Lastoria dellaprostituzione (dal latinoprostituere-, esporsi al pubblico; quell'attività che consiste nell'accettare di compiereatti sessuali in cambio di un corrispettivo materiale diretto) copre e si estende a tutte le culture, sia antiche che moderne[1][2]; vi è unluogo comune che definisce essere "il mestiere più antico del mondo"[3].
Già nel XVIII secolo a.C., nell'anticoregno di Babilonia è stata riconosciuta la necessità di tutelare i diritti di proprietà delledonne, tra cui quelli delle prostitute: tali disposizioni, che affrontano i diritti di eredità delle donne (riguardanti ladote per le figlie non sposate e i doni ricevuti dal padre), sono stati trovati nelCodice di Hammurabi[4].
Una delle prime forme di prostituzione presenti nel mondo antico è stata la cosiddettaprostituzione sacra, presumibilmente praticata già tra iSumeri. Nelle fonti pervenuteci (Erodoto eTucidide) vi sono varie tracce di prostituzione sacra; a Babilonia ogni donna doveva raggiungere, almeno una volta nella sua vita, il santuario di Militta dedicato allaDeaAnahita (o Nana, equivalente adAfrodite) e qui avervi un rapporto sessuale con uno straniero, come pegno simbolico d'ospitalità.
In tutto l'anticoVicino Oriente, inMesopotamia lungo ilTigri e l'Eufrate, v'erano molti santuari e templi o "case del cielo" (dedicati perlopiù alle divinità dell'amore) dove la prostituzione sacra era una pratica comune[5]; ciò viene documentato dallo storico greco Erodoto nelle sueStorie[6]; la prima prostituzione babilonese si svolgeva in spazi che erano centro d'attrazione per tutti i viaggiatori.
Una tale tradizione si è conclusa quando l'imperatoreCostantino, nelIV secolo, fece abbattere i templi dedicati alle dee per sostituirli con chiese cristiane[7].
La prostituzione era comune anche nell'antico Israele, nonostante fosse tacitamente proibita dallalegge ebraica. Nella religione dellaterra di Canaan una parte significativa degli addetti alla prostituzione sacra all'interno dei templi era di sesso maschile; solitamente in onore della DeaAstarte era di uso comune anche inSardegna e in alcune delle culture derivanti daiFenici. Sotto l'influenza fenicia si è sviluppata in altri porti delMar Mediterraneo, comeErice inSicilia,Locri Epizefiri,Crotone, Rossano di Vaglio, eSicca Veneria, fino a giungere all'Asia Minore, inLidia, Siria e tra il popolo degliEtruschi.
LaSacra Bibbia contiene indicazioni al riguardo, fornendo rappresentazioni della prostituzione praticata nella società del tempo. Nellibro della Genesi al capitolo 38 viene narrata la storia di Giuda eTamar: la prostituta esercita il proprio commercio ai bordi di una strada, in attesa dei viaggiatori di passaggio, coprendosi il volto (e ciò la segna come prostituta). Viene pagata in natura, chiedendo unacapra in cambio; un prezzo piuttosto elevato in una società dedita quasi esclusivamente alla pastorizia, un costo che solamente i ricchi proprietari di numerose mandrie avrebbero potuto permettersi di pagare per un singolo incontro sessuale.
Se il viaggiatore non portava con sé il proprio bestiame, avrebbe dovuto dare alcuni oggetti di valore in deposito alla donna, fino a quando l'animale pattuito non le fosse stato consegnato.
Anche se in questa storia la donna non era una vera prostituta, bensì una vedova, ella aveva le sue buone ragioni per cercar d'ingannareGiuda (figlio diGiacobbe e suo suocero) e rimanere incinta di lui: Tamar riesce ad impersonare benissimo il ruolo ed il suo comportamento può esser considerato come quello reale effettivo che ci si sarebbe attesi da un'autentica prostituta nella società del tempo.
