IPitti erano una confederazione di tribù di incerta origine (forse pre-celtica) stanziate, prima ancora dellaconquista romana, in quella che più tardi diventerà laScozia orientale e settentrionale, fino alX secolo. Si opposero strenuamente all'invasione di Roma, e per ben tre volte riuscirono a passare ilVallo di Adriano, nelIII secolo. I Pitti vivevano a nord dei fiumiForth eClyde. Si suppone fossero stati i discendenti deiCaledoni e di altre tribù nominate dagli storici romani o trovate nelplanisfero diTolomeo. La terra dei Pitti, conosciuta anche comePittavia, gradualmente venne ad assorbire il regno diDál Riata per formare ilRegno di Alba. Alba si estese assorbendo il territorio britannico eberniciano e dall'XI secolo l'identità pitta viene ad essere descritta con un nuovo termine che definisce "Scotti" questa mescolanza di genti del Nord.
L'archeologia fornisce qualche aspetto della società dei Pitti. Sebbene molto poco sia rimasto dei documenti scritti, la loro storia fin dal tardoVI secolo è conosciuta tramite una varietà di fonti, compresa laHistoria ecclesiastica gentis Anglorum diBeda, le "vite dei santi", come quelle diColumba e diAdomnán, e variannali irlandesi. Sebbene l'impressione popolare che li caratterizzava potesse essere quella di un popolo oscuro e misterioso, invero i Pitti non lo furono affatto. Pur se confrontate con il carattere generale delNord,Centro edEst Europa, nellatarda antichità e nell'Alto Medioevo, la storia e la società dei Pitti sono bene attestate.[1]
Sono state proposte due possibili etimologie per il loro nome. La prima prevede che esso derivi dallatinopictus[2] (plurale:picti) che significa dipinto, forse a causa della loro abitudine di pitturarsi o tatuarsi i corpi nudi. Una seconda ipotesi etimologica suggerisce una derivazione dal gaelicopeicta o dal gallesepeith, "combattente".[2]
Non si conosce con quale nome i Pitti usassero definirsi. Igaelici d'Irlanda eDál Riata chiamavano i PittiCruithne.[3] C'erano anche deiCruithne nell'Ulster, in particolare i sovrani del regno diDál nAraidi.[4][5] Ibritanni e i primigallesi meridionali li conoscevano comePrydyn opryd.[3][6] I terminicruth inantico inglese epryd ingallese deriverebbero dalceltico comune*kʷritus, significherebbero "forma" e sono indicati come ulteriori riferimenti alla pratica dei Pitti di tatuare i propri corpi.[7] Da essi sarebbero derivate le attuali formePechts inscozzese eFichti in gallese.[8]
Sebbene sia rimasto poco di scritto dei Pitti, la loro storia, a partire dal tardoVI secolo in poi, è conosciuta da una varietà di fonti, comprese le vite deisanti (come quella diColumba di Iona, scritta da sanAdomnán) e da diversiannali irlandesi. È dunque fuorviante e lontana dal vero l'idea dei Pitti come di un popolo oscuro e misterioso.
Vengono citati per la prima volta in unpanegirico del297 d.C. scritto dalretore di originegallicaEumenio, che li cita associandoli agliIrlandesi come nemici dei Britanni.
Ammiano Marcellino dice che i Pitti sono formati daDycalidones (una storpiatura del nome diCaledoni) eVerturiones[9].
Ne parla ancheClaudio Claudiano nei panegiriciDe Consulatu Stilichonis eDe bello Gothico dedicati algeneraleStilicone, citandoli come nemici sconfitti dal generale inBritannia.
Isidoro di Siviglia pare che parli del fatto di tatuarsi e dice che «si tatuano il corpo secondo il loro rango»[10].
