IRomani, che diedero il nome all'area e ai suoi abitanti (Reti), conquistarono la Rezia e la Vindelicia nel15 a.C., a seguito dellecampagne militari condotte daDruso eTiberio.Augusto affidò il territorio acquisito ad unprefetto (praefectus Raetis, Vindelicis et Vallis Poeninae), che era sottoposto all'autorità del legato, comandante dell'esercito della futura provincia diGermania Superior.[1]
Creataprovincia daClaudio, con il nome diRaetia, Vindelicia et Vallis Poenina, la provincia venne affidata ad unprocurator Augusti di rango ducenario.
Tiberio, appena nominatopretore, accompagnò Augusto inGallia, dove trascorse i tre anni successivi, fino al13 a.C., per assisterlo nell'organizzazione e governo delle province galliche.[2][3] Ilprinceps fu accompagnato dal figliastro anche in una campagna punitiva oltre ilReno, contro le tribù deiSigambri e dei loro alleati,Tencteri edUsipeti, che nell'inverno del17-16 a.C. avevano causato la sconfitta delproconsoleMarco Lollio e la parziale distruzione dellalegio V Alaudae e la perdita delle insegne legionarie.[4] Lungo il fronte occidentalePublio Silio Nerva, governatore dell'Illirico, procedette a completare la conquista dell'fronte alpino orientale, con l'assoggettamento delle valli daComo allago di Garda (compresi iCamuni dellaVal Camonica e ai Triumplini), oltre aiVenosti dellaval Venosta (nell'Alto Adige). Approfittando dell'assenza dellegatus Augusti pro praetore iPannoni ed iNorici attaccarono l'Istria. La reazione del generale romano non si fece attendere, tanto che ilNorico meridionale fu occupato, ottenendo, inoltre, una forma di vassallaggio da parte del regno del Norico settentrionale (popolazione deiTaurisci).[5]
Tiberio, insieme al fratelloDruso, condusse una campagna contro le popolazioni deiReti, stanziati tra ilNorico e la Gallia,[6] eVindelici.[7] Druso aveva già in precedenza scacciato dal territorio italico i Reti, resisi colpevoli di numerose scorrerie, ma Augusto decise di inviare anche Tiberio affinché la situazione fosse definitivamente risolta.[8] I due, nel tentativo di accerchiare il nemico attaccandolo su due fronti senza lasciargli vie di fuga, progettarono una grande "operazione a tenaglia" che misero in pratica anche grazie all'aiuto dei loro luogotenenti:[9] Tiberio mosse dall'Elvezia, mentre il fratello minore daAquileia e raggiuntaTridentum, divise l'esercito in due colonne. Unaprima colonna percorse lavalle dell'Adige e dell'Isarco (alla cui confluenza costruì ilPons Drusi, presso l'attualeBolzano), risalendo fino all'Inn; la seconda percorse quella che diventerà sotto l'imperatoreClaudio lavia Claudia Augusta (tracciata pertanto dal padre Druso[10]) e che attraverso laval Venosta ed ilpasso di Resia, raggiungeva anch'essa il fiume Inn. Tiberio, che avanzava da ovest, sconfisse iVindelici nei pressi diBasilea e dellago di Costanza; in quel luogo i due eserciti poterono riunirsi e prepararsi a invadere laVindelicia. Druso nel frattempo aveva sconfitto e sottomesso i popoli deiBreuni e deiGenauni.[5] L'azione congiunta permise ai due fratelli di avanzare fino alle sorgenti delDanubio, dove ottennero l'ultima e definitiva vittoria sui Vindelici.[11] Questi successi permisero ad Augusto di sottomettere le popolazioni dell'arco alpino fino al Danubio, e gli valsero una nuova acclamazione imperatoria,[12] mentre Druso, figliastro prediletto di Augusto, per questa ed altre vittorie, poté più tardi ottenere il trionfo. Su una montagna vicino alPrincipato di Monaco, presso l'attualeLa Turbie, venne eretto untrofeo delle Alpi.
