In epoca preromana la zona fu probabilmente abitata da alcunepopolazioni italiche (particolarmente iLiguri), mentre gliEtruschi non vi ebbero mai dei veri e propri insediamenti, anche se certamente vi passarono più volte nei loro spostamenti.
Fra il III e ilII secolo a.C., iRomani sconfissero definitivamente queste popolazioni locali. Forse, proprio per questa situazione di guerriglia, fu costruito un loro insediamento nei pressi dell'attuale San Marcello, dove sembra che vasti territori fossero posseduti dalla nobile famiglia dei Marcelli, da cui si ipotizza derivi il toponimo del paese, solo in epoca successiva trasformato nell'attuale San Marcello, in onore dell'omonimoPapa martirizzato nel309.
Nel gennaio del 62 a.C.Catilina e un centinaio di suoi fedelissimi furono intercettati dall'esercito romano nei pressi di Pistoria (oraPistoia); Catilina morì nella battaglia, e i suoi furono gettati in un fiume. Tale battaglia si svolse sull'Appennino pistoiese nei pressi dell'attuale abitato diCampo Tizzoro, alla confluenza del torrenteMaresca nel fiumeReno (parecchi storici individuano lo scontro comeBattaglia di Campo Tizzoro).
Durante ilMedioevo, laMontagna Pistoiese si caratterizzò per la presenza di un articolato sistema di insediamenti fortificati, dove la vita era dura e difficoltosa, finché, dopo l'Anno Mille, le condizioni economiche degli abitanti della zona migliorano notevolmente, grazie alla rivoluzione agricola che si ebbe all'inizio delsecondo millennio. San Marcello, per la sua posizione lungo gli itinerari appenninici, divenne in breve il più importante fra i centri della Montagna pistoiese.
Inizialmente feudo del conte Guido Guerra di Modigliana, nelXIII secolo San Marcello fu costituito libero comune, entrando poi a far parte dei territori sottoposti aPistoia che, non senza fieri contrasti, impose il nuovo ordinamento amministrativo che portò all'istituzione della Comunità della Montagna e alla nomina dei primi Capitani i quali, dal1361, risiedettero alternativamente aLizzano,Cutigliano e San Marcello.
I decenni successivi videro continue lotte fra i vari paesi della zona, in quanto appartenenti a fazioni nemiche. Risale a questo periodo la costruzione di torri e strutture difensive di cui ancora permangono resti. Nel1530, il paese fu teatro di guerra per il passaggio diFrancesco Ferrucci che cercava di raggiungereFirenze per liberarla dall'assedio degli imperiali. L'abitato, essendo schierato con il partito avverso, subì una durissima rappresaglia di cui ancora oggi la toponomastica porta traccia (Port'Arsa, Piazzetta Bruciata).
La popolazione, sia per le vicende politiche che per la povertà dell'economia, non riusciva a migliorare il tenore di vita, così il governo mediceo, fu indotto a creare sulla Montagna pistoiese una serie di ferriere, tra cui quelle di Mammiano e di Malconsiglio, che si approvvigionavano nei boschi di San Marcello, ricchi di faggete. Insieme alla riorganizzazione dello sfruttamento del patrimonio boschivo, queste ferriere apportarono finalmente un miglioramento dell'economia delle popolazioni montane.
Ma l'avvenimento che determinò una svolta essenziale per la vita delle popolazioni locali fu durante il governo lorenese: l'apertura nel1781 della strada Ximenes-Giardini, che collegavaPistoia aModena. L'urbanistica di San Marcello subì una notevole modificazione: il primitivo nucleo urbano fu tagliato a metà e si ebbe un notevole processo di espansione fuori dalla cerchia antica. Tutto ciò portò ad un rinnovamento economico e amministrativo che aumentò l'importanza del capoluogo, anche per la presenza del Gonfaloniere e del Vicario Regio.
