La Provincia di Taranto, con un’estensione di 2 467,35chilometri quadrati, è la quarta per superficie dellaRegione.Il territorio è eterogeneo, sia da un punto di vista geografico, che culturale. Parte dell’anticaTerra d’Otranto, è in gran parte pianeggiante e per il resto collinare.
La provincia ha uno sviluppo costiero pari a 144 chilometri[3], e si affaccia interamente sull’omonimo golfo, nelMar jonio. La costa occidentale è quasi del tutto sabbiosa, con importanti sistemi dunali che possono raggiungere anche i 15 metri. Nell’entroterra è presente una vasta pineta dal grande valore naturalistico, essendo una delle più estese formazioni diPinus Halepensis d’Italia.
La costa viene interrotta dalla città diTaranto, costruita su una penisola che delimita i bacini interni del Mar Piccolo e quello esterno del Mar Grande, delimitato a sua volta dalleIsole Cheradi.Partendo dal Capo San Vito, inizia la costa orientale, o costa salentina, che nella sua prima parte è rocciosa e frastagliata, interrotta in alcuni punti da una serie di piccole insenature sabbiose e piccole calette costiere. Le più importanti sono quelle di Lido bruno, Baia di Tramontone, Baia di Saturo, Baia di Porto Pirrone, Gandoli, Montedarena e Lido Silvana. Proseguendo verso est, dopo Torre Zozzoli, nell’isola amministrativa delcomune di Taranto, la costa prosegue nella forma di vaste insenature e lunghi tratti rettilinei sabbiosi fino a Torre dell’Ovo, nelcomune di Maruggio, caratterizzata anche qui da importanti cordoni dunali. Nella tratta fino aSan Pietro in Bevagna, caratterizzata da piccole scogliere frastagliate e spiagge sabbiose dove sono presenti nell’omonima località troviamo ledune di Campomarino, un importante sistema dunale che si estende per diversi chilometri. Infine nella zona di San Pietro in Bevagna sfocia ilfiume Chidro, una zona umida costiera protetta di 60 ettari circa. Il litorale tarantino termina aTorre Colimena, nel comune diManduria.
Le pianure si sviluppano a nord parallele alla costa ionica dalla foce delBradano al confine con laBasilicata fino alla città diTaranto spingendosi a circa 15 chilometri verso l'interno, dove si innalza il modesto altopiano calcareo delleMurge. Si tratta della piana dell'Arco ionico tarantino che altro non è che una continuazione dellapiana di Metaponto.
La zona sud-orientale della provincia è parte delSalento, ed è caratterizzata da ondulazioni morfologiche più lievi denominateMurge tarantine, prosieguo dell'altopiano murgiano, dove i rilievi non superano i 150 metri. Questi rilievi, superata lasoglia messapica, degradano infine nellapianura salentina, compresa nelle province di Taranto, Brindisi e Lecce.
Il territorio della provincia è caratterizzato damodesti rilievi che talvolta possono superare i 500 metri. Si possono distinguere due principali aree: la porzione centro-occidentale della provincia caratterizzata da rilievi abbastanza elevati e ripidi, che comprende laValle d’Itria e leGravine, profonde incisioni di origine erosiva profonde anche più di 100 metri, e la zona centrale e orientale, caratterizzata da rilievi denominati serre, assai più modesti che degradano dolcemente verso lapianura salentina, dopo laSoglia messapica.
I rilievi più alti si riscontrano nel territorio diMartina Franca, con il Monte Sorresso che raggiunge i 524 m s.l.m., mentre altri superano abbondantemente anche i 400 m s.l.m.
Modesti i rilievi nella zona delle serre, ad est, con la Serra di Sant’Elia, nel comune diRoccaforzata, che raggiunge i 145 m s.l.m.
Scorcio dellaPalude La Vela, nei pressi del Mar PiccoloOasi Naturale nei pressi di Torre Colimena
La provincia di Taranto, a causa di fattori quali la modesta altimetria, scarsità e irregolarità delle piogge e la natura carsica del territorio, non ha un apprezzabile sviluppo idrografico. A causa della natura carsica del territorio però, lo stesso ha sviluppato un’importante idrografia sotterranea (vedicarsismo), che in prossimità della linea litorale le acque possono emergere in risorgive carsiche. Queste possono essere sottomarine come nel caso del Mar Piccolo (i cosiddetti citri, che rendono quest’ambiente sottomarino unico) o posso dare vita a veri, seppur brevi e modesti, corsi d’acqua. I più importanti, da ovest verso est, ilLato, ilLenne, ilPatemisco, ilTara, ilGaleso, il Cervaro, l’Ostone, ilChidro e ilBorraco.
