Santa Rita da Cascia | |
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Nascita | Roccaporena,1381[1] |
Morte | Cascia,22 maggio1457 |
Venerata da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 19 ottobre1626 dapapa Urbano VIII |
Canonizzazione | 24 maggio1900 dapapa Leone XIII |
Santuario principale | Basilica di Santa Rita,Cascia |
Ricorrenza | 22 maggio |
Attributi | Stigmate in fronte, corona di spine, rose |
Patrona di | Cascia, famiglie, donne sposate infelicemente, casi disperati e apparentemente impossibili, protettrice di salumieri, pizzicagnoli e serigrafi, co-patrona diNapoli |
Manuale |
Rita da Cascia, al secoloMargherita Lotti (Roccaporena,1381 –Cascia,22 maggio1457), è stata unareligiosaitaliana del monasteroeremitano diSanta Maria Maddalena.Beatificata dapapa Urbano VIII nel1626, è statacanonizzata dapapa Leone XIII nel1900.
Molta parte della vita di Rita risulta oscura dal punto di vista della documentazione storica. Tra le pochissime fonti più o meno coeve, si annoverano l'iscrizione e le immagini dipinte sulla "cassa solenne" (datata1457), ilCodex miraculorum (elenco di miracoli registrato dai notai su richiesta del comune diCascia, preceduto da una breve biografia scritta dal notaio Domenico Angeli, anch'essa del 1457),[2][1] e una tela a sei scomparti con episodi della vita (1480 circa). La prima ricostruzione agiografica completa a noi giunta risale soltanto al1610, ad opera di padre Agostino Cavallucci, agostiniano.[3][4][2] Su tale testo si modelleranno tutte le successive biografie della santa. Cavallucci si basò sulla tradizione orale (in particolare quella interna al monastero di Cascia e quella degli abitanti diRoccaporena),[2] e sulle poche fonti iconografiche precedenti, probabilmente servendosi, per il resto, ditopoiagiografici consolidati.
Il luogo di nascita è concorde perRoccaporena, una frazione montagnosa a circa cinque chilometri daCascia (provincia di Perugia), all'epoca uno dei castelli ghibellini facenti parte del contado del comune di Cascia. Le date di nascita e morte sono incerte. La data di nascita, in particolare, dipende dall'anno in cui si indica la morte, ovvero il1447 per alcuni o il1457 per altri,[5] dopo quarant'anni di vita monacale.[6]Papa Leone XIII, in occasione della canonizzazione di Santa Rita, sostenne le date 1381 e 1457.[7][8]
Secondo le biografie tradizionali, Rita nacque da Antonio Lotti e Amata Ferri,[8][9] genitori già anziani, molto religiosi, nominati dal Comune come "pacieri di Cristo"[10] nelle lotte politiche e familiari traguelfi e ghibellini, e in discrete condizioni economiche, come proprietari di terreni agricoli. I genitori, come era d'uso, la indirizzarono molto presto verso il matrimonio; Rita sposò quindi Paolo di Ferdinando di Mancino[8] (oMancini),[11] forse un ufficiale della guarnigione diCollegiacone, descritto tradizionalmente come un uomo orgoglioso ed irruente, appartenente alla fazioneghibellina.
Le nozze si tennero nella chiesetta di San Montano aRoccaporena. Secondo le agiografie tradizionali, il carattere mite di Rita acquietò, col tempo, lo spirito impulsivo e violento del marito, tanto che questi abbandonò le armi per convertirsi al lavoro presso un mulino da poco accomodato come loro casa. Nacquero due figli (forse gemelli), Giangiacomo Antonio e Paolo Maria.[11]
Dopo alcuni anni di matrimonio,[12] Paolo Mancini venne ucciso[11] — probabilmente da suoi ex-compagni, a causa di rancori passati ed accuse di tradimento — mentre rincasava in piena notte. Tuttavia, Rita non serbò odio, anzi perdonò gli assassini[11] e pregò anche per i suoi due figli che, come era costume del tempo, probabilmente stavano pensando alla vendetta. I due figli, da lì a breve, morirono di malattia, quasi contemporaneamente.[11] Si dice che la Santa pregò Dio per la morte dei suoi figli così che non avessero a sporcarsi le mani del sangue degli assassini del padre.
