NelMedioevo erano chiamatevie romee (oromane, oromipete) le strade che ipellegrini percorrevano versoRoma, la città che costituiva una delle principali mete, conGerusalemme eSantiago di Compostela, dellaCristianità occidentale.
Per ovvi motivi, lapenisola italiana era particolarmente interessata da una fitta rete di tracciati viari diretti a Roma. Le strade più importanti erano denominateromee oromane: di qui la frequenza dei due nomi.
Chi veniva da settentrione o da oriente, invece, percorreva altre vie romee, tra cui la Via Romea per eccellenza era quella che seguiva la costa adriatica, anche se da lontano, per evitare luoghi malsani o paludosi. Possiamo parlare, pertanto, di unaVia Romea Nonantolana, unaVia Romea della Sambuca, unaVia Romea Germanica detta anchedi Stade oVia Romea dell'Alpe di Serra, e altre ancora.
I transiti per tutte queste vie perRoma aumentano specie a partire dal XII secolo, quando il flusso dei pellegrini romei viene sempre più alimentato dalle regioni cristianizzate dell'Europa centrale e dei paesi scandinavi.
Fin dall'epocalongobarda l'itinerario romeo principale per i pellegrini provenienti da Occidente e diretti a Roma (e di lì inTerra santa) è lavia Francigena, detta così poiché traeva le sue origini nell'area abitata daiFranchi. La tratta che conduceva dalle Alpi a Roma prendeva il nome divia Romea Francigena.
In particolare, dallaValle d'Aosta la via raggiungeIvrea, quindiVercelli ePavia; si attraversano gliAppennini tra le province diPiacenza eParma passando perFornovo di Taro eBerceto. RaggiuntaPontremoli si prosegue, attraversando laLunigiana adAulla,Sarzana eLuni, perLucca,Porcari,Altopascio, Galleno,Ponte a Cappiano,Fucecchio,San Gimignano oPoggibonsi,Siena eViterbo, per terminare a Roma.
In alternativa, il pellegrino, una volta raggiunta Piacenza, può percorrere lavia Emilia ed oltrepassare l'Appennino in corrispondenza o diBologna o diForlì, raggiungendo così o la via romea della Sambuca o la via romea dell'Alpe di Serra. A testimonianza di questo percorso, si può ad esempio ricordare che la consuetudine del passaggio di pellegrini provenienti dall'Irlanda e dallaScozia ha dato origine, già nell'alto medio evo, alla chiesa forlivese, oggi scomparsa, diSan Pietro in Scotto oin Scottis.
Nell'VIII secolo d.c. il re longobardoAstolfo incaricò suo cuginoAnselmo, duca del Friuli di costituire una via di comunicazione da nord a sud nella retrovia del confine con l'impero Bizantino, che all'epoca correva lungo la valle del fiumeReno. Dopo aver fondato un monastero benedettino a Fanano, Anselmo fondò la potenteabbazia di Nonantola, destinata a diventare nell'alto medioevo una delle più importanti abbazie benedettine d'europa. L'asse del fiumePanaro divenne quindi un'importante via di comunicazione per Roma, mentre l'abbazia divenne luogo di tappa obbligata per papi ed imperatori.
Riscoperta a partire dagli ultimi anni del XX secolo, venne chiamataVia Romea Nonantolana a sottolineare il legame dei territori attraversati - dal Po al crinale appenninico - con la storicaabbazia nullius, che ne controllava formalmente i territori e le parrocchie fino allaplena unione con l'arcidiocesi di Modena (1986).
La strada attraversa ilFrignano, risalendo il corso del Panaro, o su una riva o sull'altra, sino all'abbazia di Fanano (oggi non più esistente), ai piedi del passo appenninico della Croce Arcana. Oltrepassato l'Appennino, nei pressi diSan Marcello Pistoiese, la strada si biforca, puntando o versoPistoia eSan Miniato, oppure, seguendo le valli della Lima e del Serchio, versoLucca, entrambe località in comune con lavia francigena.[1]
In alternativa, il pellegrino, una volta raggiunta lavia Emilia può seguirla verso oriente ed oltrepassare l'Appennino in corrispondenza o diBologna o diForlì, raggiungendo così o la via romea della Sambuca o la via romea dell'Alpe di Serra.
La strada nota anche comeVia Francesca della Sambuca, si dirama dallavia Emilia, lasciando Bologna per risalire la valle del torrente Limentra, affluente del Reno, raggiungendo il castello della Sambuca, da cui prende il nome, e lo spedale diPratum Episcopi, l'odierna località diSpedaletto. Superato il passo appenninico della Collina, giunge prima aPistoia e poi aLucca.[2]È percorsa dall'attuale Strada Statale n 64 e denominata al tempo dei Romani Via CassiolaPiccola Cassia o Sambucchese.[senza fonte]
LaVia Romea Germanica[3] è nota anche comeVia Romea dell'Alpe di Serra oVia Teutonica, oVia di Alemagna oVia Romea di Stade oVia Ungaresca.
