: ἡ Ζηνοβία) o come Settimia Zenobia – nome che acquisì col matrimonio conSettimio Odenato. Gli scrittori in lingua araba si riferiscono a lei come "al-Zabba'" ( الزباء ); la forma aramaica del suo nome,Bath-Zabbai (בת זבי), fu quella usata per firmare i documenti ufficiali.

Apparteneva ad una famiglia di discendenza aramaica-seleucide; essa stessa affermò che la sua stirpe dallalinea seleucide e quindi ellenistica, discendeva daCleopatra VII d'Egitto e, quindi, daiTolomei.

Atanasio di Alessandria la denunciò come «una seguace ebrea diPaolo di Samosata»; il che spiegherebbe il suo particolare rapporto con i rabbini.

Più tardi fonti arabe fornirono indicazioni della sua origine araba, sostenendo che il suo nome originale fosse Zaynab.Al-Tabari, per esempio, scrive che apparteneva alla stessa tribù, proprio come il suo futuro marito, degli 'Amlaqi, che era una delle quattro tribù originarie, stanziate a Palmira. Secondo lui, il padre di Zenobia, 'Amr ibn al-Ẓarib, era lo sceicco dell'Amlaqi. Dopo una lotta contro dei membri del rivaleTanukh, fu ucciso e Zenobia divenne il nuovo capo della 'Amlaqis, conducendoli nel loro stile di vita nomade per i pascoli estivi e invernali.

Il nome romano di suo padre era"Iulius Aurelius Zanobi" (italianizzato inGiulio Aurelio Zenobio), con ilgentilicium"Aurelio", dimostrando che i suoi antenati paterni ricevettero la cittadinanza romana sottoAntonino Pio (al governo: 138-161) oMarco Aurelio (al governo: 161-180) oCommodo (al governo: 180- 192).

Zanobi è stato governatore di Palmira nel229. In greco il nome di suo padre era Antioco, secondo le iscrizioni trovate a Palmira. Tuttavia, secondo laHistoria Augusta (Aurel. 31.2), il suo nome era Achille e il suo usurpatore fu un tale chiamato Antioco (Zosimo. 1.60.2).

Zenobia affermò di discendere daSemiramide, daDidone, regina diCartagine e dalla regina tolemaicaCleopatra VII d'Egitto.

Se non vi è alcuna prova concreta di questo, si sa per certo però che ella possedeva alcune conoscenze della lingua egizia, mostrò una predisposizione verso la cultura egiziana e, tutto questo, potrebbe esserle stato trasmesso da parte della madre, di probabili origini egiziane. Secondo laStoria augustea, una dichiarazione imperiale da lei emanata nel269, rivolta ai cittadini diAlessandria d'Egitto, che era appena stata occupata dalle truppe palmirene, definisce la città come"la mia città ancestrale". Inoltre nelle"Storie di Alessandria" di Callinico, il sofista dedicò un ciclo di dieci libri alla città egizia e a una "Cleopatra", che non può che essere Zenobia.Callinico fu consigliere presso la corte di Zenobia a Palmira.

Fonti classiche e arabe descrivono Zenobia come bella e intelligente, con una carnagione scura, i denti bianchi perlati e luminosi occhi neri. Si diceva che fosse ancora più bella di Cleopatra, ma che differisse dalla regina egizia per la sua reputazione di estrema castità. Fonti descrivono anche che Zenobia si comportasse come un uomo, amando l'equitazione, la caccia e bevendo di tanto in tanto con i suoi ufficiali e specialmente col suo generale favorito, il capaceZabdas. Effettivamente ilbassorilievo rinvenuto a Palmira e conservato nelMuseo Nazionale di Damasco mostra una donna attraente e raffinata ed è uno dei rarissimi ritratti della sovrana.[4]

Ben istruita, parlava fluentemente greco, aramaico ed egiziano, con una conoscenza del latino che si suppone acquisì per aver ospitato salotti letterari e soprattutto perché ella amava circondarsi di filosofi e poeti, il più famoso dei quali èCassio Longino, che divenne suo primo consigliere.[5]

Conosceva la storia egiziana e di Alessandria tanto bene che ne scrisse uncompendio.

Regina del regno di Palmira

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Lo stesso argomento in dettaglio:Regno di Palmira e Conquista palmirena dell'Egitto romano.

Ascesa al potere

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Zenobia condanna a morteMeonio, assassino di suo maritoOdenato, arazzo della fine del XVI secolo, manifattura diBruxelles
Romantico ritratto di fantasia della regina prigioniera, diSir Edward Poynter (1878)

Zenobia era diventata la seconda moglie diSettimio Odenato, ilRe dei Re di Palmira, nel258. Aveva un figliastro,Hairan (Settimio Erodiano), un figlio dal primo matrimonio di Odenato. Su un arco delle rovine del Palazzo reale c'è una scritta, "il console illustre nostro signore", dedicato a Odenato da Zenobia.

