DaiVangeli sinottici si possono ricavare varie informazioni, sia esplicite che implicite, sulla natura, l'ubicazione e l'uso per il quale era stato inizialmente costruito il Santo Sepolcro. La tomba era stata fatta scavare nella roccia daGiuseppe D'Arimatea, ricco membro delsinedrio che era segretamente discepolo diGesù[1] e che si era opposto alla suacrocifissione[2]. Questo sepolcro, in cui non era mai stato sepolto nessuno, aveva vicino ad esso una grossa pietra di forma rotonda che aveva lo scopo di chiuderne l'ingresso[3].Nel Vangelo di Giovanni, il Santo Sepolcro è espressamente ubicato vicino a dove venne crocifisso Gesù[4], all'esterno delle mura cittadine[5]. Dai Vangeli si deduce che il Santo Sepolcro era stato fatto scavare probabilmente con lo scopo di conservare le spoglie del proprietario, Giuseppe D'Arimatea, o quelle di un parente a lui molto vicino. Ma il tragico evolversi degli eventi che portarono allamorte di Gesù sulGolgota colpì talmente Giuseppe da convincerlo a farvi seppellire il suo maestro.Egli andò daPonzio Pilato a chiedere il corpo di Gesù[6]. Con questo gesto rese pubblica la sua fede, scelta coraggiosa essendo lui un membro del sinedrio, l'organo politico che ne aveva chiesto lacondanna a morte. Il governatore acconsentì; successivamente Giuseppe D'Arimatea comprò il lenzuolo in cui venne avvolto il corpo di Gesù[7].Maria di Magdala eMaria di Cleofa furono le testimoni della deposizione di Gesù nel sepolcro[8]. Loro stesse tornarono la domenica mattina successiva nellatomba di Gesù per cospargere il defunto con olii profumati ma, trovando la pietra rotolata e il sepolcro vuoto, corsero dagli apostoli a riferire quello che avevano visto[9]. A questo punto anche gli apostoliPietro eGiovanni corsero al sepolcro e lo trovarono come lo avevano descritto le donne[10].
Nel1099 dopo laPresa di Gerusalemme,Re Baldovino fece incidere sopra la porta del Santo Sepolcro: “Praepotens Genuensium Praesidium”, a ricordo della incredibile impresa dei Genovesi nella conquista della Città Santa.
Dal 1192, anno della vittoria diSaladino sui cristiani dellaTerza crociata, la custodia della chiave che apre la porta principale del Santo Sepolcro è affidata ai discendenti di una famiglia palestinese di arabi musulmani.[11][12][13]LoStatus Quo del 1852 ha confermato questa antica tradizione.[14]
135 - Il Santo Sepolcro rimase praticamente immutato fino al 135 quando l'imperatoreAdriano, dopo aver sedato la rivolta diSimon Bar Kokheba, distrusseGerusalemme e decise di trasformarla in una colonia romana. Fece anche costruire sopra i luoghi sacri dellapassione di Cristo dei templi pagani.
325 - Dopo ilconcilio di Nicea l'imperatoreCostantino I ordinò l'edificazione di una chiesa nei luoghi della passione di Gesù. L'anno successivoElena, la madre di Costantino, dopo aver fatto abbattere i templi pagani, scoprì il Santo Sepolcro e gli altri luoghi della passione di Gesù.
335 - Consacrazione dell'Anastasis, chiesa sorta nel luogo del Santo Sepolcro e facente parte di un complesso di tre chiese posizionate nei luoghi della passione di Gesù. All'interno di essa la pietra è stata scavata e il Santo Sepolcro è stato circondato da unaedicola (in latinoaediculum, piccolo edificio).
614 - Gerusalemme venne occupata dal re persianoCosroe II di Persia e la basilica venne incendiata.
629 - Gerusalemme venne riconquistata da parte dell'imperatore BizantinoEraclio I; ha inizio il restauro della Basilica.
Dentro l'attuale edicola è conservato ciò che rimane del Santo Sepolcro dopo la distruzione da parte delcaliffo-imamfatimideAl-Hakim, avvenuta nel 1009. All'interno vi sono due locali. Il primo che si incontra entrando è dettoCappella dell'Angelo, il locale più ampio; al suo centro, sopra una piccola colonna, è custodito quello che sarebbe il pezzo originario della pietra rotonda che chiudeva il sepolcro. Al secondo locale si accede attraverso una piccola porta: è questo ilSanto Sepolcro vero e proprio che venne chiuso dalla pietra. All'interno si può vedere, ricoperto da una lastra di marmo, il banco di roccia su cui sarebbe stato posto il corpo di Gesù Cristo.[15]
A parteSimon Pietro, che visse a Gerusalemme prima di recarsi a Roma, per quasi duemila anni nessunpontefice romano visitò il Santo Sepolcro. Da allora sono solo quattro i papi che lo hanno fatto.
Il primo fuPaolo VI che il 4 gennaio1964, dopo esser atterrato in aereo all'aeroporto diAmman, si diresse in automobile fino a Gerusalemme e quindi al Santo Sepolcro. Qui recitò una preghiera che ebbe allora un grande impatto fra i credenti[16];
Successivamente vi si recòGiovanni Paolo II in occasione delgiubileo dell'anno2000. Il pontefice celebrò una messa nel luogo santo il 26 marzo[17], a conclusione di un viaggio all'insegna della ricerca del dialogo con la religione ebraica.
Benedetto XVI nella giornata di venerdì 15 maggio2009 visitò il Santo Sepolcro. Durante la visita pronunciò un discorso[18] in cui definì questa tomba il luogo dove il Signore "ha vinto l'aculeo della morte e aperto il regno dei cieli ad ogni credente”.
Papa Francesco il 25 maggio 2014 ha visitato il Santo Sepolcro durante la sua visita in Terra Santa.
Robert Willis,The Architectural History of the Church of the Holy Sepulchre at Jerusalem, in G. Williams,The Holy City. Historical, Topographical and Antiquarian Notices of Jerusalem, London 1849 (I ed. ivi 1845), vol. II, pp. 129–294.
John Wilkinson,The Tomb of Christ: An Outline of Its Structural History, in "Levant", 4 (1972), pp. 83–97.
Martin Biddle,Il mistero della tomba di Cristo, Roma, Newton Compton Editori, 2006; ed. orig.:The Tomb of Christ, Stroud, Sutton Publishing Ltd, 1999.
Umberto Lorenzetti, Cristina Belli Montanari,L'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Tradizione e rinnovamento all'alba del Terzo Millennio, Fano (PU), settembre 2011.
Cristiano Marchegiani,Un "pensiero gloriosissimo" di Sisto V: il Santo Sepolcro da Gerusalemme a Roma. La reazione veneziana, la leggenda della mancata traslazione a Montalto delle Marche e un'ipotesi ubicativa, inCome a Gerusalemme. Evocazioni, riproduzioni, imitazioni dei luoghi santi tra Medioevo ed Età Moderna, a cura di Anna Benvenuti e Pierantonio Piatti, postfazione di Franco Cardini, Firenze, SISMEL-Edizioni del Galluzzo, 2013 ("Toscana sacra", 4), pp. 741–771.[1]