Pietro di Giovanni Olivi, inoccitanoPèire de Joan-Oliu (Sérignan,1248 circa –Narbona,14 marzo1298), è stato unfrancescano,predicatore eteologofrancese.È considerato uno dei capostipiti del movimento francescano degliSpirituali.
Nato a Sérignan, inLinguadoca, entrò molto giovane nel convento deiFrati Minori diBéziers. Studiòteologia aParigi dove fu forse allievo diGuillaume de la Mare eJohn Peckham, in contemporaneità conMatteo d'Acquasparta e Ricardo di Mediavialla. Però non consegue mai la laurea e torna come insegnante nei conventi di Linguadoca.
Aderì alletesi gioachimite e alle tendenze spirituali e rigoriste presenti nelmovimento francescano, attirandosi sospetti dieresia: nel1274 ilgenerale dell'Ordine,Girolamo d'Ascoli, l'obbligò a ritrattare alcune sue opinioni e nel1283 il nuovo generale,Bonagrazia da San Giovanni in Persiceto, proibì i suoi scritti, dopo che una commissione di sette frati dell'Università di Parigi aveva condannato come eterodosse trentaquattro sue affermazioni. Con l'elezione a generale di Matteo d'Acquasparta, i suoi scritti vennero nuovamente sottoposti ad un esame, ma ilcapitolo generale francescano, convocato a Montpellier nellaPentecoste del1287, ascoltata la difesa dell'Olivi, lo sciolse da ogni accusa.
L'Olivi aveva collaborato alla redazione della lettera bollataExiit qui seminat dipapa Niccolò III (promulgata il 14 agosto1279) in cui si affermava l'assoluta povertà di Cristo e degli apostoli e la coerenza evangelica della scelta di totale povertà dei Francescani (cui era però lecito raccogliere elemosine anche in denaro per il nutrimento dei malati, i propri vestiti, la costruzione dei conventi e l'acquisto di libri). Con questa lettera veniva anche istituita la figura del procuratore di nomina pontificia per l'amministrazione dei beni dei Francescani, che a nessun titolo potevano essere proprietari dei beni che usavano.
Il problema rappresentato da Pietro di Giovanni Olivi comincia a delinearsi esplicitamente nelCapitolo generale del 1282 (convocato aStrasburgo). Il Capitolo affida a sette maestri dell'Università di Parigi (tra i quali i futuri ministri generaliArlotto da Prato eGiovanni Minio da Morrovalle) l'esame delle opinioni di Olivi. Questo esame sfocerà nella condanna di trentaquattro proposizioni dell'Olivi in materia diuso povero(usus pauper) dei beni materiali: un memoriale con l'elenco di queste proposizioni è mandato a tutti i conventi diProvenza, e in un documento (Littera septem sigillorum) vengono enunciate ventidue affermazioni che Olivi deve sottoscrivere in segno di ritrattazione. Olivi inizialmente accetta di sottomettersi, anche se in seguito affermerà di essere stato costretto senza che gli fosse data la possibilità di sostenere le sue ragioni. Il successivocapitolo di Milano (1285) proibirà a tutti i frati la lettura delle opere di Olivi.
Durante il capitolo elettivo diMontpellier (maggio1287, capitolo in cui viene eletto ministro generaleMatteo di Acquasparta), il ministro provinciale di Provenza, Arnaud de Roquefeuil, denuncia al Capitolo Pietro di Giovanni Olivi come capo di una setta superstiziosa e scismatica. Comincia la fase più aspra dello scontro a proposito dell’usus pauper. Pietro di Giovanni Olivi viene convocato perché si giustifichi, soprattutto in seguito alla composizione di un suo trattato proprio sull’usus pauper. Le spiegazioni di Olivi vengono accettate dai capitolari.
Tra il1287 e il1289 egli fu professore di teologia (lector) presso il convento francescano diSanta Croce a Firenze, dove ebbe come studente ancheUbertino da Casale e probabilmente ebbe qualche contatto con il giovanissimoDante Alighieri. Risale a questo periodo la stesura di un notevole commentario all'Apocalisse, laLectura super Apocalypsim (in seguito conosciuta anche comePostilla), in cui l'ispirazionegioachimita era evidente: la storia della Chiesa è descritta come una continua lotta tra carnalità e spiritualità, lotta che si dispiega attraverso diverse epoche in successione.
