Zara, fino alladissoluzione della Jugoslavia era una delle città economicamente più sviluppate della costa dalmata, primato che tuttora conserva, vista la presenza di fabbriche di svariati rami industriali. Questa versatilità ha consentito a Zara di riprendersi relativamente rapidamente dopo laguerra d'indipendenza croata. Il porto di Zara, che è adibito sia al traffico turistico sia a quello merci, è diventato uno dei porti più trafficati della Croazia con una costante tendenza di crescita visto che offre un collegamento diretto tra l'Italia, la Croazia e il resto dell'Europa centrale.
Fino al1947 la componente di lingua e cultura italiana costituiva la maggioranza della popolazione, ma la gran parte di essaabbandonò la città in seguito aibombardamenti alleati durante la seconda guerra mondiale e successivamente per la persecuzione etnica e politica. Oggi sopravvive in città solo una piccola minoranza italofona didalmati italiani[4], riunita nella localeComunità degli Italiani.
Zara si trova nellaDalmazia centrale lungo ilMedio Adriatico. Si affaccia sulle isole diUgliano ePasmano, dalle quali è separata dallo stretto di Zara. Il promontorio su cui sorge la città vecchia era separato dalla terraferma da un profondo fossato che è stato poi colmato. La baia naturale, che è situata a nord-est della città, è molto ampia.
Il clima di Zara è una fusione tra ilclima subtropicale umido e ilclima mediterraneo (classificazione dei climi di Köppen), tant'è che in un solo un mese estivo si registrano meno di 40 millimetri di pioggia, il mese di luglio. Il clima di Zara è caratterizzato da inverni miti e umidi e da estati molto calde e umide. Le precipitazioni medie annue superano i 917 mm.
Luglio e agosto sono i mesi più caldi, con temperature medie intorno ai 29-30 °C. Le temperature possono raggiungere costantemente i 30 °C durante i mesi estivi. Le temperature inferiori a 0 °C sono rare e non vengono mantenute per più di qualche giorno. Gennaio è il mese più freddo, con una temperatura media intorno ai 7,7 °C. Ottobre e novembre sono i mesi più piovosi con una precipitazione totale, rispettivamente, di circa 114 mm e 119 mm. Luglio è il mese più secco, con una precipitazione totale di circa 35 mm, mentre l'inverno è la stagione più piovosa. La neve è estremamente rara.
Particolare del muro perimetrale dellachiesa di San Donato, dove si possono notare pietre, in questo caso tronconi di colonne, delForo di Zara, che sono state utilizzate per edificare l'edificio sacro zaratino
Il nome di Zara viene riportato per la prima volta per iscritto su un'iscrizione ingreco antico scolpita su un reperto archeologico risalente al384 a.C. trovato aCittavecchia, centro abitato situato sull'isola di Lesina inDalmazia. Gli abitanti di questo primigenio insediamento che ha dato poi origine alla moderna Zara, che fu fondato daiLiburni, sono chiamati Ίαδασινοί (Iadasinoi). Secondo invece ilPeriplo di Scilace, anticoperiplogreco possibilmente databile tra la fine del VI secolo a.C. e il principio di quello successivo, la futura Zara è chiamata Ίδασσα (Idassa), denominazione nata probabilmente da una trascrizione greca dell'originale nome liburniano.
In latino il nome è riportato invece in due forme:Iàdera nelle iscrizioni, negli scritti degliscrittori classici, mentre tra gli scrittori dellatarda antichità gli abitanti sono chiamatiIàdestini eIàdertini. L'accento, nei nomi latini di Zara, era sulla prima sillaba: ciò influenzò le denominazioni della città inlingua dalmatica, ovveroJàdra,Jàdera eJàdertina, dove l'accento era sempre sulla prima sillaba. In lingua dalmaticaJàdra eJàdera era pronunciataZàdra eZàdera. Ciò si è riflesso anche nel nome italiano "Zàra" e nel nome croato "Zàdar". Quest'ultimo comparve per la prima volta nella formaZàder su documenti delXII secolo.
Fu durante il dominio dellaRepubblica di Venezia che l'anticoJadera divenne definitivamenteZara. Quest'ultimo nome comparve per la prima volta su documenti delXV secolo. Il nome venezianoZara fu in seguito utilizzato durante la denominazione dall'Impero austriaco e nella successiva annessione della città dalmata alRegno d'Italia, che durò dal 1920 al 1947. Dopo il 1947, con il passaggio di Zara prima allaJugoslavia e poi allaCroazia, il nome della città divenne, su tutti gli atti ufficiali, il croatoZadar.
Zara (Iader) e le altre città della tetradecapoli liburnia al tempo della conquista romana
NelIX secolo a.C. iLiburni, una tribù illirica, fondarono nel luogo dove sorge la moderna Zara un avamposto, poi trasformato in un piccolo centro abitato. I Greci ribattezzarono questo primigenio insediamento con il nome diIdassa. Dal59 a.C.Idassa diventò unmunicipio romano con il nomeIadera. Con il tempo diventò una delle più importanti città dellaLiburnia, anticaregione dellacostanord-orientale delmare Adriatico appartenente allaprovincia romana dellaDalmatia[8].
Zara, in questo contesto, diventò una delle località dove si rifugiarono i Dalmati romanizzati, quando il resto del territorio dalmata fu interessato dalle invasioni barbare degliAvari e soprattutto deiCroati, checroatizzarono l'intera regione dalmata.
Il primo periodo della Repubblica di Venezia (1000-1358)
Intorno all'anno mille Zara, come la gran parte delle città della Dalmazia, offrì la propria sottomissione alDoge di Venezia,Pietro II Orseolo. Egli era, almeno formalmente, unDuca sottomesso all'Imperatore bizantino, impegnato con la propria flotta in una spedizione contro ipirati narentani e a riportare sicurezza in un territorio imperiale in un momento di debolezza del potere centrale.
Scultura di San Crisogono, patrono di Zara, XII secolo
Nel1004 lo stessobasileusBasilio II riconobbe la nuova condizione, assegnando ai dogi il governo su Zara e sulDucato di Dalmazia, con il titolo diDuchi di Venezia e Dalmazia. I veneziani si limitarono a fondare in città nuovifondachi commerciali, ma lasciarono sostanzialmente invariato l'ordinamento locale, richiedendo solo una sottomissione formale e la garanzia di forniture militari in caso di guerra.
Nella metà dell'XI secolo Zara cacciò ilconte venezianoOrso Giustinian, consegnandosi aPietro Cresimiro,re di Croazia, ma venne in breve riconquistata dal dogeDomenico I Contarini, che vi lasciò in governo il figlioMarco. Il dominio veneziano venne nuovamente ribadito e rinforzato dai sovrani bizantini con l'assegnazione del titolo diDuchi di Venezia, Croazia e Dalmazia.
Nel1114, tuttavia, il reColomanno d'Ungheria, avendo quest'ultimo annesso già la Croazia, occupò Zara e parte della Dalmazia, vantandovi gli antichi diritti teorici dei sovrani croati, che si basavano sull'appartenenza di Zara alla regione geografica croata sebbene la città dalmata non vi fece mai ufficialmente parte, visto che i Croati furono sempre respinti.
