Porto di Ancona | |
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Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Comune | Ancona |
Mare | mare Adriatico |
Infrastrutture collegate | SS 681 |
Tipo | traghetti, mercantile, peschereccio, sede di cantieri navali, turistico |
Gestori | Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Centrale |
Passeggeri | 1.654.821[1] (2010) |
Traffico merci | 8.520.523[1] (2010) |
Profondità fondali | 2 - 14 m |
Lunghezza max imbarcazioni | 100-300 m |
Coordinate | 43°37′14.52″N 13°30′14.4″E43°37′14.52″N,13°30′14.4″E |
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Ilporto di Ancona (sigla internazionaleIT AOI) è situato nella parte più interna delgolfo di Ancona ed è perciò nel suo nucleo più antico unporto naturale; è il primo porto italiano per traffico internazionale di passeggeri e veicoli su navi di linea[2][3][4] e il primo porto europeo per traffico di traghetti diretti in Grecia[5]. La protezione dal moto ondoso è data dalpromontorio su cui sorge la città e damoli frangiflutto che hanno ampliato il bacino, costruiti a partire dall'epoca romana.
Per le merci, è tra i primi porti dell'Adriatico[6]; un quarto delle attività di importazione ed esportazione tra laGrecia e l'Europa transita per il porto di Ancona[7]; sia per questo motivo, sia per il consistente flusso di viaggiatori diretti nei paesi del Mediterraneo orientale, quello di Ancona è uno dei dodiciporti internazionali italiani e uno degli ottantatré scali strategici dell'Unione europea[8]. È un terminale di due corridoi dellereti transeuropee dei trasporti: ilcorridoio Scandinavo-Mediterraneo e ilcorridoio Baltico-Adriatico[9]. Inoltre, il porto di Ancona è un terminale della rotta Italia-Grecia delleautostrade del mare[10].
Per ciò che riguarda lapesca, i mercati ittici di Ancona sono per fatturato al secondo posto nell'Adriatico e al sesto posto in ambito nazionale[11]; la flotta peschereccia dorica è al secondo posto in Adriatico e al terzo inItalia sia pertonnellate di stazza lorda[12], sia per volume di pescato[13]. Inoltre, in questo scalo è situato uno dei quattro centri delCNR di ricerca sulla pesca: l'Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine[13][14].
Il porto di Ancona è un importante centro dellacantieristica navale italiana, essendo sede di unostabilimento della Fincantieri e di quattro cantieri specializzati[15].
Lavorano al porto 6.528 addetti, di cui 3.686 nel settore cantieristico[16][17]; l'alto numero di lavoratori portuali fa sì che lo scalo dorico sia considerato la più grande industria delle Marche[18].
Nel 387 a.C. igreci di Siracusa fondarono la città di Ancona proprio per la presenza del porto naturale e le diedero il nome diAnkón, ossia "gomito", in riferimento alpromontorio roccioso triangolare, simile ad un braccio piegato, che protegge lo scalo dalle onde. Nel corso dei secoli, il porto è stato poi più volte ampliato con opere di protezione ed è attualmente sede dell'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico centrale[19].
Sin dal XIII secolo a.C. sono testimoniati scambi commerciali tra il porto naturale di Ancona e laGrecia, l'Istria e laDalmazia; questi contatti erano mediati da navigatorimicenei[20].
Dal X al IV secolo a.C. il porto fu unemporiogreco-piceno, costituito da magazzini, strutture portuali e da una serie di edifici abitati da greci che conservavano le proprie tradizioni e, pur non avendo la sovranità del territorio, vivevano in piena autonomia e in accordo con gli abitanti autoctoni; questi, dal canto loro, facevano da tramite tra i greci e i mercati dell'entroterra, dove infatti si ritrovano manufatti di produzione ellenica[21].
L'esistenza dell'emporio si spiega ricordando che la navigazione dei popoli antichi era quasi esclusivamente dicabotaggio: si affrontava il mare aperto solo quando non era possibile fare altrimenti, scegliendo in questo caso le rotte più brevi e con punti di riferimento sicuri, come dei promontori. Nel caso dell'Adriatico, uno degli attraversamenti più facili era proprio in corrispondenza delpromontorio del Cònero e quindi del porto di Ancona, e ciò per due motivi: anzitutto la rotta risultava più breve, dato che il Cònero si protende verso la costa dalmata; inoltre, perché tale monte svolgeva efficacemente la funzione di traguardo visivo per i navigatori provenienti da est. A questa rotta corrispondeva, dunque, una lunghezza minima del tratto di mare privo della visibilità della costa[20].
L'importanza dell'emporio anconitano era dovuta anche al fatto che esso era uno dei terminali dellavia dell'ambra, che partiva dalmar Baltico, e di quella dellostagno, che iniziava dalla Cornovaglia e dalla Germania. Attraverso gli empori diAnkón e diNumana i Greci si rifornivano anche di grano, ed esportavano olio, vino e, dal VII secolo a.C., manufatti del loro artigianato artistico, come mostrano i ritrovamenti nell'area picena, specie gli oggetti in bronzo e le ceramiche[22].
IDori siracusani, che nel387 a.C. fondarono la città diAnkón, si fermarono in questo luogo per le possibilità che il porto naturale offriva. Chiamarono la nuova colonia con il nome diAnkón, che inlingua greca significa "gomito". La costa infatti qui forma un gomito roccioso che offre un riparo naturale dalle onde. Nella stessamoneta greca di Ancona compare l'immagine del braccio piegato, che richiama il nome della città, sovrastato dalle due stelle deiDioscuri, protettori dei naviganti, per ricordare la funzione protettiva del promontorio a forma di gomito nei confronti dei flutti marini.
Il porto greco della città corrisponde all'area compresa tra l'attuale molo traianeo (prima parte del Molo Nord) e l'attualeLazzaretto, come concordano gli studiosi moderni[20], anche se la tradizione storiografica[23] localizzava il porto greco più a nord, nell'area attualmente occupata daiCantieri navali. La protezione offerta dal promontorio su cui sorge tuttora la città era potenziata da uno sperone roccioso che dalla base della collina si dirigeva verso nord-ovest.
Dopo la fondazione di Ankón, attraverso il porto continuavano ad essere esportati prodotti dell'agricoltura locale, tra cuiStrabone[24] cita il vino, descritto di particolare bontà, e il grano, che parimenti viene definito "buono", oltre che "abbondante"; ciò era particolarmente apprezzato dai Greci della madrepatria, che importavano questo cereale in grandi quantità, data l'insufficiente produzione locale. Tra le merci esportate, le fonti antiche parlano dellaporpora prodotta degli stabilimenti locali; secondoSilio Italico[25] essa poteva competere con quelle famose diSidone e dellaLibia. Tra i prodotti importati, è testimoniata soprattutto laceramica greca.
Nel periodo romano il porto fu notevolmente ampliato, soprattutto dall'imperatoreTraiano, che nell'intento di renderlo il porto di Roma verso le terre orientali dell'Impero, ordinò la costruzione del primo tratto dell'attuale Molo Nord. Tale struttura si era resa necessaria perché, nel corso dei secoli, l'erosione marina aveva parzialmente demolito lo sperone roccioso che in epoca greca potenziava la protezione naturale dal moto ondoso già offerta dal promontorio su cui sorge la città.
