Piero Scaruffi (Trivero,26 aprile1955) è uninformatico,saggista ecritico musicaleitalianonaturalizzatostatunitense.
Svolge le professioni digiornalistafreelance,storico della musica, delcinema epoeta. Ha scritto inoltre saggi divulgativi sullescienze cognitive. Negli anni 2000, anche grazie alla risonanza mondiale del suo sito e della sua attività[1], Scaruffi inizia a scrivere saggi in inglese,auto-pubblicando su iUniverse.A History of Rock Music 1951-2000 (2003, rivista e ampliata nel2008),A History of Jazz Music 1900-2000 (2007) eA History of Popular Music before Rock Music (2007), tutto anche auto-pubblicato tramite la sua azienda, "Omniware".[2][3][4][5] La maggior parte del materiale è stato successivamente pubblicato a stampa in italiano daArcana editrice[6].
Piero Scaruffi nasce aTrivero, alloraprovincia di Vercelli, nel1955. Dopo essersi laureato inMatematica con indirizzo inFisica Teorica[7] all'Università di Torino e aver lavorato in ambito informatico, nel1983 si trasferisce inCalifornia, dove lavora come ricercatore presso ilCentro di Intelligenza Artificiale dell'Olivetti aCupertino[8].
Nel1983 inizia a spedire mail periodiche con articoli e recensioni musicali, alcune delle quali accumulate e digitalizzate negli anni precedenti. La rete, allora appena trasformatasi daARPANET adinternet, aveva ancora scarsità di accesso e la diffusione di questo prototipo die-zine si limitava ad una quindicina di persone. Soltanto molto più tardi, nel1992 lae-zine, distribuita in italiano ed inglese, fu battezzata"Musica". Grazie al suo lavoro alla Olivetti ed alla facilità di accesso al mondo telematico che questo comportava, creò nella seconda metà deglianni ottanta un database di testi musicali sul serverOlivea scaricabile viaFTP[9].
Nel1984 inizia a frequentare l'Università di Harvard in veste divisiting scholar[10], cura la rubrica "Qui Silicon Valley" per la rivista italianaZeroUno e pubblica il suo primo libro:L'intelligenza artificiale (Muzzio, 1987).
Nella seconda metà degli anni '80 Scaruffi inizia a scrivere per alcune riviste efanzine musicali statunitensi, tra cuiOption[11].
Nel1991 pubblica per la casa editrice puglieseIl Salice, la sua prima opera disillogi poetiche dal titoloL'Ultimo.
Dopo la chiusura del centro di Cupertino a metà degli anni novanta Scaruffi si dedica da un lato alla consulenza informatica con la sua Omniware, dall'altro all'insegnamento e alla ricerca universitaria, allaStanford University (1995-1996) e aBerkeley (dal1997 al2004)[7].
Intanto, nel 1988 aveva conosciutoRiccardo Bertoncelli, critico musicale e responsabile editoriale dellaArcana editore, che lo aveva introdotto nella casa editrice[11] permettendogli di pubblicare i 6 volumiStoria del rock tra il1989 e il1997. Questa vasta opera editoriale, in cui confluirono molti dei testi scritti precedentemente per la e-zine degli anni '80[9] e per le riviste a cui aveva precedentemente collaborato, generò negli anni a venire numerose polemiche per le stroncature di artisti acclamati comeElvis Presley,Beach Boys,David Bowie,Radiohead,Queen,U2,[12][13] e persino iBeatles[14][15] in una scheda così famosa da essere diventata uninternet meme[16][17]. Grande importanza veniva invece attribuita ad artisti comeCaptain Beefheart,Robert Wyatt,Red Crayola,Faust,Tim Buckley,Pere Ubu eFoetus che seppur molto meno conosciuti, vengono qui ritenuti precursori di grande rilevanza[18].
Nel1995 Piero Scaruffi dà vita al suo sito internet www.scaruffi.com[19], nel quale raccoglie i materiali scritti negli anni precedenti e riguardanti gli argomenti più disparati. Oltre alle recensioni di dischi ed alle schede di autori e musicisti di musica rock, jazz, classica e contemporanea, vi sono sezioni dedicate al Cinema, ai suoi viaggi in 130 paesi nel mondo, alla Politica, alla Storia, all'Arte, alla Filosofia ed alla Scienza. Più tardi aprirà poi un sito totalmente dedicato alleScienze cognitive chiamatowww.thymos.com.[20] Questo sterminatodatabase precorre di diversi anni fenomeni quali i blog, l'editoria telematica e il giornalismo cognitivo[21][16]. Il sito è oggi considerato uno dei più longevi siti italiani ed il primo ad avere come dominio il nome del suo autore; la veste grafica non è mai cambiata nel tempo, mantenendo volutamente una struttura scarna, leggera e facilmente consultabile.[22]
Nel1996 pubblica perFeltrinelli un saggio sui costumi della società americana dal titoloIl terzo secolo. Almanacco della società americana alla fine del millennio. Il libro scritto per voci come un dizionario, fotografa fenomeni sociali e personaggi della contemporaneità americana a tre secoli dalla sua nascita[23].Sempre nello stesso anno pubblica anche Enciclopedia della musica New Age Elettronica, ambientale, pan-etnica,su Arcana, dedicandosi sul fenomeno musicale di nicchia ma molto in voga tra inizio anni 80 metà anni 90New age (musica)AmbientElettronica con accenni eWorld Music e allaFusion.
Nel1998 pubblica la sua seconda raccolta disillogi conPiero Lacaita Editore dal titoloDialogo degli Amanti[24].