Intorno al 266, Zenobia e Odenato ebbero un figlio, il secondo erede del sovrano:Lucio Julius Aurelius Settimio Vaballathus Atenodoro.Vaballathus (latino dall'aramaico והב אלת / Wahballat, "Dono della Dea") ereditò il nome del nonno paterno Odenato.

Alla fine del267 o forse all'inizio del268, suo marito,Settimio Odenato, a cui l'imperatoreGallieno aveva concesso il titolo dire dei re, fu assassinato, adEmesa, assieme al figlioHairan (o Erode o Erodiano)[1][6] e ad un suo fedele collaboratore, il governatore militare di Palmira, Settimio Vorode. Furono assassinati daMaconio[7], cugino o nipote (a seconda delle fonti) di Odenato, su mandato della stessa Zenobia, che aspirava a governare su Palmira assieme al figlio legittimo, che però era secondogenito di Odenato e quindi sarebbe stato escluso dalla successione.[8]

Sconfitta dell'imperatore romano Gallieno

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Resti di una delle porte fortificate delle mura diPalmira.

Poco dopo la morte delre dei re, sua moglie Zenobia prese il potere,[9] in nome del figlio minorenneVaballato[10], che però aveva solo un anno di età, col sogno e l'ambizione non solo di mantenersi autonoma da Roma, ma di creare un impero d'Oriente da affiancare all'impero di Roma, mentre primaGallieno e poiClaudio il Gotico erano impegnati nelle guerre di confine contro iGoti.[11]

Nominò allora comandante supremo di tutte le truppe palmirene l'abile e fedele generaleSettimio Zabdas. Egli era un formidabile generale; nel guidare il suo esercito, mostrò notevole prodezza: era un "cavallo-cavaliere" in più occasioni pare che avrebbe camminato tre o quattro miglia assieme ai suoi fanti, pur avendo a disposizione cavalli o carri.

Resti delle terme fatte costruire dalla regina Zenobia aPalmira

Gallieno avrebbe voluto regolare i conti con Zenobia,[12] ma fu impossibilitato a recarsi in Oriente, sia dall'invasione deiGoti iniziata nel267 che dalla grande invasione degliEruli del268. LaVita Gallieni riporta che l'imperatore inviò contro Palmira un suo generale,Aurelio Eracliano, nominatodux della spedizione volta a riprendere il controllo della frontiera con la Persia dopo la morte diOdenato nel267, ma questi fu sconfitto daiPalmireni della regina Zenobia, guidati dal generaleZabdas.[13] Secondo alcune interpretazioni alternative, questa spedizione non avvenne sotto Gallieno ma sotto il suo successoreClaudio il Gotico,[14] o non avvenne affatto.[15]

Comunque, alla luce di questi avvenimenti, si rafforzò la convinzione che il regno di Palmira avesse la missione di governare l'Oriente e Zenobia, reggente al posto del figlioVaballato, ma di fatto unica sovrana, prima concluse un accordo con l'imperatoreClaudio II il Gotico, che ratificava la situazione creatasi in Oriente, cioè i confini del regno di Odenato, e solo dopo la morte dell'imperatore Claudio, avvenuta nel270, guidò la ribellione contro l'autorità imperiale.

Zenobia si autonominòAugusta e proclamò il figlioAugusto. Zenobia conquistò nuovi territori e accrebbe i domini del Regno di Palmira, in memoria del marito e per lasciare una cospicua eredità a suo figlio. Inizialmente l'obbiettivo della regina era quello di tutelare l'integrità della parte orientale dell'Impero Romano dall'Impero sasanide diSapore I, come aveva già fatto in passato il marito Odenato (Campagne sasanidi di Odenato), e mantenere un rapporto di pace con Roma. Per i primi anni Zenobia si era limitata a conservare e rafforzare il regno lasciatole dal consorte (laCilicia, laSiria, laMesopotamia e l'Arabia), mantenendo buoni rapporti con Roma.[16]

Tuttavia, sia per gli sforzi di Zenobia che per il momentaneo scarso interesse di Roma a far valere il proprio dominio su quelle terre, non fecero altro che accrescere la potenza del suo trono e la nascita delregno indipendente di Palmira.

La corte di Zenobia a Palmira

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Zenobia, oggi Halabiyah (arabo:حلبيّة), è stata una città-fortezza sulla riva destra dell'Eufrate, in Siria. Fu fortificata nelIII secolo d.C. da Zenobia, regina di Palmira, da cui deriva il nome stesso del sito nell'antichità.