Per ricordare la costruzione del molo, che rendeva più sicuro l'accesso all'Italia[26], ilSenato e il popolo romano fecero costruire sul molo appena costruito l'Arco di Traiano, attribuito all'architetto di fiducia dell'imperatore,Apollodoro di Damasco, eretto intorno al100 d.C..
Traiano e la flotta militare romana partirono dal porto di Ancona per laSeconda guerra dacica, come si vede nellascena 58 dellaColonna Traiana (113 d.C.), in cui è presente la più antica rappresentazione del porto dorico; in particolare sono riconoscibili il molo traianeo, l'Arco di Traiano e un edificio con ambienti coperti a volta, interpretato come magazzino portuale o parte di un cantiere navale, i cui resti sono visibili nella zona archeologica del porto romano[27]. Anche altri particolari della scena della Colonna Traiana permettono di identificare il porto di Ancona come base di partenza della Seconda guerra dacica: il tempio posto sulla cima della collina è iltempio di Venere, noto attraversoCatullo eGiovenale, i cui resti sono visibili al di sotto dell'attualeduomo; il tempio colpito dalle onde è iltempio di Diomede, noto attraversoScilace[28]; il colonnato in cima alla collina, di cui è stato recentemente ritrovato un tratto, interpretato come recinzione delforo cittadino, che si affacciava sul mare con una terrazza.
In età romana si esportavano dal porto di Ancona i prodotti dell'industria e dell'agricoltura della regione circostante; come in età greca, in particolare si esportavano laporpora[29], il vino e il grano[24].
Il porto di Ancona rivestì un ruolo importante nel corso dellaGuerra greco-gotica: rimase durante tutto il conflitto caposaldo dell'Impero Bizantino, che si assicurava in tal modo il dominio sull'Adriatico e la possibilità di far giungere in Italia le proprie truppe e le vettovaglie. Per impedire ciò, i goti per due volte tentarono inutilmente di conquistarlo, cingendo d'assedio la città, nel 538 e nel 551; durante quest'ultimo le truppe gote assediavano Ancona con quarantasette navi, ma i bizantini riuscirono a distruggere l'intera flotta avversaria, nel corso di unabattaglia navale[30]. Secondo lo storicoProcopio di Cesarea, i marinai bizantini erano stati incitati con queste parole, indicative per capire il ruolo del porto durante il conflitto:
(Procopio,La Guerra Gotica, IV, 23.)
Non più supportati dalla propria flotta, i goti dovettero levare l'assedio[32]. Dopo la vittoria imperiale nella Guerra greco-gotica, Ancona fece parte dellaPentapoli bizantina, ducato dell'Impero di Bisanzio, e in particolare dellaPentapoli marittima. Il porto continuò quindi a svolgere il suo ruolo di collegamento tra l'Italia e l'Impero d'Oriente.
NelIX secolo, iSaraceni, durante i loro saccheggi alla città, danneggiarono anche il porto e razziarono le statue in bronzo dorato e irostri presenti sull'Arco di Traiano. Fu un evento che si può considerare simbolico del drastico declino dei traffici e della città, fenomeno tipico del resto di tutta l'Europaaltomedievale.
La città si riprese intorno all'XI secolo, grazie ai rinnovati traffici marittimi; questo secolo segna l'inizio del periodo dellibero comune e dellaRepubblica di Ancona[33]: le strutture portuali furono restaurate e il porto fu fortificato ed ampliato; si estendeva dall'attuale molo Luigi Rizzo, il cui nucleo venne costruito proprio in questo periodo, agli scogli su cui oggi sorge ilLazzaretto. Furono le intense attività portuali, dirette soprattutto verso il Mediterraneo orientale, che permisero alla città di reggersi per circa cinque secoli comerepubblica marinara; l'alleanza con laRepubblica di Ragusa consentì alle due città portuali di resistere allapotenza marittima veneziana, che specialmente in Adriatico era soverchiante. Altra alleanza fondamentale per la Repubblica di Ancona era quella con l'Impero Bizantino.
L'Ancona medievale si sviluppò secolo dopo secolo fino a compredere tutto l'arco portuale, da nord a sud, nell'area compresa tra il colle Guasco, dominato dal Duomo di San Ciriaco, ed il colle Astagno, dov'era collocata Porta Capodimonte, che allora era la principale via d'accesso da terra alla città.
La Repubblica di Ancona inviava consoli ed avevafondachi e colonie in molti porti d'Oriente[34]. ACostantinopoli vi era il fondaco più importante, dove gli anconetani avevano una propria chiesa, Santo Stefano[35][36]. Altri fondachi anconitani erano inSiria (aLaiazzo e aLaodicea), inRomania (aCostanza), inEgitto (adAlessandria), aCipro (aFamagosta), inPalestina (aSan Giovanni d'Acri), inGrecia (aChio) e inAsia Minore (aTrebisonda). Spostandosi verso occidente, fondachi anconitani erano presenti nell'Adriatico aRagusa e aSegna, inSicilia aSiracusa e aMessina, inSpagna aBarcellona e aValenza, in Africa aTripoli[37].
Mentre gli anconitani di ogni classe sociale si dedicavano direttamente ai traffici marittimi, lo smistamento via terra delle merci importate era affidato invece a mercanti ebrei, lucchesi e fiorentini. Dal Levante giungevano nel porto di Ancona spezie e medicamenti di ogni tipo, coloranti, profumi,mastice, seta, cotone,zucchero di canna,allume; dalla Dalmazia arrivava invece legname (daSegna), sale (daPago), metalli (daFiume), pellami, cera, miele (soprattutto daRagusa, ma anche daZara,Traù eSebenico). Questi prodotti erano poi esportati via terra, attraverso un itinerario commerciale che toccava Firenze, la Lombardia, leFiandre e terminava inInghilterra[38][39].
Via terra giungevano nel porto di Ancona: panni pregiati da Firenze e dalle Fiandre; dalle Marche olio, grano, vino, sapone, panni,carta di Fabriano e diPioraco; dall'Abruzzo lozafferano, dalMontefeltro ilguado. Questi prodotti erano poi esportati via mare in Oriente e in Dalmazia[38].
Nel 1173 la Repubblica di Ancona visse unlungo e difficile assedio: il porto venne occupato dalla flotta veneziana, che agiva in appoggio all'esercitoimperiale, circondante Ancona dalla parte di terra; a capo delle truppe imperiali eraCristiano di Magonza, luogotenente dell'imperatoreFederico Barbarossa. Fra tutte le navi veneziane spiccava per imponenza laTotus Mundus, la più grande che si fosse mai vista[40]. L'assedio era dovuto a due motivi concomitanti: anzitutto la pretesa veneziana di dominare l'Adriatico incontrastata, poi la politica degliimperatori tedeschi, che non accettavanoliberi comuni nei loro domini italiani e perciò tentarono più volte di sottomettere la città. Inoltre, Federico Barbarossa aveva anche un secondo motivo per attaccare Ancona: non accettava che la città fosse alleata dell'Impero Bizantino[40].
