La corrente valdese del cristianesimo nasce nelMedioevo, precisamente nelXII secolo, come movimento cristiano laico, costituito in prevalenza da contadini e gente povera (anche se non sempre), che precede di poco quello promosso daFrancesco d'Assisi. La data di fondazione del movimento valdese risale al1174[2].
Tradizionalmente si fa risalire la fondazione del movimento aValdo di Lione (o Pietro Valdo o Valdesio, dalla latinizzazione Valdesius). In realtà, l'origine dei Valdesi si confonde con il grande fermento di movimenti pauperistici di riforma delCristianesimo sviluppatisi nel corso del XII secolo.[3] Oggi, esiste una via aLione che porta il suo nome, nel5ème arrondissement (rue Pierre-Valdo).
Valdo, si dice in seguito all'ascolto da unmenestrello della vita disant'Alessio, decise di approfondire lo studio dellaBibbia: egli però non conosceva il latino, così si fece tradurre iVangeli e altri scritti biblici in francese.[4] Fu colpito in particolar modo dalle parole rivolte daGesù nell'incontro con il giovane ricco: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi" (Matteo XIX, 21). Decise allora, nel1173, di abbandonare la moglie, far accogliere le figlie nel monastero diFontevrault[5] e offrire tutta la sua ricchezza ai poveri.[6] In seguito si circondò di un gruppo di seguaci con i quali, fatto voto dicastità e vestiti solo di stracci,[7] andava in giro a predicare il messaggio evangelico; ben presto il gruppo fu identificato con l'espressionePoveri di Lione. La loro predicazione si svolse all'interno dell'"ortodossia" romana, rivolgendosi principalmente contro il dualismocataro.[8]
La fedeltà al papa di Roma da parte del movimento valdese in questi anni è testimoniata dalla ricerca di approvazione ecclesiastica nel1179, in occasione delterzo concilio Laterano: essi si recarono aRoma incontrandosi anche con il ponteficeAlessandro III, il quale dimostrò apprezzamento per il loro proposito di vivere in maniera povera e conforme al dettato evangelico, ma non fu disposto a riconoscere la loro richiesta di essere predicatori della Parola.[9]
In quel periodo l'annuncio del Vangelo infatti era riservato solo aichierici e agli ecclesiastici, ailaici non era permesso predicare ed era persino sconsigliata la lettura diretta e personale dellaBibbia.
Valdo tuttavia, insieme ai suoi seguaci, continuò a diffondere l'insegnamento cristiano nonostante il divieto papale, in piena disobbedienza; quindi, nel1180, fu convocato dal cardinaleEnrico di Marcy, vescovo diAlbano, in unsinodo aLione, nel quale Valdo e i suoi seguaci dichiararono la loro completa "ortodossia" e al contempo esposero quelli che consideravano gli "errori" dei catari. Nonostante ciò, la predicazione da parte dei laici e delle donne e la lettura individuale della Bibbia erano aspetti considerati inaccettabili dalla Chiesa romana, consapevole del fatto che ammettere tale innovazione avrebbe significato dare il via ad un processo di trasformazione dagli esiti imprevedibili qualora la lettura e interpretazione dei testi sacri fosse permessa anche a fedeli non appartenenti al clero. Tutto questo era stato ben compreso daWalter Map, rappresentante di reEnrico II Plantageneto al concilio lateranense del 1179, che a proposito dei valdesi aveva scritto:
«Costoro mai hanno dimore stabili, se ne vanno due a due a piedi nudi, vestiti di lana, nulla possedendo, ma mettendo tutto in comune come gliapostoli, seguendo nudi il Cristo nudo. Iniziano ora in modo umilissimo, perché stentano a muovere il piede; ma qualora li ammettessimo, ne saremmo cacciati»
Nel1184 aVerona, con la bollaAd abolendam,papa Lucio IIIscomunicò una serie di movimenti ritenuti eretici anche molto diversi tra loro, tra cui i poveri di Lione, i valdesi. La motivazione per tale scomunica rimase la "presunzione" dei valdesi di voler predicare in pubblico[11]. Nonostante la condanna papale, comunque, il movimento valdese continuò la sua espansione verso ilMezzogiorno di Francia e l'Italia (Piemonte, Lombardia, Puglia e Calabria), giungendo anche in alcune regioni dellaGermania, inSvizzera, e persino inAustria,Spagna,Ungheria,Polonia eBoemia.