La regina Zenobia teneva a Palmira una corte fastosa e insieme illuminata, frequentata dagli intellettuali del tempo, come il filosofo atenieseCassio Longino, che, assieme a lei, ne appoggiò il disegno e la strategia politica, o come il generaleZabdas, che ne attuò l'impresa militare di espansione.Il progetto di Zenobia era di rendersi autonoma da Roma e di diventare signora dell'Oriente, riunendo sotto di sé la Siria, l'Egitto, l'Asia Minore, l'Arabia, regioni tutte nominalmente parte dell'impero romano, ma in realtà svincolatesi dal dominio di Roma; questo intento era tutt'altro che irrealistico, considerata la situazione di instabilità politica che minava allora la potenza romana; inoltre questi territori, in cui fianco a fianco, coesistevano etnie, lingue, culture, religioni diverse - la greca, la persiana, la romana, l'ebrea, la siriana - si mostravano tuttavia inclini e disponibili ad assumere una loro propria fisionomia, un profilo in qualche modo connotato e capace di autonomia culturale ed economica, che l'abile politica sincretistica di Zenobia esaltava e favoriva. 

La città e la corte di Palmira, più che un simbolo, ne erano la rappresentazione vivente: la vivace e sfarzosa città, che sorgeva in una vasta e lussureggiante oasi nel deserto siriano, era il luogo di incontro delle piste carovaniere, che provenivano dall'estremo Oriente, dall'India, dall'Arabia e dalle coste del Mediterraneo; i continui transiti e scambi, incoraggiati dalle efficienti strutture di accoglienza palmirene, rendevano la città ricca e cosmopolita, così come l'architettura e l'urbanistica riflettevano la coesione delle diverse culture; fiorenti e raffinate, di sapore ellenistico, erano le arti figurative, l'oreficeria, la lavorazione della terracotta e delle composizioni musive.

Numerosi furono i palazzi e gli edifici fatti costruire da Zenobia aPalmira; oggi ne restano numerose testimonianze, purtroppo in buona parte distrutte dall'esercito di occupazione del sedicente Is o "Daesh" fino al marzo 2016.

Le campagne di conquista

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Rilievo di un palazzo partico dell'Iran, raffigurante un catafratto persiano; l'armamento e la bardatura del cavallo erano molto simili a quelli deiclimbanarii palmireni.

Zenobia iniziò ad attribuirsi anche in pubblico titoli divini, il più celebre dei quali era "discendente di Cleopatra".

La regina orchestrò così la ribellione contro l'autoritàImperiale attuando una politica espansionistica a partire dalla fine del269, che si sviluppò nel270, quando Zenobia riuscì ad estendere il potere del suo regno conquistando laBitinia e l'Egitto, minacciando addirittura ilBosforo.

Invasione dell'Arabia e della Giudea

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Nella primavera 269 Zenobia inviò il suo esercito, guidato dall'abile generale Zabdas, nell'Arabia romana; il dux Arabiae Trassus, che comandava la Legio III Cyrenaica, affrontò Zabdas nei pressi di Bostra, ma venne sconfitto e ucciso dal generale palmireno.

Zabdas conquistò e saccheggiò la capitale provinciale,Nova Traiana Bostra, distruggendo il tempio di Zeus Ammone, cui erano devoti i legionari.

Mosse poi lungo lavalle del Giordano, incontrando scarsa resistenza e attaccando probabilmente anchePetra.

L'inizio della campagna aveva raggiunto lo scopo di conquistare la Giudea e l'Arabia.

Invasione dell'Egitto romano

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Profilo di Zenobia.
Lo stesso argomento in dettaglio:Conquista palmirena dell'Egitto romano.

Nell'ottobre del270Zabdas e l'esercito palmireno, composto da 70 000 uomini, erano ai confini orientali dell'Egitto; non è chiaro se la notizia della morte dell'imperatoreClaudio II il Gotico fosse giunta in oriente mentre Zabdas era ancora in Giudea, o se il generale palmireno fu fortunato, ma è certo che colse il momento migliore per attaccare la provincia egiziana. La notizia della morte dell'imperatore si inserì infatti nella vita politica della provincia, divisa tra la fazione filo-romana e quella filo-palmirena; il capaceprefetto d'EgittoTenagino Probo era lontano con la flotta, per lottare contro i pirati. La fazione palmirena, guidata dall'ufficiale della guarnigione romana Timagene, si alleò con Zabdas: le loro forze combinate ebbero la meglio sui contingenti romani della regione, aventi forze ammontanti a 50 000 uomini.

Probo ritornò in Egitto e riorganizzò le forze romane, riconquistandoAlessandria entro novembre e cacciando i Palmireni dal delta del Nilo. Zabdas, approfittando del sostegno popolare nella città, riuscì a riconquistare Alessandria, obbligando Probo a ritirarsi verso sud. Il generale romano si arroccò in una forte posizione difensiva nella città di Babilonia egizia, dove venne raggiunto da Zabdas; Timagene guidò un contingente palmireno alle spalle di Probo, che venne sconfitto, catturato e preferì uccidersi, secondo la consuetudine romana, piuttosto che sfilare in catene e subire l'ignominia della sconfitta.

La vittoria di Zabdas fece entrare l'importante provincia dell'Egitto nelregno di Palmira di Zenobia, che venne tenuto con un contingente di 5 000 uomini. Ella poi si proclamòRegina d'Egitto. Dopo queste prime vittorie, Zenobia fu soprannominata la "Regina guerriera".