Dopo sei terribili mesi, durante i quali i cittadini soffersero la fame, rifulsero le gesta diStamira e diGiovanni da Chio. L'assedio terminò con l'arrivo di truppe alleate di Ancona: quelle diFerrara e diBertinoro che, unite ai difensori anconitani, si scontrarono con l'esercito imperiale, fino a metterlo in fuga ad ottenere la vittoria. Le navi veneziane, all'arrivo delle truppe alleate di Ancona, nel frattempo avevano lasciato il porto alla volta di Venezia[40]. Al termine dell'assedio, l'imperatore bizantinoManuele Comneno, per ricompensare Ancona della fedeltà dimostrata a lui e all'Impero d'Oriente, inviò ingenti somme di denaro e autorizzò la repubblica a praticare il commercio marittimo in tutti i suoi porti, con la possibilità anche di costruirefondachi e abitazioni.
Il 24 giugno1219San Francesco d'Assisi scelse il porto di Ancona quale punto d'imbarco perDamietta, inEgitto, dov'era in corso laQuinta crociata[41]. Ivi giunto con undici compagni, sorretto da una precisa concezione missionaria, chiese allegato pontificioPelagio il permesso di avventurarsi con i suoi confratelli nel territorio musulmano. Il suo scopo era di predicare i valori della fede cristiana alsultanoal-Malik al-Kamil ed ai suoi uomini, e quindi far cessare le ostilità.In occasione del suo soggiorno ad Ancona in vista della partenza per l'Egitto, San Francesco, secondo la tradizione[42], dalle banchine del porto indicò ai suoi confratelli l'allora boscosocolle Astagno come luogo in cui edificare il primo convento e la prima chiesa francescana di Ancona. Si tratta dellaChiesa di San Francesco ad Alto (oggi sede del Distretto Militare di Ancona), la cui denominazione "ad Alto" sarebbe derivata dalle parole stesse del santo di Assisi, pronunciate mentre indicava il luogo. Tornato dall'Egitto e visto che l'edificio realizzato era troppo grande, ricordò ai frati che non voleva che le loro chiese fossero ricche e troppo ampie[43]. La partenza per l'Oriente di San Francesco è ricordata da un altorilievo bronzeo posto lungo la calata Nazario Sauro e da un bassorilievo situato sul molo Clementino[44].
Dopo ilviaggio di Colombo in America e il conseguente spostamento dei traffici dalMediterraneo all'Atlantico, il porto di Ancona, come del resto tutti gli altri porti italiani, subì dalla metà del XVI secolo un declino; inoltre, nel 1532 la cittàperse la sua indipendenza, passando alle dirette dipendenze delloStato Pontificio. L'insieme di queste circostanze portò nel XVII secolo ad una drastica diminuzione del traffico portuale, ridotto a quello strettamente locale. Anche la città, conseguentemente, fu soggetta ad una grave crisi demografica.
I primi segnali di una ripresa dei traffici internazionali ci furono nei primi decenni del XVIII secolo. Il primo passo in questa direzione fu opera dipapa Clemente XII, che il 14 febbraio1732 concesse alla città ilporto franco e incaricòLuigi Vanvitelli di progettare e realizzare l'ampliamento e l'ammodernamento del porto, con l'obiettivo di renderlo adatto a svolgere la funzione di porto di Roma verso l'Oriente, come già nell'epoca romana[45].
Il Vanvitelli, studiando attentamente la struttura geografica della città, ridisegnò completamente il porto e lo adeguò alle esigenze dell'epoca rispettandone la forma naturale, anzi traendo ispirazione da essa. Anche in questo caso, dunque, l'architetto di origini olandesi progettò seguendo una visione paesaggistica, come fece in tutte le sue opere maggiori. Il suo intervento si articolò in tre opere, che ancor oggi caratterizzano lo scalo dorico:
Al centro dell'arco portuale, l'architetto progettò laChiesa del Gesù, richiamante con la forma curva della sua facciata l'andamento curvo del porto, che domina dall'alto.
Le opere vanvitelliane raggiunsero l'obiettivo prefissato di far rinascere i traffici navali; inoltre fecero da catalizzatore per la realizzazione di ulteriori interventi urbanistici a servizio del porto:
I rinnovati, floridi traffici del porto ebbero come naturale conseguenza la rinascita della città, che ebbe una notevole espansione demografica ed economica e divenne nuovamente sede di comunità straniere dedite alla navigazione: la greca, la schiavona (ossia dalmata ed albanese) e l'armena, ciascuna con la propria organizzazione e i propri luoghi di culto. Lacomunità ebraica di Ancona, presente già da secoli, si espanse e contribuì al rifiorire del commercio marittimo.
(Napoleone,lettera al Direttorio, febbraio 1997)
Nel 1797, inetà napoleonica, Ancona venne occupata da Napoleone, che attribuiva una notevole importanza strategica al suo porto: intendeva utilizzarlo come base da cui intraprendere, emulo diAlessandro Magno, nuove conquiste in Egitto e in Oriente[46]. Nacque così laRepubblica Anconitana,repubblica sorella della Repubblica Francese. Due anni dopo, lo scalo dorico fu al centro dell'assedio del 1799, durante il quale venne occupato da uno squadrone di otto navi russe e turche, mentre da parte di terra la città era circondata dalle truppe austro-russo-turche, unite agliInsorgenti, tutti uniti nell'intento di strappare la città dalle mani di Napoleone. Il blocco navale di Ancona durò sei mesi e terminò con la sconfitta dei francesi. La città venne però rioccupata dai francesi già nel 1801. A distanza di quindici anni dall'assedio del 1799, Ancona vide nuovamente scontrarsi le truppe napoleoniche e quelle austriache, nell'assedio del 1815, anch'esso terminato con la sconfitta francese.
Per due volte il porto di Ancona fu al centro di importanti episodi delRisorgimento: durante l'assedio del 1849 e nel corso dell'assedio del 1860.
Nel 1849 Ancona, avendo aderito allaRepubblica Romana, fu cinta d'assedio dalle forze austriache, che dovevano ripristinare il dominio papale. La città era difesa da patrioti provenienti da ogni parte d'Italia. I patrioti e marinaiAntonio Elia eAugusto, padre e figlio, difendevano la città da una nave ancorata al porto, mentre la flotta austriaca era nella rada. Dopo ventisei giorni di difficile resistenza, il comandante austriaco decise di bombardare la città incessantemente, a intervalli regolari, utilizzando tutte le bocche di fuoco a disposizione; ciò portò alla resa dei difensori. Quando gli austriaci entrarono in città, il loro comandante concesse ai difensori di Ancona l'onore delle armi. Dopo l'Unità d'Italia, in occasione del cinquantenario, Ancona venne insignita dellamedaglia d'oro come "Benemerita del Risorgimento nazionale" per l'eroismo e l'attaccamento agli ideali di libertà e di indipendenza dimostrati nel1849[47].
Dopo la vittoria del 1849, le truppe austriache rimasero in Ancona, come forze occupanti a difesa deldominio temporale del papa, per un decennio (il "decennio di preparazione").