Le comunità valdesi erano organizzate su due livelli: vi erano i "perfetti" obarba (che significa "zio", in contrapposizione al "padre" cattolico), che seguivano i tre voti monastici dipovertà,castità, eobbedienza, ed erano predicatori itineranti, e i semplici fedeli, che erano detti "amici" o "noti". La comunità aveva tre gradi gerarchici: diaconi, presbiteri e vescovi, e preparava i futuri predicatori in apposite scuole, gli "ospizi". Osservavano laliturgia delle Ore e i digiuni, celebravano la Cena del Signore (inLinguadoca, con pane, vino e pesce) e la sera delGiovedì Santo praticavano lalavanda dei piedi. Studiavano a memoria interi Vangeli e altre parti della Bibbia che Valdo aveva fatto tradurre nelle varie lingue popolari.
Dopo la scomunica, però, il movimento valdese perse la sua compattezza originaria e iniziò a sfaldarsi in gruppi locali differenziati tra di loro. La prima grande spaccatura avvenne nel1205 circa, quando una parte consistente dei valdesi di Lombardia (termine con cui all'epoca si indicava genericamente il nord Italia) dette vita ad un gruppo autonomo detto appuntoPoveri Lombardi (pauperes Lombardi).[12] Entrando in Lombardia, i predicatori e le predicatrici valdesi poveri (fratres et sorores) miravano, come altrove, a costituire gruppi di amici ocredentes che vivessero nel mondo, lavorassero e li sostenessero con le loro elemosine. Vennero però qui a trovarsi in una situazione politica e sociale radicalmente diversa da quella d'oltralpe. Trovarono infatti una miriade diComuni in lotta perenne per la loro piena indipendenza dall'Impero e dal papato e, all'interno, lacerati dalle lotte trapartito guelfo epartito ghibellino.
I valdesi non ebbero problemi a inserirsi nelle strutture comunali, riuscendo anche a farsi eleggere alle cariche più importanti, ma la maggior parte di loro preferì restare ai margini della vita politica, a causa del severo divieto delgiuramento, dell'insistenza sulla povertà assoluta e per una certa sfiducia verso le autorità umane. Il partito ghibellino sembrava spesso appoggiare questi movimenti ereticali, ma non per un reale interesse per le questioni religiose, bensì per sfruttare ai suoi fini l'anticlericalismo della loro predicazione. E così, ad alcunipodestà che li difendevano e li appoggiavano, ne seguirono spesso altri che li condannavano e li bruciavano sulrogo.[13]
Ma in Lombardia i valdesi vennero ben presto a contatto con, e furono influenzati da, altri movimenti popolari di carattere sociale e religioso, da tempo presentiin loco o di nuova istituzione, come iPatarini, gliArnaldisti e gliUmiliati.[14] I valdesi lombardi ne furono influenzati al punto da adottare dei provvedimenti che provocarono la reazione di Valdo fino alla scissione che ebbe luogo nel 1205, essenzialmente a causa di tre motivi:
I predicatori in Lombardia entrarono a far parte di comunità di lavoratori e ne crearono delle proprie. Secondo Valdo i predicatori non dovevano lavorare ma vivere in povertà delle offerte degli amici per non essere corrotti dalla brama di ricchezze.
I lombardi si scelsero un capo a vita nella persona del piacentinoGiovanni da Ronco detto il Buono. Valdo obiettava che l'unico preposto del loro movimento doveva rimanere Gesù Cristo.
I lombardi elessero dei ministri ai quali affidarono compiti sacerdotali, come la consacrazione dell'eucaristia. Valdo temeva che questo fosse il primo passo per costituirsi come contro-chiesa: egli infatti aveva voluto creare una fraternità religiosa di predicatori che s'impegnassero a supplire alle carenze del clero nella predicazione e nella cura d'anime, ma non sostituirsi ad esso. Valdo voleva rimanere nella Chiesa romana e lavorarvi, anche se scomunicato.