Completo assoggettamento della Siria e invasione dell'Asia Minore

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Ilregno di Palmira sotto Zenobia, al suo massimo apogeo, dopo l'espansione del270, prima dell'inizio della riconquista diAureliano (271)

Nella primavera del 271 Zenobia richiamò Zabdas a Palmira e lo lanciò alla conquista di quella parte dellaSiria rimasta in mano romana. In questa spedizione fu coadiuvato dal suo sottopostoSettimio Zabbai; il fatto che nell'agosto di quell'anno era già tornato a Palmira (come testimoniato da due statue da loro dedicate a Odenato e Zenobia) suggerisce che la conquista della provincia fosse stata iniziata da Zabbai.

Zabdas condusse il suo esercito alla conquista dell'Asia Minore, tanto che in meno di un anno il Regno di Palmira acquisì i territori dell'Anatolia inclusa la Galazia. Unico territorio a resistergli fu Calcedonia, all'estremità nord-occidentale della penisola, che rimase in mano nemica dopo diversi tentativi, giocando poi un ruolo importante durante la riconquista di Aureliano.

Il regno di Palmira aveva raggiunto il suo apogeo; Zenobia, con il suo grande esercito, ha fatto spedizioni e conquistato l'Anatolia finoAncyra (Ankara) e allaCalcedonia, in precedenza erano cadute sotto il suo dominio Siria, Palestina,Libano ed Egitto.

Aureliano riconosce l'indipendenza del regno di Palmira

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Zenobia:Antoniniano[17]
S ZЄNOBIAAVG, busto con drappeggio verso destra, capelli intrecciati insieme a mezzaluna;IVNO REGINA,Giunone in piedi verso sinistra, tiene nella mano destra unapatera ed uno scettro nella sinistra; ai piedi a sinistra, un pavone in piedi a sinistra; una stella in alto a sinistra.
coniato nel272 adAntiochia (3.64 g, 6h).

Durante il suo impero, di breve durata, Zenobia prese le rotte commerciali vitali di queste zone ai Romani.

Nel270 divenne imperatoreAureliano, che era a quel tempo occupato in una campagna militare con le forze dell'Impero gallico, e fu di fatto costretto a riconoscere, seppur temporaneamente, l'autorità di Zenobia.

Approvò perVaballato, seppur appena fanciullo, i titoli divir clarissimus rex eimperator dux Romanorum, tanto che nel regno di Palmira si batterono monete con da un lato l'effigie di Vaballato,imperator dux Romanorum, e dall'altro l'imperatore, Aureliano.

A Zenobia fu conferito il titolo diAugusta e diRegina d'Egitto, le furono riconosciute pure le conquiste che ella aveva fatto a danno dello stessoImpero romano, anche perché Aureliano la riteneva un'ottima amministratrice di stati. Proprio nel270 il regno di Palmira raggiunse il massimo del suo potere, a tal punto da riuscire a sconvolgere l'equilibrio romano creatosi nella regione: Aureliano si vide costretto a concludere con la regina un trattato, con cui Roma accettava la situazione creatasi in Oriente.

Quando tuttavia la regina cominciò a presentarsi in pubblico avvolta in un manto purpureo, a battere monete con la propria effigie e quella del figlio (escludendo Aureliano, il che era un aperto atto di ostilità), il legittimo imperatore romano si allarmò e ritenne di dover intervenire.

Il contrattacco dell'imperatore Aureliano

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Lo stesso argomento in dettaglio:Battaglia di Tyana, Battaglia di Immae, Battaglia di Emesa, Assedio di Palmira e Campagne orientali di Aureliano.
Percorso dellacampagna diAureliano contro Zenobia di Palmira

Ma nel271, risolti i problemi che aveva inItalia, Aureliano decise di ristabilire il controllo romano sulle varie regioni, cominciando dal regno di Palmira; le battaglie che portarono alla riannessione della parte orientale dell'Impero romano sono note comeCampagne orientali di Aureliano.

Riconquista dell'Egitto e dell'Asia Minore

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Le province diBitinia ed Egitto, conquistate nemmeno due anni prima da Zenobia, furono riconquistate quasi senza colpo ferire; in Egitto vi fu qualche resistenza palmirena più consistente, guidata del generale Timagene, che fu sconfitto nel272 dal braccio destro di Aureliano, Probo.

Aureliano ridusse in sua obbedienza senza incontrare particolare resistenza la provincia diBitinia e preseAncyra eTyana, quest'ultima per tradimento.