I mezzi con i quali la confederazione pitta si era formata nellatarda antichità da un certo numero di tribù restano sconosciuti, sebbene si supponga che la reazione alla crescita dell'Impero Romano potesse essere un fattore determinante.[11]
La terra dei Pitti è stata precedentemente descritta come la casa deiCaledoni.[12] Altre tribù dissero di avere vissuto nell'area inclusi iVerturiones,Taexali eVenicones.[13] Escludendo i Caledoni, i nomi possono essere di seconda o terza mano: forse così come vennero riferiti ai romani dai relatori in linguaBrittonica ogallica.[14]
La storiadocumentata pitta inizia neisecoli bui. Sembra che, per l'intero periodo, essi non fossero il potere dominante nella Britannia Settentrionale. IGaelici diDál Riata controllarono la loro regione per un certo tempo, ma subirono una serie di sconfitte nel primo terzo delVII secolo.[15] GliAngli diBernicia ebbero la meglio sui regni confinanti dei Britanni, e il vicino regno anglico diDeira (Bernicia e Deira più tardi vennero denominateNorthumbria), divenendo il più potente regno della Britannia.[16] I Pitti furono probabilmente tributari della Northumbria fino al regno diBridei mac Beli, quando gli Angli subirono una sconfitta nellabattaglia di Dunnichen arrestando la loro espansione verso nord. I Northumbri continuarono a dominare la Scozia meridionale per il resto del periodo pitto.
Nel regno diÓengus mac Fergusa (729–761),Dál Riata fu fortemente soggetta al re pitto. Sebbene abbia avuto i suoi propri re dal 760 circa in poi, pare che Dál Riata non si ristabilì.[17] Uno degli ultimi re pitti,Caustantín mac Fergusa (793–820), mise suo figlio Domnall sul trono di Dál Riata (811–835).[18] I tentativi dei Pitti di ottenere un simile predominio sui Britanni diAlt Clut (Dumbarton) non ebbero successo.[19]
L'Epoca vichinga portò grandi cambiamenti in Britannia ed Irlanda, non meno in Scozia che altrove. Il regno di Dál Riata venne distrutto, certamente nella metà delIX secolo, quandoKetil Flatnose si disse avesse fondato ilRegno delle isole. Anche la Northumbria soccombette ai Vichinghi, i quali fondarono ilRegno di York, e quello diStrathclyde fu gravemente colpito. Il re di FortriuEógan mac Óengusa, il re di Dál RiataÁed mac Boanta, e molti altri, furono uccisi in una grande battaglia contro i Vichinghi nell'839.[20] L'ascesa diCínaed mac Ailpín (Kenneth MacAlpin) intorno all'840, nel periodo successivo a questo disastro, portò al potere la famiglia che avrebbe presieduto negli ultimi giorni del regno dei pitti fondando il nuovo regno di Alba, sebbene Cínaed stesso non fosse mai stato altro che il re dei pitti.
Quando era al trono il nipote di Cínaed,Caustantín mac Áeda (900–943), il Regno dei Pitti divenne il Regno di Alba. Il mutamento da terra dei Pitti ad Alba non può essere stato rilevante inizialmente; invero, dato che non sappiamo il nome pitto della loro terra, c'è da supporre che non ci sia stato affatto un cambiamento. I Pitti, insieme con la loro lingua, non sparirono improvvisamente del tutto. Il processo di gaelicizzazione continuò sotto Caustantín e suoi successori. Quando gli ultimi abitanti di Alba furono pienamente gaelicizzati, diventando Scotti, probabilmente durante l'XI secolo, i Pitti furono presto dimenticati.[21] Successivamente essi sarebbero riapparsi inmiti eleggende.[22]
La storia antica della patria dei Pitti è insicura. Nei periodi successivi sono esistiti dei re che hanno governato su regni separati; un re, talvolta due, più o meno dominavano i loro vicini inferiori.[23]De Situ Albanie, un tardo documento, la "Cronaca Pitta" (Pictish Chronicle), ilDuan Albanach, insieme a leggende irlandesi, sono stati utilizzati per dimostrare l'esistenza dei sette regni pitti. Questi sono elencati come segue:
Fortriu*che recentemente si pensa fosse ubicato intorno aMoray[26]
(con l'asterisco quelli noti per avere avuto re o sono attestati altrimenti nel periodo pitto)
La mappa mostra l'area approssimativa del regno diFortriu e vicini (800 ca.), e ilRegno di Alba (900 ca.)
Possono essere esistiti regni più piccoli. Alcune evidenze suggeriscono che un regno pitto esistesse anche nelleisole Orcadi.[27]De Situ Albanie non è il più attendibile fra le fonti, e il numero di regni, uno per ognuno dei sette figli diCruithne, l'eponimo fondatore dei Pitti, possono avere abbastanza terre da non essere creduti.[28] Senza badare all'esatto numero di regni e ai loro nomi, si può dire che la nazione pitta non fosse mai stata un'unità.