Un'altra storia biblica, più tarda, presente nel libro di Giosuè, narra di una prostituta diGerico di nome Rahab la quale aiuta le spie israelite intrufolatesi in città, grazie alla conoscenza della situazione socio-culturale e militare datale dalla popolarità che gode tra i nobili di alto rango: le spie, in cambio d'informazioni, le promettono di salvare la vita a lei e alla sua famiglia durante l'invasione militare che era stata pianificata. Un segno lasciato davanti alla casa avrebbe indicato ai soldati di non far irruzione; dopo la conquista della città la donna lasciò la professione, si convertì all'ebraismo e sposò un membro di spicco del popolo.
Nellibro dell'Apocalisse la grandemeretrice di Babilonia è "Babilonia la Grande, madre delle prostitute e di tutte le abominazioni della Terra" (qui la parola prostituta può anche esser tradotta come persona dedita all'idolatria[8]). Alcune antichepergamene suggeriscono che il significato del nome del luogo ove s'esercitava la prostituzione babilonese era simile alla parola ebraica che significa "libero"; ciò indicherebbe che i maschi avrebbero dovuto offrire loro stessi per poter riacquistare la libertà[9].
In Grecia sia le donne che i ragazzi potevano impegnarsi nell'arte della prostituzione[10]. La parola greca per indicare la prostituta è "porné" (πόρνη), derivante dal verbo pernemi-vendere e con evidente evoluzione moderna: la parolapornografia è direttamente derivazione da porné[11].
Le prostitute, uniche donne indipendenti di quella società, potevano anche essere notevolmente influenti (vedi ad esempio l'eteraAspasia, l'amante diPericle). Erano tenute ad indossare abiti che le distinguessero da tutte le altre donne e dovevano pagare le tasse dei loro proventi; alcune somiglianze sono state ritrovate con la figura giapponese dell'oiran, che si ritrovava in una posizione intermedia tra la comune prostituta e lacortigiana più raffinata (si veda anche l'indianatawaif).
Alcune tra le prostitute greche, come ad esempioLais, sono divenute celebri sia per la loro arte che per la notevole bellezza e fascino ch'emanavano; queste donne potevano addebitare somme enormi per i loro servizi. FuSolone nelVI secolo a.C. ad istituire il primobordello (oik'iskoi) dell'antica Atene, e con i guadagni derivanti da questobusiness riuscì a far costruire un grande tempio dedicato adAfrodite Pandemos (corrispondente aQadesh), epiteto che descrive la dea come patrona dei piaceri sensuali, in opposizione all'Afrodite Urania o celeste[12]; era invece severamente proibita l'induzione alla prostituzione.
Secondo quanto riportaStrabone esisteva, sia aCipro che aCorinto, un tipo particolare di prostituzione religiosa che veniva praticata all'interno di templi contenenti più di mille donne (hierodules, Gr: ιερόδουλες). Ogni categoria specializzata assumeva un suo nome proprio; vi era quindi la chamaitypa'i o prostituta di strada, la perepatetikes che incontrava i clienti mentre passeggiava e poi se li portava in casa, la gephyrides che lavorava nei pressi dei ponti.
NelV secoloAteneo di Naucrati c'informa che il prezzo generalmente pattuito ammontava a unobolo, un sesto di dracma, equivalente allo stipendio giornaliero d'un comune lavoratore; le rare immagini che descrivono l'attività sessuale mostrano che veniva eseguita su letti con coperte e cuscini, mentre i sedili posti neltriclinio di solito non avevano questa funzione.
Comune era anche laprostituzione maschile, solitamente praticata da ragazzi poco più che adolescenti, riflesso dell'usanza del tempo riguardante lapederastia; capitava anche che giovani maschi ridotti in stato di schiavitù finissero col lavorare all'interno di bordelli esclusivamente maschili (ciò accadde al discepolo diSocrateFedone di Elide). Per quanto riguarda invece i ragazzi liberi, coloro che sceglievano di vendere i propri favori rischiavano di perdere per sempre i diritti politici una volta divenuti adulti.