Anche iLiguri Comati delleAlpi sudoccidentali furono in parte sottoposti aipraefecti civitatum, in parte aggiunti al vicino regno di Cozio, figlio di un principe locale, ma divenuto egli stesso prefetto, anche se solo formalmente.[13] Al termine delle operazioni, sembra furono lasciate a protezione dei territori conquistati dellaVindelicia due legioni: aDangstetten e adAugusta Vindelicorum.[13] La provincia della Rezia verrà infatti costituita sottoClaudio.[1][14]
Iltrofeo di La Turbie attesta che esistevano quattro popolazioni afferenti ai Vindelici (Vindelicorum gentes quattuor):Cosuanetes,Rucinates,Licares eCatenates.[15]Strabone scrive invece che i Vindelici erano divisi, fraLicatii,Clautinatii,Vennones,Estiones eBrigantii, mentre, secondo il geografo d'età augustea, le tribù alpine di cepporetico erano iCotuantii e iRucantii.[16]
La definitiva conquista del settore strategico diRezia eVindelicia fu fondamentale per il successivo consolidamento e potenziamento delsistema difensivo renano edanubiano. Learmate romane negli anni successivi poterono così portare a compimento la sottomissione dei territori dell'Illirico e l'occupazione romana dellaGermania, anche se questi ultimi furono perduti nel9, in seguito alladisfatta di Teutoburgo. L'obbiettivo finale era stato, infatti, raggiunto solo per pochi anni. La frontiera dell'impero romano era stata avanzata a settentrione e ad oriente, dal fiumeReno e la barriera dellaAlpi, ai fiumiElba-Danubio, nella speranza di poter ridurre i confini imperiali dell'Europa continentale.[17]
Il distretto militare venne elevato a provincia solo daClaudio, con il nome diRaetia, Vindelicia e Vallis Poenina (comprendendo quindi anche il distretto delle Alpi centro-occidentali). La provincia stessa fu ampliata in seguito all'occupazione del territorio dei cosiddettiAgri decumates cominciata daVespasiano eDomiziano e proseguita poi dagliimperatori adottivi (daTraiano adAntonino Pio).
È sottoAntonino Pio (nel145-146) che molte delle torri e dei forti in legno, furono ricostruiti interamente in pietra, ma soprattutto si ebbe il definitivo avanzamento dellimes di oltre 30 km ad est della precedente linea dell'Odenwald-Neckar.
Dalle guerre marcomanniche alle invasioni del III secolo
SottoCaracalla, potrebbero essere stati aggiunti ulteriori sbarramenti, fossati, palizzate e terrapieni, in seguito alle prime invasioni degliAlemanni del213, i quali continuarono a guerreggiare con i successori, daAlessandro Severo aMassimino il Trace, fino aGallieno come mostrato più dettagliatamente qui di seguito.
Caracalla, giunto nella primavera di quell'anno lungo illimes germanico-retico, condusse una campagna contro i Germani, sconfiggendo prima i Catti lungo ilfiume Meno, poi gli Alemanni nella zona che va dalla Rezia all'altopiano dellaSvevia. In seguito a queste vittorie il giovane imperatore assunse l'appellativo diGermanicus maximus (6 ottobre;[22][23] riformulato in "Alemannicus" dalla storiografia posteriore[24]). Tuttavia, pare che avesse comprato la pace con i barbari, come suggerisceCassio Dione.[25]
Alessandro Severo, partito da Roma per il fronte settentrionale[26] dopo aver arruolato numerose nuove truppe ausiliarie (tra cuiArmeni,Osroeni e perfinoParti,[27]) riuscì a respingere le incursioni degli Alemanni, che avevano sfondato il fronte degliAgri Decumates. L'imperatore però commise l'errore di voler concludere con i Germani un trattato di pace, offrendo loro grandi somme di denaro: questo atteggiamento fu accolto male dal suo esercito che, sotto la guida del generaleMassimino il Trace, si ribellò e trucidò Alessandro e la madre. Poco dopo le legioni proclamarono il nuovoimperatore romano nello stesso Massimino.[28]
Sotto il giovaneGordiano III, durante le campagne orientali, potrebbero essersi verificati nuovi sfondamenti delLimes germanico-retico ad opera degli Alemanni, come risulterebbe da alcuni ritrovamenti archeologici nei pressi del forte diKünzing.[32]
«Avendo cosìGallieno abbandonato lo Stato, l'Impero romano fu salvato in Occidente da Postumo ed in Oriente daOdenato.»
(Eutropio,Breviarium ab urbe condita, 9, 11.)