Abbandonata anche dai parenti del marito, Rita decise di prendere i voti ed entrare nel monastero agostiniano diSanta Maria Maddalena, a Cascia. Chiese per tre volte inutilmente il noviziato, che le venne rifiutato per ragioni non chiare; alcuni biografi pensano che rappresentasse un ostacolo la presenza di una parente del marito tra le monache, rancorosa poiché non fu vendicato. Tuttavia, con tenacia, fede e preghiera, Rita convinse la famiglia Mancini ad abbandonare ogni proposito di vendetta. Dopo aver riconciliato i Mancini con le fazioni degli assassini, Rita riuscì ad entrare in monastero intorno al1407.[11] Secondo la tradizione agiografica che si rifà alla biografia di Cavallucci, Rita, in piena notte, venne portata in volo dal cosiddetto "scoglio" diRoccaporena (altura dove andava spesso a pregare) fino dentro le mura del monastero di Cascia dai suoi tre santi protettori (Agostino,Giovanni Battista eNicola da Tolentino,[8] quest'ultimo canonizzato soltanto nel1446).
Sempre secondo Cavallucci, la badessa del monastero mise a dura prova la vocazione e l'obbedienza di Rita, facendole annaffiare un arbusto di vite secco, presente nel chiostro del monastero.[8] Il legno, dopo un po' di tempo, riprese vita e dette frutto. Nello stesso chiostro, oggi, è presente una vite risalente alXIX secolo. Durante i quarant'anni di vita monacale, Rita non solo si dedicò alla preghiera, a penitenze e a digiuni nel monastero, ma uscì spesso per andare in servizio a poveri e ammalati diCascia.
Secondo la tradizione devozionale, la sera delVenerdì Santo18 aprile1432 (o30 marzo1442 secondo un'altra tradizione), ritiratasi in preghiera per laPassione di Gesù, dopo aver ascoltato la predica di fra'Giacomo della Marca, avrebbe ricevuto una spina dalla corona del Crocifisso, che le si sarebbe conficcata in fronte. L'evento è uno dei pochi della vita della monaca esplicitamente ricordato nell'iconografia quattrocentesca pervenutaci e nel breve testo dipinto sulla "cassa solenne" (1457), nel quale si legge "quindici anni la spina patisti".[1]
Lastigmata sulla fronte e la precaria salute la obbligavano a non spostarsi daCascia. Tuttavia, si narra che nel1446 volle partire perRoma, per assistere alla canonizzazione del predicatore agostinianoNicola da Tolentino. La badessa era contraria per via della ferita purulenta sulla fronte, ma essa scomparve il giorno prima del pellegrinaggio, così che Rita poté partire. Al ritorno da Roma, però, lastigmata ricomparve.
Rita rimase malata a letto per molto tempo. Secondo la tradizione devozionale seicentesca, nell'inverno prima di morire Rita mandò sua cugina a prendere una rosa e due fichi nel suo orto a Roccaporena.[1] La cugina, incredula, pensava che delirasse, ma effettivamente trovò tra la neve la rosa rossa e i fichi richiesti, segni interpretati come la salvezza e il candore dell'anima di suo marito e dei suoi figli. Inoltre, la tradizione seicentesca lega strettamente Rita alle api, e dice che come apparvero api bianche sulla sua culla, così apparvero api nere sul suo letto di morte.
Sulla base di questi racconti, le api, le rose e la spina sono diventati gli attributi iconografici più frequenti della Santa.
La monaca agostiniana si spense la notte del 22 maggio1447[1][11] (o, per Papa Leone XIII e per altri,1457).