Nel XIX secolo, durante il viaggio chePapa Pio VII fece per andare da Roma a Parigi per incoronare Napoleone, la sera del 5 novembre 1804 fu ospite a San Marcello della famiglia Cini. Il mattino seguente con tutto il seguito si rimise in viaggio per Modena, ma dopo poco la partenza, ed esattamente aMammiano, la carrozza papale ebbe un piccolo guasto e fu costretta a fermarsi lungo la strada. Prontamente fu rimessa in condizioni, dai servitori al seguito, di riprendere il viaggio, e alcuni abitanti del luogo che attendevano trepidanti il transito del corteo papale ebbero modo di vedere "de visu" il Pontefice, seppure in carrozza, e, ben contenti, ne ricevettero l'apostolica benedizione[5].
Durante il periodo napoleonico il territorio montano fu diviso in quattro comuni:Cutigliano,Popiglio,Sambuca e San Marcello, dove nel1811 furono creati una Biblioteca comunale ed un Ufficio di Stato civile, da cui si può notare, all'epoca, un certo aumento di popolazione, dovuto anche a numerosi impianti produttivi sorti in prossimità della Via Modenese. Si ricordano tra questi le cartiere diLimestre e deLa Lima, fondate dai Fratelli Cini.
Alplebiscito del 1860 per l'annessione della Toscana alla Sardegna i "sì" non ottennero la maggioranza degli aventi diritto (547 su totale di 1 231), con un astensionismo da record, sintomo dell'opposizione all'annessione[6]. Fino alla prima metà del XX secolo gli abitanti di San Marcello e della montagna pistoiese erano conosciuti anche per la purezza con la quale usavano la lingua italiana. Nell'anno 1840 il grande scrittore, patriota e politicoMassimo d'Azeglio, dopo essere stato a Gavinana, si recò a San Marcello. Lo stesso rimase affascinato nel sentir parlare una contadina analfabeta del podere Partitoio, certa Rosa. Secondo lo scrittore questa si esprimeva con la lingua più pura e raffinata d'Italia[7].
Un fattore importante per l'economia sammarcellina fu l'inaugurazione, nel1864, dellaFerrovia Porrettana che collegavaPistoia conBologna e che si concluse, nel1926, con la tramvia elettrica, detta "il trenino" che univaPracchia con San Marcello-Mammiano e le sue frazioni, denominataFerrovia Alto Pistoiese. La grandestazione, dismessa nel1965 con la chiusura della FAP, è stata convertita nell'autostazione delle lineeCopit.
Lo sviluppo del paese progredì anche all'inizio del Novecento grazie all'apertura degli stabilimenti dellaS.M.I. aCampo Tizzoro eLimestre. In precedenza le industrie per la fusione e la lavorazione del rame a Limestre e Mammiano, fondate e gestite dalla famiglia Turri (prima la Felice Ponsard & C. a Limestre e poi la Ferdinando Turri & C. a Limestre e Mammiano), avevano portato la montagna pistoiese ai vertici nazionali per la lavorazione del rame. Tali industrie arrivarono alla fine dell'Ottocento ad occupare quasi quattrocento addetti. Nel 1899 furono entrambe vendute allaS.M.I..
Non soltanto l'attività industriale si è dimostrata importante per l'economia di San Marcello. Fino dal secolo scorso il paese è stato, infatti, una nota località di soggiorno che accoglieva ospiti famosi e internazionali, grazie al clima, ai suoi boschi ed alla vicinanza di importanti città d'arte toscane.
Durante laII guerra mondiale il territorio del comune di San Marcello faceva parte del sistema difensivo dellaLinea Gotica. L'abitato del capoluogo - anche per la presenza dell'Ospedale Civile "L. Pacini" - non fu coinvolto dai bombardamenti aerei degli alleati, così come la frazione di Campo Tizzoro, nonostante che negli stabilimenti della SMI si producessero armamenti per l'esercito tedesco. La frazione diMaresca, dove aveva sede un comando tedesco, fu invece colpita pesantemente e in più riprese: il 6, il 9 e il 10 settembre del 1944 gli aerei alleati provocarono morte e distruzione nel vano tentativo di eliminare quella che fu ritenuta la sede di comando diAlbert Kesselring, che in realtà sostò solo per due notti nella frazione diSpignana.[8] Il paese fu quasi interamente distrutto con 22 morti fra gli abitanti. La ricostruzione di Maresca prese avvio nel 1946, coordinata dal geometra responsabile dell'ufficio tecnico comunale Fenzo Baldassarri, e si concluse nel 1953.[9][10][11]
Chiesa di Santa Caterina, fu costruita nel secolo XVII e inaugurata nel 1709 dal vescovo Carlo Visdomini Cortigiani. È di proprietà del Conservatorio leopoldino omonimo.