Postumo era riuscito, infatti, a costituire un impero in Occidente, centrato sulle provincie dellaGermania inferiore e dellaGallia Belgica e al quale si unirono poco dopo tutte le altre province galliche, della britanniche, ispaniche e, per un breve periodo, anche quella di Rezia.[34]
Fu probabilmente Gallieno a decidere il definitivo abbandono di tutti i territori ad est del Reno ed a nord del Danubio, a causa delle continue invasioni delle tribù germaniche limitrofe degli Alemanni, ed alla contemporanea secessione della parte occidentale dell'impero, guidata dalgovernatore diGermania superiore ed inferiore, Postumo.[37][38][39] Gli Alemanni, che avevano sfondato il limes retico e attraversato ilPasso del Brennero, si erano spinti in Italia, dove furono intercettati e battuti dalle armate di Gallieno nei pressi diMilano. L'imperatore sembra non avesse potuto intervenire prima lungo il fronte germanico-retico a causa della contemporanea crisi orientale, che vide coinvolto il proprio padre,Valeriano, catturato daiSasanidi diSapore I nella tarda estate.[40][41]
Nel corso di questo anno gli Alemanni riuscirono ancora una volta a penetrare nell'Italia settentrionale attraverso il passo del Brennero,[42] approfittando dell'assenza dell'esercito romano, impegnato a fronteggiare sia la devastante invasione dei Goti in Mesia, Acaia, Macedonia,Ponto edAsia, sia l'usurpatore Aureolo, che si era fortificato a Milano. L'accorrere successivo dell'esercito romano di Claudio II il Gotico (il nuovo imperatore che aveva assistito alla capitolazione di Aureolo[43]), costrinse gli Alemanni ad interrompere le loro scorrerie ed a trattare il loro ritiro dal suolo italico. Il mancato accordo costrinse Claudio a combatterli: riportò la vittoria decisiva in novembre, nellabattaglia del lago Benaco (illago di Garda) che, come raccontaAurelio Vittore, permise la loro definitiva cacciata dall'Italia settentrionale con gravissime perdite. Si racconta, infatti, che più della metà dei barbari perirono nel corso della battaglia.[44]
Con l'inizio dell'anno, quando ancora Claudio era impegnato a fronteggiare la minaccia gotica, una nuova invasione diIutungi tornò a procurare ingenti danni in Rezia eNorico. Claudio, costretto ad intervenire con grande prontezza, affidò il comando balcanico ad Aureliano, mentre egli stesso si dirigeva aSirmio, suo quartier generale, da dove poteva meglio controllare ed operare contro i barbari.[45] Poco dopo tuttavia morì, in seguito ad una nuova epidemia di peste scoppiata tra le file del suo esercito (agosto).[46]
La morte prematura di Claudio costrinse Aureliano a concludere rapidamente la guerra contro i Goti inTracia e nelleMesie, ponendo fine agli assedi diAnchialus (nei pressi della modernaPomorie, lungo le costebulgare delMar Nero) e diNicopolis ad Istrum.[47] Recatosi poco dopo anch'egli a Sirmio, dove ricevette l'acclamazione imperiale da parte delle truppe di stanza in Pannonia, era consapevole del fatto che fosse imperativo affrontare al più presto gli Iutungi che avevano sfondato il fronte danubiano.[48]
Era appena cessata questa minaccia, che già una nuova si profilava all'orizzonte. Questa volta si trattava di un'importante invasione congiunta di Alemanni,Marcomanni e forse di alcune bande di Iutungi (Dessippo parla esplicitamente di una nuova invasione degli Iutungi, che ancora flagellava il suolo italico[49]). Aureliano, anche questa volta, fu costretto ad accorrere in Italia, ora che questi popoli avevano già forzato i passi alpini. Raggiunta laPianura padana a marce forzate percorrendo lavia Postumia, fu inizialmente sconfitto dalla coalizione dei barbaripresso Piacenza, a causa di un'imboscata. Nel prosieguo della campagna, i barbari però, per avidità di bottino, si divisero in numerose bande armate, sparpagliate nel territorio circostante. Aureliano, radunate nuovamente le armate dopo la sconfitta subita e deciso a seguirli nella loro marcia verso sud, riuscì a ribaltare le sorti della guerra, riuscendo a batterli ripetutamente.
La vittoria di Aureliano suTetrico provocò una nuova incursione da parte dei Germani d'oltre Danubio, nella vicina provincia di Rezia, tanto da richiedere un nuovo intervento dell'imperatore in persona, prima di recarsi in Oriente, dove aveva intenzione di intraprendere una nuova campagna contro iSasanidi, al fine di recuperare i territori perduti dellaprovincia romana di Mesopotamia.[50]
Probo affrontò ora i Burgundi e i Vandali che erano venuti in soccorso delle altre tribù germaniche;[51] furono battuti in Rezia,[52] nei pressi delfiume Lech (chiamato daZosimo "Licca").[53] Al termine degli scontri furono accordate le stesse condizioni che poco prima erano state concesse ai Lugi, ma quando i barbari vennero meno alle intese, trattenendo una parte dei prigionieri, l'imperatore li affrontò nuovamente. I Germani furono duramente sconfitti e i Romani catturarono anche il loro capo,Igillo.[54] Al termine di queste vittorie anche Probo assunse l'appellativo di "Germanicus maximus".[55] Da ultimo un'iscrizione trovata adAugusta Vindelicorum ricorda che a questo imperatore è da attribuire il merito di aver rimesso ordine lungo i confini della provincia di Rezia, in qualità di "Restitutor provinciae".[56]
Nuovi successi sulle tribù germaniche sono confermate dal fatto che a Diocleziano fu rinnovato l'appellativo di "Germanicus maximus" per ben due volte nel corso del 287. I successi furono ottenuti dalle armate dell'altro augusto, Massimiano, contro Alemanni e Burgundi sull'alto Reno.[58][59][60] Nel 288 un nuovo successo sulle tribù germaniche è confermato dalla quarta acclamazione di Diocleziano quale "Germanicus maximus",[58][61] per i successi ottenuti dai generali di Massimiano sugliAlemanni (in un'azione combinata con lo stesso Diolceziano[62]).
