Unpoema epico (il termine "epica" deriva dalgreco anticoἔπος?,èpos, "parola", e in senso più ampio "racconto", "narrazione") è uncomponimento letterario inversi che narra le gesta, storiche oleggendarie, di uneroe o di un popolo, mediante le quali si conservava e tramandava lamemoria e l'identità di unaciviltà o di una classe politica.
L'epica narra ilmythos (mito), cioè il racconto di un passato glorioso di guerre e di avventure ed è stata la prima forma dinarrativa, costituendo anche una sorta dienciclopedia del sapere religioso, politico ecc., trasmessa oralmente con un accompagnamentomusicale da poeti-cantori.
Il fulcro dell'epica è costituito dalle gesta dell'eroe, che è sempre il personaggio più forte, brillante o astuto (Achille per la forza,Odisseo per l'astuzia,Ettore per la devozione alla patria,Enea per lapietas).
I segni distintivi del poema epico, oltre all'argomento trattato, riguardano anche lo stile e certi motivi ricorrenti. Il poema epico si apre sempre con unaprotasi, in cui, dopo l'invocazione allaMusa, viene brevemente presentato l'argomento trattato. Un poema epico è scritto in versi, il più antico dei quali è l'esametro. Frequenti sono ipatronimici, attributi che qualificano la discendenza, spesso divina, dell'eroe, importanti anche perché conferiscono musicalità ai versi e ne facilitano la memorizzazione, dando vita a vere e proprie formule.
La poesia epica è legata fortemente alla tradizione orale: gliaedi cantavano di città in città il loro poema accompagnati dallacetra e, data l'enorme quantità di versi da imparare a memoria per la recitazione, prediligevano i motivi ricorrenti (più facilmente memorizzabili).[2] Perciò, insieme ai patronimici, altrettanto ricorrente è l'uso dell'epiteto, l'aggettivo che caratterizza l'eroe e ne sottolinea una determinata caratteristica straordinaria ("Achille piè veloce", "l'astuto Odisseo"). Così come intere scene si ripetono in forma fissa.
Ogni volta che sorge l'alba, l'Iliade e l'Odissea ricorrono alla stessa identica sequenza di parole, così come ogni volta che nell'Iliade un eroe veste le armi, o che nell'Odissea i marinai si imbarcano sulle navi o ne discendono. Nel libro VIII dell'Odissea, ad esempio, durante un banchetto serale alla corte deiFeaci, all'aedoDemodoco viene consegnata lalira e gli viene chiesto di cantare l'episodio delcavallo di Troia e della caduta della città. L'aedo doveva dunque conoscere a memoria tutto il contenuto dei poemi, così da recitarlo al momento della richiesta del suo pubblico. Dei poemi omerici non esisteva, infatti, alcuna copia scritta sino al periodo di auralità (VIII a.C.), conclusosi all'incirca con la fine dell'età classica.
Lostile formulare era indispensabile in quest'opera di memorizzazione.
In un mondo in cui non esistevano imedia moderni, la poesia epica era un canale di comunicazione ottimale, perciò fu usata in funzione politica. L'Eneide virgiliana è, ad esempio, spesso prodiga di riferimenti e lodi più o meno velate alla grandezza di Roma e del suo imperatoreAugusto.
In tempi più vicini a noi, l'Orlando furioso ebbe un intento encomiastico esplicito, inventando addirittura personaggi estranei alla tradizione francese da cui prendeva ispirazione, solo per poter fare le lodi dellafamiglia estense da cuiAriosto dipendeva.
Contenuti, descrizione ed epica europea ed extraeuropea
NelMedioevo e nelRinascimento furono composti in Europa numerosi poemi epici, comunemente raccolti sotto la definizione diepica cavalleresca, perché narrano le imprese dei cavalieri medioevali.
Questi tre poemi hanno influenzato profondamente tutta la tradizione culturale e letteraria dell'Occidente. A essi, infatti, hanno continuato a richiamarsi autori di epoche successive, che li hanno considerati modelli di stile e grandi repertori di personaggi e temi, vicende e situazioni eroiche e avventurose.
Altro esempio di poema epico, ma di origine nordica, èBeowulf, scritto ininglese antico, che rappresenta nella sua massima espressione la lotta tra il bene e il male.
Due sono i filoni fondamentali che hanno alimentato nel corso deisecoli l'epica araba eturca.
Il primo si occupò soprattutto di descrivere le guerre di liberazione dei territori occupati dagli infedeli (XI eXII secolo); la narrazione esaltava l'astuzia e l'abilità dei combattentimusulmani e soprattutto l'umanità, la generosità e il coraggio del sovrano, tanto amato quanto venerato.
Il secondo riguardò l'ampia raccolta di fiabe e novelle dal titoloMille e una notte. La raccolta venne assemblata inEgitto nei secoliXIV eXV durante la dominazione deiMamelucchi, ma si basava su una raccoltapersiana risalente alVII secolo utilizzante molti racconti tratti dal vasto repertorioindiano. In seguito si diffuse inMesopotamia ed ecco perchéBaghdàd risultò spesso al centro delle avventure. I racconti risultarono impreziositi da un'origine, da un'ambientazione e da un'ispirazione così variegate.
L'epicapersiana produsse intorno all'anno 1000 loShāh-Nāmeh, il poema più significativo scritto daFirdusi con intenti storici, religiosi, morali.
In epoca più moderna si è sottolineato anche un altro aspetto della poesia epica: essa trasmette antichi patrimoni di leggende, che celebrano la storia e i valori fondamentali di un popolo. È il caso, ad esempio, delLibro di Dede Korkut, l'epopea delle tribùturche stanziate nelsecolo VIII inAsia centrale, redatta attorno alXV secolo.