Nel 1860 l'esercito sardo, entrando nelle Marche, invase loStato pontificio, le cui truppe erano in inferiorità numerica. Data questa situazione, Ancona divenne il centro nevralgico per la difesa pontificia: i rinforzi, attesi dai paesi cattolici, dovevano arrivare attraverso il suo porto. Le truppe pontificie si diressero quindi a marcia forzata da Roma verso la città dorica, per accogliere le navi dei volontari cattolici, e così fecero anche le truppe sarde, per impedirne l'arrivo. Prima che uno dei due eserciti giungesse in città, il caso volle che si incontrassero a pochi chilometri da Ancona, sulle rive delfiume Musone. Ne seguì labattaglia di Castelfidardo, che vide la vittoria sarda; le truppe pontificie superstiti, sperando ancora sull'arrivo delle navi dei rinforzi, si rifugiarono quindi ad Ancona per tentare l'ultima difesa del dominio papale su Marche e Umbria[48]. Il porto era occupato dalla flotta austriaca, mentre nella rada si trovavano le navi sarde: la situazione era dunque opposta rispetto a quella del 1849. L'ingresso al porto era stato sbarrato mediante una grossa catena tesa tra l'estremità del Molo Sud e la batteria della Lanterna, sul Molo Nord. L'episodio decisivo dell'assedio fu determinato dal bombardamento navale sardo che provocò lo scoppio della polveriera della Lanterna, causando la rottura della catena di sbarramento dello scalo. Questo permise alla flotta sarda l'ingresso nel porto, che ebbe come conseguenza la resa delle forze pontificie, dopo undici giorni di assedio. La presa di Ancona da parte delle forze sarde portò all'unificazione delle Marche e dell'Umbria, fatto che a sua volta permise di collegare le regioni del Nord entrate nel Regno in seguito allaSeconda guerra d'indipendenza con quelle del Sud appena conquistate da Garibaldi con l'Impresa dei Mille. L'anno successivo, 1861, fu così possibile laproclamazione del Regno d'Italia[48].
Subito dopo laproclamazione del Regno d'Italia, Ancona assunse un ruolo militare notevole nella compagine difensiva del giovane regno: dato che ilporto di Venezia era ancora in possesso dell’Impero Austriaco, quello di Ancona rappresentava l’unico porto adriatico atto ad accogliere laRegia Marina italiana; inoltre, l'unica via di collegamento tra il Nord e il Sud passava per Ancona, dato che il Lazio non era ancora italiano, costituendo ciò che ancora rimaneva delloStato Pontificio. Il reVittorio Emanuele II dichiarò pertanto Ancona piazzaforte di prima classe del Regno, ossia caposaldo della difesa nazionale insieme ad altre quattro città: la capitaleTorino, le piazzaforti marittime diLa Spezia e diTaranto e la piazzaforte terrestre diBologna; Ancona rivestiva un doppio ruolo: marittimo e terrestre[49]. Da ciò ne derivò che il porto di Ancona divenne sede di uno dei tre dipartimenti navali del Regno, conGenova eNapoli[50]. Sempre per gli stessi motivi strategici, il cantiere navale, o arsenale, convertito in stabilimento per la manutenzione e la riparazione del naviglio da guerra, ebbe un notevole sviluppo. Quando, in seguito allaTerza guerra d'indipendenza, Venezia entrò nel Regno, Ancona perse il ruolo strategico speciale che rivestiva nella difesa marittima nazionale, anche se nei soli sei anni di piazzaforte marittima di prima classe la città aveva assunto un volto moderno in tutti i servizi pubblici e aveva avuto uno sviluppo urbanistico senza precedenti.
Il porto fu bombardato nello stesso giorno in cui l'Italia entrò nellaPrima guerra mondiale, nel corso delbombardamento della costa adriatica del 24 maggio 1915.
Durante la guerra, il porto di Ancona fu una delle basi deiMAS, fra le più pericolose per lamarina austriaca per la sua vicinanza a Pola e a Trieste; nel 1917 era diventato il porto ufficiale della ⅠⅠ Squadriglia dellaFlottiglia MAS dell'Alto Adriatico.
Il 10 febbraio 1918, quella di Ancona era stata la base di ritorno dei MAS che avevano messo in atto labeffa di Buccari, condotta tra gli altri daLuigi Rizzo eGabriele D'Annunzio. In risposta a questo smacco, il 5 e 6 aprile 1918, lo scalo dorico fu oggetto di un'incursione austriaca, che aveva come obiettivo l'eliminazione della stazione sommergibili e della base deiMAS[51][52]. IlLazzaretto fu teatro dell'episodio conclusivo dell'incursione, che fallì grazie alla perspicacia e al coraggio dei finanzieri Carlo Grassi e Giuseppe Maganuco, che bloccarono il drappello austriaco.
Inoltre, la baseMAS di Ancona fu il 9 giugno 1918 il luogo di partenza della notaimpresa di Premuda, opera diLuigi Rizzo,Armando Gori eGiuseppe Aonzo, che portò all'affondamento della corazzata austriacaSanto Stefano. Nel 1939, per ricordare questa impresa, la Marina Militare decise di celebrarela propria festa il 10 giugno, data in cui avvenne l'episodio.
Durante laSeconda guerra mondiale il porto rivestì un ruolo importante nel 1944, durante l'avanzataalleata dal sud al nord della Penisola: per permettere regolari rifornimenti navali alle truppe, ilⅠⅠ Corpo polacco, guidato dal generaleWładysław Anders, ebbe dal comando alleato il compito di liberare la città il 18 luglio 1944, lo stesso giorno in cui gli anglo-americani avrebbero dovuto prendere possesso delporto di Livorno. Le truppe polacche riuscirono nell'intento, grazie alla vittopria nellabattaglia di Ancona, affiancati dagli uomini delCorpo italiano di liberazione[53].
L'area portuale subì gravissimi danni nel corso deibombardamenti alleati, dato che gli obiettivi strategici da colpire erano il comando tedesco, situato su una nave ormeggiata al centro del bacino, ilcantiere navale di Ancona e il porto stesso. Neldopoguerra si provvide celermente alla ricostruzione.
I notevoli danni che aveva subìto il porto nella Seconda guerra mondiale furono prontamente riparati nel periodo dellaRicostruzione; come simbolo della ripresa completa delle attività portuali si può considerare l'inaugurazione del nuovo quartiere fieristico e quella del nuovo mercato ittico, avvenute nel 1948 alla presenza dell'allora Presidente della RepubblicaLuigi Einaudi. In particolare, il mercato ittico di Ancona, che sostituiva quello del 1926 distrutto dai bombardamenti, fu progettato dall'architettoGaetano Minnucci ed è un esempio notevole diarchitettura razionalista[54].
La realizzazione più importante deldopoguerra ci fu nel periodo del "miracolo economico"; si tratta della creazione della zona industriale del porto di Ancona, denominata "ZIPA"[55], realizzata interrando di 86 ettari di mare acquistati dal demanio marittimo. Ci si ispirò al progetto analogo dell’architetto pontificio del XVI secoloGiacomo Fontana[56]. Una prima lottizzazione di 32 ettari fu ultimata nei primi anni sessanta; la seconda, di 54 ettari, fu condotta a termine nella seconda metà anni ottanta. Attualmente le aree ospitano una novantina di imprese legate alle attività marinare e navali: cantieristica, riparazioni meccaniche, impianti elettrici, arredamenti navali, approvvigionamenti alimentari, logistica, agenzie marittime, lavorazione dei prodotti ittici[56].
Altro evento significativo per la storia del porto avvenne nel 1954, quando laFiera della Pesca, istituita nel 1933, diventò internazionale, con il nome di "Fiera Internazionale della Pesca e degli Sport Nautici"[57]. A fianco del quartiere fieristico, nel 1968 fu istituito il "Laboratorio di tecnologia della pesca", organo delConsiglio Nazionale delle Ricerche, oggi "Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine"[58].