La prostituzione nell'impero romano era legale, pubblica e diffusa. I cittadini romani di più alto status sociale erano liberi d'intrattenere rapporti sessuali sia con prostitute che con giovani maschi, senza per questo incorrere in alcuna disapprovazione di tipo morale[13]; sempre a condizione che mantenessero il perfetto controllo e padronanza di sé, dimostrando moderazione nella frequenza delpiacere sessuale. Laletteratura latina, sia in poesia che in prosa, viene a riferirsi spesso alla compagnia data dalle prostitute.
Le pratiche attuate sono documentate dalle disposizioni deldiritto romano regolanti la prostituzione, oltre che da iscrizioni come i graffiti di Pompei. Fino alIV secolo i grandi bordelli di Roma, alcuni dei quali di proprietà statale, erano delle vere e proprie attrazioni turistiche[14].
Le prostitute avevano un loro ruolo speciale in diverse osservanze religiose, soprattutto quelle del mese diaprile, notoriamente dedicato alle gioie dell'amore e presieduto daVenere. Allo stesso tempo però erano considerate anche in maniera vergognosa: si trattava difatti per la maggior parte di schiave o ex-schiave; se invece erano di nascita libera finivano relegate al ruolo diinfames, persone del tutto prive di posizione sociale e private della maggior parte delle protezioni accordate ai cittadini ai sensi del diritto romano[15].
La prostituzione riflette quindi gli atteggiamenti ambivalenti degli antichi romani nei confronti del piacere e dellasessualità[16].
La prostituta registrata ufficialmente veniva chiamata meretrix (meretrice), mentre quelle non ufficiali rientravano tutte nell'ampia categoria delle prostibulae. Vi si trovano alcuni punti in comune con il sistema greco, ma col tempo, a mano a mano che l'impero romano s'espandeva ampliando i propri confini, le prostitute erano spesso di origine straniera, catturate nel corso delle guerre e ridotte in stato di schiavitù o abbandonate a loro stesse: i bambini e le bambine abbandonate finivano quasi sempre con l'entrare nel giro della prostituzione[17].
Diventare delle schiave che esercitano la prostituzione era talvolta anche una pena assegnata a donne libere macchiatesi di crimini particolarmente gravi. Infine tutti gli schiavi, femmine e maschi, potevano essere venduti ed acquistati in privato con l'esplicito scopo di usarli sessualmente.
IlGesù descritto neiVangeli ha un atteggiamento molto personale nei confronti delle prostitute; non solo le tratta gentilmente, ma fa di loro addirittura un esempio di fede: "In verità vi dico, i pubblicani e le prostitute vi precederanno nel regno dei cieli" (Matteo 21.31). Nel cristianesimo delle origini la prostituta è colpevole di un grave errore morale, ma può essere salvata dalla fede: "... neanche io ti condanno. Va' e non peccare più. La tua fede ti ha salvata."
Durante il Medioevo, la prostituzione si poteva comunemente ritrovare nei contesti urbani. Anche se tutte le forme di attività sessuale al di fuori del matrimonio erano considerati peccaminosi dallaChiesa Cattolica Romana, la prostituzione era di fatto tollerata (seppur in maniera riluttante) perché si riteneva evitasse mali maggiori come lostupro, lasodomia e lamasturbazione[18]; nonostante ciò erano molti i canonisti che premevano ed esortavano le prostitute a convertirsi e cambiare vita.
Molti governi cittadini stabilirono che le prostitute non dovessero esercitare il loro mestiere all'interno delle mura cittadine, ma solamente al di fuori della giurisdizione comunale; in varie regioni francesi, tedesche e inglesi si adibirono certe strade come aree in cui la prostituzione era consentita. Il toponimoGropecunt Lane, diffuso in epoca medievale in molte città inglesi e in alcuni casi conservatosi sino ad oggi, stava proprio ad indicare una strada in cui la prostituzione era consentita. ALondra i bordelli diSouthwark erano di proprietà delvescovo di Winchester[19].