Da questa prima divisione nacque una crisi del movimento che ebbe importanti evoluzioni nel giro di pochi anni.
Tra il 1205 e il1207 Valdo morì senza essere riuscito a ricomporre loscisma interno al suo movimento e la frattura con Roma. Da allora molti gruppi iniziarono ad allontanarsi dall'ortodossia cattolica, rifiutando le gerarchie ecclesiastiche, giudicate peccatrici e malvagie. Quando ilConcilio Lateranense IV, nel 1215, definì formalmente la dottrina dellatransustanziazione (cioè l'idea della presenza reale e "sostanziale" di Cristo nell'eucaristia), questa non trovò consensi tra i valdesi.[15]
A causa di queste tendenze il principale interprete del valdismo originario,Durando d'Osca, insieme a un gruppo di discepoli, tentò di mettere fine al dissidio con le gerarchie ecclesiastiche facendo riconoscere dalla Chiesa romana i punti essenziali della primitiva ispirazione di Valdo. La speranza però si rivelò illusoria: il Papa, nel1208, approvò il loro proposito di vita religiosa ma non colse i motivi centrali della loro ispirazione e il nuovo ordine, con il nome diPoveri Cattolici (pauperes catholici), fu orientato in funzione antiereticale.
Una sorte leggermente migliore toccò aBernardo Primo e ai suoi seguaci, riconosciuti nel1210 dalla Chiesa con il nome diPoveri Riconciliati, che riuscirono a inserire nel loro proposito il supremo magistero di Cristo e il mandato apostolico di predicare per la salvezza del popolo di Dio.
Entrambi i gruppi, comunque, non riuscirono nel loro intento di rifondare dall'interno la Chiesa né a sottrarre dall'"eresia" gli altri movimenti valdesi. Inoltre le gerarchie ecclesiastiche li guardavano con sospetto e furono spesso accusati di aver accettato l'"ortodossia" romana solo formalmente; nel giro di pochi anni, perciò, i Poveri Cattolici e i Poveri Riconciliati si esaurirono o furono costretti a fondersi con altri ordini religiosi.
I restanti membri del movimento valdese si erano organizzati in due gruppi, quello ultramontano e quello italico. Nel1218 laSocietà dei Fratelli Ultramontani (societas fratrum Ultramontanorum) e la Società dei Fratelli Italici (societas fratrum Italicorum) s'incontrarono aBergamo con l'intento di trovare una nuova unità, ma non riuscirono a ricomporre le loro fratture.
L'incapacità di trovare un accordo derivò probabilmente dalle diverse concezioni dei due schieramenti sulla natura del movimento. Per gli Ultramontani si trattava ancora di una libera fraternità di predicatori e predicatrici, poveri e itineranti, che si dedicavano alla missione e alla cura d'anime all'interno della Chiesa romana, di cui riconoscevano la validità dei sacramenti nonostante la scomunica e la persecuzione; gli italici, invece, erano ormai sulla via di un distacco totale dalla Chiesa romana, di cui contestavano la legittimità a causa della sua immoralità, procedendo infatti ben presto ad organizzarsi come Chiesa alternativa.
La separazione tra le due tendenze del Valdismo continuò ancora per gran parte delDuecento, soprattutto inItalia, ma finì per perdere progressivamente di significato e, alla fine del secolo, si notò una convergenza delle due posizioni. Gli Ultramontani dovettero rendersi ben presto conto che non era più possibile trovare sacerdoti cattolici disposti ad ammetterli alla celebrazione dei sacramenti e dovettero organizzarsi anch'essi in proprio.
I valdesi furono duramente perseguitati anche nei secoli successivi ma, a differenza deicatari, l'Inquisizione non riuscì mai a spegnere il focolaio valdese nonostante la durissima repressione.