Tornata in mano veneziana nel1116, la città venne nuovamente assalita l'anno successivo da un'armata ungherese: la flotta veneziana, intervenuta in difesa del possedimento, venne respinta in uno scontro costato la vita allo stessodogeOrdelaffo Falier. La pace del1118, però, confermava il possesso veneziano della città.
Mappa della rete commerciale, di cui Zara risultava uno snodo importante, e dei possedimenti dellaRepubblica di Venezia tra il XV e il XVI secolo, nel periodo di massima espansione
Nel1123, tuttavia, approfittando dell'assenza dellaflotta veneta impegnata in Oriente,Stefano II d'Ungheria occupò l'intera Dalmazia veneziana, compresaZaravecchia, ma non Zara. Nel1125 l'armata navale veneziana, di ritorno da Oriente, rioccupò le città perdute, distruggendo Zaravecchia, che aveva opposto resistenza.
Nuovo Conte di Zara venne nominato Leachim Michiel, figlio del dogeDomenico Michiel, che nel1154 riuscì però a preservare solamente la città dalla nuova invasione ungherese della Dalmazia. In tale occasione ilpapa Anastasio IV concedeva ilpallio all'arcivescovo zaratinoLampredo, riconoscendolometropolita della Dalmazia. Tre anni dopo, però, ilpapa Adriano IV ordinava la sottomissione alpatriarcato di Grado, provocando lo scoppio di sommosse e un forte scontento in città.
Tale situazione portò gli zaratini a consegnarsi nel1161 aStefano III d'Ungheria. La reazione di Venezia non si fece attendere e quello stesso anno Zara venne espugnata dal dogeVitale II Michiel, intervenuto con una flotta di trentagalee. Il doge pretese il giuramento di fedeltà da parte di tutti gli zaratini in grado di portare le armi e la piena sottomissione alla chiesa patriarcale di Grado, lasciando poi come conteDomenico Morosini.
Il dominio veneziano durò fino al1183, quando la città passò nuovamente alRegno d'Ungheria, consegnandosi aBéla III. L'episodio provocò la primaguerra di Zara (1183-1203), che, a fasi alterne, si trascinò per un ventennio.
Nonostante i ripetuti tentativi veneziani per sottometterla (1187 e1193) la città rimase saldamente in mani ungheresi, godendo in questo periodo di una forte autonomia, stringendo accordi di alleanza con laRepubblica di Pisa e ilRegno di Sicilia.
Il conflitto si concluse nel1202 quando il dogeEnrico Dandolo, esasperato dalla resistenza della città, le scatenò contro l'intera armata dellaquarta crociata, deviata nonostante le vibrate proteste delpapa Innocenzo III, che giunse ascomunicare veneziani eCrociati, salvo poi ritirare la scomunica a questi ultimi poiché voleva che la crociata venisse portata a termine. Zara fuassediata e riconquistata.
Sebbene sottomessa Zara continuava a rimanere in fermento, poiché ambiva a essere autonoma comeRagusa di Dalmazia. Nel1239 la città si sollevò, cacciando il conteGiovanni Michiel e imprigionando tutti i veneziani presenti in città. Venne però riconquistata daGiovanni Tiepolo, figlio del dogeJacopo.
Ancora nel1242 una nuova rivolta spinse Zara in possesso dell'Ungheria, cacciando il conte Giovanni Michiel; mal'anno successivo la flotta diRenier Zen la riprese. Questa volta Venezia provvide a inviare in città una colonia di Veneziani, per rafforzare il controllo sulla popolazione. Conte di Zara fu nominatoMichiel Morosini.
Una nuova rivolta esplose nel1311, portando a unanuova guerra di Zara. Nel1312 il nuovo doge,Marino Zorzi, le inviò contro la flotta, ma invano: la città riuscì a difendersi. Nel1313 l'assedio riprese e gli zaratini scelsero alla fine di stringere nuovi patti di sottomissione con Venezia.
Nel1345 la città venne spinta all'ennesima rivolta daLuigi I d'Ungheria, provocando lo scoppio dell'ennesima guerra. Gli Ungheresi vennero disastrosamente battuti nel1346 e la città fu costretta a implorare un nuovo perdono a Venezia.
La vendetta di Luigi d'Ungheria giunse nel1357: dichiarata guerra allaRepubblica di Venezia su tutti i fronti, l'esercito ungherese si presentò nuovamente sotto le mura di Zara.
La città cadde per il tradimento dell'abate del monastero di San Crisogono, che aprì le porte della città. Venezia, impegnata dagli Ungheresi nelle stesse lagune, non poté rispondere e con lapace di Zara, firmata nel1358, dovette definitivamente rinunciare al dominio sulla città e sull'interaDalmazia.
Nel1409Ladislao di Napoli e pretendente al trono d'Ungheria, cedette Zara, che aveva conquistato nel 1403, allaRepubblica di Venezia per 100 000ducati d'oro, assieme a tutti i suoi diritti sulla Dalmazia. Questa fu l'occasione per Venezia di tornare gradualmente a rientrare in possesso dei suoi domini marittimi. Successivamente la repubblica veneta ricostituì infatti l'interoStato da Mar perso, come già accennato, cinquant'anni prima.
Fu durante questo periodo che Venezia favorì l'insediamento presso Zara, tra gli altri, di una colonia di profughi albanesi in fuga dagli Ottomani: per ospitarli nel1726 venne fondato fuori le mura della Città Vecchia,Borgo Erizzo (dal nome del Provveditore veneziano che lo volle) che da allora fiorì come comunità albanese zaratina, mantenendo vivi i propri costumi e dialetto almeno fino alla fine dellaseconda guerra mondiale, ununicum in questa parte di Dalmazia.
Zara napoleonica (1806-1814) e austriaca (1797-1806 e 1814-1918)
A Zara nel1806 – durante il periodo del Regno napoleonico d'Italia – venne stampato il primoquotidiano della Dalmazia (bilingue in lingua italiana e – per la prima volta – croata):Il Regio Dalmata/Kraglski Dalmatin. Nel1832 uscì laGazzetta di Zara in italiano con un'appendice che riportava alcuni testi di legge anche in tedesco, seguita nel1844 dal foglio croatoZora Dalmatinska.
Con ilCongresso di Vienna, nel 1814, Zara tornò sotto la sovranità dell'Impero austriaco come parte delRegno di Dalmazia, territorio sotto il dominio diretto della corona austriaca, rimandoci fino al termine dellaprima guerra mondiale (1918).[12] Durante il dominio austriaco i conflitti etnici furono quasi latenti, volti a ottenere un maggior peso negli organismi di governo regionale (introdotti dall'Austria con la riforma dell'impero proprio per assorbire le spinte autonomistiche: è infatti del 1867 l'Ausgleich, ovvero il "compromesso" tra lanobiltà ungherese e lamonarchia asburgica che portò alla costituzione dell'Impero austro-ungarico), oppure dettati da conflitto sociale: gli italiani sono i mercanti, i latifondisti, gli impiegati pubblici, i professionisti, mentre i croati sono principalmente contadini, braccianti e manovali.
