Al poeta viene attribuita anche una serie di componimenti giovanili, la cui autenticità è oggetto di discussioni accademiche, che si è soliti indicare nel complesso comeAppendix Vergiliana (Appendice Virgiliana).[1]
Virgilio, per il senso sublime dell'arte e per l'influenza che esercitò nei secoli, viene considerato il massimo poeta diRoma,[1] nonché l'interprete più completo del grandioso momento storico che, dalla morte diGiulio Cesare, conduce alla fondazione delPrincipato e dell'Impero ad opera diAugusto.[1]
L'opera di Virgilio, presa a modello e studiata fin dall'antichità, ha avuto una profondissima influenza sulla letteratura e sugli autori occidentali, in particolare suDante Alighieri e la suaDivina Commedia, nella quale Virgilio funge anche da guida dell'Inferno e delPurgatorio.[2]
Immagine giovanile del poeta Virgilio, di profilo e con la corona di alloro, di autore ignoto.
A differenza di altri poeti latini, in merito alla biografia di Virgilio sono molte le notizie giunte fino a noi, da fonti dirette o da testimonianze indirette.
Il poeta nacque ad Andes, un piccolo villaggio sito nei pressi dell'antica città diMantua (odiernaMantova), nellaGallia Cisalpina (abolita ed annessa all'Italia proprio durante la sua vita), il 15 ottobre del70 a.C. da una benestante famiglia dicoloni romani, figlio di Marone Figulo, un piccolo proprietario terriero, arricchitosi considerevolmente con l'apicoltura, l'allevamento e l'artigianato, e diMàgia Polla, figlia a sua volta d'un facoltoso mercante, Magio, al cui servizio aveva lavorato il padre del poeta in passato. Suo padre, a quanto riferito, apparteneva allagens Vergilia - di scarsa attestazione all'infuori di sole quattro iscrizioni rinvenute nei pressi diVerona (3) e dell'odiernaCalvisano (1), che suggerirebbero pure una sua parentela con lagens Munatia[6] -, mentre sua madre allagens Magia, d'originecampana.[7] Il biografo Foca lo definisce "vates Etruscus" e le origini etrusche vengono confermate dallo stesso poeta nell'Eneide: " Mantua dives avis....ipsa caput populis: Tusco de sanguine vires" (E. X, 201 ss.).
Il nome Marone (in latinoMaro) deriverebbe dalla carica politica etrusca dimaru.[8]
L'ubicazione esatta del borgo natio del Vate è stata oggetto di controversie; tuttavia,stando all'identificazione più accreditata facente capo agli studi dei più eminenti filologi classici e studiosi della tradizione virgiliana[senza fonte], esso corrisponderebbe al borgo diPietole, in prossimità delle acque delMincio, nelle vicinanze di Mantova, nome assunto nel corso del Medioevo, divenuto poi, in tempi recenti, "Pietole Vecchia" per distinguerlo da "Pietole Nuova" venuta a formarsi tra Sette e Ottocento in prossimità della strada Romana, a due chilometri dall'antico borgo natale sito in prossimità del fiume; il borgo natio del Poeta ha ripreso alcuni anni fa l'antico nome celticoAndes ed è divenuto, nel2014, con la fusione dei comuni diVirgilio eBorgoforte, unafrazione delcomune diBorgo Virgilio. L'attuale Pietole corrisponde dunque a Pietole Nuova. La fama dell'antica Pietole come luogo di pellegrinaggio e venerazione, poiché fu considerato sin dai primi secoli dopo la morte il borgo natale del vate e "profeta di Cristo", è testimoniata daDante Alighieri nellaDivina Commedia (Purgatorio, XVIII 83) e dalle opere di Giovanni Boccaccioe di altri scrittori[Chi?]. Altri studi[5] sostengono invece che il corrispettivo odierno dell'anticaAndes vada ricercato nella zona diCasalpoglio,[9]frazione diCastel Goffredo[10][11][12][13], così come anche per il comune diCalvisano è stata avanzata l'ipotesi d'una sua identificazione col luogo di nascita del poeta, sulla base anche di un'iscrizione recante il nome della gens paterna nei suoi pressi[14][15] (si vedano in tal senso gli studi e le ricerche effettuate dalfilologo edaccademico ingleseRobert Seymour Conway[16][17][18][19]).Secondo altri[chi?],corrisponderebbe all'odiernoRedondesco, comune situato a ovest di Mantova, lungo l'antica strada romanaPostumia. Analisi sul toponimo sembrano confermare questa ipotesi[senza fonte].