Nel 1289 l'Olivi venne designato dallaCorona d'Aragona come responsabile dell'educazione dei tre figli diCarlo II d'Angiò, tenuti in ostaggio daAlfonso il Liberale dopo lacrociata contro la Corona d'Aragona risoltasi in una tragicasconfitta per ifranco-angioini. Il maggiore di questi tre ragazzi, che sarebbero stati riconsegnati al padre solo sette anni più tardi,Luigi, probabilmente sotto l'influsso dell'Olivi, decise di rinunciare ai diritti della primogenitura (era il secondo figlio maschio, ma nel frattempo era morto suo fratello maggioreCarlo Martello), si fece frate francescano e più tardi venne ordinato vescovo diTolosa.
L'Olivi riconobbe la validità della abdicazione dipapa Celestino V e quindi l'effettiva autorità del grande nemico deiFrancescani spirituali, ilpapa Bonifacio VIII. Nel1289 venne trasferito aMontpellier, dove rimase fino alla morte, sempre impegnato nell'insegnamento della teologia.
Intorno all'Olivi si formarono circoli di uomini e donne devote (Beghini) che attingevano dalla spiritualità del loro maestro indicazioni di vita, soprattutto circa il modo di gestire il rapporto con il denaro. L'Olivi è uno dei primi intellettuali cattolici medievali ad affrontare il tema del denaro e delprestito ainteresse (fino ad allora condannato, almeno formalmente, comeusura).
La sua riflessione si muoveva anche sul tema dellapovertà francescana: la lettera bollataExiit qui seminat aveva infatti risolto (in modo definitivo, apparentemente) il problema della proprietà dei beni dei Francescani, dichiarando che tutti i beni dei Frati Minori appartenevano allaSanta Sede che ne concedeval'uso ai frati; eppure, secondo Pietro di Giovanni Olivi, la vera questione era proprio quella dell'uso che si faceva dei beni (la questione dell'usus pauper) e non delle modalità del possesso.
L'Olivi morì il 14 marzo1298 e la sua tomba divenne ben presto meta dipellegrinaggi e luogo in cui si diceva avvenisseromiracoli. Le sue opere cominciarono a circolare anche in traduzione volgare. Ilcapitolo generale francescano di Lione (convocato nel1299) ordina di bruciare tutte le opere di Olivi.
Il 6 maggio1312 ilConcilio di Vienne promulgò il decretoFidei Catholicae Fundamentum, in cui venivano esaminate tre tesi teologiche sostenute dall'Olivi: veniva riaffermata la dottrina tradizionale cattolica circa l'essenza divina, l'anima comeforma del corpo e gli effetti delbattesimo dei bambini, ma non ci fu ancora una condanna esplicita dell'Olivi. Tale condanna venne invece conpapa Giovanni XXII (1316-1334), quando ormai l'Olivi era diventato una delle autorità principali cui si rifacevano i Francescani (difensori della assoluta povertà di Cristo nella disputa contro iDomenicani) ma anche i sostenitori dell'imperatoreLudovico il Bavaro in contrapposizione al Papato. La tomba dell'Olivi venne distrutta nel1318 su ordine del Papa stesso, i suoi resti furono dispersi e diverse frasi dellaLectura super Apocalypsim vennero condannate come eretiche ancora nel1326.