Il Cesare Costanzo Cloro, cui era affidata la frontiera renana, riuscì a battere la coalizione degli Alemanni in due importanti scontri (battaglia di Lingones ebattaglia di Vindonissa), rafforzando questo tratto di confine almeno per qualche decennio.[63]
«Nello stesso periodo il cesare Costanzo Cloro combatté in Gallia con fortuna. Presso iLingoni in un solo giorno sperimentò la cattiva e la buona sorte. Poiché i barbari avanzavano velocemente, fu costretto ad entrare in città, e per la necessità di chiudere le porte tanto in fretta, da essere issato sulle mura con delle funi, ma in sole cinque ore arrivando l'esercito fece a pezzi circa sessantamila Alemanni.»
Sembra che venisse combattuta una nuovabattaglia presso Vindonissa, dove, ancora una volta, le armate romane ebbero la meglio su quelle di Alemanni e Burgundi, ma forse potrebbe trattarsi della stessa battaglia combattuta nel 298.[42]
Nel corso di questi due anni furono condotte nuove campagne militari contro la federazione degliAlamanni da parte del figlio di Costantino I,Crispo, tanto che lamonetazione ne celebrò l'"Alamannia devicta".[68]
Ancora una voltaCostantino I, insieme al figlioCostantino II[70] fu costretto ad intervenire lungo l'alto Reno per a battere gliAlemanni che avevano tentato di invadere i territori dellaGallia.[71] La guerra sembra che durasse diversi anni, visto che i figli dell'imperatore poterono fregiarsi del titolo di "Alamannicus maximus", solo nel331/332.[67]
Costantino che, tanto tempo aveva impiegato per riunificare l'Impero sotto la guida di un unico sovrano, decise di dividerne i suoi territori inquattro parti principali (ed una secondaria, affidata al nipoteAnnibaliano), lasciando ai figli,Costantino II, la parte più occidentale (dallaBritannia, allaGallia, fino allaHispania), aCostante I quella centrale (Rezia,Norico,Pannonie,Italia e passi alpini, oltre all'Africa), aCostanzo II (l'Asiana, l'Oriente e l'Egitto), mentre al nipoteDalmazio, il "cuore" del nuovo impero (Dacia,Tracia,Macedonia) con la capitaleCostantinopoli,[72] per evitare che i figli potessero poi contendersela in una nuova guerra civile. In pratica egli ricostituiva una nuova forma diTetrarchia, che però durò poco meno di sei mesi, poiché Dalmazio fu assassinato e l'Impero rimase diviso ora in tre parti.[73]
L'imperatoreValentiniano I divenuto augusto l'anno precedente insieme al fratelloValente, decise di recarsi in Gallia pressoParigi e poiReims per dirigere le operazioni in prima persona contro le popolazioni barbariche degliAlemanni.[75] I due nuovi imperatori dovettero affrontare minacce esterne su tutti i fronti: secondoAmmiano Marcellino, a quei tempi laGallia e la Rezia erano state devastate dagliAlemanni, laPannonia daiSarmati e daiQuadi, laBritannia daiSassoni,Scoti eAttacotti, mentre l'Africa era esposta ai saccheggi deiMauri e degli Austuriani, e laTracia era devastata daiGoti; anche l'Armenia, inoltre, era minacciata dallo scià di PersiaSapore II.[76]
Mentre Valentiniano provvedeva a rinforzare le fortificazioni sulReno dall'Oceano fino alla Rezia, costruendo nuove fortificazioni e migliorando le fortificazioni preesistenti,[77]Teodosio il Vecchio, padre del futuro imperatoreTeodosio I, riuscì a respingere una nuova invasione di Alemanni in Rezia, trapiantando i prigionieri nei pressi delPo.[78]
Dalla morte di Teodosio I alla fine dell'Occidente