Neglianni 2000 inizia a scrivere in inglese, pubblicandoA History of Rock Music 1951-2000 (2003, rivista e ampliata nel2008),A History of Jazz Music 1900-2000 (2007) eA History of Popular Music before Rock Music (2007).
Tra il2000 e il2003 è stato uno dei direttori[25] della rivista d'arteLeonardo.
Nel2003 pubblicaThinking about Thought: A Primer on the New Science of Mind[26].
Attualmente vive e lavora inCalifornia, nellaSan Francisco Bay Area.
La sua impostazione critica è stata influenzata da alcune teoriemarxiste molto diffuse nell'Italia deglianni '70, riscontrabili peraltro in altri autori della sua generazione (tra cuiRiccardo Bertoncelli, apertamente citato da Scaruffi tra i suoi riferimenti).[27][28]
Appunti critici a Piero Scaruffi sono stati rivolti daFederico Guglielmi edEddy Cilìa. Se il primo considera la pubblicazione dei volumiStoria del rock da parte diArcana editore come"una delle poche, pochissime macchie nella carriera di responsabile editoriale diRiccardo Bertoncelli", contemporaneamente sostiene le tesi del secondo, che in un articolo comparso nel 1990 suVelvet denunciava una lunga serie di commenti e giudizi a suo dire avventati presenti nei primi tomi.[29] Nel 1997, scrivendo del sesto volume sulle pagine deIl Mucchio Selvaggio, Guglielmi, pur riconoscendo a Scaruffi che"più di una critica è pertinente", metteva poi in dubbio la sua credibilità soprattutto per la monumentalità della sua opera e l'impossibilità di aver ascoltato interamente un numero di dischi tanto enorme da dovergli dedicare a tempo pieno circa vent'anni della sua esistenza, senza praticamente lasciar spazio ad altre attività (studi, carriera, scrittura e altro)[30]. Sulla stessa linea sono poi le critiche diFranco Fabbri"al mitico sito di Piero Scaruffi (www.scaruffi.com) dove si può trovare una "History of Rock Music (Based on the Truth)", insieme a un’infinità di altro materiale sulla popular music, che presupponendo che il curatore e autore abbia ascoltato e recensito praticamente ogni album mai uscito negli ultimi cinquant’anni, ovviamente abbonda (inopinatamente e incontrollabilmente celate in mezzo a informazioni esatte) di imprecisioni o di bufale complete"[31].
A queste critiche rispose indirettamente lo stesso Scaruffi a un suo lettore nel suo sito che gli diceva: "Una celebre rivista italiana fece il conto di quanti dischi dovresti aver ascoltato, concludendo che è impossibile che tu sia riuscito ad ascoltare tutti quei dischi. I tuoi libri sono semplicemente "un allucinato e delirante lavoro di taglia e cuci su materiale della più diversa provenienza"". A questo Scaruffi rispose: "I libri a cui ti riferisci vennero da me pubblicati fra il 1991 e il 1996. (...) Poi dipende dai periodi. Ci sono mesi in cui viaggio e non ascolto musica. Ci sono mesi in cui non lavoro all'università e ascolto musica tutto il giorno (ma non solo rock...). Talvolta mi mantengo soltanto con le recensioni, per cui ne devo recensire più del normale (molti più di quanti ne vorrei recensire). (...) viene fuori una media di tre dischi al giorno, molto inferiore a quella del critico professionista. (...) Io scrivo dal 1970 (...). Quindi quei libri che tu non hai mai letto erano il frutto di 25 anni di ascolti (9mila giorni). Il grosso dei 5000 musicisti erano degli anni '90, quindi in realtà è nei primi anni '90 che, finanziato dall'editore, io passai quasi tutto il tempo ad ascoltare dischi (...). Ho sempre ammesso di aver scritto delle banalità, quindi non ho nulla da rispondere all'accusa del "taglia e cuci" (mi domando quale storico non fa del "taglia e cuci" quando scriveun (sic) storia di qualcosa)."[32]
Se alcuni simpatizzanti di Piero Scaruffi ammirano spesso opere comeStoria del rock (oppureHistory of Rock Music o lo stesso sito internet scaruffi.com)"per la sua sterminata completezza e per le sue valutazioni, a volte illuminanti, a volte discutibili, sempre stimolanti" e per la dichiarata parzialità dell'opera fin dalla prefazione che recita «questa è UNA e non LA storia del rock»[33], altri ne ammirano l'ironia e la capacità di fare non«semplici recensioni, ma analisi approfondite, taglienti, con giudizi netti e motivati»[34]. Altri ancora ne ammirano poi l'«interessamento verso le qualità artistiche, che prescinde i gusti imposti dalla cultura mainstream, che traspare anche dai numerosi approfondimenti su gruppi e musicisti del tutto sconosciuti, molto sottovalutati e appartenenti alle scene underground»[35]. Un articolo di Vice, dedicato a scaruffi.com, sostiene che «a distanza di 20 anni è ancora un capolavoro», sottolineandone il valore precursore di"uno dei primi siti internet e probabilmente il primo in assoluto a portare il nome del suo autore" che ad oggi è"il sito internet italiano più antico ancora in attività", descrivendo anche l'attitudine dell'autore che nel corso del tempo non ha mai cambiato grafica facendolo oggi apparire come un oggetto di archeologia del web. Traccia poi una similitudine conWikipedia per la vocazione del sito a"catalogare tutto lo scibile umano" e parlando della caoticità e della vastità di informazioni di ogni genere ivi presenti, lo paragona, con vena poetica e forse non senza ironia, allo "spaesamento" che si prova di fronte alla vastità dellabiblioteca di Babele diborgesiana memoria[16].
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