Nel mondo indiano i poemi epici, chiamatiitihāsa, hanno avuto e hanno tutt'oggi forti legami con la filosofia e la religione, ed essi stessi hanno influenzato queste ultime. I poemi epici principali sono ilMahābhārata e ilRāmāyaṇa, fondamentali per lamitologiainduista ed essi stessi importantitesti sacri per questa religione.
IlMahābhārata (insanscrito महाभारत, lett.La grande storia dei figli di Bharata), nella maggiore edizione pervenuta ai giorni nostri, consta di circa 110.000 strofe (corrispondenti a quattro volte laBibbia, o a sette volteIliade eOdissea messe insieme).[3]
L'epica africana è variegata almeno a quanto lo sviluppo composito delle popolazioni continentali, ma soffre di una certa frammentazione, visto che raramente è stata conservata in forma scritta e spesso ha risentito negativamente dei contatti e dell'influenza degli invasori bianchi.
La popolazionesudanese degliJoruba sviluppò prima dellaconquista europea una floridacultura artistica, che architettò una cosmogenesi fantasiosa ma ricca di innestirealistici ecomici, come è spesso frequente neimiti dei popoli primitivi.
La popolazionesudanese deiTim affrontò unmito africano del diluvio. Anche per loro la siccità era una punizione divina, causata però, questa volta, da un elefante. Alla solennità del raccontobiblico iTim contrapposero invece un tono quasi giocoso, ma non privo di intenti educativi e formativi.
IDama, una popolazione dell'Africa sud-occidentale elaborò invece, tra gli altri, un mito sull'introduzione del fuoco, che qui assunse una grande rilevanza religiosa e fu considerato come la fonte della vita.
Anche tra iPigmei l'epica cercò sia di rispondere alle domande fondamentali che da sempre assillano gli uomini, come ad esempio l'origine della morte, qui innescata dall'errore di una rana, sia di spiegare i passaggi epocali, come quello della fase dallacaccia fino all'agricoltura, cioè dell'uomo cacciatore-raccoglitore che diventa poi agricoltore.
IBantù descrissero ilrito dell'uccisione del re al quale collaborava la stessa moglie. Probabilmente volevano evitare che il re decadesse invecchiando e con lui anche il popolo. Ilrito si ricollegava ad antiche credenze religiose e l'epica tendeva a giustificarle e autorizzarle. Gli stessiBantù raccontarono come, astutamente, gli uomini ribaltarono una struttura sociale basata sulmatriarcato.
Dalleisole Marianne gli indigeni elaborarono un'epicamitologica tendente a spiegare l'origine del mondo e dell'umanità. L'epica spiegò che la serpe fu la causa della differenza dellelingue umane.
DalleFilippine l'epica degliIfugao conservò il ricordo di un antico rito in cui le divinità venivano placate con sacrifici umani. Lo stesso racconto condannò questorito definendolo superato da formereligiose piùcivili. Sempre dalleFilippine iTinguian scrissero un'epica a sfondomagico-religioso descrivente l'immortalità dell'uomo. L'ombra dei morti, uno spirito più che un'anima, però è assetato di vita e perciò anche di sangue. I riti magici narrati servivano proprio a difendere il vivo dall'avidità dei morti.
Una buona parte dell'epicaoceaniana è però dedicata alla origine della navigazione che appare a sfondomagico-religioso.
L'epica mitologica americana in generale ebbe lo scopo di codificare il sistema di credenze del gruppo, di rivelare le origini del mondo e della cultura, di fondare le sacre cerimonie, di stabilire le regole morali.
Tra gliindiani d'America gliIrochesi tramandarono per molte generazioni l'epica sull'origine dellecostellazioni denominate e assomiglianti, come in Occidente, ad animali.
GliEschimesi, come d'altronde molte altre tribù indiane, spiegarono l'origine del sole e della luna attraverso la storia di un incesto di cui si rendono colpevoli un fratello e una sorella.
Per quanto riguarda il sud dell'America due sono le epiche che svettano per l'ingegnosità e la complessità: una fu realizzata daiMaya, s'intitolòPopol Vuh e si può definire come una piccola grandiosaBibbia; l'altra fu composta a sfondoreligioso epolitico dagliIncas e si fondava su profetici rinnovamenti dell'impero avvolti in un'atmosfera prodigiosa e misteriosa.
Esempi di poesia epica americana e latinoamericana includono:Leaves of Grass (1855) diWalt Whitman,El gaucho Martín Fierro (1872) di José Hernández,Cantos (1925) diEzra Pound,Helen in Egypt (1961) diH.D.,Canto general (1950) diPablo Neruda eOmeros (1990) diDerek Walcott.
^LaChanson de Roland, ilPoema del mio Cid, lamateria di Bretagna, i poemi di Boiardo, Ariosto e Tasso sono poemiepico-cavallereschi (letteratura cavalleresca).
John Myles Foley (ed.),A Companion to Ancient Epic, Malden, Blackwell, 2005.
Marcello Sorce Keller, “L'epica, fra tradizione orale e tradizione scritta”,Cenobio, LXVII (2008), no. 4, pp. 39–48. Ripubblicato inBulletin – Gesellschaft für die Volksmusik in der Schweiz, 2009, pp. 107–111.
E. M.Meletinskij,Vvedenie v istoričeskuju poetiku eposa i romana, Moskva, Nauka, 1986 (trad. it. di C. Paniccia,Introduzione alla poetica storica dell'epos e del romanzo, Bologna, Il Mulino, 1993, con una introduzione di C.Segre).