Zenobia intimò al generale Zabdas di ritirarsi verso la Siria, cuore del dominio palmireno, dove, secondo i calcoli della regina, sarebbe stato più facile respingere l'imperatore romano. Il generale palmireno abbandonò cosìTyana al suo destino. Aureliano fu clemente con la città di Tyana risparmiando gli abitanti e giustiziando il traditore che gli aveva aperto le porte. Poiché Aureliano, durante l'assedio, irato dalla resistenza della città aveva giurato che non avrebbe lasciato vivo in essa un cane, dopo la sua presa l'esercito romano chiese all'Imperatore il permesso di saccheggiare la città e sterminare la popolazione.Aureliano rispose:

«Non ho giurato questo. Uccidete i cani, ve lo permetto.»

(Historia Augusta,Divus Aurelianus, 23.2.)

Dopodiché l'esercito, deluso dal bottino sfumato, obbedì senza esitare. Secondo la leggenda la clemenza di Aureliano nei confronti degli abitanti di Tyana sarebbe dovuta a un'apparizione in sogno del filosofo Apollonio che gli disse in latino:

«Aureliano, se volete vincere risparmiate i miei concittadini.»

(Historia Augusta,Divus Aurelianus, 24.4)

Zenobia nel frattempo preparava un possente esercito e lo poneva sotto il comando di Zabdas, colui che aveva conquistato l'Egitto per conto del regno di Palmira.

L'avanzata di Aureliano continuò senza incontrare particolare resistenza fino appunto in Siria, dove Zabdas lo stava aspettando con il suo esercito.

Battaglia di Immae

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Le truppe di Palmira, al comando del generaleZabdas e composte dai resti di almeno due legioni romane, gli arcieri palmireni e la cavalleria pesante (iclibanarii simili alCatafrattopersiano), che erano state radunate adAntiochia, si mossero allora incontro all'imperatore, che fu intercettato sulle rive dell'Oronte, dove avvenne laBattaglia di Immae. Qui Aureliano, che in passato era stato comandante di cavalleria, al primo attacco deiclibanarii ordinò alla sua cavalleria leggera di arretrare e farsi inseguire sino a quando i cavalli del nemico, appesantiti dalla propria corazza e da quella del cavaliere, fossero esausti; allora la cavalleria di Aureliano si arrestò e mise in fuga i clibanarii, mentre la sua fanteria, attraversato l'Oronte, attaccò sul fianco le truppe di Zabdas che così subirono una sconfitta completa. Egli si ritirò quindi entro le mura di Antiochia.[18]

All'interno diAntiochia Zenobia e il suo generale si trovarono di fronte ad un dilemma: non potevano dichiarare di aver perso, perché c'era il rischio di una rivolta della popolazione siriana in sostegno del vittorioso Aureliano. Allora Zabdas escogitò uno stratagemma: contando sul fatto che dalla città si erano visti la fuga della cavalleria romana e l'inseguimento di quella palmirena, ma non la sconfitta di quest'ultima avvenuta nei pressi di Immae, trovò un uomo che assomigliasse ad Aureliano, lo rivestì di paramenti imperiali, e lo trascinò per le vie di Antiochia celebrando la cattura dell'imperatore. Nel frattempo Zenobia lasciava con la sua guardia reale Antiochia e si ritirava ad Emesa. Verso il tramonto giunse davanti alla porte della città, ma le trovò sbarrate e dovette insistere molto prima che le permettessero di entrare. Zenobia accusò il governatore della città di tradimento, ma questi si scusò dicendole che non l'aveva riconosciuta, ma che le era fedele e che le porte della città erano state sprangate solo per precauzione. A Emesa infatti la guarnigione e la città intera credeva che la regina fosse con l'esercito ad Antiochia, per celebrare la vittoria contro i romani.[19]

Nottetempo il suo generale abbandonò Antiochia, portando il grosso dell'esercito palmireno, meno un contingente di arcieri posto su di un'altura che dominava il sobborgo meridionale di Dafne, verso Emesa (Homs), dove si ricongiunse con la sua regina.

«Abbiamo ancora un esercito, generale?

Lo abbiamo, maestà, maAntiochia è caduta. Se perderemo anche la prossima battaglia saremo costretti a ripiegare aPalmira e a prepararci ad un assedio ed allora ogni speranza di vittoria sarà vana.»

(Historia Augusta, Zenobia parla al generaleZabdas, dopo la ritirata palmirena dallabattaglia di Immae)

Nel frattempoAureliano, il giorno dopo la battaglia, giunse adAntiochia dove trovò la città quasi deserta: infatti la maggior parte degli abitanti, spaventati dall'arrivo dell'esercito romano, era scappata seguendo le truppe di Zenobia e Zabdas a Emesa.

Aureliano provvide subito a far ripopolare la città convincendo i cittadini fuggiti a tornare con la promessa che non sarebbe stato torto loro un capello, dato che erano stati costretti a obbedire all'usurpatrice per necessità e non per volontà.

Battaglia di Emesa

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I resti della città.