Dal 1957, Ancona fu nuovamente sede deldipartimento marittimo militare dell'Adriatico, organo poi soppresso nel 2013, anno in cui la città è diventata sede delComando scuole della Marina Militare[59].
Nel 2000 è stato inaugurato ilporto turistico di Ancona, denominato "Marina Dorica", con 2300 posti barca[60].
Grazie alla sua posizione geografica al centro della costa adriatica, quello di Ancona è il primo porto europeo per traffico di traghetti"ro/pax"[61] diretti in Grecia, e la rotta Ancona-Igoumenitsa-Patrasso è diventata negli anni la principale direttrice tra laGrecia e l'Europa centrale eoccidentale[5]; sono inoltre attivi collegamenti navali con laCroazia, ilMontenegro e l'Albania. Da ciò deriva il ruolo chiave di Ancona nell'Euroregione Adriatico Ionica, il cui forum intergovernativo ("Iniziativa Adriatico Ionica") ha sede in città. Conseguentemente, il porto di Ancona svolge un ruolo significativo in tre contesti europei:
Per quanto riguarda il ruolo del porto in Italia, il porto di Ancona è ai primi posti in tre settori: quello del flusso internazionale di passeggeri, quello della pesca e quello dei cantieri navali. Nel settore del traffico mercantile si trova invece al 16º posto in Italia, anche se tra i primi in Adriatico.
Nel suo complesso, il porto di Ancona è considerato la più grande industria delle Marche[18], con più di 6.000 lavoratori complessivi, tra cui[62]:
Per il traffico internazionale, ossia diretto verso porti esteri, il porto di Ancona è al primo posto in Italia per traghetti, al secondo posto se si comprende anche il traffico crocieristico; ciò riguarda sia il numero di vetture imbarcate, sia il numero di passeggeri, con una media di circa 1,5 milioni di passeggeri e 200.000 TIR ogni anno[2][3]. Le destinazioni dei traghetti sono[64]:Zara eSpalato (Croazia),Antivari (Montenegro),Durazzo (Albania),Igoumenitsa,Patrasso eCorfù (Grecia). I traghetti sono del tipo "ro/pax", sigla che indica le navi di notevoli dimensioni che effettuano trasporto combinato di passeggeri, auto e merci trasportate sumezzi pesanti; i veicoli entrano a bordo tramite rampe d'accesso.
Ha sede ad Ancona la compagnia di navigazioneAdria Ferries, che offre un servizio traghetti da Ancona e Bari sino alporto albanese di Durazzo e al porto montenegrino diAntivari[65].
I dettagli sulle destinazioni sono elencate nella tabella sottostante[64]:
La biglietteria marittima era storicamente localizzata nei pressi delle banchine d'imbarco, nell'edificio ora sede dell'Autorità di sistema portuale del medio Adriatico, al molo S. Maria. Per poterla dotare di un ampio parcheggio, è stata spostata da diversi anni in via Einaudi, a 1,4 km dai punti di partenza dei traghetti, raggiungibili comunque in pochi minuti attraverso gli autobus della linea 20, che effettuano servizio gratuito[77]. L'autorità portuale ha emanato nel 2024 un avviso relativo alla costruzione di una nuova biglietteria marittima, da realizzarsi nell'area dell'ex quartiere fieristico[78].
Le attività pescherecce del porto dorico hanno una rilevanza nazionale: pertonnellate di stazza lorda, Ancona è al terzo posto in Italia e al secondo in Adriatico[12]; nello stesso tempo è solo al sesto posto per numero di imbarcazioni, perché i suoi pescherecci sono di dimensioni maggiori rispetto a quelli delle altreflotte pescherecce italiane. Anche per il volume di pesce sbarcato, il porto di Ancona è il terzo in Italia e il secondo in Adriatico[13].
La flotta peschereccia di Ancona è composta da circa 130 motopescherecci che praticano lapesca a strascico evolante, 50 che praticano lapesca delle vongole e altri 30 che praticano lapiccola pesca; i marinai imbarcati si aggirano intorno alle 800 unità[79].
I mercati ittici di Ancona hanno un fatturato annuo di 10 milioni di euro, che li colloca al secondo posto nell'Adriatico e al sesto posto in ambito nazionale[11]; danno lavoro a circa 1000 persone, compreso l'indotto[80]. La commercializzazione del pescato è gestita da una rete di grossisti, dettaglianti, ambulanti e pescherie che fa capo ai due mercati ittici presenti nel porto dorico, ovvero il Mer.it.an e quello gestito dal Consorzio Pesca Ancona[81].
La zona peschereccia del porto di Ancona, denominatamandracchio, è attrezzata con tre scali dialaggio, un pontile, un magazzino per le forniture ai pescherecci, tre gru per il sollevamento dei pescherecci, quattro carrelli elevatori per lo sbarco del pescato, tre officine meccaniche, distributori di benzina e di gasolio, due impianti per la fornitura di ghiaccio con produzione giornaliera di 200 quintali e congelatori per la conservazione del pesce. L'approvvigionamento idrico avviene per mezzo di cinque colonnine erogatrici[82].
Le specie ittiche più pescate sono leseppie e icalamari tra imolluschi, imerluzzi, letriglie, glisgombri, lesogliole e lerane pescatrici tra ipesci, gliscampi e lepannocchie tra icrostacei[83].
Per quanto riguarda i sistemi di pesca, lostrascico ha conosciuto il massimo sviluppo negli anni sessanta e settanta, mentre quella con ladraga idraulica negli anni ottanta. Attualmente i sistemi più utilizzati sono ancora lapesca a strascico (compresa lasciabica) e quella con ladraga idraulica, a cui si aggiungono lacircuizione, lapesca volante e lapiccola pesca, che comprende tra l'altro la raccolta deimitili, detti localmentemóscioli[81].
Nei pressi del mandracchio è situato uno dei quattro centri nazionali di ricerca sulla pesca: l'Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine, organo delCNR[13][14]. La sede del CNR di Ancona fu fondata nel 1968 come Laboratorio di Tecnologia della Pesca, poi divenuto Istituto Ricerche sulla Pesca Marittima (IRPEM). Nel 2001 diventò sede secondaria dell'Istituto di Scienze Marine del CNR (ISMAR), per poi entrare nell'Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine (IRBIM). L'istituto studia gli organismi marini, gli ecosistemi e la biodiversità dei mari; tra i suoi scopi c'è il supporto allo sviluppo della pesca sostenibile[58].
Quando Ancona era un villaggiopiceno e quando la sua area portuale diventò un emporio greco, l'attività della pesca era praticata intensamente, come testimoniano i resti faunistici marini rinvenuti accanto alle abitazioni e gli attrezzi ritrovati, ad esempio nella "tomba del pescatore", che conteneva anche utensili atti alla costruzione di piccole imbarcazioni. Nel I secolo d.C.Giovenale ha lasciato testimonianza della pesca anconetana in età romana[84].