Il primo numero deIl Regio Dalmata
Glieventi risorgimentali italiani videro Zara in prima linea. Fu la prima città dalmata a sollevarsi il 18 marzo1848 (lo stesso giorno in cui aMilano incominciavano leCinque giornate). Mentre la popolazione si riversava nel centro acclamando l'Italia, la concessa Costituzione,Carlo Alberto ePio IX, si costituì una Guardia Nazionale di settecento Zaratini al comando del conte Francesco de Borrelli che adottò subito, per proprio vessillo, iltricolore italiano e il 22 marzo, mentre il barone von Fluck, commissario di polizia, abbandona la città, assume oltre ai poteri di pubblica sicurezza anche quelli amministrativi.[13]
Il colonnello Giuseppe Sartori suggerì il sebenicenseNiccolò Tommaseo, liberato dal carcere e divenuto triumviro della risortaRepubblica di San Marco, di utilizzare il suo reggimento per innescare una vera e propria ribellione a Zara. Ma i vari timori che determinarono la risposta negativa di Niccolò Tommaseo provocarono una stasi nella sollevazione, che permise agli austriaci, grazie anche all'esito inconcludente dellaprima guerra di indipendenza italiana, persa dalRegno di Sardegna, di potere riaffermare il proprio dominio con l'ausilio dei reggimenti croati.
Durante laseconda guerra d'indipendenza, a dispetto degli ordini imperial-regi che prevedevano uno sbarco franco-sardo, la popolazione rifiutò di rafforzare le fortificazioni e imbrattò i manifesti ufficiali austriaci sopra i quali venivano affissi i bollettini di guerra piemontesi. Vi fu anche un breve scontro tra navi francesi, che assieme a quelle sarde occuparono temporaneamente l'isola diLussino, e austriache.
Lapace di Villafranca deluse però le speranze dei "marcolini" (i seguaci di una nuova Repubblica di San Marco) e dei protoirredentisti zaratini, visto che il trattato previde solo la cessione allaFrancia dellaLombardia da girare alRegno di Sardegna.
IlCafé Central di Zara a fine Ottocento
Durante laspedizione dei Mille alcuni dalmati partirono al seguito diGiuseppe Garibaldi o si arruolarono nelle armate piemontesi vittoriose aCastelfidardo. Le autorità asburgiche aumentarono quindi la sorveglianza perché temevano uno sbarco garibaldino o sardo in quanto vennero diffusi manifestini, da parte di agenti garibaldini, che lasciavano presagire un non lontano arrivo e invitavano nel contempo i giovani ad arruolarsi in quella che stava per diventare laRegia Marina dell'Italia unita.
In concomitanza con laproclamazione del Regno d'Italia (1861) la popolazione di Zara, il cui esempio seguiranno anche le altre città dalmate costiere, fece una manifestazione con esposizioni dalle finestre dibandiere tricolori. La conclusione dellaterza guerra di indipendenza, che venne sentita dagli zaratini come un imminente passaggio all'Italia, allontanò tuttavia il sogno di libertà dando vita al fenomeno dell'Irredentismo. La terza guerra di indipendenza portò infatti all'Italia, come acquisizioni territoriali, l'annessione delVeneto, diMantova e di parte delFriuli (moderne province diUdine ePordenone).
LaRiva Nuova di Zara con il piroscafo Gödöllő nel 1909
Verso la fine delXIX secolo in tutto l'impero si accesero lequestioni nazionali. Con la costituzione degli Stati nazionali inEuropa, gli abitanti di un impero immenso ed eterogeneo come quello austriaco sentirono il richiamo di un'identità basata sulla lingua e sulla cultura. In questo contesto nacque l'idea della nazione croata, comprendente i serbocroati di religione cattolica. Parimenti, con l'avvento della stampa e delle prime pubblicazioni giornalistiche, si diffusero i primi giornali e libri di stampo irredentista italiano.
Come conseguenza della terza guerra d'indipendenza italiana (1866) che portò, come già accennato, all'annessione delVeneto alRegno d'Italia, l'amministrazione imperiale austriaca, per tutta la seconda metà del XIX secolo, aumentò le ingerenze sulla gestione politica del territorio per attenuare l'influenza del gruppo etnico italiano temendone lecorrenti irredentiste.
Durante la riunione del consiglio dei ministri del 12 novembre 1866 l'imperatoreFrancesco Giuseppe I d'Austria tracciò un progetto di ampio respiro mirante allagermanizzazione o slavizzazione delle aree dell'impero con presenza italiana:
«Sua Maestà ha espresso il preciso ordine che si agisca in modo deciso contro l'influenza degli elementi italiani ancora presenti in alcune regioni della Corona e, occupando opportunamente i posti degli impiegati pubblici, giudiziari, dei maestri come pure con l’influenza della stampa, si operi nelTirolo del Sud, inDalmazia e sulLitorale per la germanizzazione e la slavizzazione di detti territori a seconda delle circostanze, con energia e senza riguardo alcuno. Sua maestà richiama gli uffici centrali al forte dovere di procedere in questo modo a quanto stabilito.»
Unionisti e irredentisti inizialmente fecero fronte comune contro il centralismo di Vienna ma in seguito, a causa del maggior rilievo della questione nazionale, si separarono. Dopo l'incorporazione delLombardo-Veneto all'Italia (1859-1866), il governo austriaco favorì il formarsi di una coscienza nazionale croata, allo scopo di contrastare l'irredentismo italiano.
Nel1867 venne istituita la duplice monarchia austro-ungarica: nel nuovoImpero austro-ungarico Zara e la Dalmazia, al contrario delRegno di Croazia e Slavonia, assegnato all'Ungheria, rimasero amministrativamente nell'orbita della parte austriaca della monarchia.
Secondo il semplice confronto dei censimenti austriaci in Dalmazia, anche a causa delle politiche filocroate del governo absburgico, idalmati italiani rilevati si sarebbero ridotti in pochi decenni dal 12,5% (Annuario statistico dell'Impero del1865) al 2,7% (censimento del1910, i cui risultati sono però contestati). Zara rappresentò una parziale eccezione a questa tendenza generale. In base alcensimento austroungarico del 1910 gli italiani erano il 70% della popolazione, essendo il rimanente composto principalmente da croati, serbi e tedeschi. All'inizio delle guerre napoleoniche, secondo il linguistaMatteo Bartoli l'italiano era invece l'idioma parlato come prima lingua da circa il 33% della popolazione dalmata[16][17].
Nel1909 lalingua italiana venne vietata in tutti gli edifici pubblici e gli italiani furono ufficialmente estromessi dalle amministrazioni comunali[18] a nulla servi la lettera di protesta sottoscritta da 506 impiegati nei pubblici uffici e inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri di Vienna, Barone Riccardo de Bienerth.[19]Quindi anche Zara fu coinvolta nel processo dicroatizzazione della Dalmazia avvenuto durante la dominazione austroungarica. Queste ingerenze, insieme con altre azioni di favoreggiamento al gruppo etnico slavo ritenuto dall'impero più fedele alla corona, esasperarono la situazione andando ad alimentare le correnti più estremiste e rivoluzionarie.[senza fonte]
Il centro urbano di Zara riuscì a mantenere a lungo il suo carattere italiano grazie soprattutto alla massiccia presenza dei zaratini italiani. Il comune di Zara – che comprendeva anche le campagne circostanti – era invece costituito in maggioranza da croati e serbi, il che creò la dicotomia tipica dell'Adriatico orientale fra "cittadini italiani o filoitaliani" e "contadini slavi". Le tensioni fra le componenti etniche della regione ebbero quindi anche, come già accennato, delle motivazioni sociali.
In questa sezione sono elencati i nomi dei podestà di Zara durante il periodo francese, austriaco e austroungarico. A fianco del nome del podestà, gli anni del mandato.