Virgilio frequenta la scuola di grammatica aCremona, poi la scuola di filosofia aMilano, dove si avvicina alla corrente filosoficaepicureista grazie aSirone e infine la scuola di retorica aRoma. Qui conobbe molti poeti e uomini di cultura e si dedicò alla composizione delle sue opere. Inoltre nella capitale portò a termine la propria formazione oratoria studiando eloquenza alla scuola di Epidio, un maestro importante di quell'epoca. Lo studio dell'eloquenza doveva fare di lui un avvocato e aprirgli la via per la conquista delle varie cariche politiche. L'oratoria di Epidio non era certo congeniale alla natura del mite Virgilio, riservato e timido, e dunque quantomai inadatto a parlare in pubblico. Infatti, nella sua prima causa come avvocato non riuscì nemmeno a parlare. In seguito a ciò Virgilio entrò in una crisi esistenziale che lo portò, non ancora trentenne, a spostarsi dopo il42 a.C. aNapoli, per recarsi alla scuola dei filosofiFilodemo di Gadara eSirone per apprendere i precetti diEpicuro[20].
Le colonne terminali dellavia Appia nei pressi della casa dove, secondo la tradizione, Virgilio morì.
Gli anni in cui Virgilio si trova a vivere sono anni di grandi sconvolgimenti a causa delle guerre civili: prima lo scontro traCesare ePompeo, culminato con la sconfitta di quest'ultimo aFarsalo (48 a.C.), poi l'uccisione di Cesare (44 a.C.) in una congiura, e lo scontro traOttaviano eMarco Antonio da una parte e i cesaricidi (Bruto eCassio) dall'altra, culminato con labattaglia di Filippi (42 a.C.). Egli fu toccato direttamente da queste tragedie come testimoniano le sue opere: infatti la distribuzione delle terre ai veterani dopo la battaglia di Filippi mise in grave pericolo le sue proprietà nelmantovano ma sembra che, grazie all'intercessione di personaggi influenti (Pollione, Varo,Gallo, Alfeno,Mecenate e dunque lo stessoAugusto), Virgilio sia riuscito (almeno in un primo tempo) ad evitare la confisca.
Si spostò poi aNapoli con la famiglia e in seguito, nel38 a.C., si fece assegnare daMecenate un podere in Campania come risarcimento per le proprietà perdute ad Andes. In Campania avrebbe terminato leBucoliche e composto leGeorgiche, dedicate all'amico Mecenate, che Virgilio frequentava.
Virgilio entrò dunque nel circolo del "primo ministro imperiale", che raccoglieva molti letterati famosi dell'epoca.
Il poeta frequentava le tenute terriere di Mecenate, che egli possedeva inCampania nei pressi diAtella e inSicilia. Attraverso Mecenate, Virgilio conobbe meglioAugusto. Divenne il maggiore poeta diRoma e dell'Impero e le sue opere poetiche furono introdotte nell'insegnamento scolastico daQuinto Cecilio Epirota ancor prima della sua morte, verso il26 a.C.
Dopo il 29 a.C. il poeta iniziò la stesura dell'Eneide, e tra il27 a.C. e il25 a.C., l'imperatoreAugusto richiese a Virgilio degli estratti del poema in corso di stesura. Nel22 a.C. il poeta lesse adAugusto alcune parti dell'Eneide, tra cui quasi sicuramente, il celebre VI libro[21][22].