Negli anni quaranta del Novecento la marineria locale era principalmente costituita daparanze elance. Le paranze sono barche in legno, a vela, di circa 20-50 tonnellate, utilizzate per il piccolo cabotaggio, ma soprattutto, a coppie, per la pesca con larete a strascico. Le lance invece sono piccole imbarcazioni a remi usate per la pesca sotto costa. Sia sulle paranze, sia sulle lance, si utilizzavanoreti a tramaglio,nasse,palangari e lenze. La pesca, in quegli anni, era un'attività economica di integrazione del reddito, praticata saltuariamente da agricoltori, carrettieri e facchini del porto, nei periodi in cui c'era abbondanza di pesce[81]. Molto diffusi erano itrabocchi, detti localmente "pesche al quadro", costruiti sugli scogli naturali delPassetto o sui moli frangiflutto del porto[85].
Subito dopo laSeconda guerra mondiale, con l'introduzione dei motopescherecci, la pesca è diventata un'attività economica principale[81]. Molti motopescherecci diCivitanova Marche e diPorto Recanati erano troppo grandi per i porti d'origine; i loro proprietari e i loro equipaggi si trasferirono così ad Ancona con le proprie imbarcazioni e costituiscono ancora una componente fondamentale della marineria dorica[86].
Sin dal 1933 si teneva nel porto di Ancona la "Fiera Adriatica della Pesca", che diventò nel 1935 "Fiera nazionale mercato della pesca" e nel 1954 "Fiera Internazionale della Pesca e degli Sport Nautici"; l'Ente autonomo Fiera della Pesca venne istituito nel 1936. Nel 1939, ultima edizione prima dello scoppio della guerra, ebbe mezzo milione di visitatori provenienti da vari paesi: ormai la manifestazione aveva una rilevanza internazionale. La Fiera della Pesca presentava le ultime novità nel campo della cantieristica, delle attrezzature di bordo, della trasformazione del pescato, dell'acquacoltura. Durante la Seconda guerra mondiale il quartiere fieristico fu interamente distrutto a causa deibombardamenti che colpirono la città; ricostruito in breve tempo, venne inaugurato nel 1948 alla presenza del Presidente della RepubblicaLuigi Einaudi[57].
Dal 1952 al 1962, l'arena del quartiere fieristico ospitò il "Festival Adriatico della Canzone"[87].
Nel 1981 il quartiere fieristico fu rinnovato e portato a 12 000 m² di superficie espositiva, con due padiglioni ed un centro congressi, in cui si tenevano circa 250 convegni annui[88]. Nel 2012 si tenne la 72ª edizione[89], dedicata allapromozione della sostenibilità ambientale della pesca e inaugurata dal sindacoFiorello Gramillano, dal presidente della regioneGian Mario Spacca, dal ministro delle Politiche agricole alimentariMario Catania e dalcommissario europeo per la pesca e gli affari marittimiMaria Damanakī[90]. Nel 2013, per decisione della giunta della regione Marche, la Fiera Internazionale della Pesca venne soppressa, dopo ottant'anni di attività; i suoi padiglioni furono demoliti nell'anno successivo[91].
Eredità della Fiera si può considerare l'istituzione nel 1990 del corso di laurea magistrale inBiologia marina dell'Università di Ancona: sin dal 1954, infatti, l'ente fiera aveva attivamente promosso il progetto di istituire in città una facoltà universitaria della pesca, idea poi ripresa nel 1969 dalla legge sulla pesca, che intende promuovere l'istituzione di insegnamenti relativi all’attività ittica negli atenei e negli istituti superiori. Anche l'attuale Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine, organo delCNR, con sede nel quartiere fieristico, può essere considerato un'eredità della Fiera della Pesca: fin dal 1949, infatti, il consiglio generale della Fiera aveva sostenuto l’opportunità di allestire ad Ancona un "Osservatorio di biologia marina", obiettivo raggiunto nel 1968 con l'istituzione del "Laboratorio di tecnologia della pesca" gestito dal Consiglio Nazionale delle Ricerche[57].
Per le merci incontainer lo scalo dorico è al quarto posto tra i porti italiani dell'Adriatico e al sesto comprendendo anche quelli sloveni e croati[92][93]. Un quarto delle attività di importazione ed esportazione tra laGrecia e l'Europa transita per il porto di Ancona[7]. Le destinazioni commerciali più frequenti sono:Il Pireo eSalonicco (Grecia),Smirne,Istanbul eMersina (Turchia),Limassol (Cipro),Beirut (Libano),Porto Said eSuez (Egitto)[94].
La realizzazione delle banchine 26, 27, 28 e 29, dedicate alle merci e con un fondale di 14 metri, rende il porto di Ancona, insieme a quello di Trieste, l'unico porto dell'Adriatico con queste caratteristiche. Nel 2024 sono in corso i lavori di realizzazione della banchina 27[95].
Nel porto di Ancona sono presenti i cinque seguenti cantieri navali, che per qualità e fatturato sono tutti di un'importanza che esula dai confini nazionali[96].
Dall'estate2005 anche alcune navi da crociera fanno scalo nel porto di Ancona. Il traffico crocieristico ha portato, nel 2024, 56 arrivi, per un totale di più di 87.000 passeggeri, mentre nel 2019, ultima stagione pre-pandemia, erano circa 100 mila. Molti crocieristi visitano la città durante la sosta o prima dell'imbarco[103].
Nel 2021 laMSC Crociere ha fatto richiesta di concessione per la realizzazione di un terminale crocieristico al molo Clementino, che verrebbe ampliato e banchinato anche nel lato nord, e per l'utilizzo di un'area di circa 3.630 metri quadrati alla banchina 15[104]. Il mondo politico ed associativo della città si divide sull'opportunità di accettare la proposta relativa al molo Clementino, per i problemi ambientali e di rispetto dell'area monumentale che potrebbero derivarne[105].
Il porto di Ancona nei secoli ha rivestito spesso un ruolo strategico nella compagine nazionale, testimoniato da ripetuti assedi di cui è stato teatro:nel 538 enel 551 nel corso dellaGuerra greco-gotica,nel 1173 nel corso dellelotte tra i liberi comuni italiani e l'Impero,nel 1799 enel 1815 durante le campagne d'Italianapoleoniche,nel 1849 enel 1860 nel periodo delleguerre d'indipendenzarisorgimentali.
Dal 1957 e per cinquantasei anni, Ancona fu sede deldipartimento marittimo militare dell'Adriatico. Nel 2013, nell'ambito di una generale riorganizzazione dei servizi della Marina Militare, il dipartimento dell'Adriatico fu soppresso, e la città è diventata sede delComando scuole della Marina Militare[59].
Il Comando scuole è retto da unammiraglio di squadra ed è uno dei tre comandi di vertice della Marina Militare, direttamente dipendente dalcapo di stato maggiore. I suoi compiti principali sono:
Nel 1993 è stato appaltata la realizzazione del porto turistico di Ancona, denominato "Marina Dorica"[107], poi inaugurato nel 2000. È gestito da un consorzio tra pubblico e privato, quest'ultimo rappresentato da vari circoli nautici cittadini; si estende nell'area sud del porto e comprende 1.320 posti barca in acqua, la maggior parte dei quali sono localizzati sui 23 pontili galleggianti laterali; dal 2011 è insignito dellaBandiera Blu e dal 2019 della certificazioneRINA per il sistema di gestione ambientale[60]. Nel 2004 si è decisa la realizzazione all'interno del porto turistico di un edificio con pianta triangolare e corte centrale, in cui sono stati localizzati tutti i servizi logistici e le attività commerciali[108].