La convergenza di caratteristiche geologiche e fattori climatici delle aree litoranee della provincia, hanno dato forma a un fenomeno diffuso dell’impaludamento stagionale, ora quasi del tutto bonificate, che durante la siccità che caratterizza la stagione estiva in queste aree, dava vita a vere e propriesaline. Le più importanti la Salina grande e piccola, ora prosciugate e quasi inglobate dal tessuto urbano dellacittà di Taranto, le saline del Lato, all’interno della lama dellaGravina di Castellaneta, e la Salina dei Monaci, nei pressi di Torre Colimena. Tra le zone umide rimaste ancora intatte, si segnalano laPalude La Vela, nel secondo seno del Mar Piccolo di Taranto, e quella della già citataSalina di Torre Colimena, entrambe aree naturali protette.[4][5]
Il clima del territorio, data la sua pozione, latitudine e centralità nelmar mediterraneo, è di tipomediterraneo, con inverni miti e piovosi ed estati calde e siccitose. Data la sua variabilità orografica, presenta però differenze significative all’interno del suo territorio.
Col crescere dell’altitudine e della distanza dal mare, il clima assume caratteri piùcontinentali, specie sulla Murgia, dove rispetto al capoluogo, registra temperature medie più basse e precipitazioni annue maggiori. Per esempio, ilcapoluogo registra una temperatura media annuale di 17.4°C e una piovosità media di 596 mm annui.Martina Franca una temperatura media annuale di 15.3°C e una piovosità media di 632 mm annui.Manduria, sull’estremo versante orientale della provincia, e situata nell’entroterra, una temperatura media annuale di 17.4°C e una piovosità media annuale di 620 mm.[6] Nonostante ciò, il massimo di piovosità si registra in entrambi i casi nel tardo autunno, mentre il minimo a luglio.
Non rari sono i fenomeni climatici estremi che colpiscono il territorio. Le irruzioni occasionali di aria fredda continentale dai viciniBalcani possono provocare un crollo delle temperature e precipitazioni anche di carattere nevoso sulla Murgia eValle d’Itria, che raramente possono raggiungere la costa, senza però particolari accumuli su quest’ultima. Questi fenomeni sono però di breve durata.
Più frequenti e durature le ondate di caldo, che possono aggravare ulteriormente il deficit idrico estivo della provincia, con punte anche abbondantemente sopra i 40°C e lunghi periodi siccitosi e particolarmente afosi, specie sulla costa, dove le temperature notturne spesso non scendono sotto i 25°C.[7][8]
«Si vede anco nelle monete Tarantine impresso lo scorpione, ed alcuni anno detto, che fusse impresa di Pirro, ed altri delli Cartaginesi in tempo d’Annibale, ma à me pare che in quello volessero i Tarantini esprimere il modo, con il quale squadravano il loro esercito, mentre li dua corna sinistri formavano le due teste dello scorpione, e poi alla retroguardia allungando le squadre formavano la coda, acciò si potesse rivolgere all’uno, ed all’altro corno secondo richiedeva il bisogno.»
Il 2 settembre1923 venne emanato il decreto che il 21 dicembre fece divenire Tarantoprovincia per scorporo delcircondario di Taranto dallaprovincia di Lecce[9], in parte quale riconoscimento dell'importante ruolo che la città ricoprì sia nell'epoca antica che in quella moderna, ma soprattutto in ottemperanza del principiofascista dellaproiezione marittima dello Stato italiano ben rappresentato dall'Arsenale militare marittimo di Taranto[10]. Fino a luglio del1951 ebbe il nome ufficiale di Provincia dello Ionio[11].
Le prime elezioni provinciali furono celebrate nel1951, al ristabilimento della democrazia amministrativa.