Nella seconda metà del XV secolo nel cantone svizzero di Vaud fu avviata una caccia alle streghe principalmente rivolta alla comunità di sesso maschile, rispetto a una tendenza generale europea a vedere la stregoneria come un fenomeno prettamente femminile. Ciò avvenne perché la caccia alle streghe fu intesa come un pretesto per reprimere le componenti ereticali in cui la parte maschile era dominante.[16]
Vivendo nella clandestinità, e spesso riuscendo a nascondersi in zone eccentriche, il movimento valdese riuscì ad arrivare alXVI secolo e ad aderire allaRiforma protestantecalvinista nel1532 colsinodo di Chanforan, segnando una svolta decisiva per il futuro della comunità.[17]
«Poco tempo prima della morte diFrancesco I alcuni membri del Parlamento di Provenza, sobillati da alcuni ecclesiastici contro gli abitanti diMérindol e diCabrières, chiesero al re dei soldati per appoggiare l'esecuzione di diciannove persone di questi paesi, da loro condannate: invece ne fecero sgozzare 6000, senza risparmiare né donne, né vecchi, né bambini; ridussero in cenere trenta villaggi. Queste popolazioni, fino ad allora sconosciute, avevano il torto, senza dubbio, di essere valdesi: era questa la loro unica malvagità. Da trecento anni vivevano in deserti e montagne che avevano reso fertili con un lavoro incredibile. La loro vita pastorale e tranquilla ricordava l'innocenza attribuita alle prime età del mondo. Le città vicine non erano conosciute da loro che per i prodotti che vi andavano a vendere; ignoravano i processi e la guerra. Non si difesero: furono sgozzati come degli animali in fuga, che si spingono in un recinto e si uccidono.»
(Voltaire,Trattato sulla tolleranza, traduzione di Glauca Michelini, Giunti Editore, 2007, p.33)
Nel1561 fu firmata laPace di Cavour, primo esempio di libertà religiosa nell'Europa moderna occidentale.
In realtà il valdismo poteva essere confessato solo nelle zone dimontagna, al di sopra dei 700 m. Persecuzioni furono invece scatenate inPuglia e soprattutto inCalabria, dove dalla fine di maggio al giugno 1561 un migliaio di Valdesi furonomassacrati dalle truppe delRegno di Napoli con l'appoggio dell'Inquisizione di Roma.
L'accordo di Cavour del 1561 aveva dato tutela al piccolo residuo valdese stabilito nel ghetto costituito dalle Valli del Pellice, della Germanasca e del Chisone che dal 1532, nelsinodo di Chanforan, aveva aderito alla Riforma calvinista. Le durissime condizioni di vita e l'epidemia di peste del 1630 avevano provocato oltre 6000 morti ma nonostante ciò i contatti con Ginevra e con laSvizzera romanda avevano consentito perfino uno sviluppo e lo sconfinamento dagli angusti limiti territoriali imposti con la costruzione di un luogo di culto aSan Giovanni di Luserna.[18]
Nel1655 il duca di Savoia e principe di PiemonteCarlo Emanuele II, sospinto dalla cattolicissima madreCristina di Francia, figlia di Enrico IV, inviò il marchese di Pianezza con i suoi armigeri a "ristabilire l'ordine"; il piano era stato approntato dalla Congregazione romana "per propagare la fede ed estirpare gli eretici".
I valligiani ospitarono senza sospetti gli armigeri nelle loro case, ma questi, ilSabato Santo, a un segnale diedero inizio al massacro passato alla storia con il nome diPasque piemontesi, durante il quale le atrocità perpetrate contro donne e bambini suscitarono lo sgomento delle nazioni protestanti.[19]
Oliver Cromwell raccolse il disperato appello dei pastori sfuggiti alla cattura, interessando l'Inghilterra puritana alla salvezza della comunità valdese; con febbrile lavoro diplomatico interessò Ginevra e i cantoni protestanti e lo stesso ministro di Luigi XIV, il cardinaleGiulio Mazzarino (1602–1661), perché si ponesse fine alla distruzione di un popolo che non era una semplice parte del mondo protestante, ma "rappresentava l'anello di congiunzione del protestantesimo con l'età apostolica".[18]
Il poetaJohn Milton scrisse in tal senso il sonetto:
(inglese) «Avenge O lord thy slaughter'd Saints, whose bones
Lie scatter'd on the Alpine mountains cold,Ev'n them who kept thy truth so pure of oldWhen all our Fathers worship't Stocks and Stones,Forget not: in thy book record their groanesWho were thy Sheep and in their antient FoldSlayn by the bloody Piemontese that roll'dMother with Infant down the Rocks. Their moansThe Vales redoubl'd to the Hills, and theyTo Heav'n. Their martyr'd blood and ashes sow O're all th'Italian fields where still doth swayThe triple Tyrant: that from these may growA hunder'd-fold, who having learnt thy wayEarly may fly the Babylonian wo.»