Per la maggior parte della storia pitta documentata, il regno di Fortriu sembra quello dominante, in modo tale che ilRe di Fortriu e ilRe dei Pitti possono significare una e la stessa cosa negli annali. Questo precedentemente si congetturava che giacesse nella zona intorno aPerth e nelloStrathearn meridionale, dal momento che un recente lavoro ha convinto coloro che lavoravano nel campo che Moray (un nome che si riferisce ad un'area molto più vasta dell'Alto Medioevo piuttosto che allacontea di Moray), fosse il centro di Fortriu.[29]
Si è spesso detto che i Pitti praticassero la successionematrilineare in base a quanto raccontano le leggende irlandesi e a quanto viene affermato nella storia diBeda. In realtà, Beda semplicemente dice che i Pitti usassero la successione matrilineare in casi eccezionali.[30] I re dei pitti, quando Beda scriveva che fossero Bridei e Nechtan, figli di Der Ilei, il quale invero reclamò il trono per mezzo della loro madre Der Ilei, figlia di un più antico re pitto.[31]
In Irlanda si attendeva che i re fossero individuati fra coloro che avevano avuto un bisnonno che era stato re.[32] Ai padri regali non succedevano frequentemente al trono i loro figli, non perché i Pitti praticassero la successione matrilineare, ma perché ad essi di solito succedevano i loro fratelli o cugini, uomini probabilmente più esperti nell'autorità e con il supporto necessario per essere re.[33]
Nella storia dei Pitti, la natura della regalità mutò considerevolmente nel corso dei secoli. Mentre i re dovevano essere abili condottieri con successo nella guerra, per mantenere la loro autorità, la regalità divenne piuttosto meno personalizzata e più istituzionalizzata durante questo periodo. La regalità burocratica fu ancora di là a venire quando la terra dei Pitti divenne Alba, ma il sostegno della chiesa, e l'apparente capacità di un piccolo numero di famiglie di controllare il potere regale per buona parte del periodo, che va dal tardo VII secolo in poi, fornì un considerevole grado di continuità. Durante lo stesso periodo, i vicini dei Pitti di Dál Riata e Northumbria affrontarono difficoltà notevoli come la stabilità di successione e l'autorità di cui essi avevano precedentemente beneficiato, tanto da venire a una fine.[34]
I successiviMormaer si pensava fossero stati istituiti al tempo dei Pitti, e fossero dunque stati copiati, o ispirati dagli usi praticati in Northumbria.[35] È poco chiaro se i Mormaer fossero originariamente i primi re, ufficiali reali o nobili locali, o una qualche combinazione di queste. Inoltre, le contee pitte e le cariche di 'thane', tracce delle quali sono state trovate in periodi successivi, si pensava fossero state adottate dai loro vicini meridionali.[36]
La cultura materiale dei pitti mostra una società non facilmente distinguibile da quelle dei vicini gaelici e britanni e neppure molto diversa daglianglosassoni del sud. Come per la maggior parte dei popoli del nordEuropa della tarda antichità, i pitti eranoagricoltori che vivevano in piccole comunità.
Bestiame e cavalli erano un segno evidente di ricchezza e prestigio, le pecore e i maiali venivano invece allevati ampiamente, mentre i toponimi indicano come latransumanza fosse pratica diffusa e comune. Gli animali erano piccoli rispetto a quelli successivi, anche se i cavalli furono importati dalla Britannia in Irlanda per ingrandire i cavalli nativi del luogo. Le testimonianze scultoree attestano che la caccia veniva praticata con i cani e anche, diversamente dall'Irlanda, con i falchi.
La produzione di cereali comprendevafrumento,orzo,avena esegale. Le verdure includevano cavoli, verza, cipolle, porri, rape, carote e specie non più comuni. Sembra che venissero raccolte piante quali aglio, ortiche ecrescione. L'economia pastorale presuppone che fossero ampiamente disponibili pellame e cuoio. La lana era la fonte principale per le fibre dei vestiti e anche il lino era molto comune, anche se non è chiaro se venisse prodotto per le fibre, per l'olio, o come alimento. Pesce, crostacei, animali marini e balene furono a lungo sfruttati sui litorali e i fiumi. L'importanza degli animali porta a pensare che la carne e i latticini fossero una parte importante della dieta della gente ordinaria, mentre è probabile che le élite mangiassero soprattutto carne proveniente dall'allevamento e dalla caccia.