Il suo corpo venne collocato dapprima in una cassa semplice, detta "cassa umile", e non fu mai inumato a causa dell'immediata devozione dalla quale venne investito.[13] I primi miracoli vennero registrati dai notai nelCodex miraculorum (Codice dei miracoli) a partire dal1457 e fino al1563 (in totale, quarantasei miracoli). In seguito a un incendio che nel 1457 danneggiò la "cassa umile", venne realizzata la cosiddetta "cassa solenne", decorata con immagini della Santa e con un breve testo in dialetto casciano quattrocentesco che riassume gli ultimi anni della sua vita. La cassa è ancora oggi conservata nella cella dove morì, nella parte antica del monastero di Cascia. Nel1743 la salma fu traslata in un'urna in stile barocco, e nel1947 nell'attuale teca di vetro all'interno della basilica.
La venerazione di Rita da Cascia da parte dei fedeli iniziò subito dopo la sua morte e fu caratterizzata dall'elevato numero e dalla qualità degli eventi prodigiosi, riferiti alla sua intercessione, tanto che acquisì l'allocuzione di "santa degli impossibili".[11][9] La suabeatificazione avvenne, però, dopo varie vicissitudini, soltanto nel1626, 180 anni dopo la sua morte, durante ilpontificato diUrbano VIII, giàvescovo diSpoleto, grazie al forte interessamento del cardinaleFausto Poli, suo stretto collaboratore.Leone XIII, nel1900, lacanonizzò.
LaChiesa cattolica, ai fini dellacanonizzazione, richiede il riconoscimento di duemiracoli. Nel caso di santa Rita, si tratta della guarigione, ritenuta miracolosa, di Elisabetta Bergamini, una bambina che stava per perdere la vista a causa delvaiolo. La seconda guarigione, ritenuta miracolosa, riguardò Cosmo Pellegrini, un anziano sarto diConversano affetto da una gravissima forma digastroenterite cronica: quest'ultimo, prima di recuperare improvvisamente la salute nel 1887, dopo aver ricevuto l'estrema unzione, avrebbe avuto unavisione della santa. A questi episodi si aggiunse il gradevole e inspiegabile profumo che emanava dai resti del corpo della santa.[14][15]
I credenti suoi devoti la chiamano "santa degli impossibili",[2] perché dal giorno della sua morte sarebbe "scesa" al fianco dei più bisognosi, realizzando per loro miracoli prodigiosi, eventi altrimenti ritenuti irrealizzabili. La devozione popolare cattolica per santa Rita è tuttora una delle più diffuse al mondo e, fin dal1600 e per opera degliagostiniani, è particolarmente radicata, oltre che in Italia, inSpagna,Portogallo eAmerica Latina.
È fra i santi invocati dagli studenti, soprattutto prima degli esami.[16]
I resti della santa sono conservati a Cascia, all'interno dellabasilica di Santa Rita, facente parte dell'omonimo santuario e fatta erigere tra il1937 e il1947. Il corpo è rivestito dall'abito agostiniano cucito dalle monache del monastero, come voluto dalla badessaMaria Teresa Fasce, e posto in una teca all'interno della cappella in stile neobizantino.
Ricognizioni mediche effettuate nel1972 e nel1997[17] hanno confermato la presenza, sulla zona frontale sinistra, di tracce di una lesione ossea aperta, dovuta forse aosteomielite, mentre il piede destro mostra segni di una malattia di cui avrebbe sofferto negli ultimi anni di vita, probabilmente unasciatalgia.[8] Era alta 1 metro e 57 cm.[8] Il viso, le mani e i piedi sono mummificati; il resto del corpo, coperto dall'abito agostiniano, è in forma di semplice scheletro.