Virgilio morì aBrindisi il 21 settembre del19 a.C. (calendario giuliano), di ritorno da un importante viaggio inGrecia, forse per ricevere alcuni pareri tecnici sull'Eneide[22]. Secondo alcuni biografi fatali furono le conseguenze di un colpo di sole, ma non è l'unica ipotesi accreditata.
Prima di morire, Virgilio raccomandò ai suoi compagni di studioPlozio Tucca eVario Rufo di distruggere il manoscritto dell'Eneide, perché, per quanto l'avesse quasi terminata, non aveva fatto in tempo a rivederla[23]: i due però consegnarono il manoscritto all'imperatore, cosicché l'Eneide, pur recando tuttora qua e là evidenti tracce di incompiutezza, divenne in breve il poema nazionale romano.[24]
I resti del grande poeta furono poi trasportati aNapoli, dove sono custoditi in untumulo tuttora visibile, nel quartiere diPiedigrotta. L'urna che conteneva i suoi resti andò dispersa nel Medioevo. Sulla tomba fu posto ilcelebre epitaffio:
(italiano) «Mi ha generato Mantova, il Salento mi rapì la vita, ora Napoli mi conserva; cantai pascoli [le Bucoliche], campagne [le Georgiche], comandanti [l'Eneide][25]»
Un primo gruppo di opere, la cui autenticità e la partenità restano ancora oggi oggetto di dubbi, vengono generalmente indicate con l'appellativo diAppendix Vergiliana; tale appellativo è stato coniato per la prima volta dall'umanistaGiuseppe Scaligero nel1573[21][26].
Epigrammi (Epigrammata): che comprendono le Rose (Rosae), Sì e no (Est et non), Uomo buono (Vir bonus),Elegiae in Maecenatis obitu,Hortulus, Il vino e Venere (De vino et Venere), Il livore (De livore), Il canto delle Sirene (De cantu Sirenarum), Il compleanno (De die natali), La fortuna (De fortuna), Orfeo (De Orpheo), Su sé stesso (De se ipso), Le età degli animali (De aetatibus animalium), Il gioco (De ludo),De Musarum inventis, Lo specchio (De speculo),Mira Vergilii experientia, Le quattro stagioni (De quattuor temporibus anni), La nascita del sole (De ortu solis), Le fatiche di Ercole (De Herculis laboribus), La lettera Y (De littera Y), ed I segni celesti (De signis caelestibus).
L'ostessa (Copa) (solo secondo il biografoServio);[26]
Queste tre opere si distinguono dalle precedenti, in quanto composte sicuramente dal poeta latino[21].
Bucoliche (Bucolica): composte tra il 42 e il 39 a.C. a Napoli, sono una raccolta di dieci componimenti detti "ecloghe" o "egloghe" di stile perlopiù bucolico e che seguono il modello del poeta sicilianoTeocrito.[27] Le Bucoliche, che significacanti dei bovari, sono dunque costituite da dieci egloghe: la prima è un dialogo tra due contadini, Titiro e Melibeo. Melibeo è costretto ad abbandonare la sua casa e i campi, che diverranno la ricompensa di un soldato romano. Titiro invece può restare grazie all'influenza di un potente (forse Ottaviano, o un nobile della sua cerchia, come Asinio Pollione); la seconda egloga contiene il lamento d'amore del pastoreCoridone, che si strugge per il giovaneAlessi; la terza egloga è unatenzone poetica fra due pastori, svolta in canti alternati detti amebèi; la quarta egloga è dedicata aPollione ed è la celebre profezia circa la nascita di unpueril cui avvento rigenererà l'umanità; la quinta è il lamento per la morte di Dafni, il "principe dei pastori" (Elio Donato); nella sesta il vecchio Sileno canta l'origine del mondo; nella settima Melibeo racconta la gara di canto tra due pastori; l'ottava egloga contiene due canti d'amore ed è dedicata adAsinio Pollione; la nona egloga è molto simile alla prima, ma vi si canta un esproprio di terre definitivo (i due protagonisti sonoLìcida eMeri) e la decima è dedicata aGallo e ne celebra gli amori infelici. Varo, Gallo e Pollione furono tre potenti governatori della provincia Cisalpina presso cui il poeta aveva forse sperato di trovare favore per rientrare in possesso delle proprie terre perdute durante l'esproprio.