Sfruttando l'irruzione in Rezia eNorico deiVandali e di altri barbari (secondo una congettura di JB Bury condotti daRadagaiso),[79] Alarico invase l'Italia nel 400/401, anno del consolato di Stilicone. Un rigo della cronaca diProspero Tirone suggerisce che i Visigoti diAlarico I agirono in concerto con un altro invasore: le orde barbariche alla testa diRadagaiso il Goto, il quale avrebbe invaso di nuovo l'Italia cinque anni dopo, venendo però sgominato daStilicone. Secondo la cronaca di Prospero Tirone, Radagaiso sarebbe entrato in Italia in concerto con Alarico nell'anno 400, e nello stesso anno e in quello seguente, secondo le misteriose allusioni dei panegirici di Claudiano, vi furono delle incursioni ad opera di barbari in Rezia, provincia che faceva appunto parte dell'Italia a quell'epoca: secondo Claudiano, i Barbari avevano rotto i trattati di alleanza con l'Impero per invaderlo approfittando dell'invasione di Alarico.[80] Secondo una congettura di Hodgkin e JB Bury, dunque, le orde di Radagaiso, in concerto con i Visigoti di Alarico, avrebbero invaso la Rezia, mentre i Visigoti di Alarico invasero la penisola dalle Alpi Giulie, occupando la provincia di Venezia e Istria.[81] Occupate le Venezie, Alarico diresse il suo esercito in direzione diMilano, capitale dell'Impero romano d'Occidente, con l'intento di espugnarla. L'Imperatore e la corte imperiale, che si trovavano appunto a Milano, colti dal panico, stavano deliberando di fuggire inCorsica o Sardegna, o fondare una nuova Roma sulle rive dellaSenna o delRodano, progettando dunque una fuga nelleGallie.[82] Stilicone, invece, secondo il suo panegirista Claudiano, si oppose alla fuga, sostenendo che si sarebbe diretto verso nord per raccogliere un esercito dalle guarnigioni di quei luoghi e sarebbe presto tornato, con un po' di ritardo, "per vendicare la maestà insultata di Roma".[83] Dopo aver attraversato ilLago di Como, Stilicone si diresse verso la provincia di Rezia: era l'inverno del 401‑2. Nel giro di breve tempo, Stilicone riuscì a respingere le incursioni dei Barbari in Rezia, forse condotti da Radagaiso. Non solo li respinse oltre il Danubio, ma riuscì anche a reclutare alcuni dei barbari vinti nell'esercito romano.[84] Una volta messa al sicuro la Rezia dalle incursioni nemiche, Stilicone partì con le legioni della Rezia alla difesa di Milano, assediata da Alarico: per poter vincere Alarico Stilicone fu costretto a sguarnire ilReno e laBritannia di truppe, richiamandole alla difesa dell'Italia.[85]
La guarnigione provinciale era composta da truppe ausiliarie, sia coorti, sia ali di cavalleria. Abbiamo conoscenza di queste unità essenzialmente in virtù delle informazioni contenute nei diplomi militari. La composizione della guarnigione mutò nel tempo, aumentando progressivamente i numeri degli effettivi: nel69 d.C. erano dislocate in Rezia 11 coorti e 3 ali. Nel117 erano presenti 10 coorti e sempre 3 ali, per poi passare nell'ultimo periodo di amministrazione equestre a 13/14 coorti di ausiliari e 4 ali (miliariae) di cavalleria. Sappiamo da tutta una serie di iscrizioni epigrafiche che nella provincia c'erano:
per le ali ricordiamo:I Hispanorum Auriana,I Augusta Thracum,Thracum veterana eII Flavia Pia Fidelis milliaria;
per le coorti, ricordiamo:I Breucorum,II Gallorum,III Bracaraugustanorum,III Thracum,III Britannorum,IIII Gallorum,V Bracaraugustanorum eVI Lusitanorum.