Zenobia, allontanandosi da Antiochia, aveva lasciato su una collina che dominava il borgo diDafne un drappello di arcieri in modo da trattenere Aureliano il più possibile ad Antiochia e per darle più tempo per riorganizzarsi e allestire un esercito in grado di battersi alla pari con quello di Aureliano. L'imperatore ordinò alla fanteria di salire la collina disposta a testudo, cosicché, una volta giunti senza danni in cima all'altura, poterono sbarazzarsi degli arcieri. Dopo aver lasciato Antiochia, sottomise le città diApamea,Larissa eAretusa, che gli aprirono spontaneamente le porte.

Giunto aEmesa, affrontò ivi le truppe palmirene, guidate da Zenobia in persona e dal suogeneralissimoZabdas, che ammontavano a 70 000 uomini. Nonostante la superiorità della cavalleria palmirena, più numerosa di quella romana, Aureliano, che aveva ricevuto i rinforzi di truppe mesopotamiche, siriane, fenicie e palestinesi, disertori dell'esercito palmireno, riportò sull'usurpatrice unanuova vittoria.[20]

I palmireni fuggirono quindi disordinatamente e nella loro fuga calpestavano i loro stessi commilitoni ed erano uccisi dalle cariche della fanteria romana. La pianura al termine della battaglia era un'autentica carneficina tra uomini e cavalli. Quelli che avevano potuto fuggire tra i Palmireni, raggiunsero la città diEmesa; la stessa regina e il suo generale vi riuscirono a stento.

Zenobia, dopo la terza disastrosa sconfitta, decise di ritirarsi da Emesa e fuggire fino a Palmira, dove avrebbe organizzato l'ultima resistenza. La repentina fuga non le permise però di recuperare il tesoro che aveva nascosto in città. Aureliano, informato della fuga di Zenobia, entrò in Emesa, accolto con favore dai suoi cittadini e qui trovò il tesoro abbandonato dalla regina ribelle. Entrato in Emesa Aureliano, ordinò che venisse costruito un nuovo tempio, dedicato al dioSol invictus.

Questa sconfitta fu particolarmente dolorosa per Zenobia: senza il tesoro reale di Palmira la regina non aveva più i mezzi poter allestire truppe adeguate, in grado di opporsi a Roma.

Ultime resistenze palmirene: l'assedio di Palmira

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Herbert Schmalz -L'ultimo sguardo della regina Zenobia suPalmira durante l'assedio romano.

Zenobia, assieme a Zabdas e qualche manipolo di soldati, aiutata nella fuga dai nomadi del deserto che attaccarono Aureliano si ritirò a Palmira, preparandosi a sostenere un assedio, sperando nell'arrivo degli aiuti persiani che furono sì inviati, ma furono relativamente esigui; troppo scarsi per poter salvare il Regno di Palmira dal suo destino.

Zenobia si preparò a resistere, con le poche truppe che le restavano, all'assedio di Palmira che prestoAureliano avrebbe intrapreso. L'Imperatore intanto mandò Probo a soggiogare l'Egitto, difeso da un contingente di circa 5.000 palmireni al comando del generale filo-palmireno Timagene, che fu in breve sconfitto. Dall'Egitto Probo puntò velocemente verso Palmira per dar man forte ad Aureliano.

Attraversando il deserto per giungere a Palmira il più velocemente possibile, per impedire aZabdas di rinforzare ulteriormente le già poderose difese della città, si imbatté nelle bande di predoni siriano-arabi, fedeli a Zenobia, che nel corso di un'imboscata, riuscirono a ferirlo.

Aureliano non demorse e si presentò col suo esercito davanti alle mura della città nemica ed iniziò dunque l'assedio di Palmira, incerto tuttavia della protezione degli Dei e dell'esito dell'assedio.

Saggiamente, anche per far terminare più velocemente le sofferenze dei suoi soldati, decise di proporre a Zenobia una resa molto vantaggiosa:

«[...] ti prometto che vivrai, Zenobia; tu e la tua famiglia potrete vivere nel palazzo che chiederò al nostro riverito Senato di concederti. In cambio, dovrai consegnare i gioielli, l’argento, l’oro, le vesti di seta, i cavalli ed i cammelli all’erario di Roma. I diritti della popolazione di Palmira saranno rispettati.»

( «Historia Augusta»)

La sovrana, inaspettatamente, non volle aderire alla proposta dell'imperatore romano; fece scrivere una risposta dal suo più illustre consigliere, il filosofoCassio Longino, nella quale rifiutò la resa in maniera sprezzante ed obbligò così Aureliano ad assediare Palmira, facendo intendere che ella mai si sarebbe piegata ai romani. L'imperatore fu costretto a mantenere l'assedio e a impegnarsi con risolutezza contro le tribù del deserto, che vennero sottomesse, o con le armi o col denaro (alcune tribù ebbero il lucroso compito di approvvigionare l'esercito imperiale).