Georgiche (Georgica): composte aNapoli in sette anni (tra il 37 a.C. e il 30 a.C.) e suddivise in quattro libri. È unpoema didascalico sul lavoro dei campi, sull'arboricoltura (in particolare della vite e dell'olivo), sull'allevamento e sull'apicoltura come metafora di un'ideale società umana.[28] Ciascun libro presenta una digressione: il primole guerre civili, il secondola lode della vita agreste, il terzola peste degli animali nel Norico, il quarto libro si conclude conla storia di Aristeo e delle sue api (questa digressione contiene la famosa favola diOrfeo e Euridice). Secondo il grammatico tardoantico Servio, nella prima stesura delle Georgiche, la conclusione del IV libro era dedicata a Cornelio Gallo ma, caduto questi in disgrazia pressoAugusto, Virgilio avrebbe concluso l'opera in modo diverso. L'opera fu dedicata aMecenate. Si tratta sicuramente di uno dei più grandi capolavori della letteratura latina e l'espressione più alta dell'autentica e vera poesia virgiliana. I modelli qui seguiti sonoEsiodo eVarrone.
Eneide (Aeneis): poema epico composto forse fraNapoli eRoma, in dieci anni (tra il 29 a.C. e il 19 a.C.) e suddiviso in dodici libri. Opera monumentale, considerata dai contemporanei alla stregua di un'Iliade latina, fu il libro ufficiale sacro all'ideologia del regime diAugusto sancendo l'origine e la natura divina del potere imperiale. Naturalmente il modello fuOmero. Essa narra la storia diEnea, esule daIlio e fondatore della divinagens Iulia. Il poema rimase privo di revisione, e nonostante Virgilio prima di partire per l'Oriente ne avesse chiesto la distruzione e ne avesse vietato la diffusione in caso di sua morte, esso fu pubblicato per volere dell'imperatore.[29] NelXV secolo il poetaMaffeo Vegio compose in esametri ilSupplementum Aeneidos, cioè il tredicesimo libro a completare la vicenda narrata nel poema virgiliano.
La fama del vate dopo la morte fu tale che egli fu considerato una divinità degna di ricevere onori, lodi, preghiere, e riti sacri. GiàSilio Italico (appena un secolo dopo), che acquistò la villa e la tomba di Virgilio, istituì una celebrazione in memoria del Mantovano nel suo giorno di nascita (leIdi di ottobre). In tal modo questa celebrazione si tramandò anno per anno nei primi secoli dell'era volgare, diventando un punto di riferimento importante soprattutto per il popolo napoletano che vide in Virgilio ("Vergilius") il suo secondo patrono e spirito protettore della città diNapoli, dopo laverginePartenope. Ai suoi resti (cenere e ossa), conservati nel sepolcro da lui stesso concepito secondo forme e proporzioni pitagoriche, fu attribuito il potere di proteggere la città dalle invasioni e dalle calamità.Nonostante ledivinità pagane venissero dimenticate, di Virgilio si mantenne comunque intatto il ricordo, e le sue opere furono interpretate cristianamente.