In seguito divenne pratica comune nelle grandi città dell'Europa del Sud di istituire bordelli sotto il controllo delle autorità, vietando al contempo qualsiasi forma di prostituzione svolta al di fuori di tali locali; l'atteggiamento a cui ci si atteneva maggiormente in gran parte dell'Europa del nord era invece quello dellaissez faire[20]. La prostituzione trovò infine un mercato molto fruttuoso durante tutto il periodo delleCrociate.
NelVII secolo il profeta islamicoMaometto dichiarò la prostituzione vietata in ogni caso, considerandola un grave peccato (Sahih al-Bukhari[21]). Ma nonostante questo la schiavitù sessuale è molto comune durante latratta araba degli schiavi, durante tutta l'epoca medioevale e prima dell'età moderna, in cui donne e ragazze africane, caucasiche, dell'Asia centrale ed europee sono state catturate e costrette a servire come concubine all'interno degliharem dei signori arabi[22].Ibn Battuta dice più volte d'aver acquistato delle schiave-concubine[23].
Secondo i musulmanisciiti il profeta sancì l'istituto del matrimonio a tempo determinato, chiamatomut'a in Iraq e sigheh in Iran, ma ciò è stato invece utilizzato spesso come copertura per legittimare le lavoratrici del sesso in una cultura in cui la prostituzione è altrimenti severamente proibita in quanto peccaminosa[24]. Isunniti, che costituiscono la maggioranza dei musulmani in tutto il mondo, ritengono che la pratica del matrimonio temporaneo sia stata abrogata ed infine vietata da uno dei successori del profeta,Umar.
Il terminedevadasi descrive originariamente una pratica religiosainduista in cui giovani donne venivano fatte "sposare" alla divinità a cui erano state dedicate (deva oDevī). Oltre a prendersi cura del tempio e ad eseguire in maniera corretta tutti i rituali imparati delle varie arti classiche tradizionali (Bharatanatyam), esse godevano di un elevato status sociale.
La loro popolarità sembra aver raggiunto il suo apice durante il X-XI secolo e la loro ascesa e caduta è stata parallela a quella dei grandi templi indù delsubcontinente indiano prima della conquista musulmana di tutto il nord; a causa della distruzione dei templi durante l'invasione musulmana scomparve anche la figura della devadasi. Con l'impoverimento dei templi e la perdita dei loro re protettori molte di queste donne furono costrette ad una vita di miseria e prostituzione.
A partire dal '400 un numero sempre maggiore di visitatori cinesi, coreani e di altri paesi estremo-orientali iniziarono a frequentare i bordelli inGiappone[25]; questa pratica continuò anche con i commercianti occidentali.
Nei primi anni delXVII secolo vi era una diffusa prostituzione femminile, ma anche maschile, in varie città del Giappone tra cuiKyoto,Edo eOsaka: leoiran erano le cortigiane delperiodo Edo. Le taiwaf erano invece le cortigiane che esercitavano per la nobiltà dell'Asia meridionale, in particolare durante l'era delperiodo Moghul; queste sapevano cantare, ballare e recitare poesie oltre che intrattenere al meglio i loro pretendenti.
Come lageisha nella tradizione giapponese, lo scopo principale della taiwaf era quello di intrattenere i propri ospiti con professionalità, mentre il sesso era spesso occasionale, e non assicurato contrattualmente. Di alta classe, le più popolari e richieste potevano spesso scegliere tra il meglio dei loro clienti.