Non si conoscono aree di insediamento più densamente popolate paragonabili a quelle che si trovavano intorno a importanti fortezze coeve in Gallia e nella Britannia meridionale, né altri centri urbani di rilievo. Non si è a conoscenza di città in Scozia anteriori alXII secolo.La tecnologia d'uso quotidiano non è ben attestata, ma dai pochi resti archeologici rinvenuti emerge come questa fosse simile a quella in uso in Irlanda e nell'Inghilterra anglosassone. I pitti all'inizio vennero associati con lapirateria e le scorrerie lungo le coste dellaBritannia romana. Ancora nelTardo Medioevo la linea di demarcazione tra commercianti e pirati era vaga, ragion per cui è logico pensare che fossero entrambi a seconda delle occasioni. Generalmente si pensa che il commercio sia crollato con il collasso dell'Impero romano, cosa, però, probabilmente esagerata. È comunque vero che ci sono solo poche prove di commerci a lunga distanza con laPittavia.
L'arpa era associata con la cultura scozzese medievale. Nella foto è mostrata una, ora nelmuseo di Scozia, delle uniche tre arpe gaeliche medievali sopravvissute.Ricostruzione di uncrannóg sulLoch Tay.
Icrannog (isole artificiali fortificate, costruite in un lago o stagno), che furono costruiti nelNeolitico in Scozia e Irlanda, sarebbero poi stati ricostruiti e in alcuni casi mantenuti in uso al tempo dei pitti. Benché molte chiese fossero in legno, a partire dagli inizi dell'VIII secolo, se non prima, alcune vennero realizzate in pietra.
Un esempio di arte dei pitti è quella delle pietre monumentali, che presentano iscrizioni in latino eogham non tutte decifrate, perché il significato di questi simboli è oscuro. Sono state proposte numerose spiegazioni esoteriche di questi simboli, ma la conclusione più semplice è che questi simboli non siano altro che i nomi di coloro che avevano innalzato queste pietre o che su queste erano commemorati. L'arte dei pitti può essere classificata comeceltica e poihiberno-sassone. Le arpe sono indicate come tipiche dei pitti, effettivamente l'arpa propriamente detta, in contrasto con lalira, potrebbe aver avuto origine in Scozia. I poeti irlandesi hanno rappresentato i corrispettivi pitti come molto simili a loro stessi.
Si presume che l'antica religione pitta avesse, in genere, rassomiglianze con ilpoliteismo celtico, sebbene dell'era pre-cristiana restino solo inomi di luoghi. La data in cui l'élite pitta venne convertita alCristianesimo è incerta, ma ci sono tradizioni che collocanoSan Palladio nella terra dei Pitti dopo aver lasciato l'Irlanda, e colleganoAbernethy aSanta Brigida d'Irlanda.[37]San Patrizio si riferisce ai "pitti apostati", mentre il poemaY Gododdin non segnala i pitti come pagani.[38] Beda scrisse cheNiniano di Whithorn (confuso da alcuni con SanFinnian di Moville, morto nel 589 circa), avesse convertito i pitti meridionali.[39] Un recente lavoro archeologico aPortmahomack situa la fondazione delmonastero là, un'area che una volta si disse essere tra le ultime convertite, nel tardoVI secolo.[40] Questa è contemporanea aBridei mac Maelchon e Columba, ma il processo di instaurazione della Cristianità attraverso la terra dei Pitti sarà esteso ad un periodo molto più lungo.
La terra dei Pitti non fu unicamente influenzata daIona edIrlanda. Essa fu anche legata alle chiese in Northumbria, come si è visto nel regno diNechtan mac Der Ilei. L'espulsione riportata dei monaci ed ecclesiastici di Iona fatta da Nechtan nel 717 può essere stata correlata alla controversia riguardo alla datazione della Pasqua, e alla consuetudine della tonsura dei chierici, dove Nechtan sembra avere favorito gli usi romani, ma può ugualmente essere stato intenzionato ad aumentare il potere regale sopra la chiesa.[41] Tuttavia, l'evidenza dei nomi dei luoghi suggerisce una vasta area dell'influenza di Iona nella terra dei Pitti.[42] Similmente, ilCáin Adomnáin (legge diAdomnán,Lex Innocentium) annovera il fratello di Nechtan,Bridei, fra i suoi garanti.