«Aureliano [...] si diresse subito con l’esercito aPalmira. Fermatosi dinanzi alla città, circondate le mura, l’assediava, procurandosi dalle province vicine i rifornimenti per i suoi uomini. I Palmireni schernivano i Romani, pensando che la città fosse imprendibile, e un tale arrivò a indirizzare frasi oltraggiose all’imperatore stesso; allora un Persiano che stava accanto al sovrano disse: «Se lo ordini, vedrai cadavere quell’insolente». Incoraggiato all’azione dall’imperatore, il persiano mandò avanti alcuni uomini perché lo coprissero, tese l’arco e aggiustata la freccia la scaglia: quell’uomo che sporgeva dal parapetto e continuava a lanciare insulti è colpito e cadendo dal muro appare cadavere ai piedi dei soldati e dell’imperatore.»

(Zosimo,Storia nuova, I, 54.2-3.)

Tuttavia la città continuava a resistere. La regina sperava che la fame e la sete (l'oasi della città era ancora totalmente sotto il controllo dell'esercito palmireno) avrebbero costretto i Romani ad abbandonare l'assedio. In più ella credeva (invano) che avrebbe ricevuto grandi aiuti dai Persiani. Ma il re sasanideSapore I, vincitore in passato sulle legioni romane, era morto proprio in quei giorni e dalla Persia furono inviati solo piccoli aiuti, che furono però facilmente intercettati e vinti dalle legioni romane.[21]

Dalla Siria arrivavano regolarmente convogli e ben presto Probo, fresco della riconquista dell'Egitto, raggiunse il suo imperatore a Palmira e gli diede gran rinforzo nell'assedio. Nonostante tutto i soldati e le mura di Palmira continuavano a resistere ad ogni tentativo di espugnazione.

Cattura di Zenobia, resa di Zabdas e vittoria di Aureliano

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La resa della regina Zenobia di Palmira - dipinto diGiovanni Battista Tiepolo

Mentre Palmiraera sotto assedio, la regina e il Consiglio cittadino pensarono di inviare un'ambasceria, guidata da Zenobia in persona, presso il re persiano Sapore I (ignorando che questi fosse deceduto in quei frangenti), con lo scopo di ricevere rinforzi e salvare così il regno di Palmira. Zenobia decise allora di salire sul più veloce dei suoi dromedari, assieme al figlioletto, e di tentare di raggiungere ilregno dei Sasanidi ma, a sessanta miglia da Palmira, venne raggiunta e catturata dall'Imperatore poco prima che attraversasse l'Eufrate.

«Aureliano, adirato per la fuga di Zenobia, senza cedere, con l’energia che gli era naturale, manda subito all’inseguimento alcunicavalieri. Costoro la raggiunsero quando ormai stava per attraversare l’Eufrate, la fecero scendere dalla nave e la conducono da Aureliano, il quale, appena se la vide dinanzi inaspettatamente, gioì moltissimo, ma, essendo ambizioso per natura, era irritato al pensiero che la cattura di una donna non lo avrebbe reso famoso presso i posteri.»

(Zosimo,Storia nuova, I, 55.2-3.)

Intanto i palmireni erano incerti se continuare la lotta affrontando qualunque pericolo, oppure se arrendersi, chiedendo perdono all'imperatore romano. Alla fine prevalse la seconda soluzione, tanto più che con la loro regina catturata e gran parte dell'esercito annientato e stremato, ilgenerale Zabdas consegnò la città ai romani sul finire del272; il Regno di Palmira era stato sottomesso, senza che l'oasi e la città avessero subito alcuna violenza.

Le province orientali riconobbero di nuovo l'autorità di Aureliano. Quando l'imperatore ricevette la prigioniera Zenobia, le chiese per quale motivo lei avesse osato ribellarsi agli Imperatori romani, e lei rispose:

«Perché io sdegnavo di riguardare unAureolo, ed unGallieno come Imperatori Romani. Riconosco voi solo per mio vincitore e Sovrano»

Processo a Zenobia e ai suoi fidati

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Successivamente la regina ed i suoi fedelissimi raggiunsero in cateneEmesa per essere processati.Venne condannatoLongino, primo consigliere di Zenobia, reo di aver scritto la lettera con cui la regina aveva rifiutato la resa e punito perciò con la morte.

Assieme al filosofo Cassio Longino, molti altri funzionari di Zenobia come il sofistaCallinico e lo stesso generaleZabdas furono condannati a morte, mentre le regina ebbe salva la vita.

Poco dopo la resa di Palmira un certoFermo, fedele amico di Zenobia e di professione mercante, organizzò una rivolta in Egitto. OccupataAlessandria, si proclamò Augusto e fece battere moneta, pubblicò editti e organizzò un esercito. Tuttavia fu in breve tempo sconfitto da Aureliano e messo a morte.

Zenobia eVaballato furono inviati a Roma ma, secondo quanto testimoniato dallo storico bizantinoZosimo, il figlio dell'ex regina morì durante il viaggio.

Prigionia e morte a Tivoli

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Il palazzo imperiale (Villa Adriana,Tivoli)

Zenobia, legata con delle catene d'oro, venne esibita come trofeo durante le celebrazioni per il trionfo diAureliano, del274.