Ai tempi dellaNotitia Dignitatum, in quella che era stata la provincia dellaRaetia, venne creato un comando militare, facente parte delNumerus intra Italiam ed affidato ad unDux Raetiae primae et secundae,[93][94][95] il quale era posto a capo 10 unità (o distaccamenti) di fanteria[96] e 6 di cavalleria,[96] alle cui dipendenze troviamo: unPraefectuslegionis III Italicae, aCastra Regina, aSubmuntorio, aVimania Cassiliacum, aCambidano, aFoetibus ed aTeriolis;[96] unPraefectus militum Ursariensium, aGuntiae;[96] unTribunus cohortis IX Batavorum, a Batavis; unTribunus cohortis III Brittorum, aAbusina; unTribunus cohortis VI Valeriaae Raetorum, aVenaxamodorum; unTribunus cohortis I Herculeae Raetorum, aParroduno; unTribunus cohortis V Valeriae Frygum, aPinianis; unTribunus cohortis III Herculeae Pannoniorum, aCaelio; unTribunus cohortis Herculeae Pannoniorum, aArbore;[96] unPraefectus numeri barbaricariorum, pressoBrecantia;[96] degliEquites stablesiani seniores, aAugustanis; degliEquites stablesiani iuniores, aPonte Aoni oraFebians; degliEquites stablesiani iuniores, aSubmuntorio;[96] unPraefectus alae I Flaviae Raetorum, aQuintanis; unPraefectus alae II Valeriae singularis, aVallatio; unPraefectus alae II Valeriae Sequanorum, aVimania;[96] e unTribunus gentis per Raetias deputatae, aTeriolis.[96]
Se adAugusto dobbiamo l'inizio della conquista dei territori diRaetia et Vindelicia, aClaudio (41-54) la progettazione di un migliorsistema difensivo lungo il Danubio. Egli, infatti, divenuto imperatore, completò le conquiste dei territori rimasti liberi fino alDanubio, annettendo le parti rimaste libere fino a quale momento di Rezia e Norico (attorno al50).
In seguito con Vespasiano si ebbe l'avanzata romana nei territori dei cosiddettiagri decumates che portarono la frontiera oltre il Danubio (vedi paragrafo successivo). La prima linea di fortificazioni venne costruita lungo ilfiume Alb, la seconda ed ultima fase proseguì l'avanzata verso nord al tempo diAntonino Pio. Tale avanzata comportò, durante la seconda fase delleguerre marcomanniche (nel179), il posizionamento di una legione nel luogo di congiunzione tra illimes germanico-retico e il tratto fluviale danubiano, aCastra Regina (oggiRatisbona).
Nonostante il continuo rafforzamento di unità ausiliarie lungo il confine danubiano, durante il principato diMarco Aurelio iMarcomanni e iSarmati ebbero buon gioco nel penetrare illimes, giungendo sino adAquileia. In seguito a questi eventi, la provincia venne riorganizzata: l'amministrazione fu affidata ad un legato di rangosenatorio e nel179 vi fu definitivamente stanziata launa legione.
a) Vespasiano b) tardo Vespasiano/inizi Domiziano c) Domiziano d) Traiano e) fine delIII secolo
a) 166/180 b) Domiziano c) Traiano d) prima metà del III secolo e) prima metà delV secolo
a)Cohors II Raetorum civium Romanorum equitata b) ? c)Cohors III Batavorum equitata milliaria d)Cohors I Flavia Canathenorum milliaria sagittariorum e) truppe germaniche ausiliarie sconosciute
La frontiera continuò a svilupparsi anche negli anni successivi, durante gli anni novanta, con la costruzione di nuovi forti a:Butzbach,Arnsberg, aEchzell (un forte tra i più grandi di ben 5,2 ettari), più a sud aHeidenheim (dove risiedette l'Ala II Flavia milliaria) ed aDegerfeld.
Traiano potenziò un nuovo tratto di frontiera più ad est, o quando fu imperatore (98-100) oppure ai tempi in cui era ancoragovernatore dellaGermania superiore sotto Domiziano (attorno agli anni92-96). Questo nuovo tratto collegava ilfiume Meno con ilNeckar, il cosiddetto limes diOdenwald, che dal Meno pressoWörth raggiunge il medio Neckar aWimpfen.
Il successoreAdriano, recatosi lungo la frontiera germano-retica, contribuì alla costruzione della linea dell'Alb, fatta di torri di guardia paragonabili al limes delTaunus-Wetterau-Odenwald, alla ricostruzione di numerosi forti in pietra ed al consolidamento di quanto fatto dai suoi predecessori. Il nuovo spostamento degliauxilia sulla nuova linea di frontiera, portò all'abbandono dei forti del retroterra comeWiesbaden edHeddernheim.
È sottoAntonino Pio che molte delle torri e dei forti costruiti in precedenza in legno, furono ricostruiti interamente in pietra (a volte in siti differenti) e soprattutto si ebbe la definitiva evoluzione di questo tratto di limes traGermania superiore e Rezia. Egli, infatti, già a partire dal145-146 promosse l'abbandono della precedente linea di difesa dell'Odenwald-Neckar a favore di una posizione più avanzata di 30 km, ma non sappiamo se ciò comportò notevoli operazioni di guerra nell'area.