(italiano) «Vendica o Signore i tuoi santi trucidati le cui ossa giacciono sparse sulle gelide montagne alpine; di coloro che mantenevano la purezza della tua verità quando i nostri padri adoravano tronchi e pietre. Non dimenticare: nel tuo libro registra i loro gemiti erano pecore tue, e nel loro antico ovile furono trucidati dal piemontese sanguinario che precipitava la madre con il figlio dalla rupe. I loro gemiti le valli raddoppiarono alle colline, e loro al cielo. Il loro sangue e le loro ceneri martirizzate seminano su tutti i campi italiani dove ancora domina il triplice tiranno: che da questi possa crescere cento volte, che avendo imparato presto la tua strada possa fuggire il dolore babilonese.»
(Giorgio Tourn,I Valdesi nella storia, XV:On the late Massacre in Piedmont. Claudiana, Torino, 1996. pp. 41-47)
Ilduca di Savoia, in seguito alla forte pressione internazionale, fu costretto a concedere le cosiddettePatenti di Grazia il 18 agosto del 1655. La quiete durò solo un trentennio: nel 1685 Luigi XIV, re di Francia, revocò l'editto di Nantes e conseguentemente venne revocata anche la libertà di culto delle comunità valdesi sotto sovranità francese. Il ducaVittorio Amedeo II di Savoia si affrettò anche lui ad emanare un editto, il 31 gennaio 1686, con il quale si revocavano le vecchie concessioni dell'editto di Cavour, procedendo con la cattolicizzazione forzata, la demolizione dei luoghi di culto valdese, la cacciata di pastori e maestri, il rapimento di bambini per "battezzarli" ed educarli (come servi) alla "vera fede cattolica" nel tentativo di cancellazione dell'identità valdese.[20]
Sotto la guida diEnrico Arnaud fu tentata una disperata resistenza contro i 10.000 soldati piemontesi e francesi, ma, alla fine, 1712 tra uomini e donne erano morti, 148 bambini erano stati strappati ai genitori e 8500 superstiti incarcerati, mentre altri 3000 erano in parte fuggiti e in parte avevano accettato di cattolicizzarsi, deportati nel vercellese. Un piccolo gruppo di irriducibili proseguì la guerriglia, che alla fine permise a un gruppo di 260 persone e, successivamente, di altri prigionieri, di espatriare in Svizzera. L'editto del 3 gennaio 1687, strappato al duca dietro intervento degli stati protestanti, disponeva poi l'esilio perpetuo per i ribelli, il cui numero è stimato in 3.381 persone. L'editto vietava però l'espatrio ai nove pastori e alle loro famiglie, nonché ai bambini inferiori a 12 anni, che dovevano essere educati alla fede cattolica. Ciò creava i presupposti perché nascesse negli esuli il desiderio di ritornare per ricongiungersi ai cari e cercare i propri figli; le condizioni internazionali propizie furono determinate dalla preparazione della lega antifrancese diGuglielmo di Orange, prossimo all'insediamento sul trono inglese.