Propositura di San Marcello, subì notevoli modifiche strutturali nel 1788 da parte del vescovo di Pistoia e Prato, il giansenistaScipione de' Ricci. Lo stesso vescovo aveva elevato la chiesa da pieve a propositura nell'anno 1784. Di rilievo nella chiesa il grande crocifisso semigiansenista voluto dallo stesso vescovo de' Ricci.
Chiesa di San Rocco, costruita in omaggio al santo che salvò il paese dalla peste nel 1629-1630, l'edificio è proprietà di privati.
Cappella dell'ex ospedale "Lorenzo Pacini", costruita negli anni sessanta, in via Massimo D'Azeglio. Sostituisce la vecchia cappellina, posta all'interno del nosocomio, trasformata successivamente in ambulatorio medico.
Edificio dell'exConservatorio femminile leopoldino di Santa Caterina, prossimo alla Piazza centrale (il cui tetto è attualmente crollato). Fino agli anni cinquanta il Conservatorio ospitava le scuole elementari, medie e di avviamento professionale.
Ospedale intitolato al mecenate diMammianoLorenzo Pacini che fu costruito con i suoi lasciti ereditari. L'edificio conserva ancora la facciata ottocentesca. Adesso è trasformato in PIOT.
Palazzo delComune, ristrutturato in stile neo-rinascimentale alla fine del 1800.
La Loggia, situata nella Piazza centrale Giacomo Matteotti, eretta nel1784 dal Granduca Pietro Leopoldo I per viandanti e mercanti.
Piccolo palazzo, anticamente detto "di mezzalancia" in via Roma, oveFrancesco Ferrucci tenne l'ultimo consiglio di guerra il 3 agosto 1530.
Fontana in pietra serena risalente alXVI secolo con proporzioni monumentali. È ubicata in piazzetta Port'Arsa, inizio via Roma.
Palazzo cinquecentesco di proprietà della famiglia Dazzi ricostruito daCosimo Cini nel secolo XIX.
Ponte d'ingresso al Paese, edificato alla fine del 1800 in pietra e mattoni.
Parco Farina Cini, grande parco, in parte giardino all'inglese e in parte all'italiana. Fu utilizzato per tanti anni dalla popolazione, grazie alla famiglia proprietaria Farina Cini.Adesso è chiuso ed è in pessime condizioni.
Parco Lodolo, comprendente la Chiesa di San Rocco, confinante in parte con la strada regionale n. 66 e in parte con la zona di "S. Chiesuri" (attualmente chiuso).
Giardino pubblico Severmino, intitolato nel 2015 al grande direttore di orchestra Francesco Molinari Pradelli, un tempo frequentatore estivo del paese di San Marcello. Il giardino confina con la suddetta strada regionale n. 66 e con il campo sportivo.
Grotta di Macereti, posta sulla strada provinciale Lizzanese nel tratto San Marcello-Spignana. Nel romanzo del 1841 diMassimo d'AzeglioNiccolò dè Lapi, ambientato all'epoca dei Medici del XVI secolo, si narra che la figlia di Niccolò, Lisa dè Lapi, trovò rifugio nella grotta di Macereti, ove poi morì e fu sepolta dalla pietà popolare nel camposanto di San Marcello. Prima dell'ultima guerra una targa, messa dal fascismo e posta sopra l'ingresso della grotta, ricordava il fatto.
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di 325 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
^"I paesi della montagna", parte seconda, di Roberto Prioreschi, Agricom anno 2015, articolo suMammiano di Paolo Baldassarri.
^Nidia Danelon Vasoli,Il plebiscito in Toscana nel 1860, Firenze, Olschki, 1968, in cui si fa riferimento anche al casi diCastiglion Fibocchi eRadda in Chianti.