Egli divenne in particolare un simbolo dell'identità e della libertà politica diNapoli: fu per questo che nelXII secolo i conquistatorinormanni, col consenso interessato dellaChiesa di Roma, consentirono ad un filosofo e negromante inglese di nome Ludowicus di profanare il sepolcro di Virgilio con lo scopo di rimuovere e asportare il vaso con le sue ossa, al fine di indebolire e sottomettere Napoli al potere normanno distruggendo l'oggetto di culto che era la base simbolica della sua autonomia. I resti di Virgilio furono salvati dalla popolazione che li trasferì all'interno diCastel dell'Ovo, ma in seguito vennero qui sotterrati e nascosti per sempre ad opera dei Normanni. Da allora i napoletani ritennero che il potere protettivo del Poeta verso la città fosse vanificato.
Il ricordo di Virgilio però, soprattutto nel popolo napoletano, rimase sempre vivo. Alla fama disapiente per la tradizione colta, con il tempo si affiancò quella dimago nella tradizione popolare, inteso come uomo che conosce i segreti della natura e ne fa uso a fin di bene. Di tale interpretazione ci resta uncorpus basso-medievale di leggende che hanno come sfondo soprattutto le città diRoma eNapoli: ad esempio, tanto per citarne una, quella che lo vede costruttore delCastel dell'Ovo magicamente edificato sopra il guscio di un uovo magico distruzzo che si sarebbe rotto solo quando la fortezza fosse stata definitivamente espugnata, oppure quella che riguarda la creazione e l'occultamento sotterraneo di una specie dipalladio (una riproduzione in miniatura della città diNapoli contenuta in una bottiglia vitrea dal collo finissimo) che per magia protesse la città dalle sciagure e dalle invasioni finché non fu trovato e distrutto daCorrado di Querfurt, cancelliere dell'imperatoreEnrico VI inviato nel XII secolo a conquistare ilRegno di Sicilia (che allora comprendeva anche la città di Napoli).
Durante l'Alto Medioevo Virgilio fu letto con ammirazione, il che permise alle sue opere di essere tramandate completamente. L'interpretazione dell'opera virgiliana utilizzò largamente lo strumento dell'allegoria: al poeta fu infatti attribuito un ruolo di profeta diCristo, sulla base di un brano delleBucoliche (la IV ecloga) annunciante la venuta di un bambino che avrebbe riportato l'età dell'oro e identificato per questo conGesù.
Virgilio venne quindi rappresentato come vate, maestro e profeta nellaDivina Commedia (Purgatorio,canto XXII, vv. 67-72) daDante Alighieri, il quale ne fece la propria guida attraverso i gironi dell'Inferno e del Purgatorio.
«O de li altri poeti onore e lume, vagliami 'l lungo studio e 'l grande amore che m' ha fatto cercar lo tuo volume.»
Georgica, Libro IV, 497. Illustrazione diFrançois Gérard in un'edizione del 1798
La presenza di Virgilio è costante nello svolgimento della letteratura italiana. L'eco della sua poesia risuona sovente nelle opere dei nostri più grandi scrittori.
PerDante Alighieri, l'Eneide diviene modello di alta poesia, fonte di ispirazione di tanti suoi versi. È vero, egli avverte il fascino anche di altri grandi autori del passato, di "Omero, poeta sovrano" di " Orazio satiro", "Ovidio", "Lucano", e poi "Tullio e Lino e Seneca morale" (Inferno, 4, 102 epassim) ma è Virgilio la sua guida, Virgilio "l'altissimo poeta" (ibid.,80).Dante riconosce la grandezza morale, il peso del pensiero antico e nella sua opera fa confluire insieme i valori dell'umanesimo classico e quelli cristiani. Si può considerare pertanto il primo umanista della nostra letteratura: un discepolo di Virgilio, al di là del pensiero medievale.[31]Dalla lettura delle sue opere apprese il senso di partecipazione al dolore universale, lapietas, intesa quest'ultima nel senso morale di adesione al cielo sì, ma anche di attenzione ai valori della terra. Egli si accosta al mantovano non solo per capire "come l'uom s'eterna", ma anche per perfezionare lingua e stile.