La figura di Olivi fu oggetto di interpretazioni divergenti e spesso addirittura opposte, nei secoli successivi. Lo storico del cristianesimoIgnaz von Döllinger, oppositore del dogma dellainfallibilità papale, affermò che per Olivi «la Chiesa che esiste oggi, cioè la Chiesa romana, è carnale e sarà progressivamente distrutta, in modo che progressivamente sia edificata la Chiesa spirituale». Per lo storico franceseErnest Renan Pietro di Giovanni Olivi era «un religioso esaltato [...] secondo il quale questa Chiesa comunemente chiamata universale, cattolica e militante, è la Babilonia impura». Secondo il teologoHenri de Lubac, invece, (con maggiore coerenza nei confronti dei testi di Olivi giunti fino a noi, ma anche con l'evidente preoccupazione di salvare Olivi da ogni accusa di gioachimismo) al francescano «si deve il primo trattato specifico sulla infallibilità papale [...] di una ortodossia perfetta. [Olivi] non aveva mai dato il minimo spunto ai detrattori della Chiesa gerarchica e [...] fu in persona per tutta la vita un modello di obbedienza».[1]
Olivi è certamente antiaristotelico, sotto un duplice punto di vista: per le sue dottrine, per il suo temperamento. Tuttavia il suo antiaristotelismo non è assoluto: le divergenze dottrinali dall'aristotelismo sono certamente più profonde e palesi che la consonanza con il pensiero diAristotele, sarebbe tuttavia inesatto qualificare la posizione filosofica oliviana come esclusivamente e totalmente negativa nei confronti della speculazione aristotelica.
L'opposizione all'aristotelismo in Olivi è ispirata da ragioni molteplici e diverse, e si presenta quindi con caratteristiche e sfumature diverse. Questa opposizione, tuttavia, scaturisce principalmente da tre considerazioni fondamentali: innanzi tutto dalla concezione diversa che il paganesimo offre della realtà del mondo, rispetto alla rivelazione cristiana; in secondo luogo dall'autorità eccessiva che secondo Olivi era attribuita ad Aristotele nelleuniversità del tempo; e, infine, dai gravi errori che Olivi crede essere contenuti nella speculazione filosofica dello Stagirita.
In Olivi bisogna distinguere innanzi tutto un antiaristotelismo come momento specifico della sua visione generale della vita e della realtà, visione religiosa e cristiana. Egli è antiaristotelico in quanto "aristotelismo" significava assenza della rivelazione cristiana, produrre una visione del mondo senza il sostrato e l'apporto vivo di una verità che trascende le forze naturali dell'intelletto umano: l'aristotelismo era così la cifra della scienza mondana in opposizione alla sapienza cristiana, della natura in opposizione alla grazia. Olivi non rifiuta aprioristicamente ogni speculazione elaborata dai filosofi pagani, ma ove presuma che i filosofi insegnino l'errore, o che la loro dottrina non abbia il "sapore" della verità evangelica, egli denuncia apertamente e combatte quell'errore e quella dottrina, affinché discepoli poco avveduti non ne rimangano vittime.Questa posizione guardinga e sfiduciata nel confronti delle possibilità umane costituisce il primo aspetto dell'antiaristotelismo oliviano. Secondo lui l'aristotelismo non soddisfa il minimo di fondatezza e di concordanza con la rivelazione e con lo spirito della filosofia cristiana.
Un altro aspetto di antiaristotelismo in Olivi è quello contro il culto eccessivo della persona e dell'autorità di Aristotele. È un antiaristotelismo occasionale, il quale più che per i concetti si qualifica per il modo con cui esso si esprime. Qui è l'uomo Olivi, temperamento vivido e appassionato che attacca ed esplode contro il pagano Aristotele, di cui tenta di piegare e demolire l'ascendente, il fascino, il mito.Affidarsi ciecamente ad Aristotele, per Olivi, significa incamminarsi in errori funesti. Soltanto laSacra Scrittura è fonte di autorità: nei confronti di ogni altra verità la sola autorità che vale è quella del ragionamento e dell'esperienza.
Ma c'è soprattutto un antiaristotelismo strettamente dottrinale, non più come atteggiamento spirituale generico contro l'invadenza di una filosofia pagana o come reazione personale e psicologica contro l'eccessiva autorità attribuita allo Stagirita, ma come posizione teoretica e sistematica, che investe determinati principi su cui si fonda e si articola una determinata visione della realtà, e che di quei principi denuncia l'inconsistenza e l'inefficacia, opponendovi altri principi ritenuti più validi ed atti a garantire, insieme con le esigenze della ragione, quelli preminenti ed insopprimibili della fede.
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