Come stemma da utilizzare si pensò all'antico emblema della città di Taranto suggerito daPirro, intervenuto come alleato dei tarantini nellaguerra contro Roma: uno scorpione con tre gigli effigiati sul dorso, reggente la corona delPrincipato di Taranto tra le chele. Il re dell'Epiro infatti, osservando la città dalle alture che la circondano, ebbe l'impressione che la conformazione urbana ricordasse la figura di uno scorpione. Questo stemma avrebbe funto anche da deterrente psicologico: i nemici avrebbero reputato i magno-greci pericolosi come uno scorpione.
Fu così per oltre 17 secoli, fino a quando lo scorpione fu sostituito da uno stemma raffigurante un uomo coronato a cavallo di un delfino, con un tridente nella mano destra e con uno scudo decorato con uno scorpione nella mano sinistra. Più tardi, lo stemma cittadino fu nuovamente sostituito da un altro raffigurante un giovane nudo a cavallo di un delfino, con un tridente nella mano destra e con il braccio sinistro avvolto in unaclamide, il mantello di origine greca utilizzato in battaglia. Pur trattandosi di un'immagine che si ispira a quella raffigurata sulle monete magno-greche del periodo di massimo splendore della città, l'identità del giovane non è chiara, in quanto le fonti letterarie in merito sono discordi: secondoAristotele si tratterebbe diTaras, figlio del dioPoseidone e dellaninfa Satyria; secondoPausania invece, si tratterebbe diFalanto, il fondatore della città che secondo la tradizione sarebbe stato portato in salvo da un delfino sulla terraferma.
Come emblema della Provincia di Taranto fu invece invece scelto lo stemma con lo scorpione, concesso ufficialmente il 24 febbraio1927[12] con decreto firmato daVittorio Emanuele III eBenito Mussolini, registrato alla Corte dei Conti il giorno 11 marzo 1927, Reg. 3 Fin., foglio 347 e trascritto nel Libro araldico degli enti morali.
«D'argento, alloscorpione montante di nero, caricato di tregigli d'oro e sostenente con le chele unacorona all'antica, d'oro. Lo scudo sarà fregiato dalla speciale corona da Provincia.»
(R.D. 24 febbraio 1927)
Il nuovo significato non fu più quello di arma araldica destinata a intimorire gli avversari, ma segno di una continuità ideale di storia e di civiltà. L'esemplare più antico di quel blasone conservato a Taranto risale alIV secolo.
Il gonfalone è un drappo partito di azzurro e di rosso.
Colonne del Tempio dorico, necropoli, cinta muraria a Taranto. Sculture, corredi funerari, oreficerie, ceramiche esposti nelMuseo Archeologico Nazionale di Taranto. Relitto di una nave greca e monoliti ellenici aMarina di Maruggio, in località Capoccia.
Al 31 dicembre 2021, la popolazione straniera residente in provincia contava 14 770 persone[14], pari al 2,6% della popolazione totale residente. Queste le più numerose:[15]
La provincia è dedita all'agricoltura, allapesca e all'industria nei settori siderurgico, chimico, alimentare, tessile, del legno, del vetro e della ceramica.
Può vantare alcuni prodotti con certificazioneDOP eIGP:
La provincia di Taranto è attraversata dall'Autostrada A14, chiamata anche Autostrada AdriaticaBologna-Taranto, oltre che da numerosestrade provinciali estatali. Il capoluogo è il punto di incrocio tra le tre maggiori arterie stradali della provincia:
Strada provinciale di notevole importanza per il turismo locale è laLitoranea Salentina SP 100/122, sul litorale del versante salentino della provincia, che collega il capoluogo aSanta Maria di Leuca.
Nella zona industriale di Taranto, vi è inoltre un raccordo ferroviario su cui transitano solo convogli merci, il quale unisce la tratta ionica (prima del P.M. Cagioni) con quella che porta a Bari (prima della stazione Bellavista).
La stazione ferroviaria principale della provincia èquella di Taranto, collegamento e baricentro delle principali direttrici; è anche l'unica della provincia in cui si può effettuare un interscambio tra leFerrovie del Sud Est e leFerrovie dello Stato.La stazione di Martina Franca è un importante nodo di scambio delleFSE tra le lineeMartina Franca-Lecce eBari-Taranto.
Il porto principale della provincia èquello di Taranto: militare, mercantile, peschereccio e turistico.
Il porto mercantile di Taranto è secondo inItalia per traffico di merci[16]. L'installazione più recente è costituita dal terminal container ubicato sul molo polisettoriale, una struttura modernissima completa di sistemi telematici e torre di controllo, con una capacità di stoccaggio e movimentazione merci di circa 2 000 000 diTEU/anno[17].