Trifone Pasquali (1806)
Pietro Damiani de Vergada (1806 - 1811)
Andrea de Borelli (1812 - 1814)
Nicolò Papafava (1814 - 1819)
Francesco Sanfermo (1819 - 1830)
Antonio Alesani (1830 - 1832 - Assessore reggente)
Antonio Cernizza (1832 - 1837 - Assessore reggente)
Luigi Ziliotto (1899 - 1916 - Destituito dagli austroungarici. Fu in seguito il primo podestà di Zara italiana)
Mate (Matteo) Škarić (1916 - 1918 - Imperial-regio commissario austroungarico. Deposto nel 1918 dal Comitato Nazionale Italiano di Zara, che rimise in carica Luigi Ziliotto).
Dopo laprima guerra mondiale le truppe italiane occuparono militarmente la parte dellaDalmazia promessa all'Italia dalPatto di Londra, accordo segreto firmato il 26 aprile1915, che venne stipulato tra il governo italiano e i rappresentanti dellaTriplice Intesa, con cui l'Italia si impegnò a scendere in guerra contro gliImperi Centrali in cambio di cospicui compensi territoriali in seguito non completamente riconosciuti nel successivotrattato di Versailles, che fu invece firmato alla fine del conflitto.[20]Alla vigilia dell'entrata in guerra nel primo conflitto mondiale, con ilPatto di Londra fu promessa all'Italia, in caso di vittoria, poco più della metà della Dalmazia, inclusa Zara.
Nello stesso giorno delBollettino della Vittoria del 4 novembre1918 (ilBollettino della Vittoria Navale fu invece del 12 novembre) latorpediniera AS 55 sbarcava a Zara il primo reparto italiano: due plotoni del225º Reggimento di fanteria della "Brigata Arezzo", accolti dalla popolazione italiana in modo entusiasta. Pur vittoriosa, l'Italia dovette portare avanti un lungo negoziato a seguito delle tensioni venutesi a formare allaConferenza di Pace di Parigi, che negò all'Italia compensi territoriali in Dalmazia.
Dopo il 1918 la componente italiana di Zara crebbe ulteriormente a causa dell'esodo di numerose migliaia di Italiani dalle zone della Dalmazia assegnate allaJugoslavia. Infatti quasi tutti idalmati italiani diSebenico,Traù,Spalato,Ragusa e altre zone della Dalmazia si trasferirono a Zara (o in altre città italiane).
La provincia di Zara, a cui fu assegnata latarga automobilisticaZA, con un'estensione di120 km², era la più piccola d'Italia e quella con meno comuni avendone solo due: Zara eLagosta. Circa la metà (55 km²) era costituita dal comune della città di Zara. All'ultimo censimento ufficiale italiano del 1936 Zara contava 22 844 abitanti, Lagosta 2 458 residenti.
Territori italiani di Zara nella loro estensione originaria, che durò dal 1920 al 1941 e dal 1943 al 1947
Da un punto di vista amministrativo i comuni della provincia di Zara erano i seguenti:
l'exclave di Zara (55 km²), comprendente la città e il suo entroterra;
Vi fu un successivo controesodo di alcune centinaia di croati zaratini[senza fonte], che dopo il 1926 fu incrementato dalle politiche diitalianizzazione che ilregime fascista introdusse in tutta Italia, particolarmente violente nelle zone abitate – come si diceva allora - da popolazioni "allogene". Parallelamente altri italiani emigrarono dalla Dalmazia a causa delle politiche repressive del governo jugoslavo di Belgrado: circa 5 000dalmati italiani, provenienti daTraù,Sebenico,Spalato,Ragusa di Dalmazia,Bocche di Cattaro e le isole dalmate prospicienti trovarono rifugio a Zara eLagosta neglianni venti.
Con la creazione di altre province italiane in Dalmazia allaprovincia di Zara veniva incluso tutto il suo entroterra fino aSebenico, sino a quel momento jugoslavo, più le isole di fronte a Zara, che passarono sotto sovranità italiana[25][26]. All'interno dello stesso governatorato, tuttavia, le isole diCazza,Lagosta ePelagosa, originariamente appartenenti alla provincia di Zara, passarono alla neo-istituitaprovincia di Spalato, mentreSaseno allaprovincia di Cattaro.
Zara divenne il simbolo della presenza italiana in Dalmazia, chiamata "Redenzione" daidalmati italiani. Ma questo fatto provocò ancora più il sentimento di estraneità e ostilità che molti croati nutrivano nei confronti di questa città, da decenni vista da loro come un "artificiale" covo diirredentismo italiano.
La campagna diitalianizzazione portata avanti daBenito Mussolini inIstria, nelQuarnaro e nel resto dellaDalmazia occupata dalle truppe italiane non fece altro che aumentare notevolmente l'astio della popolazione croata verso lo Stato italiano, che era visto come un invasore.
Dopo l'armistizio di Cassibile, il 10 settembre del 1943, laWehrmacht occupò Zara. Il comando militare della zona fu assunto dal comandante della 114ª Jäger-Division Karl Eglseer – l'amministrazione civile fu invece formalmente assegnata allaRepubblica Sociale Italiana.
In seguito agliintensi bombardamenti, compiuti dalle forze aeree anglo-americane, quasi il 75% della popolazione zaratina abbandonò, almeno temporaneamente, la città. A partire dall'autunno 1943 su Zara venne sganciato un carico complessivo di ordigni di oltre 520 tonnellate durante le 53 incursioni aeree.
La città, successivamente soprannominata per questo daEnzo Bettiza la "Dresda italiana", fu sorprendentemente il capoluogo di provincia italiano più colpito e distrutto da bombardamenti aerei alleati, con ben l'85% della struttura urbana distrutta o gravemente danneggiata.
Causarono inoltre un numero imprecisato di morti tra i civili zaratini – stimato fra 1 000 e 2 000 – quasi il 10% dei residenti in città, rappresentando quindi pure una delle cifre percentuali più alte di vittime tra i capoluoghi italiani.
Alcuni storici, nonché le associazioni rappresentanti i zaratini superstiti ed esuli, hanno avanzato l'ipotesi che questa distruzione fu deliberatamente richiesta da Tito, tesi che però non ha ancora trovato conferme ufficiali e definitive.[27] Alla fine di ottobre1944 l'esercito tedesco e in seguito la maggior parte dell'amministrazione civile italiana abbandonarono la città con l'eccezione del viceprefettoGiacomo Vuxani con alcuni funzionari della prefettura e i Carabinieri di stanza in città.
In tale periodo furono numerosi inoltre gli atti di discriminazione, intolleranza e persecuzione verso gli italiani e filoitaliani da parte delle formazioni occupanti jugoslave: sequestri, arresti e deportazioni, torture, annegamenti, fucilazioni e altre modalità d'esecuzione coinvolsero circa un centinaio di zaratini italiani.[28]
Incorporata a seguito dei trattati di pace nellanuova Jugoslavia socialista, Zara per la prima volta nella sua storia, perse ufficialmente il nome italiano e mantenne solo quello croato diZadar. Lo status di lingua ufficiale dell'italiano fu abolito e fortemente avversato il suo utilizzo in qualsiasi ambiente pubblico.