Gliungari e itedeschi, come erano genericamente chiamati i pellegrini provenienti dai paesi europei centro-settentrionali, seguivano due vie: una lungo lavalle dell'Adige fino aVerona; l'altra lungo laval Pusteria fino aTreviso. Quest'ultima via poteva esser denominata ancheVia Ungaresca (oVia Ongaresca).Entrambi i percorsi o raggiungono poi lavia Emilia, seguendola sino aForlì o arrivano comunque a Forlì dopo aver toccatoPadova,Ferrara eRavenna.
In ogni caso, a Forlì ha inizio la strada che, risalendo lavalle del Bidente, valica l'Appennino al passo dell'Alpe di Serra, in prossimità dell'attualepasso dei Mandrioli. Il percorso, digradando per ilCasentino versoArezzo e proseguendo per laval di Chiana, arriva aOrvieto, per poi raggiungereMontefiascone, località in comune con lavia francigena.Orvieto è la città dove è istituita la solennità universale delCorpus et Sanguis Domini, l'11 agosto 1264 conBolla Transiturus dapapa Urbano IV che aveva stabilito la residenza della corte pontificia sull'antica città rupestre etrusca.
Le fonti tedesche considerano la Via Romeamelior via per Roma, anche nota comeGermanica,di Alemagna, oTeutonica. Quest'ultimo appellativo non sempre era gradito in quanto evocativo dei temibiliCavalieri Teutonici; i quali, peraltro, nell'antica terra della Tuscia Longobarda (divenuta tra i secoli XI e XIVTuscia Urbevetana), facevano riferimento al vasto territorio sotto controllo orvietano, da Sutri inTuscia Suburbicaria alla Rocca di Tintinnano in Val d'Orcia, dalle Maremme alla Val di Lago bolsenense-aquesiana, al Tevere, dall'Amiata alla Valdichiana[4].
Gli appellativi geografici della Via Romea dipendono in ragione della provenienza dei pellegrini[5]. Questa via è oggi chiamata ancheVia Romea di Stade perché ne troviamo una chiara descrizione negliAnnali dell'Abbazia diStade, redatti dall'abateAlberto di Stade[6]. Gli intensi rapporti intercorsi sin dalX secolo traArezzo,Forlì eRavenna sono senza dubbio tra i motivi della fortuna di questo itinerario. Con l'aumento dei pellegrinaggi dall'area centroeuropea, la via tra Forlì ed Arezzo viene sempre più battuta, divenendo il percorso preferenziale per tutti coloro che giungono dalle Alpi centrali o orientali.
Un altro percorso per Roma sempre più usato a partire almeno dal Duecento è lavia Flaminia, l'antica consolare conservatasi sostanzialmente intatta. Anche in questo caso il suo uso come itinerario romeo è legato al crescente flusso di pellegrini provenienti dall'area germanica, oltre che dalla forza attrattiva esercitata dai centri umbri, specie quelli legati alla figura diSan Francesco, divenuti altriLoca Sacra per la Cristianità occidentale.
In forza della sua originaria denominazione, mai venuta meno dall'antichità al medioevo, la via Flaminia, sebbene percorso romipeto, non sembra però aver mai assunto, neppure per singoli tratti, il nomeromea oromana.[7]
La diversificazione dei percorsi transalpini determina la nascita di altri itinerari romipeti. La riapertura ai transiti di valichi quali ilSempione e ilSan Gottardo, e poi loSpluga, ilSeptimer Pass e ilSan Bernardino, determina la nascita di un ventaglio di percorsi convergenti per lo più su Milano.
La quarta stazione di sosta dal passo del Sempione era l'ospizio Sant'Erasmo aLegnano: il borgo legnanese era anche l'ultima prima di Milano[8][9], dopo di cui i pellegrini romei proseguivano verso Lodi, e poi a Piacenza, località in comune con la via francigena. Il pellegrino, comunque, può scegliere se valicare quanto prima l'Appennino o se proseguire lungo lavia Emilia versoBologna eForlì. Definita lavera strada maestra dei pellegrinaggi, la Milano-Lodi-Piacenza a partire almeno dal Duecento incanala un largo flusso di pellegrini diretti verso Roma, e proprio per questo sarà chiamatastrada romana.
La stessa denominazione viene usata anche per il tracciato stradale che dall'Oltrepò pavese, mantenendosi sulla destra del Po, fa capo a Piacenza, e che serve da alternativa al ramo della via francigena proveniente dal valico del Moncenisio.[10]
A partire dal Duecento tra gli itinerari romipeti che si dipartono dallavia Emilia assume crescente importanza la strada da Bologna a Firenze, che supera l'Appennino al valico dell'Osteria Bruciata e poi a quello del Giogo di Scarperia. Da Firenze la strada raggiunge Siena o Poggibonsi, onde collegarsi con la via francigena. Il raccordo che porta a Poggibonsi non a caso è chiamatostrada romana.
Anche per la strada che raggiunge la via francigena a Siena, svolgendosi per le colline del Chianti, è documentata la denominazione divia romana.[11]
Altri progetti
Vie romee | ||||||||||||
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Località principali lungo le vie romee |
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Passi alpini valicati:Moncenisio ·Sempione ·San Gottardo ·Spluga ·Settimo ·San Bernardino ·Brennero |