Fino al 1745 il corpo della santa fu custodito in un sarcofago ligneo conosciuto come "cassa solenne", costruito da Cesco Barbari e dipinto da Antonio da Norcia. Tale cassa costituisce una fonte preziosa di informazioni certe sulla vita della santa, a motivo della sua antichità: è stata realizzata, infatti, proprio nel 1457, poco dopo la morte della santa, ed è perciò una delle testimonianze dirette sulla santa.Nella parte esposta alla venerazione si presenta un trittico in pittura policroma: al centro Cristo, morto ma ritto a mezzo busto dal sepolcro aperto, recante i segni della passione; a sinistraMaria Maddalena, titolare del monastero; a destra la figura di Rita (è la sua più antica raffigurazione), vestita dell'abito religioso, con il volto un po' rugato e una ferita rossa al centro della fronte; con la destra sollevata verso Cristo mostra la spina della sua passione, mentre con la sinistra regge una corona di dodici grani scuri, testimonianza della sua devozione mariana.Sul coperchio si presenta la raffigurazione di Rita distesa, totalmente avvolta dal mantello, con le mani incrociate sul grembo, ma con un volto a cui la morte non ha tolto né l'espressione di pace né il rosso della ferita, quasi volendo trasmettere la convinzione di trovarsi davanti a chi gode di un solo momentaneo riposo.Accanto al cuscino su cui poggia nella raffigurazione il capo della santa, si trova un epitaffio in dialetto casciano, preziosissimo a livello biografico:
Santa Rita da Cascia è risultata la santa più invocata sui social network per ottenere una guarigione miracolosa dalCovid-19.[19]
Negli ultimi giorni della sua vita, nell'inverno del 1456, santa Rita, malata e impossibilitata a spostarsi, chiese a una sua parente che venne a farle visita di portarle dei fichi e una rosa dalla casa paterna, per farne dono alle consorelle: la richiesta parve alla parente frutto del delirio a causa della stagione, ma una volta rincasata trovò esattamente ciò che Rita aveva chiesto e tornò da lei.
In un episodio della sua infanzia alcune api circondarono la sua culla senza nuocerle, un contadino ferito in cerca di aiuto le passò vicino e vide le api che ronzavano vicino alle labbra della santa, temendo che potessero pungerla cercò di mandarle via e in quel momento venne guarito.
Alla novizia Rita venne chiesto di annaffiare ogni giorno e per un anno una vite ormai secca presente nel monastero, per obbedienza: con il tempo la pianta riprese prodigiosamente a vivere.
Il desiderio di essere compartecipe ai dolori di Cristo crocifisso fu esaudito: mentre pregava davanti al Crocifisso, dalla corona di spine di Gesù se ne staccò una, che si conficcò nella fronte di Rita, provocandole una ferita che mai si rimarginò. Questo episodio può essere rappresentato anche con gli attributi della piaga sulla fronte, del crocifisso e della corona di spine.
All'interno della cella di santa Rita si trovano ancora il suo anello nuziale ed il suo rosario.
Al culto di santa Rita è legato ilsacramentale delle rose benedette. Tale devozione è ispirata alla leggenda del roseto del giardino dei suoi genitori fatto miracolosamente fiorire dalla santa d'inverno, nel gennaio 1457, mentre era malata in monastero. Il rito, celebrato il 22 maggio, consiste nella benedizione da parte del sacerdote delle rose presentate dai devoti, i quali portano i fiori benedetti a casa come segno del patrocinio della santa.
Ilprimo film realizzato su questa figura religiosa data al1943, a firma diAntonio Leonviola, interpretato daElena Zareschi. Il film è in bianco e nero, realizzato a Cascia e a Roccaporena con il contributo della popolazione locale in veste di figuranti e comparse.
Nel1967 l'attorePaolo Poli scrive e interpreta unapièce teatrale in due atti intitolataRita da Cascia, in cui rielabora la vita della santa.[22]
Nel1994-1996, su impulso del santuario di Cascia, viene prodotto il documentario scritto e diretto da Francesco Ferrari, dal titoloRita, la santa di Cascia: un mirabile cammino di fede.[23]
Si ricorda infine la recente mini-serie televisivaRita da Cascia (2004), diretta daGiorgio Capitani e interpretata daVittoria Belvedere.
Il 27 giugno 2010 nelle vicinanze della città diSanta Cruz, in Brasile, è stata inaugurata la statua religiosa cattolica più grande al mondo; è dedicata alla santa umbra Rita da Cascia. È alta 56 metri, 18 in più delCristo redentore delCorcovado diRio de Janeiro, che in precedenza deteneva il record d'altezza. La cittadina brasiliana, ora, sta organizzando anche un centro informativo sulla religiosa di Cascia. La città organizza il 22 maggio una grande festa dedicata alla Santa. Ad essa partecipano circa 60 000 persone provenienti da ogni angolo del Brasile.[25]
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