L'ultimo colpo alla presenza italiana avvenne nell'ottobre del1953, quando nel pieno delconflitto diplomatico per Trieste le scuole italiane zaratine superstiti furono chiuse e gli allievi trasferiti, da un giorno all'altro, nelle scuole croate. Il serbo-croato diventò così l'unica lingua riconosciuta, insegnata e consentita a Zara.
La città conobbe un forte incremento della popolazione negli anni cinquanta e sessanta, principalmente legato all'inurbamento dalle zone rurali e all'industrializzazione, fenomeni entrambi incoraggiati dal nuovo governo socialista. La costruzione dellaStrada Maestra Adriatica, della connessione ferroviaria e dell'aeroporto contribuirono allo sviluppo delturismo e all'accessibilità di Zara. La crescita della popolazione rallentò nei decenni successivi e l'economia di Zara incominciò a ristagnare a fine anni ottanta a causa della crisi economica jugoslava.[29]
Nel1991 laRepubblica di Croazia dichiarò la sua indipendenza dalla Jugoslavia: Zara fu nuovamente sotto assedio, questa volta da parte dei serbi dell'armata popolare. Solo dopo un paio di anni la situazione si normalizzò. I pochi italiani rimasti a Zara approfittarono della situazione creando nel1991 una localeComunità degli Italiani. Il sodalizio conta oggi più di 400 soci[30]. In città è presente anche laSocietà Dante Alighieri che ha lo scopo di tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiana nel mondo.
Stemma di Zara dal 1990 al 1994
Nel1998 Zara ha ospitato leOlimpiadi di Informatica dell'Europa Centrale, competizione fra studenti delle scuole secondarie che si svolgono annualmente al pari delleOlimpiadi internazionali dell'informatica (queste ultime, nel 1998, si sono svolte invece nella città portoghese diSetúbal). Dopo il2000 si è avviato un processo di sviluppo socioeconomico della città, che si manifesta anche in una qualche accettazione e rivalutazione della residua comunità italiana.
Nel2009 è stata approvata la creazione di un asilo italiano a Zara dopo 56 anni, grazie principalmente agli sforzi del deputato istriano aZagabriaFurio Radin e diMaurizio Tremul, i due più alti dirigenti dell'Unione Italiana[31]. Tutto però è stato annullato, a causa dell'inserimento di una sorta di "filtro etnico" per l'iscrizione, per cui potevano essere ammessi all'asilo italiano solo i bambini in possesso della cittadinanza italiana.
Le autorità cittadine hanno affermato di avere imposto questo filtro per non "italianizzare" i bimbi zaratini. La cosa ha impaurito la locale minoranza - timorosa di essere conteggiata nominalmente e in grandissima parte non in possesso del passaporto italiano – di conseguenza le iscrizioni non hanno raggiunto il numero minimo di cinque. I rappresentanti della minoranza Furio Radin e Maurizio Tremul hanno protestato vivacemente, chiedendo l'abolizione di tale limitazione all'accesso[32]. Dopo un lungo e travagliato iter, causato dalla forte opposizione di una parte della locale maggioranza croata, l'asilo è stato inaugurato nel2013.
«Zara, città italiana per lingua, cultura e storia, ha dato alla patria nell'ultimo conflitto, tra morti e dispersi militari e civili, un decimo della sua popolazione. 7 Medaglie d'Oro, 22 Medaglie d'Argento e molte altre medaglie al valor militare stanno a testimoniare la valorosa determinazione del suo popolo nei momenti supremi.
Dal settembre 1943 in avanti la città ha continuato a battersi per mantenere la sua identità. I fanti, bersaglieri, alpini, marinai e avieri, tra cui molti zaratini del neo costituito battaglione partigiano italiano Mameli furono i primi ad affrontare l'invasore tedesco. Le molte decine di caduti in combattimento e le centinaia di italiani vittime di esecuzioni sommarie o morti nei lager, annegati, sono stati il prezzo della resistenza.
Sottoposta a violentibombardamenti aerei a tappeto, distrutto più di ogni altro capoluogo di provincia del nostro Paese, per l'eroica lotta Zara ha aggiunto alla sua storia altre pagine di grande coraggio. Al fine della guerra Zara desistette solo quando ogni ulteriore resistenza era materialmente impossibile. Le vestigia veneto-romane e le rovine dell'ultimo combattuto periodo restano a memoria della presenza della nostra gente. Il Gonfalone del Comune di Zara, fortunosamente riportato in Patria, testimonia un glorioso passato e quanto sia, comunque, rimasto forte nella gente di Zara l'amore per la Patria comune e la fiducia nei valori che uniscono tutti gli italiani. Fulgido esempio di attaccamento alla Patria e delle più elevate virtù militari, Zara: giugno 1940 – aprile 1945» — 21 settembre2001
La medaglia, concessa al «libero comune di Zara in esilio» dal presidente della Repubblica ItalianaCarlo Azeglio Ciampi, non è mai stata consegnata a causa delle proteste del governo croato[33].
Lacattedrale di Sant'Anastasia (Sveta Stošija), fondata nelsecolo IX, è un pregevole esempio delromanico italiano, di stilepisano-pugliese e in luminosapietra d'Istria; è la chiesa più monumentale di Zara ed è considerata una delle più belle della Dalmazia.:La prima chiesa risale al IV-V secolo ed era dedicata a san Pietro. Si trattava di una basilica paleocristiana a tre navate, divise da sei coppie di colonne collegate con archi a tutto sesto. Nell'811, durante l'episcopato del vescovo Donato, la chiesa ricevette dall'imperatoreNiceforo I le ceneri diSant'Anastasia di Sirmio e venne quindi ridedicata alla santa.
La chiesa fu completamente rifatta nei secoli XI e XII e consacrata dalpapa Alessandro III nel1177. Nel1202, quando i Veneziani assediarono Zara, la basilica fu saccheggiata e rasa al suolo, cosicché venne ricostruita su modello dellaChiesa di Santa Maria della Piazza diAncona[34], nel corso delXIII secolo e portata a termine nel1324. La facciata è stata eretta nel XIII secolo e ricorda la chiesa di San Crisogono, sempre a Zara, nella quale è forte l'influenza toscana.[35]
Il 9 giugno 2003 la cattedrale è stata visitata dalpapa Giovanni Paolo II durante uno dei suoi ultimi viaggi apostolici.[36]
Chiesa di San Donato
Lachiesa di San Donato (Sveti Donat) è uno dei più illustri monumenti bizantini della Dalmazia. Costruita all'inizio delsecolo IX direttamente sul selciato del foro romano, è un solenne edificio a pianta circolare con tre caratteristiche absidi radiate che fu probabilmente modellato sullaBasilica di San Vitale diRavenna. Le prime menzioni della chiesa risalgono al949 circa, mentre verso ilsecolo XII cominciò a essere chiamata con il nome del suo fondatore, il vescovo Donato. Rimaneggiata nei secoliXVII eXIX, ha subito nei secoli mutevoli destinazioni d'uso: durante le guerre tra Venezia e l'Impero ottomano e nel periodo1798-1887 venne adibito a magazzino militare, mentre nel periodo italiano fu sede del Museo Archeologico; oggi è un auditorium apprezzato per la sua acustica e ospita svariate serate musicali.