Nel luglio del 2015 è stato inaugurato un percorso pedonale che attraversa l'area più antica dello scalo dorico; inizia dallo Scalo Vittorio e termina alla Lanterna rossa; inoltre, il molo Luigi Rizzo, precedentemente adibito al traffico mercantile, è stata destinato a manifestazioni varie, aperte alla cittadinanza[109].
Ciò è stato possibile grazie all'abbattimento nel 2015 delle barriere doganali che si frapponevano tra città e la riva delle banchine portuali, come a lungo richiesto dal mondo dell'associazionismo cittadino. Il percorso, pedonale e ciclabile, è segnalato con una fascia rossa dipinta sul suolo, che in corrispondenza dell'Arco Clementino e dell'Arco di Traiano si affianca al testo delMito di Ancona diDino Garrone, scritto sul suolo[110]. Di seguito, se ne riporta un brano.
(Dino Garrone,Mito di Ancona)
Sul molo Clementino, il percorso sfiora laFontana dei due soli, realizzata nel 2017 dall'artista contemporaneoEnzo Cucchi, del movimento dellaTransavanguardia; il nome fa riferimento ad una particolarità geografica della città, ossia la possibilità di osservare ilsole che sorge e tramonta sul mare[111]. La fontana può essere attraversata dai visitatori da una parte all'altra, immergendo i piedi scalzi in un velo d'acqua che scorre. Nei pressi, due luoghi di sosta ricordano, mediante delle linee dipinte sul suolo che ne riproducono la pianta, le due gru che per decenni sono state operative sulla banchina e che poi furono rimosse nel 2015.
Al termine del Molo Nord, che si allunga per circa un chilometro nel mare, sorge la meta del percorso: la Lanterna rossa; la sua posizione particolare permette di osservare come da una nave i rioni antichi della città, che si affacciano sul porto da tre colline: ilcolle Guasco, sulla cui sommità sorge ilDuomo, dalcolle dei Cappuccini, da cui svetta il faro, e dacolle di Capodimonte, dominato dallaCittadella[109].
LaFesta del mare di Ancona ha il suo cuore lungo le banchine del porto antico, dove si tengono manifestazioni varie e si assiste allo spettacolo pirotecnico che si specchia nelle acque del porto e che conclude la festa.
Alcuni tra i più importanti monumenti dell'area portuale sorgono lungo il percorso pedonale del porto antico: la facciata a mare dellaLoggia dei Mercanti, la portella Santa Maria, la portella Panunzi, i tratti superstiti delle mura cinquecentesce del porto, l'area archeologica del porto romano, l'Arco di Traiano, l'Arco Clementino e, infine, il basamento della lanterna settecentesca, che esplose durante l'assedio del 1860; questo episodio permise l'ingresso della flottasarda nel porto, quindi l'annessione delle Marche e l'Umbria nel regno sabaudo e, nel giro di pochi mesi, la proclamazione delRegno d'Italia.
Il porto di Ancona è sede dell'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico centrale, sin dall'istituzione di questi enti, nel 2016[112], che hanno gli scopi istituzionali di gestione e organizzazione di beni e servizi nel rispettivo ambito portuale, oltre che il ruolo strategico di indirizzo, programmazione e coordinamento del sistema dei porti della propria area.
Il sistema portuale di Ancona comprende anche i porti marchigiani di Falconara Marittima, Pesaro e San Benedetto del Tronto, e quelli abruzzesi di Pescara e Ortona. Comprende 215 km di costa che si estendono fra le Marche e l'Abruzzo.
Nel porto di Ancona, lungo lecalate, imoli, ledarsene, gliscali e ilmandracchio, ci sono più di trentabanchine, adibite a varie funzioni, secondo la tabella seguente[113]:
molo o calata o darsena | banchina | funzioni e sedi presenti | lunghezza | fondale | elettrificazione |
---|---|---|---|---|---|
Molo della Lanterna (parte del Molo nord) | banchina della Lanterna | Corpo dei piloti del porto | 200 m | -10 m | |
Molo Clementino (parte del Molo nord) | banchina 1 | Nucleo nautico VV.FF. Guardia Costiera | 200 m | -10 m | |
Molo Luigi Rizzo | banchina 2 | servizi | 60 m | -10 m | |
Molo Luigi Rizzo | banchina 3 | rimorchiatori | 120 m | -10 m | elettrificata[114] |
Molo Luigi Rizzo | banchina 4 | servizi | 120 m | -10 m | |
Darsena San Primiano | banchina 5 | servizi | 100 m | -10 m | |
Darsena San Primiano | banchina 6 | servizi | 100 m | -10 m | |
Calata Guasco | banchina 7 | servizi | 170 m | -10 m | |
Molo Karol Wojtyla | banchina 8 | traghetti | 125 m | -8,5 m | elettrificazione appaltata[115] |
Molo Karol Wojtyla | banchina 9 | traghetti | 110 m | -9,5 m | elettrificazione appaltata[115] |
Calata Nazario Sauro | banchina 10 | Capitaneria di porto Ufficio delle dogane Polizia di frontiera | 110 m | -7 m | |
Molo Santa Maria | banchina 11 | traghetti | 150 m | -8,5 m | elettrificazione appaltata[115] |
Molo Santa Maria | banchina 12 | traghetti sede dell'Autorità portuale Nucleo CITES dei Carabinieri | 80 m | -8,5 m | |
Molo Santa Maria | banchina 13 | traghetti | 150 | -10,5 m | elettrificazione appaltata[115] |
Calata della Repubblica (Scalo Vittorio) | banchina 14 | traghetti | 195 m | -10,5 m | |
Molo XXIX settembre | banchina 15 | crociere merci | 200 m | -10,5 m | elettrificazione appaltata[115] |
Molo XXIX settembre | banchina 16 | traghetti | 120 m | -8,5 m | elettrificazione appaltata[115] |
Calata Giovanni Di Chio | banchina 17 | riservato | 200 m | -7 m | elettrificata[115] |
Mandracchio | banchina - | pesca | 1.100 m | -2 -4 m | |
Lazzaretto | rivellino | piccolanautica da diporto sedi sportive:sub -vela | 200 m | - | |
Molo Sud | banchina 18 | merci | 110 m | -8,5 m | |
Molo Sud | banchina 19 | merci | 80 m | -12,5 m | |
Molo Sud | banchina 20 | merci | 170 m | -12,5 m | |
Molo Sud | banchina 21 | merci | 170 m | -12,5 m | |
Molo Sud | banchina 22 | merci | 200 m | -12,5 m | |
Darsena Marche | banchina 23 | merci | 265 m | -11 m | |
Darsena Marche | banchina 24 | merci | 150 m | -11 m | |
Darsena Marche | banchina 25 | merci | 260 m | -11 m | |
Darsena Marche | banchina 26 | merci | 200 m | -14 m | |
Darsena Marche | banchina 27 | merci | 200 m | -14 m | |
Darsena Marche | banchina 28 | merci | 200 m | -14 m | |
Darsena Marche | banchina 29 | merci | 320 m | -14 m | |
Marina Dorica | banchina nord | porto turistico | 200 m | da -2,5 a 5 m | |
Marina Dorica | banchina sud | porto turistico | 200 m | da -2,5 a 5 m | |
Marina Dorica | banchina est | porto turistico | 200 m | da -2,5 a 5 m | |
Marina Dorica | banchina ovest | porto turistico | 200 m | da -2,5 a 5 m | |
Fincantieri | - | allestimento | 800 | -10[116] | |
Fincantieri | - | carenaggio | 210 | -10[116] | |
Darsena dei cantieri specializzati | banchine delCantiere navale ISA | allestimento ecarenaggio | 445[117] | - | |
Darsena dei cantieri specializzati | banchine del Cantiere navaleCRN | allestimento ecarenaggio | 400[118] | - | |
Darsena dei cantieri specializzati | banchina del Cantiere navale delle Marche | allestimento ecarenaggio | 110 | - | |
Darsena dei cantieri specializzati | - | sede dellaLega Navale sedi sportive:canottaggio -vela | 200 | - | |
Totale | - | - | 9,670 km | - |
La Lanterna, costruita nel 1734 sul Molo Clementino per volere dipapa Clemente XII, fu per un secolo il faro della città; era stata progettata daCarlo Marchionni in collaborazione con il figlioFilippo, in base ad un disegno diLuigi Vanvitelli; oggi ne rimane il basamento. Nel 1834 il canonico e fisico Luca Zazzini mise in evidenza che i raggi luminosi, per la localizzazione della torre, non potevano essere visti da sud-est e pertanto suggerì di costruire un nuovo faro sulMonte Cappuccini, alto 104m s.l.m.: in questo modo avrebbe dominato tutto l'orizzonte marino[119].Papa Pio IX approvò il progetto e così sorse quello che oggi è detto ilFaro vecchio, con l'aspetto di una torre cilindrica in mattoni e fornita dibeccatelli; fu inaugurato il 10 luglio 1860. Fu l'ultima opera pubblica anconitana del periodo pontificio: dopo poco più di due mesi, la città passò al Regno di Sardegna. Il segnale era formato da un lampo bianco ogni 45 secondi ed ogni lampo era preceduto da quattro secondi di luce più tenue[120].
