Prima battaglia del Piave parte delfronte italiano dellaprima guerra mondiale | |||
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Data | 13 -26 novembre1917 | ||
Luogo | Linea Piave-Grappa-Altipiani | ||
Esito | Vittoria difensiva italiana | ||
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Manuale |
Ritirata di Caporetto | |
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Sfondamento di Caporetto –Cividale del Friuli –Pozzuolo del Friuli –Ragogna –Longarone –1ª Piave |
Laprima battaglia del Piave, detta ancheprima battaglia del monte Grappa obattaglia d'arresto (concetto che abbraccia anche i combattimenti sugli Altipiani), si svolse durante laprima guerra mondiale (nel novembre 1917) al confine traTrentino eVeneto, tra ilRegio Esercitoitaliano da una parte e le forze dell'Impero tedesco e dell'Impero austro-ungarico dall'altra.
Le truppe italiane, credute vinte e moralmente distrutte anche dagli stessi vertici militari dopo labattaglia di Caporetto[1], opposero invece una tenace resistenza nei dintorni delmonte Grappa tra le rive delBrenta e delPiave, permettendo così alla linea difensiva impostata lungo quest'ultimo fiume di continuare a resistere all'offensiva nemica, che dovette pertanto ridimensionarsi allaguerra di trincea.
Situata nei pressi del confine traVeneto eTrentino, la linea di difesa italiana in cui avvennero gli scontri andava, daovest aest, dalfiume Brenta, passando per ilcol Moschin,monte Grappa,monte Tomba e Monfenera, alPiave, protraendosi versonord includendo i montiFontana Secca,Prassolan, Roncone eTomatico, tutte alture dellePrealpi Bellunesi.
La 4ª Armata nell'ottobre 1917 era composta da 8 343 ufficiali e 219 694 soldati che, quando si scatenò labattaglia di Caporetto ad est, vennero attaccati da truppe austro-ungariche e tedesche che cercavano di distogliere l'attenzione dei vertici militari italiani dal vero attacco[2]. Il 27 ottobreLuigi Cadorna ordinò di iniziare la ritirata e si ripeté quattro giorni dopo quando vide che le operazioni di sgombero procedevano con troppa lentezza:Mario Nicolis di Robilant infatti, capo della 4ª Armata, credeva di poter resistere alla manovra di accerchiamento proveniente dalla zona diCaporetto condotta dalle forze nemiche, e solo il 31 ottobre, appunto, dietro l'insistente pressione del suo superiore Cadorna, ordinò la ritirata vera e propria, che prima si era limitata a qualche piccolo spostamento[3].
Il 1º novembre 1917 la 10ª Armata del generale austro-ungaricoAlexander von Krobatin iniziò ad attaccare i fanti italiani in ritirata che ora versavano in una vera e propria crisi, con le strade intasate dai profughi e dalle artiglierie e con il nemico che procedeva sempre più spedito occupando il 5 novembreCortina d'Ampezzo. Il 6 e il 7 novembre si verificarono violenti scontri attorno aLorenzago di Cadore che solo alcuni soldati italiani riuscirono a raggiungere rompendo un primo tentativo di accerchiamento nemico. La situazione per la 4ª Armata era diventata molto grave e nemmeno la distruzione di alcuni ponti sulBoite e aPerarolo di Cadore impedì agli austriaci di completare la conquista delCadore il 9 novembre.
La 4ª Armata contò 11 500 prigionieri a causa del ritardo del suo comandante nell'ordinare la ritirata[4], ma nonostante tutto un cospicuo numero di soldati riuscì a rischierarsi nel complesso montuoso delmonte Grappa dopo una ritirata di 80km.Armando Diaz, nuovo capo delRegio Esercito al posto di Cadorna dal 9 novembre, ordinò subito di stendere una linea difensiva avanzata che comprendesse i monti Roncone e Tomático, ma le perplessità dei comandanti della 1ª e 4ª Armata circa il mantenimento di tali posizioni indusse Diaz a designare di seconda priorità l'occupazione dei due monti, che venne comunque effettuata.