Tra gliAztechi il nome dato a tutti quegli edifici controllati dallo stato, in cui la prostituzione era consentita dalle autorità politico-religiose, è quello diCihuacalli: una parola nahuati che significa "Casa delle donne". Si trattava di un luogo chiuso composto da varie camere, disposte tutte attorno ad un patio centrale; al centro del cortile vi era la statua diTlazolteotl, la dea della sessualità.
Le autorità religiose imponevano che le donne che avessero voluto lavorare come prostitute, avrebbero dovuto farlo solo all'interno di tali locali custoditi dalla divinità la quale aveva, tra gli altri, anche il potere d'incitare l'attività sessuale ed allo stesso tempo fare pulizia spirituale di tali atti.
Vi sono storie che si riferiscono anche a certi luoghi, sia all'interno della Cihuacalli o all'esterno, dove le donne dovevano eseguire una specialedanza erotica di fronte ai maschi. Il poeta Tlaltecatzin diTenochtitlán delXIV secolo aveva però notato che alcune di queste "donne allegre" si esibivano in danze erotiche anche in certi case al di fuori della zona assegnata a loro[26].
Bernal Díaz ha descritto numerosi esempi diprostituzione maschile tra gli Aztechi, così come i sacerdoti del tempio non sposati si potevano dedicare allasodomia[27].
Le prostituteInca venivano separate dalle altre persone e vivevano sotto la supervisione di un agente del governo[28].
Entro la fine delXV secolo gli atteggiamenti sociali nei confronti della prostituzione avevano cominciato ad indurirsi. Un focolaio disifilide scoppiato aNapoli nel 1494, e che si diffuse poi velocemente in tutto il continente europeo, potrebbe aver avuto origine da unoscambio colombiano[29]; ma anche la prevalenza di altremalattie sessualmente trasmissibili del secolo successivo potrebbe essere stata causata proprio da questo cambiamento d'atteggiamento.
All'inizio del '500 emerse con forza l'associazione tra prostitute econtagio dapeste, provocando la messa al bando di bordelli e pratica della prostituzione da parte dell'autorità secolare[30]; inoltre la loro proibizione a termini di legge fu utilizzata anche per rafforzare il sistema deldiritto penale dell'epoca[31].
Ildiritto canonico definisce una prostituta come "una donna promiscua, a prescindere da elementi finanziari"[32]. La prostituta, considerata "una puttana a disposizione della brama di molti uomini" è stata così sempre più strettamente associata con la promiscuità di per sé[33].
La posizione ecclesiastica nei riguardi delle prostituzione era triplice: "l'accettazione della prostituzione come un fatto sociale inevitabile, la condanna di coloro che traggono profitto da questo commercio, e l'incoraggiamento rivolto alla prostituta di ravvedersi"[34]. La Chiesa è stata costretta a riconoscere la propria incapacità d'eliminare la prostituzione dalla società mondana e nelXIV secolo "ha cominciato a tollerare la prostituzione come un male minore."[35][36]
Tuttavia le prostitute dovevano essere escluse dalla comunità cristiana fino a quando non avessero smesso d'esercitare[37]. Intorno alXII secolo cominciò a prendere piede l'idea della prostituta redenta e divenuta così santa, questo soprattutto attraverso la figura diMaria Maddalena, una delle sante più popolari dell'epoca; si utilizzò la storia biblica della Maddalena - vista come prostituta convertita a seguito del suo incontro con Gesù - per incoraggiare le prostitute a pentirsi.[38]
Allo stesso tempo vennero istituite delle case religiose con lo scopo di fornire asilo ed assistenza alle "maddalene": le case delle maddalene erano particolarmente popolari e raggiunsero il loro picco nei primi decenni del '300[39][40]. Nel corso del Medioevo vari pontefici e comunità religiose fecero diversi tentativi per rimuovere la prostituzione dalla società o riformarne l'istituzione, con successo variabile nel tempo[41].