Le continue invasioni barbariche, in particolare degliAlemanni, oltre alla contemporanea secessione della parte occidentale dell'impero (Impero delle Gallie), costrinsero l'allora imperatoreGallieno ad abbandonare il territorio degliagri decumates. Era il259-260.
Qui sotto troverete una tabella riassuntiva delle fortificazioni di questo tratto dilimes, con relativa legenda:
Gli indizi che permettono di identificare ilcaput provinciae nel municipio diAelium Augusta Vendelicum (municipio conAdriano) risalgono alla fine delII secolo, ovvero dopo il cambio di status avvenuto sottoMarco Aurelio, sebbene nulla vieti di credere che la località fosse già in precedenza il capoluogo provinciale. La città era messa in comunicazione con l'Italia tramite lavia Claudia Augusta, tracciata daDruso e sistemata definitivamente daClaudio. I maggiori centri della provincia furono:
Alae (Aalen): divenne parte dell'impero romano attorno alla metà delII secolo, sottoAntonino Pio. Si trovava nelle immediate vicinanze delLimes retico. I Romani eressero uncastrum (=accampamento) per ospitare un'unità di cavalleria: l'Ala II Flavia milliaria. Il sito si trova ad ovest del centro della città odierna, alla base della collina Schillerhöhe. Con circa 1.000 cavalieri, fu la più grande fortezza di ausiliari lungo illimes retico. Altri insediamenti civili furono costruiti adiacentemente, a sud e ad est. Circa nel260, i Romani si ritirarono a sud del Danubio, mentre gli Alamanni ne presero il controllo della regione. L'insediamento civile continuò però ad esistere, sebbene nonsembra esserci continuità tra questo insediamento e quello successivo medioevale.
Augusta Vindelicorum (Augusta): il sito dell'abitato era chiamatoDamasia daStrabone. A seguito della campagna di conquista condotta daTiberio e Druso del15 a.C., fu istituito un insediamento militare romano, attorno a cui nacque l'abitato. Essa trae, allo stesso modo di molte altre fondazioni augustee, l'appellativoAugusta seguito dall'etnico della popolazione indigena (ovvero iVindelici). NelI secolo d.C., Augusta Vindelicum diventa capitale dellaprovincia romana dellaRaetia et Vindelicia, sostituendo nel ruoloCambodunum, che pare essere stata il primocaput provinciae. La città era collegata con l'Italia dall'importanteVia Claudia Augusta che giungeva sino adAltinum, nellaRegio X Venetia et Histria; sottoTraiano divenne centro principale della provincia diRaetia, mentre nel122 d.C., il centro acquisisce, per merito diAdriano, il rango dimunicipium.[100] Dopo la riforma provinciale diDiocleziano, Augusta Vindelicum divenne capitale dellaRaetia Secunda, ruolo che mantenne sino allacaduta dell'Impero romano d'Occidente nelV secolo d.C..
Castra Batava (Passavia): antico insediamento celtico, il cui nome eraBoiodurum. Fu conquistato dai Romani nelI secolo d.C., divenendo parte della provincia diRezia. Presso l'attuale cattedrale si trova il sito dell'antico forte ausiliario romano diBatavis (oCastra Batava), posto lungo illimes danubiano. Il nome "Batavis" deriva dalla prima unità ausiliaria che qui vi stazionò, diauxilia germanici del popolo deiBatavi. DaBatavis nel corso dei scoli mutò in "Passavia". Nel tardo periodo imperiale si trovava lungo il confine con la vicina provincia delNoricum adiacente al forte diBoiotro, fino al ritiro della Romani. I Romani abbandonarono il sito militare nel476.
I vari forti diCastra Batava (A,B eC) e del vicino forte diBoiodurum/Boiotro (D edE).
Castra Regina (Ratisbona): a partire dal179 qui fu costruita l'importantefortezza legionaria dellalegio III Italica, che misurava 540 x 450 metri, pari a circa 24,5ha. All'interno del campo i numerosi scavi hanno evidenziato tutta una serie di edifici pubblici, tra cui dueterme, il Pretorio, i baraccamenti della truppa legionaria ed alcune fabbriche artigianali, con semplici pitture murali decorate. Il campo subì diverse devastazioni ad opera diAlemanni eIutungi nell'ambito di alcuneinvasioni barbariche del III secolo. Una nuovainvasione barbarica ad opera degliIutungi nel357, portò così grave devastazione al campo militare ed al vicino centro civile (canabae), che si suppone possa essere stato abbandonato dallalegione.
Resti della porta Pretoria dell'accampamento romano.
Resti della porta Pretoria dell'accampamento romano (2).