La facciata della cattedrale di Sant'AnastasiaLa facciata trilobata della chiesa di Santa MariaLa chiesa di Santa Maria e il suo campanileL'abside della chiesa di San GrisogonoLa chiesa di San SimeoneL'organo marino di ZaraLaPorta Terraferma, con ilLeone di San MarcoVista del Foro di Zara con sullo sfondo la chiesa di Santa Maria
L'esterno è pressoché privo di aperture e i muri perimetrali sono rafforzati da lesene che formano delle altissime arcatelle cieche. Lo spazio interno è invece diviso tra undeambulatorio coperto da volte a botte, che sorreggono imatronei, e una cella circolare, sulla quale si leva il tamburo della cupola, alta 27 metri. Quest'ultima appare oggi cilindrica, ma una volta probabilmente doveva essere a cono.
Il pavimento è formato da pietroni rettangolari con andamento obliquo rispetto all'asse della chiesa: si tratta del lastricato romano del foro, sul quale sono stati poggiati direttamente i muri portanti della chiesa. Per la costruzione di San Donato vennero parimenti impiegati frammenti architettonici romani (trabeazioni, lapidi,colonne).
Chiesa di San Simeone
Lachiesa di San Simeone (Sveti Šimun), già di Santo Stefano, risale alsecolo XII e venne completamente rifatta nel1632 per ospitarvi le reliquie del santo. È nota principalmente per custodire al suo interno la preziosa arca di San Simeone, un capolavoro dell'oreficeria medioevale eseguita daFrancesco di Antonio da Sesto tra il1377 e il1380.
L'arca, costruita in legno di cedro rivestito da 240 kg di lamina d'argento, fu commissionata dalla reginaElisabetta d'Ungheria come ringraziamento per il sostegno dato dagli zaratini a suo maritoLudovico IV di Turingia. L'intera arca, che contiene la salma diSan Simeone, è ricoperta di stupendi bassorilievi che illustrano la vita del santo, mentre un altro rilievo raffigura l'ingresso di Ludovico IV in città.
Ilclero di questa chiesa entrò in contrasto con il clero veneziano dellachiesa di San Simeone Profeta diVenezia per la rivendicazione di chi possedesse sul serio le spoglie del santo.
Chiesa di Santa Maria
Lachiesa di Santa Maria (Sveta Marija) fu fondata nel1066 con l'annesso monastero benedettino dalla nobildonna croata Čika, cugina del re croato Petar Krešimir IV. Rifatta a partire dalXV secolo nelle forme delrinascimento veneziano, presenta una graziosa facciata trilobata in pietra d'Istria, secondo lo stile dalmata; delle forme precedenti rimangono due finestre ogivali. Nel1744 l'interno fu rivestito di stucchibarocchi. La chiesa è stata gravemente danneggiata nel corso della seconda guerra mondiale.
Sul fianco sinistro della chiesa è il campanileromanico lombardo, a due piani di bifore doppie e con quadrifore nella cella campanaria, che fu fatto erigere dall'abbadessa Vekenega nel1105 grazie alle offerte del re Colomano di Croazia e Ungheria (il nome del sovrano è nominato nelle colonne angolari di una cappella situata al primo piano dello stesso).
Nel1967 fu allestita, nel monastero ricostruito, una mostra permanente di arte sacra chiamata "Ori e argenti di Zara". Si tratta di un vero e proprio museo in cui sono conservate preziose opere di oreficeria, scultura e pittura dei secoliVII-XVIII.
Chiesa di San Grisogono
Lachiesa di San Crisogono (Sveti Krševan), una delle più antiche di Zara, fu costruita nelsecolo VI sul sito di un antico mercato romano. Già dedicata a Sant'Antonio Abate, prese il nome attuale quando, nel649, vi fu traslato daAquileia il corpo diSan Grisogono, il santo protettore zaratino (raffigurato a cavallo nello stemma cittadino).
Rifatta nell'890, la chiesa fu nuovamente ricostruita in belle fogge romaniche lombarde nel corso delsecolo XII e infine riconsacrata nel1175. In epoca barocca venne ritoccata, mentre durante la seconda guerra mondiale venne distrutto l'attiguo monastero che era stato già soppresso nel1807, in epoca napoleonica.
Esternamente alla chiesa sono visibili le tre belleabsidi semicircolari, delle quali quella centrale presenta un'elegante galleria aperta e in basso archetti falcati che poggiano alternativamente su mezze colonne e mensoline. L'interno della chiesa ospita antiche colonne corinzie, provenienti dal vicino Foro, nonché tracce di antichi affreschi delsecolo XIV.
Chiesa di San Francesco
La chiesa di San Francesco (Svetog Frane) è la più antica chiesa gotica della Dalmazia. Fu costruita nel1282e gli interni furono poi rifatti in epoca barocca.
Chiesa di San Michele
La chiesa di San Michele (Svetog Mihovil) fu costruita nel XII secolo e rifatta in stile gotico nel XIV secolo. Presenta un portale ogivale finemente decorato con un bassorilievo.
Chiesa di Sant'Elia
La chiesa di Sant'Elia (Svetog Ilije proroka) fu costruita nelXVI secolo su un edificio preesistente ed è riservata al cultoserbo ortodosso.
Chiesa di Santa Maria della Salute o Santa Maria del Castello
La chiesa di Santa Maria della Salute (Crkva Gospe od Zdravlja) fu costruita nel1585.
La Loggia, edificio nel quale venivano promulgate le leggi, fu rifatta nelle forme attuali nel1565 dal Sammicheli.
Palazzo della Gran Guardia
Il Palazzo della Gran Guardia fu costruito nel1562 mentre la torre fu eretta nel1798.
L'organo marino
L'organo marino (Morske orgulje) di Zara è stato aperto al pubblico il 15 aprile2005[37]. È un'opera d'artearchitettonica emusicale realizzata su progetto dell'architettoNikola Bašić che si trova sull'angolo nord-occidentale della banchina che circonda il centro storico.:Si tratta di unorgano, strutturalmente simile a unascala digradante verso il mare, formato da 35canne d'organo di diversa inclinazione, forma e lunghezza. Grazie almoto ondoso dell'acqua marina queste canne producono suoni continuamente diversi modulati secondo setteaccordi e cinquetonalità[38].
Quasi nulla è rimasto dei baluardi difensivi dellaJadera romana, mentre la città come appare oggi conserva ancora parte delle fortificazioni veneziane erette per difendere la città dalle incursioni dei turchi. Tra ilXV secolo e ilXVI secolo laRepubblica di Venezia dotò Zara di una possente cinta di mura, che rimase intatta per molti secoli finché in epoca austriaca fu destinata a passeggiata, mentre i bastioni del lato verso il mare vennero demoliti per permettere la costruzione di palazzi con affaccio diretto sullaRiva.
La fortezza esterna, costruita nel1560 nel sito in cui sorgeva il primo insediamento della città e in epoca romana l'anfiteatro, è oggi destinata a parco pubblico.
La porta, a trefornici diordine dorico, divide il centro storico dalla grande fortezza esterna. Sopra il fornice centrale, all'esterno, è visibile San Grisogono a cavallo e, al di sopra, un possenteleone di San Marco, scalpellato da manifestanti jugoslavi ai tempi dellaquestione di Trieste e solo recentementerestaurato grazie ai finanziamenti della Regione Veneto (Legge Beggiato).