L'importanza del centro monastico nella terra dei Pitti non fu forse così grande come in Irlanda. In aree che sono state studiate, comeStrathspey ePerthshire, sembra che la struttura parrocchiale dell'Alto Medioevo esistesse nei primi periodi medievali. Tra i siti religiosi maggiori nella terra dei Pitti si annoverano Portmahomack, Cennrígmonaid (più tardiSt Andrews),Dunkeld,Abernethy eRosemarkie. Pare che questi siano associati ai re Pitti, dei quali si argomenta un notevole grado di patronato regale e controllo della chiesa.[43]
Il culto dei Santi fu, come in tutte le terre della Cristianità, di grande importanza nella più recentePittilandia. Mentre i re possono favorire grandi santi, comeSan Pietro nel caso di Nechtan, e forseSant'Andrea nel caso del secondoÓengus mac Fergusa; molti santi minori, alcuni ora oscuri, furono importanti un tempo. Il santo pittoDrostan sembra avere avuto un vasto seguito nel nord nei primi periodi, ma dalXII secolo fu dimenticato. San Serf diCulross fu associato al fratello di Nechtan, Bridei.[44] Sembra, come è ben noto nei periodi successivi, che gruppi di nobile stirpe ebbero il loro proprio santo patrono e le loro proprie chiese o abbazie.[45]
L'arte dei Pitti appare su pietre, manufatti metallici e piccoli oggetti di pietra ed osso, avendo similitudini con l'arte sassone e irlandese. Innanzi tutto l'arte dei Pitti si trova sulle moltepietre pitte ubicate in tutta laPittilandia, daInverness aLanarkshire. Un catalogo illustrato di queste pietre fu realizzato da J. Romilly Allen come parte diThe Early Church Monuments of Scotland, con liste dei loro simboli e modelli. I simboli e modelli sono costituiti di animali, '"arpione", "specchio e pettine", "occhiali", "mezzaluna e bastone a V". Ci sono anche borchie e lenti con pelta e disegni a spirale. I modelli sono curvilinei con incisioni di linee.
I manufatti metallici pitti si trovano dappertutto nella terra dei Pitti e anche oltre, più a sud. Gli elementi trovati nel sud sono costituiti da pesanti catene d'argento lunghe oltre0,5 m, e si presume possano essere stati dei regali o portati via da predoni. È stato suggerito da Stevenson (inWainwright,The Problem of the Picts) che queste catene formavano parte di collane "girocollo".
La lingua dei Pitti non è sopravvissuta. Le testimonianze sono limitate ai toponimi e alla onomastica trovati sui monumenti e documenti contemporanei. L'evidenza deinomi di luoghi enomi personali avvalora fortemente il fatto che i Pitti parlassero dellelingue celtiche insulari correlate allelingue brittoniche più meridionali.[46] Un numero di iscrizioni sono state considerate come non-celtiche, e su questa base, è stato suggerito che anche le lingue non-celtiche fossero in uso.[47]Francisco Villar[48] include il pitto tra le lingue dal carattere non-indoeuropeo.
L'assenza di materiale scritto in lingua pitta sopravvissuto non indica una società pre-letterata. La chiesa certamente richiese l'alfabetizzazione, e del resto essa non avrebbe potuto funzionare senza i copisti per produrre documenti liturgici. L'iconografia pitta mostra libri che si leggono e portano, e il suo stile naturalistico fornisce tutte le ragioni per supporre che tali immagini furono di vita reale. L'alfabetizzazione non era molto estesa, ma tra il clero più anziano e nei monasteri sarebbe dovuta essere abbastanza comune.[49]
I nomi di luoghi spesso ci permettono di dedurre l'esistenza di storici insediamenti pitti in Scozia. Quelli prefissati con "Aber-", "Lhan-", o "Pit-" indicano regioni abitate dai Pitti nel passato (per esempio:Aberdeen,Lhanbryde,Pitmedden,Pittodrie, ecc). Alcuni di questi prefissi, come "Pit-" (porzione, parte), vennero formati dopo la civiltà dei pitti, e possono riferirsi alle precedenti "contee" (shires) o "thanages".[50]
L'evidenza della toponomastica può rivelare anche l'avanzata del gaelico nella terra dei Pitti. Come si è notato,Atholl, che significaNuova Irlanda, viene attestato all'inizio dell'VIII secolo. Questo può essere un'indicazione dell'avanzamento del gaelico. AncheFortriu possiede nomi di luoghi che suggeriscono insediamenti gaelici, o influenze gaeliche.[51]
^ab(EN) Isaac Taylor,The Names of Nations, inWords and places, or, etymological illustrations of history, ethnology, and geography, 2ª ed., Macmillan, 1864, p. 578.URL consultato il 10 ottobre 2009.