Con tale aiuto e sotto la guida di Enrico Arnaud, nell'agosto del1689 iniziò il cosiddetto "Glorioso rimpatrio"; un migliaio di esuli attraversò le Alpi e percorse i 200 km dalLago Lemano allaVal di Susa. Più di un terzo non arrivò a destinazione; il rimanente vide la mano di Dio nella loro salvezza: infatti un capovolgimento di alleanze portò alla rottura della coalizione franco-piemontese e al passaggio di Vittorio Amedeo II nellaLega di Augusta a fianco di Inghilterra e Paesi Bassi. Per ottenere l'appoggio dei valdesi nella difesa dei confini, il duca emanò l'Editto di tolleranza, vennero liberati i carcerati e ritornarono altri profughi da ogni dove; il ghetto alpino era un'area marginale ed emarginata, ma nuovamente libera per la propria fede, anche se ciò provocò le irate proteste delpapa Innocenzo XII.[18]
Durante tutto il XVIII secolo si rafforzarono i legami con le chiese riformate d'oltralpe. LaRivoluzione francese e poiNapoleone Bonaparte produssero infine l'emancipazione di Valdesi ed Ebrei del regno di Sardegna.[21]
Nel1850 si sviluppò il sistema delle scuole alpine di borgata a opera del colonnello ingleseCharles Beckwith. Gliantropologi chiamano "paradosso alpino" il fenomeno secondo il quale il livello d'istruzione e di apertura culturale di una comunità aumenta proporzionalmente alla quota. Lo stereotipo della comunità alpina come una realtà chiusa e impermeabile è contraddetto da realtà come quella valdese, che alla fine del XIX secolo presentava una percentuale di analfabeti trascurabile e vantava contatti con leélite culturali di mezza Europa. Il paradosso alpino, tuttavia, non rappresenta una peculiarità valdese, dal momento che lo si riscontra in tutto l'arco alpino.
Nel1979 venne siglato il patto di integrazione trametodisti e valdesi in un'unica comunità confessionale.
Per quanto riguarda l'etica, i valdesi favoriscono il dibattito su temi qualiomosessualità,aborto,testamento biologico edeutanasia, ponendosi di fatto in contrasto con la Chiesa cattolica, interpretando le Sacre Scritture alla luce delle nuove frontiere teologiche, linguistiche e scientifiche acquisite.
La Commissione Bioetica della Tavola Valdese si è espressa in maniera articolata sia sull'aborto sia sull'eutanasia, con posizioni che sostanzialmente si possono riassumere nell'affermazione della centralità della responsabilità personale in queste delicate decisioni.[24] La Chiesa evangelica valdese è anche impegnata nella diffusione deltestamento biologico, i cui registri in molte città sono gestiti dalle comunità valdesi.[25]
La Chiesa Valdese ritiene che il singolo credente sia guidato dalloSpirito Santo e mantiene quindi un certo riserbo nell'offrire direttive specifiche nel campo dell'etica sessuale come in quello politico-sociale. Ciononostante, i valdesi si sono dimostrati molto aperti sul tema dell'omosessualità; il 26 agosto 2010 ilSinodo valdese ha votato un ordine del giorno che consente la benedizione delle coppie dello stesso sesso, "laddove la chiesa locale abbia raggiunto un consenso maturo e rispettoso delle diverse posizioni", con 105 voti a favore, 9 contrari e 29 astenuti[32]. La Chiesa Valdese, inoltre, s'impegna attivamente nella lotta all'omofobia[33] e nel supporto alla comunitàLGBT.
Il dibattito sul tema dell'omosessualità avviene anche tramite la R.E.F.O. (Rete Evangelica Fede e Omosessualità)[34] e l'Associazione Fiumi d'acqua viva - Evangelici su Fede e Omosessualità.[35] Vi è anche una piccola minoranza di valdesi contrari al riconoscimento liturgico delle coppie omosessuali, come peraltro a tutto l'indirizzo progressista e inclusivo della morale valdese,[36] che è stata oggetto di una deplorazione da parte del Sinodo 2011, ritenendoli responsabili di diffamazione nei confronti della Chiesa.