La sua edificazione fu voluta daiveneziani quando si resero conto della necessità di potenziare le difese della città per la possibilità di un attacco da parte dell'Impero ottomano. La porta era un tempo munita di un ponte levatoio che sovrastava il fossato posto intorno alle mura. Di tale fossato, parzialmente interrato nel1875, non rimane che il Porto Piccolo o Fossa (Foša).
Porta Marina
Di minori dimensioni è la Porta Marina (Lučka vrata), situata di fronte al porto e compiuta nel1573 con materiali di reimpiego. Il lato interno ingloba frammenti di un arco romano fatto innalzare da Melia Anniana in onore del marito Lepicio Basso, mentre sul lato esterno era presente l'immancabile Leone di San Marco (scalpellato anch'esso dagli jugoslavi negli anni cinquanta) mentre si possono ancora notare lo stemma zaratino e una lapide che commemora la vittoria sui Turchi aLepanto.
L'area dell'antico foro romano diJadera si stende fra le chiese di San Donato e Santa Maria e occupa un vasto piazzale irregolare, spianato dai bombardamenti del1943-1944. Del foro originario, che aveva un'estensione di 90 metri per 45 ed era chiuso su tre lati da un sontuoso portico ornato di statue, non rimangono che pochi avanzi, frammisti a materiali provenienti dalla spoliazione di altri siti. In particolare sono ancora visibili la pavimentazione lastricata del Foro, la scalinata di accesso al portico e le pareti del tabernacolo, nonché l'architrave della porta di Asseria, urne, sarcofagi e iscrizioni varie. Delle due monumentali colonne corinzie (alte 14 metri) che erano poste all'ingresso dello spazio rialzato ove sorgeva il tempio ne rimane una, che fu utilizzata fino al1840 come colonna infame (sul fusto sono ancora visibili le catene di chi veniva messo alla berlina).
Sulla piazza del Foro si affaccia anche la chiesetta medioevale di Sant'Elia (Sveti Ilija), rimaneggiata in forme barocche nel1773. La chiesa, che è di rito ortodosso dal1578, ha un grazioso campanile e conserva al suo interno una preziosa collezione diicone dei secoliXVI-XVIII.
Dal grafico storico si può notare il calo di abitanti dovuto all'esodo giuliano dalmata, che avvenne tra il 1945 e il 1947 e che causò la quasi totale emigrazione deidalmati italiani di Zara. Questi ultimi furono rimpiazzati da gruppi etnici slavi provenienti da altre parti dellaJugoslavia. Si può anche notare il cospicuo incremento demografico registrato a Zara tra gli anni sessanta e novanta.
Zara è la quinta città della Croazia e la seconda dellaDalmazia dopoSpalato, con una popolazione di 75 082 abitanti secondo il censimento 2011.[41] Il censimento 2001 riportava 72 718 abitanti, di cui il 93%croati.[42]
Mappa dellaCroazia del 2011 indicante i residenti dimadrelingua italiana per città e comuni, registrati al censimento ufficiale croato
Secondo il linguistaMatteo Bartoli, all'inizio delleguerre napoleoniche (1803), l'italiano era l'idioma parlato come prima lingua da circa il 33% della popolazione dalmata[17][43]. Secondo il censimento austriaco del1865 la percentuale deidalmati italiani raggiungeva il 12,5% del totale nella regione.[44]
La ripartizione linguistica più recente di Zara, stando ai censimenti asburgici, che notoriamente tendevano a sottostimare l'elemento italiano, temendo lerivendicazioni irredentiste, è stata la seguente[45]:
Comune di Zara (comprendente anche frazioni e località del vasto entroterra, prevalentemente slavofono).
1890: serbo-croata 19 096 (67,6%), italiana 7672 (27,2%), tedesca 568, altre 180, totale 28 230
1900: serbo-croata 21 753 (66,8%), italiana 9234 (28,4%), tedesca 626, altre 181, totale 32 551
1910: serbo-croata 23 651 (64,6%), italiana 11 552 (31,6%), tedesca 477, altre 227, stranieri 688, totale 36 595.
Città di Zara
1890: serbo-croata 2 652 (23%), italiana 7 423 (64,6%), tedesca 561, altre 164, totale 11 496
1900: serbo-croata 2 551 (19,6%), italiana 9 018 (69,3%), tedesca 581, altre 150, totale 13 016
1910: serbo-croata 3 532 (25,1%), italiana 9 318 (66,3%), tedesca 397, altre 191, stranieri 618, totale 14 056.
Secondo il censimento del 1921, durante l'appartenenza della città dalmata all'Italia, nel comune di Zara la popolazione era così etnicamente distribuita:
Quindi il 70,76% della popolazione era italiana, il 7,35% croata mentre la restante parte era straniera. La presenza italiana si è molto ridotta dopo laseconda guerra mondiale, con il passaggio di Zara allaJugoslavia, in seguito all'esodo giuliano dalmata.
Oggi, secondo il censimento ufficiale croato del2021, la locale comunità di madrelingua italiana è composta da 63 zaratini, pari allo 0,09% della popolazione[47] che costituiscono laComunità degli Italiani di Zara, sorta nel1991.
Lingue romanze inDalmazia nelXIV secolo. I triangoli viola indicano le isole linguistiche dove si parlava ancora diffusamente la lingua dalmatica, una delle quali era presente a Zara.[48]
A partire dalXIV secolo a Zara cominciò una produzione letteraria in volgare italiano e, successivamente (XV e XVI secolo), anche nel locale volgare slavo. Queste ultime operevernacolari sono fra le prime a essere state composte inillirico (come veniva allora definito ilserbocroato) e sono oggi celebrate dai croati come i primi esempi della loro letteratura.
La lingua dalmatica è stata suddivisa tradizionalmente in due varianti principali, determinate in base soprattutto alla documentazione storica disponibile: ildalmatico settentrionale oveglioto, così chiamato perché proprio dell'isola di Veglia e parlato anche a Zara, e ildalmatico meridionale oraguseo, per il quale esistono attestazioni antiche relative a documenti e memorie dellaRepubblica di Ragusa. La prima si è estinta nel 1898, mentre la seconda variante nel XV secolo.
Fra gli autori di Zara espressione dell'illirismo si ricordano le opere diGirolamo Vidolich (Jerolim Vidulic),Pietro Albis (Petar Zoranic, che scrisse il primo romanzo illirico, "Montagne"),Bernardo Karnarutich (Brne Krnarutic),Giorgio Baracovich (Juraj Barakovic) eSimone Budineo (Šime Budinić). Come tutti i dalmati eruditi, tali scrittori scrissero anche in lingua italiana.
Secondo il censimento del 2011, la ripartizione tra lelingue madri parlate a Zara è la seguente:
Lungomare con l'edificio che ospita l'Università di ZaraUn reperto conservato nello spazio museale "Oro e argento di Zara"Il Museo Archeologico di ZaraLa chiesa di San Donato, che risale al IX secolo. Ospita il Festival di San Donato
A Zara ci sono nove scuole di istruzione primaria e sedici plessi scolastici di istruzione secondaria, inclusi sei ginnasi. L'università di Zara è stata fondata da frati domenicani nel 1396 con il nome latino diUniversitas Iadertina. Era sostanzialmente un seminario teologico e fu il primo istituto di studi superiori fondato in Croazia.