^ab(EN) Hector Munro Chadwick,Cruithentuath, inEarly Scotland: the Picts, the Scots & the Welsh of southern Scotland, CUP Archive, 1949, p. 171.URL consultato il 10 ottobre 2009.
^(EN) Francis J. Byrne,Irish Kings and High-Kings, Batsford Ltd, pp. 106–109,ISBN978-0-7134-5882-4.
^(EN) Dáibhí Ó Cróinín,Early Medieval Ireland, London e New York, Longman, 1995, pp. 48–50.
^Da cui sarebbe derivato per corruzione il nome latino dellaBritannia: Pritania da Pryden.
^(EN) Alexander MacBain,MacBain's Dictionary, suAn Etymological Dictionary of the Gaelic Language, Gairm Publications, 1982.URL consultato il 10 ottobre 2009.
^(EN) Vedi la discussione della creazione della Confederazione Franca a Geary,Before France, capitolo 2.
^vale a dire daTacito,Tolomeo, e come iDicalydonii daAmmiano Marcellino. Notate che Tolemeo si riferisce al mare occidentale della Scozia come l'Oceanus Duecaledonius.
^La denominazioneCaledonii viene attestata da una lapide nella Britannia romana.
^ADegsastan nel primo decennio del secolo e diverse volte sottoDomnall Brecc nel terzo e quarto decennio.
^(EN) Per i regni di Bernicia e Northumbria, vedi per es. Higham,The Kingdom of Northumbria.
^(EN) Broun, "Re Pitti", tentò di ricostruire la tarda confusa storia di Dál Riata. Il silenzio negli annali irlandesi viene ignorato da Bannerman inIl controllo scozzese sulla terra dei Pitti e le reliquie di Columba ("The Scottish Takeover of Pictland and the relics of Columba").
^(EN) Dopo Broun, "Re Pitti", ma la storia posteriore di Dál Riata è molto oscura.
^(EN) Annalu di Ulster (s.a. 839): "I Vichinghi vinsero una battaglia contro gli uomini di Fortriu, ed Eóganán figlio di Aengus, Bran figlio di Óengus, Aed figlio di Boanta, e molti altri, quasi innumerabili, caddero là."
^(EN) Broun,Dunkeld, Broun,National Identity, Forsyth,Scotland to 1100, pp. 28–32, Woolf,Constantine II; cf. Bannerman,Scottish Takeover, passim, representing the "traditional" view.
^(EN) Per esempio,Pechs, e forsePixie. Comunque, Sally Foster citaJohn Toland nel 1726: "essi sono adatti in tutta la Scozia a fare ogni cosa pitta della cui origine essi nulla sanno." Lo stesso si potrebbe dire dei Pitti riguardo al mito.
^(EN) Broun, "Kingship", for Ireland see, e.g. Byrne,Irish Kings and High-Kings, and more generally Ó Cróinín,Early Medieval Ireland.
^(EN) Forsyth, "Lost Pictish Source", Watson,Celtic Place Names, pp. 108–109.
^(EN) Bruford, "What happened to the Caledonians", Watson,Celtic Place Names, pp. 108–113.
^(EN) Woolf, "Dun Nechtain"; Yorke,Conversion, p. 47. Compare earlier works such as Foster,Picts, Gaels and Scots, p. 33.
^Adomnán, "Life of Columba", editor's notes on pp. 342–343.
^(EN) Byrne,Irish Kings and High-Kings, pp. 35–41 & pp. 122–123, also p. 108 & p. 287, stating thatderbfhine was practised by thecruithni in Ireland.
^(EN) Byrne,Irish Kings and High-Kings, p. 35, "Elder for kin, worth for rulership, wisdom for the church." See also Foster,Picts, Gaels and Scots, pp. 32–34, Smyth,Warlords and Holy Men, p. 67 e segg.