Con diversa e più moderna sensibilità si avvicina a Virgilio un cultore deglistudia humanitatis comeFrancesco Petrarca. Il dolore umano alla scuola del poeta antico trova innumerevoli rivoli per elevarsi in una poesia soavemente malinconica. Da lui deriva l'amore per le belle lettere, la nobiltà dei sentimenti e del pensiero, da lui l'arte della perfezione stilistica. La lingua italiana diviene, come vuolede Sanctis, "la dolcissima delle lingue".[32] Intuisce e tramanda ai posteri i più alti segreti della poesia del mantovano. Virgiliano nell'anima, vive a lui unito nello spirito, gli dedica epistole.Petrarca venne salutato come il nuovo Virgilio, modello di poeta, elegante, raffinato: si colloca tra i più grandi lirici di tutti i tempi.
Nell'Umanesimo è ancora Virgilio, unitamente aCicerone, l'autore più amato, più ricercato come guida di maestria linguistica. Con il ritorno al mondo classico nasce la nuova civiltà in cui confluisce l'antica e, nel contempo, una nuova visione della vita e del mondo.
La lingua latina per tutta la prima metà del Quattrocento domina incontrastata nella nostra letteratura, ed è una letteratura elegante, che raggiunge come per miracolo forme umanissime. Si pensi alleNeniae, le celebri ninne-nanne che ilPontano scrive per il suo bambino; alleSylvae delPoliziano, ben due dedicate a Virgilio:Manto, carica di suggestioni e risonanze dell'antica bucolica in cui si celebra la poesia pastorale, e ilRusticus, che si ispira invece alleGeorgiche, ricolma di immagini e di echi virgiliani. IlPoliziano, complice Virgilio, viene ritenuto il lirico più elegante che abbia scritto in latino.
Della riscoperta del mondo antico non solo la lingua latina viene a giovarsi, ma anche la lingua volgare quando si torna a prediligerla.Jacopo Sannazaro, considerato il "Virgilio cristiano" per il suoDe Partu Virginis, nell'Arcadia riproduce la classica bucolica in una lingua armoniosa, piena di fluidità e di malinconia. Non si può non parlare dellaFabula di Orfeo delPoliziano: Orfeo ed Euridice come nelleGeorgiche rivivono il loro dramma d'amore in un canto accorato, di estrema eleganza. Riporta altresì a Virgilio quella sorta di immersione nell'universo e nella natura presente nella favola del giovane Julio nelleStanze, così come laGiostra richiama la mente al senso di vaga malinconia delle ombre virgiliane della sera.[33]
Ancor più determinante è l'influsso di Virgilio nelRinascimento. Il volgare, assurto a piena dignità letteraria, affronta temi alti, impegnativi e viene adottato dai grandi scrittori del tempo. Il riferimento è all'Ariosto e alTasso.
L'Incoronazione di Virgilio, parte di un ciclo di affreschi settecenteschi sull'Eneide aPalazzo Pianetti,Jesi
L'Eneide non poco contribuisce a portare l'Orlando Furioso alle più alte vette della poesia rinascimentale e l'Ariosto tra i più grandi artisti del tempo. QuiCloridano eMedoro ritrovano il fascino, l'umanità diEurialo e Niso a rappresentare un sentimento alto come l'amicizia, nobile come la fedeltà; e molte analogie si possono trovare nella caratterizzazione dei guerrieri uccisi nel sonno dalle due coppie.Angelica vive all'unisono con la natura che la circonda, ama le cose semplici e umili, effonde intorno un sentimento virgiliano di pace, di serenità, appena velato di malinconia. Per non riferire di altri temi comuni ai due poeti: l'amore, la giovinezza, l'eroismo, la religione della vita, la rappresentazione dell'animo umano in tutte le sue variazioni.