Con l'avvento dellariforma protestante, un numero sempre maggiore di città tedesche chiusero i bordelli nel tentativo di sradicare il fenomeno della prostituzione. In alcuni periodi, le prostitute dovevano distinguersi da segni particolari, a volte tenendo i capelli molto corti o addirittura completamente rasati o indossare un velo che ne coprisse tutto il volto tranne gli occhi; i codici penali regolavano anche il crimine rappresentato da una prostituta che dissimulasse la propria professione. Infine, in alcune culture, le prostitute erano le sole donne che avevano il permesso di cantare in pubblico o di partecipare come attrici agli spettacoli teatrali.
Secondo l'autorederviscio Ismail Agha, in "Dellâkname-i Dilküşâ"[42][43], l'Hammam o bagno turco della tradizione inerente all'impero ottomano aveva come massaggiatori - gli addetti a lavare e strofinare i corpi dei clienti - giovani maschi i quali potevano spesso indulgere in attività di prostituzione[44]: i testi descrivono chi fossero, i prezzi da loro praticati, il numero di volte che potevano procurare unorgasmo ai clienti e i dettagli delle loro pratiche sessuali.
NelXVIII secolo, presumibilmente aVenezia, le prostitute iniziarono a far uso dipreservativi realizzati con intestino di mucca ricucito.
Durante il periodo dellaCompagnia britannica delle Indie orientali nellasocietà Raj (tra la fine del '700 e l'inizio dell'800) era inizialmente abbastanza comune per i soldati inglesi frequentare le prostitute indiane, visitate in qualità di ballerine-naucht[45]. Ma dal momento in cui le donne britanniche cominciarono a giungere in India in gran numero, durante la prima metà dell'800, divenne sempre più raro per i militari europei far uso di prostitute locali, fino a quando con gli eventi relativi aimoti indiani del 1857 ilmeticciato venne radicalmente disprezzato[46].
Molte delle donne che posavano per l'arte erotica di questo periodo erano prostitute.
I principali teorici delcomunismo sono stati degli strenui oppositori della prostituzione:Karl Marx considerava la sua abolizione come necessaria per superare ilcapitalismo,Friedrich Engels considerava anche ilmatrimonio una forma di prostituzione, mentreVladimir Lenin considerava il lavoro sessuale come estremamente sgradevole. I governi comunisti, nei paesi in cui assunsero il potere, hanno spesso preso provvedimenti nel tentativo di reprimere la prostituzione, senza però mai riuscirvi completamente in quanto la pratica continuava in ogni caso a persistere.
Nei paesi che sono rimasti nominalmente comunisti anche dopo la fine dellaGuerra Fredda, in particolare nellaRepubblica popolare cinese, la prostituzione resta illegale, ma è comunque comune. In molti dei paesi ex-comunisti infine, proprio la depressione economica causata dal crollo dell'Unione Sovietica ha portato ad un aumento considerevole della prostituzione[47].
Ilturismo sessuale emerge nel tardo XX secolo come uno degli aspetti più controversi del turismo occidentale a seguito della sempre maggiorglobalizzazione, tipicamente intrapreso a livello internazionale da turisti provenienti dai paesi più ricchi del mondo. L'autore e storico norvegese Nils Ringdal ha affermato che tre uomini su quattro di età compresa tra 20 e 50 anni che hanno visitato l'Asia e l'Africa hanno pagato per il sesso[48].
Un nuovo tipo di approccio giuridico alla prostituzione è emerso alla fine del '900 e cioè il divieto di acquisto, ma non la vendita di servizi sessuali, con solo il cliente ad essere criminalizzato, non la prostituta. Tali leggi sono state emanate inSvezia (1999),Norvegia (2009),Islanda (2009),Canada (2014),Irlanda del Nord (2015), e sono anche presi in considerazione in altre giurisdizioni.
InAfghanistan sembra rivivere un metodo di prostituzione che coinvolge giovani maschi adolescenti, conosciuta comeBacha Bazi[49].
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