Una volta spezzata la linea italiana aPlezzo (nell'ambito della battaglia di Caporetto) il gruppo d'attacco delGeneral der InfanterieAlfred Krauß si diresse, per ordine diOtto von Below, verso il complesso del monte Grappa forte di tre divisioni di fanteria austro-ungarica (la 3ªEdelweiss, la 22ªSchützen e la 55ª) e della DivisioneJäger tedesca[5].
Il 13 novembre 1917 Krauß divise le sue forze in due gruppi al comando divon Alpenbach eSchwarzemberg con l'intento di raggiungereBassano del Grappa ePederobba, ma l'attacco venne fermato da un'accanita resistenza sui monti Roncone,Peurna, Arvenis e Tomático ad opera di ottobattaglioni dialpini. Alla fine del 14 novembre le truppe attaccanti (in totale 17 battaglioni) avevano conseguito la conquista del monte Peurna ed erano avanzate di 3 km nella riva destra del Piave, subendo però gravi perdite e catturando pochi prigionieri.
Il 15 novembre il Regio Esercito si vide attaccato da forze ben più consistenti dei giorni precedenti e fu costretto a cedere le postazioni avanzate del Roncone e del Tomático, ilCismon e il Monte Santo, ripiegando nella nuova linea difensiva che andava daCismon del Grappa, passando per i monti Prassolan, Prai, Casonet,Orso,Solarolo e Fontana Secca, fino al fiume Piave. La ritirata non fu indolore e molti reparti subirono ingenti perdite, come nel caso del battaglione alpiniVal Tagliamento, ridotto a 200 effettivi, e del 62º battaglionebersaglieri, che perse metà degli uomini[6]. L'avanzata di von Below comunque subì una battuta d'arresto ai piedi del Prassolan, tenacemente difeso dal 149ºReggimento dellaBrigata fanteria "Trapani" (reparto precedentemente punito per codardia nel corso delladecima battaglia dell'Isonzo[senza fonte]) e lungo il Piave.
Nella mattina del giorno successivo il generale Krauß fu dell'idea di proseguire gli attacchi: egli pertanto ne ordinò tre contemporaneamente condotti verso i settori occidentale, centrale e orientale nemici. Se il primo di questi fallì nei pressi diCollicello, nel settore centro venne tolta agli italiani parte del Prassolan e in quello orientale circa una ventina di battaglioni si impossessarono del Cornella e diQuero (raggiunta la mattina del 17 novembre), facendo circa 2 400 prigionieri[7]. Il resto del giorno proseguì tranquillo data la necessità austro-ungarico-tedesca di riorganizzarsi in vista di ulteriori attacchi.
Il 17 novembre giunse a supporto degli italiani il 264º Reggimento della BrigataGaeta, distrutto e ricostituito varie volte ricorrendo infine airagazzi del '99, e il giorno successivo ripresero i combattimenti attorno almonte Pertica, difeso efficacemente dal Regio Esercito, contro il Monfenera, parte del quale venne conquistato dallaJäger, sul monte Tomba, attaccato varie volte senza successo, e adAlano di Piave, persa dal XVIIICorpo d'armata italiano le cui perdite vennero sopperite dalle brigateRe eMassa Carrara arrivate lo stesso giorno. Queste truppe, a cui si aggiunsero nel corso del tempo la BrigataMessina e i battaglioniVal d'Adige eMorbegno del X Gruppo alpini, in parte provenivano dalla sconfitta 2ª Armata deltenente generaleLuigi Capello[8], cosicché le forze italiane sul Grappa risultarono formate per circa la metà da "fuggitivi" e "codardi" secondo le parole del loro ex comandante[9]. Di Robilant, che poteva avvalersi anche del II Gruppo aereo (poi2º Gruppo), il VI Gruppo (poi6º Gruppo caccia) e XII Gruppo (poi12º Gruppo caccia)[10] e dellaStrada Cadorna (una strada lunga circa 25 km che va da Bassano del Grappa all'omonimo monte, utilissima per il rifornimento di viveri e munizioni), rischiererà così le sue unità:
Otto von Below, consapevole di dover fare in fretta per restituire uomini alfronte occidentale, radunò le sue forze (portate a poco più di cinque divisioni con l'arrivo della 94ª divisione, di parte della 50ª e dell'Alpenkorps) in tre gruppi d'attacco ordinando loro di raggiungere la pianura oltre il monte Grappa.