E si arriva aTorquato Tasso, che da Virgilio eredita finezza e musicalità del dire. Le ingenue parole diAminta, allorché descrive il primo sbocciare di un amore nuovo nella favola pastorale che da lui prende il nome (atto I, scena II), riportano insistentemente al mondo idillico popolato di prati, ninfe, pastori, boschi, nel quale regna una lieve, sospesa virgiliana malinconia. Il candore diGalatea torna a risplendere nella delicata figura diErminia, che si desta al "garrir" degli uccelli tra alberi e fiori mentre "scherzan" con l'onda al suon di "pastorali accenti" (Gerusalemme liberata, VII, 5 e 6,passim). Al pari diDidone,Armida, creatura piena di mistero riscopre l'umanità nel dolore e nell'amore. Come l'eroica Camilla, desta commozione la fiera Clorinda. Nell'opera tutta aleggia quel senso di tristezza per il quale molti hanno ritenuto laLiberata il poema italiano forse più vicino all'Eneide[34], già a partire dall'incipit (il versocanto l'armi pietose e il capitano richiama immediatamente il virgilianoarma virumque cano).
Come stretto amico di personaggi di potere e di grandissima influenza come l'imperatoreAugusto, del governatore provincialeGaio Asinio Pollione e del riccoGaio Cilnio Mecenate, secondo leggende medioevali di scarsa o nessuna attendibilità, il grande poeta avrebbe potuto beneficare in molti modi la città diNapoli in cui tanto amava risiedere.
I suoi biografi medioevali infatti ci narrano che fu Virgilio a proporre all'imperatore di costruire unacquedotto (proveniente dalle sorgenti nei pressi diSerino, nell'Irpinia) che servisse questa e anche altre città, comeNola,Avella,Pozzuoli eBaia.
Infine, Virgilio, essendo grandemente appassionato didivinazione e del mondo della religione in generale (come si nota dalle sue opere letterarie), avrebbe fatto installare due sculture di teste umane in marmo, una maschile e allegra, l'altra femminile e triste, sullemura della città e precisamente ai lati della porta diForcella al fine di fornire unpresagio casuale fausto o infausto (una sorta di innocuacefalomanzia minerale) per i cittadini di passaggio.
Con le modifiche fatte in epoca aragonese, le teste furono trasferite nellalussuosa villa reale diPoggioreale, ma andarono poi perdute a causa della distruzione del complesso.
Come riportano i suoi più antichi biografi, Virgilio aderì alneopitagorismo, corrente filosofica e magica allora molto diffusa nelle colonie dellaMagna Grecia, in particolare aNeapolis, una delle pochepoleis magnogreche che dopo la conquista romana aveva conservato la sua vita culturale genuinamente ellenica.
In quanto filosofo neopitagorico emago gli sono attribuite diverse immagini magiche etalismani volti alla protezione della città di Napoli che tanto amò, secondo alcuni biografi medievali e rinascimentali.
Le ultime ore di vita del poeta sono raccontate daHermann Broch nel romanzoLa morte di Virgilio, dove il protagonista, sentendosi prossimo alla morte, avrebbe voluto bruciare l'Eneide non perdonandosi di averla lasciata incompiuta.
Virgilio è uno dei protagonisti diUn infinito numero, romanzo diSebastiano Vassalli. Lo stesso autore ha reso il poeta protagonista di uno dei racconti che compongono la raccoltaAmore Lontano.
Nel romanzo del 2024I demoni di Pausilypon diPino Imperatore Virgilio agisce nelle vesti di detective.
Nella serieDevil May Cry, si trova un chiaro riferimento a Virgilio:Vergil, fratello del protagonistaDante e antagonista principale della saga.
nella serie limbus company c'é un personaggio di nome Virgilio (vergilius) che, all inizio del gioco aiuta un personaggio di nome dante intrappolato in una selva oscura mentre viene attaccato da dei banditi di nome pantera (panther) leone (lion) e lupo (wolf), ovvio riferimento al primo canto dell'opera italiana, scritta da Dante, laDivina Commedia.