Il territorio era particolarmente montuoso nella parte meridionale, degradando verso ampi altopiani, dove gli abitanti si occupavano soprattutto di allevamento del bestiame e del taglio del legno, poca attenzione era invece dedicata all'agricoltura. Alcune delle valli, tuttavia, erano ricche e fertili. Qui veniva prodotto anche il vino, considerato non inferiore ai vini italici. Augusto, ad esempio, si racconta che preferisse vino retico a qualunque altro. Vi era poi un discreto livello di commercio nelle principali piazze cittadine di beni come miele, cera e il formaggi.
^Floro,Epitome di storia romana, II, 30, 23-25; Cassio Dione,Storia romana, LIV, 20; Velleio Patercolo,Storia di Roma, II, 97; Svetonio,Augusto, 23; Tacito,Annales, I, 10.
^abR.Syme,Le Alpi, Cambridge Ancient History, vol.VIII, inL'impero romano da Augusto agli Antonini, p.153.
^R.Syme, Cambridge Ancient History, vol.VIII, inL'impero romano da Augusto agli Antonini, p.155-189.
^AGneo Pinario Cornelio Clemente potrebbe attribuirsi la costruzione di una strada militare che congiungevaArgentoratae al forte diRottweil, che continuava poi in due direzioni: a sud fino alla fortezza legionaria diVindonissa; ad est fino alDanubio nei pressi diLaiz (D.Baatz,Der römische Limes: Archäologische Ausflüge zwischen Rhein und Donau, cartina p.18).
^abR.Syme,Guerre e frontiere del periodo dei Flavi, pp.606 ss.
^abD.Baatz,Der römische Limes: Archäologische Ausflüge zwischen Rhein und Donau, cartina p.18. Syme,Guerre e frontiere del periodo dei Flavi, cartina di p.603.
^Michael Grant,Gli imperatori romani, storia e segreti, p. 186; al termine delle operazioni militari di Massimino, furono ricostruiti numerosiforti ausiliari come quelli diEchzell,Butzbach,Kapersburg,Saalburg eKleiner Feldberg (cfr. H.Shonberger,The Roman Frontier in Germany: an Archaeological Survey, p. 175).
^Michael Geschwinde & Petra Lönne,La spedizione dimenticata, in rivistaArcheo, attualità dal passato, N.332 di Ottobre 2012, pp. 30-37.
^Sesto Aurelio Vittore,Epitome de Caesaribus, 34.2; Watson (p. 220) data la battaglia del lago di Garda al 269, ponendo gliIutungi tra gli alleati degliAlemanni.
^Wagner 30:Restitutori provinciarum et operum publicorum providentissimo ac super omnes retro principes fortissimo Imperatori Caesari Marco Aurelio Probo Pio Felici Invicto Augusto pontifici maximo tribunicia potestate VI (ndr.anno281) consuli IIII patri patriae proconsuli [...]inus vir perfectissimus agens vices praesidis provinciae Raetiae numini maiestatique eius dicatissimu.
^Prospero Tirone, nella sua cronaca, narra che nell'anno 400, Alarico e Radagaiso invasero l'Italia. Claudiano narra che Stilicone respinse un attacco dei Barbari in Rezia e Norico. Zosimo scrive che in un'occasione Stilicone sconfisse Radagaiso in una battaglia combattuta oltre il Danubio. In genere si ritiene che Zosimo si riferisse all'invasione di Radagaiso dell'Italia del 405/406, e che quindi il riferimento di una sconfitta oltre Danubio sia stata una svista di Zosimo, dato che tutte le altre fonti sostengono che nel 405/406 Radagaiso fu sconfittoa Fiesole, nei pressi di Firenze. JB Bury, invece, sulla base di un accenno della cronaca di Prospero Tirone, ha congetturato in passato che il resoconto di Zosimo non si riferisca all'invasione dell'Italia del 405/406, bensì all'invasione del 400 a cui Radagaiso avrebbe partecipato secondo Prospero Tirone.
^"Iam foedera gentes exuerant Latiique audita clade feroces Vindelicos saltus et Norica rura tenebant." Traduzione: "Ora i barbari, informati dei disastri del Lazio, avevano rotto i trattati e avevano invaso le radure dei Vindelici e i campi del Norico." Claudiano,De bello gothico, vv. 366-368.
Autori Vari,Roma e i Barbari, la nascita di un nuovo mondo, Milano, catalogo della mostra di Palazzo Grassi a Venezia, a cura di Jean-Jacques Aillagon, 2008,ISBN978-88-6130-647-9.
Jean-Michel Carrié,Eserciti e strategie, Milano, in Storia dei Greci e dei Romani, vol.18, La Roma tardo-antica, per una preistoria dell'idea di Europa, 2008.
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