^(EN) Broun, "Kingship", Broun, "Pictish Kings"; for Dál Riata, Broun, "Dál Riata", for a more positive view Sharpe, "The thriving of Dalriada"; for Northumbria, Higham,Kingdom of Northumbria, pp. 144–149.
^(EN) Forsyth,Language in Pictland, Price "Pictish", Taylor, "Place names", Watson,Celtic Place Names. For K.H. Jackson's views, see "The Language of the Picts" in Wainwright (ed.)The Problem of the Picts.
^(EN) Jackson, "The Language of the Picts", discussed by Forsyth,Language in Pictland.
^Francisco Villar, Gli indoeuropei e le origini dell'Europa, Bologna, Il Mulino, 1997, p.88 e 111.
^(EN) Per i nomi di luoghi in genere, vedi Watson,Celtic Place Names; Nicolaisen,Scottish Place Names, pp 156–246. For shires and thanages see Barrow, "Pre-Feudal Scotland."
(EN) Armit, Ian,Towers In The North: The Brochs Of Scotland Tempus, Stroud, 2002.ISBN 0-7524-1932-3
(EN)Bannerman, John, "The Scottish Takeover of Pictland and the relics of Columba" in Dauvit Broun & Thomas Owen Clancy (eds.),Spes Scotorum: Hope of Scots. Saint Columba, Iona and the Scotland. T. & T. Clark, Edinburgh, 1999.ISBN 0-567-08682-8
(EN) Broun, Dauvit, "Dunkeld and the origin of Scottish identity" in Broun & Clancy (1999).
(EN) Broun, Dauvit, "National identity: early medieval and the formation of Alba" in Lynch (2001).
(EN) Broun, Dauvit, "Pictish Kings 761–839: Integration with Dál Riata or Separate Development" in Sally M. Foster (ed.),The St Andrews Sarcophagus: A Pictish masterpiece and its international connections. Four Courts, Dublin, 1998.ISBN 1-85182-414-6
(EN) Broun, Dauvit, "The Seven Kingdoms inDe situ Albanie: A Record of Pictish political geography or imaginary map of ancient Alba" in E.J. Cowan & R. Andrew McDonald (eds.),Alba: Celtic Scotland in the Medieval Era. John Donald, Edinburgh, 2005.ISBN 0-85976-608-X
(EN) Bruford, Alan, "What happened to the Caledonians ?" in Cowan & McDonald (2005).
(EN) Clancy, Thomas Owen, "Ireland: to 1100" in Lynch (2001).
(EN) Clancy, Thomas Owen, "Nechtan son of Derile" in Lynch (2001).
(EN) Clancy, Thomas Owen, "Scotland, the 'Nennian' Recension of theHistoria Brittonum and theLibor Bretnach in Simon Taylor (ed.),Kings, clerics and chronicles in Scotland 500–1297. Fourt Courts, Dublin, 2000.ISBN 1-85182-516-9
(EN) Clancy, Thomas Owen, "Columba, Adomnán and the Cult of Saints in Scotland" in Broun & Clancy (1999).
(EN) Cowan, E. J., "Economy: to 1100" in Lynch (2001).
(EN) Cowan, E. J., "The Invention of Celtic Scotland" in Cowan & McDonald (2005).
(EN) Crone, B. A., "Crannogs and Chronologies", PSAS, vol. 123 (1993), pp. 245–254.
(EN) Cummins, W. A.,The Age of the Picts. Sutton, Stroud, 1998.ISBN 0-7509-1608-7
(EN) Dennison, Patricia, "Urban settlement: to 1750" in Lynch (2001).
(EN) Driscoll, Stephen T., "Burghead" in Lynch (2001).
(EN) Dyer, Christopher,Making a Living in the Middle Ages: The People of Britain 850–1520. Penguin, London, 2003.ISBN 0-14-025951-1
(EN) Forsyth, Katherine,Language in Pictland: the case against 'non-Indo-European Pictish' (Studia Hameliana no. 2). De Keltische Draak, Utrecht, 1997.ISBN 90-802785-5-6
(EN) Forsyth, Katherine, "Literacy in Pictland" in Huw Pryce (ed.),Literacy in Medieval Celtic Societies. Cambridge UP, Cambridge, 1998.
(EN) Forsyth, Katherine, "Evidence of a lost Pictish Source in theHistoria Regum Anglorum of Symeon of Durham", with an appendix by John T. Koch, in Taylor (2000).