Nell'esegesi biblica, la Chiesa valdese, nelle sue espressioni oggi ufficiali, rifiuta l'approccio letteralista ofondamentalista, accostandosi piuttosto ai testi dellaBibbia con ilmetodo storico-critico. Anche i testivetero eneotestamentari che condannano gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso, come tutti gli altri passi biblici, vengono contestualizzati nell'ambiente storico e sociale in cui furono scritti e re-interpretati alla luce del moderno messaggioevangelico universale.
Dopo molti secoli di dure persecuzioni, i valdesi hanno acquistato la libertà legale nel1848, durante il regno diCarlo Alberto di Savoia (vediStatuto Albertino). Da allora la Chiesa Valdese si è sviluppata e diffusa attraverso la penisola italiana. Durante l'occupazione nazifascista dell'Italia settentrionale nellaseconda guerra mondiale, i valdesi italiani sono stati attivi nel cercare di salvare gliebrei che erano minacciati dallo sterminio nazista, nascondendo molti di loro nella stessaVal Pellice, territorio in cui gli antenati valdesi trovarono rifugio.[37]
L'organo di stampa ufficiale è il settimanaleRiforma.
Oggi i valdesi sono diffusi soprattutto inPiemonte, dove contano 41 chiese (120 in tutta Italia), di cui 18 nelle cosiddette "Valli Valdesi", e hanno il loro centro aTorre Pellice, nellacittà metropolitana di Torino. La città diTorino ha quattro Chiese valdesi. Ogni anno, nell'ultima settimana di agosto, i deputati delle chiese locali e i pastori si riuniscono a Torre Pellice per dare luogo al Sinodo Valdese, massimo momento assembleare e decisionale nella vita delle chiese.
Da ricordare l'isola linguistico-religiosa diGuardia Piemontese inCalabria (CS), che fu fondata nel XII secolo da rifugiativaldesi provenienti daBobbio Pellice inPiemonte. AGuardia Piemontese la popolazione, pur non professando ormai più la fede riformata valdese a seguito dellastrage del 1561 per opera del Vicereame di Napoli (al quale la popolazione valdese si era ribellata, in seguito al regime di controllo imposto dall'Inquisizione), parla ancora un dialettoprovenzale. Affacciata sulla piazza della strage, lungo le mura periferiche della città, la "Porta del sangue" ne testimonia la triste vicenda storica. Presente e attiva è invece la comunità valdese diDipignano, sempre inCalabria (CS), concentrata in un antico nucleo abitativo chiamato Doviziosi, dove da pochi anni ha anche acquistato dalla Curia la chiesa già intitolata asant'Ippolito, restaurandola e adibendola a proprio luogo di culto.
Negli ultimi decenni si è sviluppato, nonostante le diffidenze dovute alle vicende storiche, un certo dialogoecumenico con laChiesa cattolica, il cui risultato più concreto è stata l'intesa suimatrimoni misti neglianni novanta, mentre permangono ancora alcune distanze dal mondo cattolico riguardo alle questioni etiche e morali, ad esempio riguardo al riconoscimento da parte del Sinodo valdese della legittimità dell'eutanasia.
Il 22 giugno 2015papa Francesco ha visitato ilTempio Valdese di Torino e vi ha incontrato il Moderatore della Tavola valdese:[40] è stata la prima volta che un pontefice ha fatto visita a un tempio valdese. In questa occasione, il papa ha chiesto scusa a nome della Chiesa cattolica romana per le persecuzioni di cui i valdesi sono stati vittime nel corso dei secoli.[41] Le scuse sono state apprezzate e accettate dal successivo Sinodo valdese.[42]
I primi insediamenti di valdesi italiani si sono avuti inSudamerica nel1856 e oggi la Chiesa Valdese delRío de La Plata (Iglesia Valdense del Río de La Plata) ha 40 congregazioni e 15.000 membri divisi fra l'Uruguay e l'Argentina. Tali comunità sono autonome rispetto allaChiesa evangelica valdese con sede aTorre Pellice, anche se naturalmente mantengono una piena e fraterna comunione con essa.