Nel 1807, in piena epoca napoleonica, cessò le attività accademiche. Nel 1956 l'università di Zagabria, la seconda università più antica della Croazia, istituì a Zara un distaccamento operante sulle facoltà artistiche. Queste facoltà passarono poi all'università di Spalato divenendo nel 2003 un'università totalmente indipendente. La moderna università di Zara comprende 25 dipartimenti e circa 6 000 studenti.
A Zara sono presenti i quotidianiZadarski list eNarodni list nonché il settimanale politicoHrvatski tjednik. Nella città dalmata ha anche sede l'emittente radiofonicaAntena Zadar.
Etichetta risalente al XIX secolo scritta in francese del maraschino di Zara
Della città dalmata è originario il maraschino di Zara,liquore dolce e incolore a base di un tipo particolare di ciliegia, ilPrunus cerasus var. marasca (conosciuto anche come marasco), avente un contenuto alcolico del 30% circa, e tradizionalmente commercializzato in tipiche bottiglie impagliate a mano.
La produzione del "rosolio maraschino" ebbe inizio a Zara, nellaDalmazia veneta, fin dalMedioevo. La più antica ricetta fino a oggi pervenuta, risalente alXVI secolo, la si deve ai farmacisti di un monasterodomenicano della città.
La prima produzione industriale di maraschino venne avviata nel1759 da Francesco Drioli (Fabbrica di Maraschino Drioli). Successivamente, nel1821, il console delRegno di Sardegna a Zara, il patrizio genoveseGirolamo Luxardo, aprì l'omonima distilleria, ottenendo otto anni dopo il privilegio imperiale. Nel giro di breve tempo il maraschino di Zara si guadagnò una notevole fama e, grazie all'intraprendenza dei produttori, divenne il primo prodotto dalmata a essere esportato oltreoceano.
Il porticciolo situato sul lato sud-ovest dell'isola di PremudaScorcio dell'isola di Rava
Il Comune di Zara è suddiviso in quindiciinsediamenti (naselja)[51], incluse anche diverse isole antistanti la città (tra parentesi il nome in lingua italiana, a volte desueto):
Zara fino alladissoluzione della Jugoslavia era una delle città economicamente più sviluppate della costa dalmata, primato che tuttora conserva, vista la presenza di fabbriche di svariati rami industriali. Questa versatilità ha consentito a Zara di riprendersi relativamente rapidamente dopo la guerra, crescita rafforzata dalla costruzione dell'autostrada Zagabria - Spalato e dalla realizzazione del nuovo porto. Questo porto, adibito al traffico turistico e a quello merci, offre un collegamento diretto tra l'Italia, laCroazia e il resto dell'Europa centrale. Ilporto di Zara è diventato uno dei porti più trafficati della Croazia con una costante tendenza di crescita.
Scorcio di una delle baie artificiali del porto di ZaraL'aeroporto internazionale di Zara
Nel corso del XX secolo il trasporto di via terra è diventato sempre più importante di quello marittimo, un tempo predominante. Zara è attraversata dallaStrada Maestra Adriatica, arteria stradale che costeggia buona parte della costa orientale delmare Adriatico, appartenente allastrada europea E65. Nei pressi della città dalmata è presente l'autostrada Zagabria - Spalato, che è stata terminata nel 2005.
Zara è uno dei capolinea dellaferrovia Tenin-Zara,linea ferrata dellaCroazia che collega il nodo ferroviario diTenin a Zara. La costruzione di una ferrovia per Zara, all'epocacapitale delRegno di Dalmazia, fu incominciata dall'Impero austro-ungarico, ma presto interrotta per lo scoppio dellaprima guerra mondiale e la successiva annessione della città all'Italia. La costruzione ebbe inizio infine dopo laseconda guerra mondiale, con il passaggio dell'interaDalmazia allaJugoslavia, e la linea venne attivata nel1967. Attualmente la linea è interessata solamente dal traffico merci, mentre il servizio passeggeri è espletato da autoservizi sostitutivi.
Le navi collegano anche Zara con le isole del suo arcipelago da due porti serviti da traghetti: uno situato nel centro della città verso cui possono ormeggiare anche i catamarani e l'altro situato nel sobborgo di Porto Nuovo (Gaženica), che serve traghetti e piccole navi utilizzate su lunghe distanze.
L'aeroporto internazionale di Zara si trova a Zemonico nel comune diZemonico, a8 km dalla stazione ferroviaria della città di Zara. Presso l'aeroporto vi è anche la sede della scuola di volo della compagnia aerea tedescaLufthansa. È accessibile tramite una superstrada. L'aeroporto sta vivendo un costante aumento del traffico passeggeri che si attesta intorno al 30%. Ciò è dovuto principalmente agli arrivi di vettori lowcost (Ryanair, Germanwings, InterSky, JobAir, ecc.) che collegano Zara da fine marzo a ottobre con oltre venti città in tutta Europa.
IlKK Zadar è il principale club cestistico cittadino, pluricampione di Jugoslavia e di Croazia, tuttora una delle più forti compagini della Lega cestistica croata. Il club nasce nel 1945. Nei primi anni la squadra fu allenata tra gli altri daEnzo Sovitti,Đorđo Zdrilić,Vladimir Đurović[54]. Il club ha raggiunto le semifinali di Coppa Korac nel 1982 e nel 1986. Il successo più importante del club è stata la conquista dellaABA Liga 2002-2003, battendo in finale gli israeliani delMaccabi Tel-Aviv.
IlNK Zadar è il principale club calcistico cittadino, e ha militato per diversi anni nellaPRVA NHL, il massimo campionato croato, fino alla stagione 2014/2015, nella quale si classificò all'ultimo posto, retrocedendo nella 2HNL (dal 2022 Prva NL), il secondo campionato. Già nella stagione successiva (2015/2016) avvenne la retrocessione al campionato regionale 3HNL-Jug a causa dell'ultimo posto ottenuto in campionato. Il club rimarrà nel campionato regionale per gli anni successivi, ad eccezione per un breve ritorno alla seconda serie durante la stagione 2018/2019, anche a causa di una situazione finanziaria precaria. Da notare che dalla stagione 2022/2023 il calcio croato modificò i campionati inferiori: la 2HNL venne rinominata 1NL (Prva Nogometna Liga) e venne creato un nuovo campionato unitario, la 2 NL, di rango immediatamente inferiore. Dunque la 3NL-Jug in cui milita il NK Zadar attualmente, dal 2022 rappresenta la quarta classe del calcio croato, non più la terza. Ovvero, il club, pur non retrocedendo, fallendo la promozione alla nuova 2NL unitaria, dal 2022 è sceso comunque di rango, rendendo ancor più complesso un ritorno alla massima serie calcistica croata. Fondato nel1945 durante gli anni dellaRepubblica Socialista Federale di Jugoslavia il club non raggiunse risultati sportivi di particolare rilevanza. Gioca le partite casalinghe alloStadio Stanovi.
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^Il primo a formulare questa ipotesi fu il soprintendente delle Marche e di Zara dell'epocaLuigi Serra, in: Luigi Serra, Restauri e scoperte in Santa Maria della Piazza in Ancona, "Bollettino d'Arte" 9 (1929 a) pagg. 97-121
^Stamac, I:Acoustical and Musical Solution to Wave-driven Sea Organ in Zadar, Atti del secondo congresso dell'Associazione di acustica dell'Alpe Adria e del primo congresso della società di Acustica Croata, pagg.203-206, 2005.
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