(EN) Forsyth, Katherine, "Origins: Scotland to 1100" in Jenny Wormald (ed.),Scotland: A History, Oxford UP, Oxford, 2005.ISBN 0-19-820615-1
(EN) Foster, Sally M.,Picts, Gaels, and Scots: Early Historic Scotland. Batsford, London, 2004.ISBN 0-7134-8874-3
(EN) Geary, Patrick J.,Before France and Germany: The creation and transformation of the Merovingian World. Oxford University Press, Oxford, 1988. 0-19-504457-6
(EN) Hanson, W., "North England and southern Scotland: Roman occupation" in Lynch (2001).
(EN) Henderson, Isabel, "Primus inter pares: the St Andrews Sarcophagus and Pictish Sculpture" in Foster (1999).
(EN) Higham, N. J.,The Kingdom of Northumbria AD 350–1100. Sutton, Stroud, 1993.ISBN 0-86299-730-5
(EN)Jackson, Kenneth H., "The Pictish Language" in F.T. Wainwright (ed.),The Problem of the Picts. Nelson, Edinburgh, 1955. Reprinted Melven Press, Perth, 1980.ISBN 0-906664-07-1
(EN) Laing, Lloyd & Jenny Lloyd,The Picts and the Scots. Sutton, Stroud, 2001.ISBN 0-7509-2873-5
(EN) Lowe, Chris,Angels, Fools and Tyrants: Britons and Angles in Southern Scotland. Canongate, Edinburgh, 1999.ISBN 0-86241-875-5
(EN) Lynch, Michael (ed.),The Oxford Companion to Scottish History. Oxford UP, Oxford, 2001.ISBN 0-19-211696-7
(EN) Markus, Fr. Gilbert, O.P., "Religious life: early medieval" in Lynch (2001).
(EN) Markus, Fr. Gilbert, O.P., "Conversion to Christianity" in Lynch (2001).
(EN) Nicolaisen, W.F.H.,Scottish Place-Names. John Donald, Edinburgh, 2001.ISBN 0-85976-556-3
(EN)Oram, Richard, "Rural society: medieval" in Lynch (2001).
(EN) Price, Glanville, "Pictish" in Glanville Price (ed.),Languages in Britain & Ireland. Blackwell, Oxford, 2000.ISBN 0-631-21581-6
(EN) Pryor, Francis,Britain A.D. Harper Perennial, London, 2005.ISBN 0-00-718187-6
(EN) Ritchie, Anna, "Culture: Picto-Celtic" in Lynch (2001).
(EN)Rodger, N.A.M.,The Safeguard of the Sea. A Naval History of Great Britain, volume one 660–1649. Harper Collins, London, 1997.ISBN 0-00-638840-X
(EN) Sellar, W.D.H., "Gaelic laws and institutions" in Lynch (2001).
(EN) Sharpe, Richard, "The thriving of Dalriada" in Taylor (2000).
(EN) Smyth, Alfred P.,Warlords and Holy Men: Scotland AD 80–1000. Edinburgh UP, Edinburgh, 1984.ISBN 0-7486-0100-7
(EN) Snyder, Christopher A. (2003). The Britons. Blackwell Publishing.ISBN 0-631-22260-X.
(EN) Taylor, Simon, "Place names" in Lynch (2001).
(EN) Taylor, Simon, "Seventh-century Iona abbots in Scottish place-names" in Broun & Clancy (1999).
(EN)Watson, W.J.The History of the Celtic Place-names of Scotland.
(EN)Woolf, Alex, "Dun Nechtain, Fortriu and the Geography of the Picts" inThe Scottish Historical Review, Volume 85, Number 2. Edinburgh: Edinburgh University Press, 2006. ISSN 0036-9241
(EN) Woolf, Alex, "Nobility: early medieval" in Lynch (2001).
(EN) Woolf, Alex, "Ungus (Onuist) son of Uurgust" in Lynch (2001).
(EN) TheCorpus of Electronic Texts includes theAnnals of Ulster,Tigernach,the Four Masters andInnisfallen, theChronicon Scotorum, theLebor Bretnach, Genealogies, and various Saints' Lives. Most are translated into English, or translations are in progress
(EN)SPNS theScottish Place-Name Society (Comann Ainmean-Áite na h-Alba), including commentary on and extracts from Watson'sThe History of the Celtic Place-names of Scotland.