Nell'epoca coloniale anche gruppi di valdesi italiani e francesi migrarono negliStati Uniti;ad esempioWilliam Paca, uno dei firmatari dellaDichiarazione d'Indipendenza, era un probabile discendente di immigrati valdesi[senza fonte][43]. Ancora verso la fine dell'Ottocento, tra gli emigranti italiani vi erano alcuni valdesi. Di conseguenza, nel corso dei secoli furono fondate comunità valdesi negli Stati Uniti, la più grande delle quali è una cittadina nelleContea di Burke nellaCarolina del Nord, denominata Valdese;[44] qui la popolazione, secondo il censimento del2000, ammontava a 4.485 abitanti; la congregazione usa il nome di ChiesaPresbiteriana Valdese. Chiesa e comunità vennero fondate nel1893, anno in cui giunse un piccolo gruppo di valdesi dalleAlpi Cozie che fondò la cittadina di Valdese; oggi la Chiesa Valdese è la più antica Chiesa evangelica ancora in attività. Il 9 luglio1895 la ChiesaPresbiteriana Valdese di Valdese si è associata alla ChiesaPresbiteriana degli Stati Uniti ed è ora membro delPresbiterio del West-North Carolina.
Neglianni venti tutte le chiese e le missioni valdesi statunitensi si sono fuse nella ChiesaPresbiteriana: ciò è dovuto all'assimilazione culturale delle seconde e terze generazioni. Esiste però un gruppo, denominato Vecchia Chiesa Valdese degliAnabattisti, che reclama di provenire dall'organizzazione italiana, ma che, dopo essere giunto in America, si è dichiarato indipendente dalle organizzazioni della Chiesa valdese ufficiale; un tempo fu una confessione di dimensioni considerevoli, ma oggi si è ridotta ad un piccolo gruppo religioso presente solo nelMichigan e nell'Ohio.[45] Tra le Chiese valdesi più conosciute in America c'è anche un gruppo consistente aNew York.
Nel1698 circa 3.000 valdesi giunsero nellaRenania meridionale. La maggior parte di loro sono poi ritornati alle loro valli delPiemonte, ma coloro che sono rimasti inGermania sono stati assorbiti dalle altre chiese di tradizione riformata-calvinista e dieci congregazioni esistono oggi come componente dellaEvangelische Kirche von Deutschland.Mörfelden-Walldorf è uncomune tedesco di 33.721 abitanti, situato nelland dell'Assia; è una località a circa 10 km daFrancoforte sul Meno, fondata il 10 luglio del1699 da Valdesi.Walldorf è uncomune tedesco di 14.685 abitanti,[46] situato nelland delBaden-Württemberg, fondato il 10 luglio del1699 da Valdesi in fuga dalleValli Valdesi dopo la revoca dell'Editto di Nantes del1685 e le successive persecuzioni cui furono sottoposti. Quattordici famiglie delle Valli Valdesi decisero di fermarsi e fondare una nuova località, piuttosto che continuare a girovagare lungo ilReno o rientrare nelle Valli Valdesi, rinunciando alla propria fede valdese. È attiva l'Associazione Amici dei Valdesi di Walldorf. InSvizzera sono presenti sette chiese evangeliche di lingua italiana che, grazie a un accordo con la Tavola Valdese, fruiscono della cura di alcuni pastori valdesi: due aZurigo e le altre aBasilea,Ginevra,Losanna,Sciaffusa eSan Gallo.
^Herbert Grundmann,Movimenti religiosi nel Medioevo, Bologna, Il Mulino, 1980, I. 3."I provvedimenti ecclesiastici contro l'eresia e il movimento religioso del XII secolo", pag. 54-65.
^Si veda, a proposito del carattere comune delle cosiddette "eresie urbane" in Italia settentrionale, il saggio diCinzio Violante,Eresie urbane e eresie rurali, inMedioevo ereticale, a cura di Ovidio Capitani, Bologna, Il Mulino, 1977,ISBN 88-15-00053-4, in particolare la sezione II. 2, pp. 192-194
^Luciano Comida, "La Bibbia, lettura fondante", intervista a Gianfranco Manfredi, inRiforma - Settimanale delle chiese evangeliche battiste, metodiste, valdesi, anno XIX, n. 2, 14 gennaio 2011
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