Il 20 novembre iniziò l'attacco che riuscì solamente a conquistare un villaggio nei pressi di Alano di Piave. Il giorno successivo i soldati degli imperatoriCarlo I d'Austria eGuglielmo II di Germania si avvicinarono al col dell'Orso, occuparono parte del monte Spinoncia, l'intero Fontana Secca, parte del Monfenera e il monte Tomba, teatro di continui contrattacchi di entrambi gli schieramenti per tutta la giornata. Il 23 novembre ci furono scontri al monte Pertica, difeso da nove battaglioni italiani e passato di mano varie volte per venire infine abbandonato dal Regio Esercito, sullo Spinoncia, dove il battaglione da montagnaWürttemberg, protagonista di molte audaci azioni nel corso della battaglia di Caporetto e in cui militava anche ilLeutnantErwin Rommel, subì gravi perdite senza riuscire nella sua conquista. Il giorno 24 gli austro-ungarici presero possesso di una cima dei Solaroli e Rommel, ottenuto il permesso dal suo comandanteTheodor Sprösser[11], provò a raggiungere il monte Grappa ma sbagliò strada ritrovandosi alla fine della giornata da tutt'altra parte[12]; il giorno dopo il battaglione venne ritirato dal fronte mentre si riaccendevano i combattimenti a col dell'Orso, sul Monfenera, difeso tenacemente dal battaglione alpiniVal Cordevole[7], e a Col della Berretta, dove il 26 fallì l'ultimo sfortunato attacco di 15 battaglioni austro-ungarico-tedeschi, respinti dai 12 battaglioni italiani posti a difesa del monte.
La battaglia d'arresto riguardò anche l'Altipiano dei Sette Comuni, dove accaniti scontri che si ebbero dall'11 al 23 novembre. Un estremo tentativo di sfondare avvenne il 22 novembre alla presenza dell’imperatoreCalo d'Austria, ma fu respinto. Il giorno dopo l'alto comando austroungarico ordinò la sospensione degli attacchi. I combattimenti in questo settore riprenderanno poi nel dicembre-gennaio con battaglie sulle Melette e sui Tre Monti.
IlComando Supremo Militare Italiano, dal quale dipendevano il Raggruppamento Squadriglie, Comando Supremo con ilIV Gruppo eXIV Gruppo ed i reparti a disposizione del Comando Supremo con il X Gruppo (poi10º Gruppo)[10], venne quasi sorpreso dalla tenacia e dal valore delle truppe della 4ª Armata, su cui non faceva affidamento, dando anzi per scontato il fatto che l'attaccante von Below avrebbe presto fatto comparsa nella pianura veneta. Per sapere come queste truppe stavano reagendo agli eventi si decise di inviare alcunicarabinieri travestiti da semplici soldati, ma non si riuscì a estrapolare molto dai "veri militari", perciò il Sottocapo diStato MaggioreGaetano Giardino trasse la conclusione sopracitata all'inizio di questo paragrafo[13].
La prima battaglia del Piave fu anche l'unica battaglia di difesa elastica che si svolse nelfronte italiano durante la prima guerra mondiale, caratterizzata da pronti e organizzati contrattacchi del Regio Esercito che aveva deciso di concedere più autonomia agli ufficiali sul campo, con conseguente aumento del morale generale[14]. Altro fenomeno che concorse alla vittoria difensiva va ricercato nel fatto che il Comando Supremo si limitò al ruolo di "osservatore" riducendo al minimo la sua influenza con circolari e ordini rivolti alla 4ª Armata, cosicché venne eliminato il disastroso fenomeno di "burocratizzazione" che fu una delle cause della sconfitta di Caporetto.
Da parte avversaria, ilCapo di Stato Maggiore della XIV Armata austro-tedesca,Konrad Krafft von Dellmensingen, ebbe a dire[15]:
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