Nel 1965 fu decisa la costruzione delFaro nuovo, nei pressi del precedente, che entrò in funzione nel 1972 ed è tuttora in uso. Utilizzalenti di Fresnel come il precedente, ma il suo segnale è stato mutato: in un ciclo di trenta secondi esso emette quattro lampi seguiti da un periodo di buio di quattordici secondi. La portata è di 25miglia nautiche e la luce è a 118m s.l.m.
Dal 2023, il porto dorico fa parte di unpolo intermodale di trasporto, insieme all'aeroporto di Ancona-Falconara e all'interporto di Jesi, che sorgono a pochissimi chilometri di distanza. Scopo del polo intermodale è quello di ridurre il carico inquinante collegato al trasporto merci e passeggeri, facilitando il trasbordo dalle navi alla strada alla ferrovia[121].
Da molti anni esiste il problema della carenza delle infrastrutture necessarie a collegare l'area portuale con la reteautostradale. Il porto si trova infatti all'interno della città, zona non adatta a sostenere il notevole traffico generato dallo scalo marittimo. Attualmente l'unica via che conduce verso l'autostrada A14 attraversa inoltre un quartiere della città,le Torrette, diminuendovi la qualità della vita.
Per la soluzione di questo problema, nel corso degli anni e con l'alternarsi delle amministrazioni comunali, sono stati proposti diversi progetti, senza che nessuno sia stato portato a compimento. Le amministrazioni hanno discusso per anni per capire se fosse più opportuno realizzare un'uscita a sud oppure a nord, fino a decidersi nel 2001 per la direzione sud. Il risultato di questa decisione contrastata è laSS 681, della quale nel 2004 è stato realizzato solo un troncone a quattro corsie che poi si è deciso di non completare, a causa dell'alto prezzo in termini di qualità ambientale che la strada avrebbe comportato: il progetto prevedeva la demolizione di un certo numero di abitazioni di un certo valore storico-architettonico[122] e il passaggio dell'arteria al di sopra di parte di due popolosi rioni cittadini (Vallemiano ePiano San Lazzaro). Inoltre, nel tracciato previsto, alcuni tratti avevano pendenze eccessive per i mezzi pesanti[123] Il troncone realizzato è stato comunque utilizzato, come principale collegamento viario tra porto e città.
Abbandonate le ipotesi nord e sud, il progetto perseguito e, finalmente, condiviso da tutti, è stato per anni quello dell'"uscita ad ovest", approvato nel 2010[124]. Si trattava di una strada che avrebbe dovuto collegare il porto ad un nuovo casello ("Ancona ovest") dell'Autostrada adriatica A14, attraverso lo scavo di una lunga galleria, in modo da diminuire drasticamente l'impatto ambientale. A causa di possibili problemi geologici lungo il tracciato, l'ipotesi di uscita ad ovest è stata successivamente abbandonata nel 2016.
Nel 2019 si è tornati quindi alla direzione nord[125] e nel 2024 ed è stata finalmente approvata l'apertura, per 148 milioni di euro di investimento complessivo, di una nuova infrastruttura stradale lunga 2,5 km, che collegherà in modo diretto con il porto laStatale 16 (i cui lavoro di raddoppio sono in corso) e quindi l'Autostrada adriatica; la stima del tempo di percorrenza è di 3 minuti. Il tracciato comprende un viadotto di 285 metri e due gallerie rispettivamente di 650 metri e 470 metri[126]. Il progetto del tracciato, sottoscritto daRegione Marche,Rete Ferroviaria Italiana,Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale e Comune di Ancona, prevede l'interramento di un settore marino, su cui correrà un tratto della strada, parallelamente alla via Flaminia, e su cui verrà realizzato anche il cosiddetto "Lungomare Nord", un parco pubblico affacciato sul mare[127].
Il porto è servito da uno scalo merci ferroviario, lo scalo Marotti, che l'autorità portuale ha acquistato daRete Ferroviaria Italiana nel 2018, per trasformarlo in unterminale intermodale; ciò ha permesso di allontanare i traffici commerciali dalla zona storica del porto: nell'area i mezzi pesanti compiono le operazioni di dogana[128].
L'intermodalità mare-ferro è assicurata da un collegamento ferroviario a doppio binario tra la Stazione Centrale, il Molo Sud e la Darsena Marche, per una lunghezza complessiva di un chilometro e mezzo; all'interno dei piazzali portuali, un fascio di appoggio a cinque binari permette la composizione dei convogli ferroviari che contengono le merci scaricate dalle navi commerciali[129].
Per quanto riguarda i passeggeri, lastazione di Ancona Marittima, che collegava il porto con lastazione centrale, è stata dismessa, dopo un denso dibattito politico ed anche proteste di piazza[130][131], il 13 dicembre2015.[132][133][134]. Nel 2022 laRFI ha progettato la riattivazione della stazione marittima di Ancona; essa è stata a tal fine inserita nel documento strategico della mobilità ferroviaria del Ministero delle Infrastrutture, nonostante il parere contrario dell'amministrazione comunale in carica in quel periodo[135]. Anche l'assessore regionale alla mobilità si è dichiarato nel 2021 favorevole alla riapertura della stazione[136].
(Giovenale,Satire, 4, 39-41)
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