L'unico altro porto turistico della provincia è quello diCampomarino.
L'aeroporto di Taranto"Marcello Arlotta" attualmente non effettua collegamenti passeggeri (benché lo abbia fatto in precedenza), ma è adibito come scalo merci e a uso militare (da parte dellaMarina Militare Italiana).
Gli aeroporti civili con scali passeggeri più vicini alla provincia ionica sono due:
Gravina di Ginosa, una profonda incisione erosiva simile a un canyon formatasi per effetto delle acque meteoriche che per millenni ne hanno scavato il percorso. Si estende per 10 km e circonda a ferro di cavallo l'intero centro abitato diGinosa. Al suo interno sono presenti i due villaggi rupestri, il casale e il rione Rivolta. Fa parte dell'area delle Gravine.
Gravina di Castellaneta, appartiene sempre alParco Terra delle Gravine. Si estende per una decina di chilometri e raggiunge una profondità massima di 145 metri e un'ampiezza massima di 300 metri. Lungo il suo percorso è possibile trovare resti di insediamenti rupestri.
Gravina di Laterza, è la più grande gravina del Parco, e seconda in Europa. Si estende per 12 km, e raggiunge i 200 metri di profondità massima e i 400 metri di ampiezza. Al suo interno è presente l'Oasi Gravina di Laterza della LIPU, che ospita numerose specie di volatili. Le profonde fratturazioni della roccia causate dal torrente che vi scorre in fondo ha dato forma a suggestive grotte e pinnacoli.
Dune di Campomarino, complesso di dune presenti nel territorio comunale diMaruggio, sul litorale salentino della provincia. Si estendono per 41 ettari e alcune di esse raggiungono i 12 metri di altezza. Su di esse si sviluppa una rigogliosa macchia mediterranea. Da pochi anni è diventatosito di interesse comunitario e ospita il Parco delle dune di Campomarino.
Chidro, alimentato dalle acque difalda, nasce da un laghetto a poca distanza dal mare e sfocia nella località balneare diSan Pietro In Bevagna.
Borraco, oBurracu in dialetto locale, ha origine da due fonti distinte, precisamente da duerisorgive, nel comune diManduria e dopo un percorso di 800 metri sfocia presso Torre Borraco.
Ostone,li Cupi olu Stoni indialetto salentino, scorre interamente nel territorio diLizzano. Ricca è la fauna e la flora ai suoi bordi. Nei dintorni sono stati rinvenuti enormi quantitativi di reperti archeologici.
Cervaro, importante risorgiva del secondo seno del mar Piccolo di Taranto, nasce a poche centinaia di metri dal mare nei pressi dell'antico convento dei Battendieri.
Galeso, fiume di origine carsica che sfocia nel primo seno delMar Piccolo. È tra i fiumi più piccoli del mondo con i suoi 900 metri di lunghezza. Sulle sue rive in età classica sorgeva il quartiere Ebalia. Nel1169Riccardo da Taranto, fece edificare l'Abbazia di Santa Maria del Galeso.
Tara, nasce da due rami e le sue acque sono considerate benefiche dai tarantini e il 1º settembre si celebra la Madonna del fiume Tara.
Patemisco, tipica manifestazione del fenomeno carsico delle Murge.
Lenne, appartenente al territorio di Palagiano, grosso corso d'acqua che sfocia nella spiaggia di Pino di Lenne, nellaRiserva naturale Stornara.
Lato, lungo 5 km, ha origine al termine dellaGravina di Laterza, raccogliendo le sue acque dalla gravina. Alla sua foce è situata la Torre Lato, costruita per difendere la costa dalle incursioni saracene.
Galaso, torrente sito a Marina di Ginosa la cui foce funge da porto-canale. Ha piene rovinose, come quella del 2011.
Ingrassetto sono indicate le città metropolitane. In luogo delle province, in Sicilia vi sono i liberi consorzi comunali; in Valle d'Aosta le funzioni della provincia sono espletate direttamente dalla regione, in Friuli-Venezia Giulia le province sono state abolite come enti amministrativi e rimangono esclusivamente comeunità territoriali sovracomunali non amministrative; mentre in Trentino-Alto Adige le province sono enti autonomisui generis.