Ci sono racconti differenti circa il destino di Zenobia:

  • Alcune versioni suggeriscono che morì relativamente poco dopo il suo arrivo a Roma, alla presunta età di 35 anni circa, sia a causa di malattia che per lo sciopero della fame o per decapitazione, dato che ella si rifiutò di riconoscere Aureliano imperatore. Sarebbe stata sepolta nellaVilla Adriana.[22]
  • Il racconto più a lieto fine, però, riferisce che Aureliano, colpito dalla sua bellezza e dignità e dal desiderio di grazia, liberò Zenobia e le concesse un'elegante villa aTibur (Tivoli). Si suppone che sia vissuta nel lusso e divenne una filosofa influente, oltre che una socievole matrona romana[23].

Zenobia si dice che abbia sposato un governatore e senatore romano il cui nome è sconosciuto, anche se vi è ragione di pensare che potrebbe essere statoMarcello Petrus Nutenus. Le fonti dicono che abbia avuto diverse figlie, i cui nomi sono anche sconosciuti, ma che pare abbiano sposato uomini di famiglie nobili romane. Lei si dice che abbia avuto ulteriori discendenti sopravvissuti fino al IV e V secolo. La prova a sostegno della presunta posterità di Zenobia è data da un nome in un'iscrizione trovata a Roma: il nome diL. Septimia Patavinia Balbilla Tyria Nepotilla Odaenathiania incorpora i nomi del primo marito e del figlio di Zenobia e può essere suggestiva di un rapporto familiare (dopo la morte di Odenato e dei suoi figli; Odenato non aveva discendenti). Un altro possibile discendente di Zenobia èSan Zanobi di Firenze, vescovo cristiano vissuto nel V secolo.[24]

Note

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  1. ^abcd"Historia Augusta" - "Due Gallieni", 3.1.
  2. ^Il marito discendeva dallagens Septimia.
  3. ^Mochi Sismondi, p. 27.
  4. ^Pini, p. 177.
  5. ^Pini, p. 43.
  6. ^SecondoAndreas Alföldi,Hairan era figlio di primo letto, mentre Erodiano era il figlio maggiore di Zenobia.
  7. ^Maconio non riuscì a succedere allo zio (o cugino) perché fu assassinato subito dopo.Maconio forse era stato sobillato dall'imperatoreGallieno, con la promessa di metterlo al posto diOdenato, ma molto più probabilmente da Zenobia, che voleva che ad Odenato succedesse uno dei suoi figli e nonHairan che era figlio della prima moglie del marito.
  8. ^Daniel, p. 32.
  9. ^Historia Augusta -Due Gallieni, 13.2-3.
  10. ^SecondoAndreas Alföldi, Zenobia fu reggente per conto prima di Erodiano, il figlio maggiore, e poi diVaballato, il minore.
  11. ^Historia Augusta,Triginta tyranni, 30.1-3.
  12. ^Historia Augusta -Due Gallieni, 13.4-5.
  13. ^Historia Augusta,Vita di Gallieno, 13.4-5.
  14. ^Potter.
  15. ^Watson, Alaric,Aurelian and the Third Century, Routledge, 1999,ISBN 0-415-07248-4, pp. 41-42.
  16. ^Forrest, p. 51
  17. ^Roman Imperial Coinage,Aurelianus, V, 150; BN 567-8.
  18. ^Simiot, p. 48
  19. ^Simiot, p. 81
  20. ^Simiot, p. 100.
  21. ^Simiot, p. 146
  22. ^Zenobia..., p. 34
  23. ^Secondo lo storico bizantinoZosimo, invece, Zenobia morì di malattia o addirittura si lasciò morire di fame.
  24. ^Pini, p. 59

Bibliografia

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  • AA. VV.,Zenobia. Il sogno di una regina d'Oriente, Catalogo Electa della mostra diPalazzo Bricherasio aTorino (2002)ISBN 88-435-9843-0
  • Andreas Alföldi, Le invasioni delle popolazioni stanziali, dal Reno al Mar Nero, in «Storia del mondo antico», vol. IX, 1999, pp. 450–477
  • Andreas Alföldi, La crisi dell'impero (249-270 d.C.), in «Storia del mondo antico», vol. IX, 1999, pp. 478–550
  • Antoine B. Daniel,Una regina contro Roma. La caduta di Palmira, Cairo, Milano 2007.
  • Alexandra J. Forrest,Il sogno di una regina, Mondadori, Milano 2008.
  • Harold Mattingly, La ripresa dell'impero, in «Storia del mondo antico», vol. IX, 1999, pp. 599–655
  • Bernard Simiot,Zenobia di Palmira. Un'appendice storiografica, Franco Maria Ricci, Milano 1993.
  • Carlo Mochi Sismondi,Palmira "Regina d'Oriente", Formiggini, Roma 1930.
  • Deda Pini,La regina di Palmira, Vallecchi, Firenze 1969.
Opere artistiche

Voci correlate

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