^(EN) Robert Seymour Conway,Where was Vergil's farm?, inBulletin of the John Rylands Library, vol. 7, (2), Manchester, Manchester University Press, 1923, pp. 184-210.
^Erede dei beni di Sirone di cui fu discepolo (Verg., Catal. 5, 9 et 8, 1), Virgilio figura citato in diversipapiri di Ercolano: M. Gigante e M. Capasso, «Il ritorno di Virgilio a Ercolano», SIFC, 7, 1989, p. 3-6; M. Gigante, «Virgilio all’ombra del Vesuvio», Cronache Ercolanesi, 31, 2001, p. 10; V. Mellinghoff-Bourgerie,Les incertitudes de Virgile. Contributions épicuriennes à la théologie de l’Énéide, Bruxelles, 1990, p. 20-21; D. Armstrong, J. Fish, P.A. Johnston, M.B. Skinner (dir.),Vergil, Philodemus and the Augustans, Austin, 2004.
^Sulle lapidi sottostanti è scolpito: "+ Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Partenope. Cecini pascua, rura, duces" e "+ Millenis lapsis annis D(omi)niq(ue) ducentis / bisq(ue) decem iunctis septemq(ue) sequentibus illos / uir constans a(n)i(m)o fortis sapiensq(ue) benignus / Laudarengus honestis moribus undiq(ue) plenus / hanc fieri, lector, fecit qua(m) conspicis ede(m). / Tunc aderant secu(m) ciuili iure periti / Brixia quem genuit Bonacursius alter eorum, / Iacobus alter erat, Bononia quem tulit alta."
^Augustin Renaudet,Dante humaniste, Paris, Les Belles Lettres 1952.
^Francesco De Sanctis,Saggio critico su Petrarca, a cura di E. Bonora, Bari, Laterza, 1954 (seconda edizione), p.89.
^Annagiulia Angelone Dello Vicario,Il richiamo di Virgilio nella poesia italiana, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1981, p. 39 ss.; cfr. ancheRaffaele Spongano,Due saggi sull'Umanesimo, Firenze, Sansoni, 1964; Eduard Norden,Orpheus und Eurydike, in «Sitzungsber. der deutschen Akad. der Wiss., Philol. hist. Kl.», XII, 1934, p. 626 ss.
^Pio Rayna,Le fonti dell'Orlando Furioso, Firenze, Sansoni, 1956; Giorgio Petrocchi,Virgilio e la poetica del Tasso, in «Giorn. di Filol. XXIII, 1971, p.1 ss.»; Eugenio Donadoni,Torquato Tasso. Saggio Critico, Firenze, La Nuova Italia Editrice, 1936 (sec. ediz.), p. 296 epassim; Annagiulia Angelone Dello Vicario,Virgilio in Ariosto e Tasso, inIl richiamo di Virgilio nella poesia italiana, op. cit., p.69 ss.; Walter Binni,Metodo e poesia di Ludovico Ariosto e altri studi ariosteschi, Firenze, La Nuova Italia Editrice, 1996.
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Serguej Averintsev,Alcune considerazioni sulla tradizione virgiliana nella letteratura europea, in «Atti del convegno mondiale di studi su Virgilio a cura dell’Accademia Nazionale Virgiliana, Mantova-Roma-Napoli, 19-24 settembre 1981». T. 1. Milano, A. Mondadori, 1984, pag. 110–122.
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Annagiulia Angelone Dello Vicario,Il richiamo di Virgilio nella poesia italiana. Momenti significativi, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1981.
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(EN)Vita di Virgilio di Donato Traduzione in lingua inglese di una delle più antiche biografie di Virgilio. Essa deriva dalla perduta biografia diSvetonio.
(LA)IntraText Digital Library Testi originali dei Catalepton, delle Bucoliche, delle Georgiche e dell'Eneide con concordanze e liste di frequenza (daIntratext)
(LA)Bibliotheca Augustana Estratti di alcuni codici antichi dell'Università tedesca di Augusta.
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